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CAMOGLI
E STINTINO Un patrimonio genetico comune di
Annamaria “Lilla” Mariotti Il
30 Giugno 2001 è stata inaugurata
a Stintino, in Sardegna, una mostra intitolata : “SULLE ROTTE DEI
TONNI …… CAMOGLI, CALA D’OLIVA, STINTINO, UN PATRIMONIO GENETICO CULTURALE
COMUNE”. Ma perché
fare una mostra su Camogli a
Stintino, cosa possono avere in
comune due località così distanti e così diverse ?
Tutto cominciò alla fine del 1700 quando alcuni pescatori di Camogli si
recarono sull’isola dell’Asinara non solo per praticare la pesca del corallo
e delle aragoste, ma anche per lavorare nella vicina tonnara Saline, allora
molto produttiva. Nel 1770 si ha già notizia di una piccola comunità di
“Camollesi” (come vengono definiti nei documenti dell’epoca) residenti a
Cala D’Oliva sull’Asinara che
aumentò ancora intorno al 1801 e negli anni a seguire, mentre le originali
modeste capanne avevano lasciato il posto a costruzioni più solide. Sull’isola si trovavano altre due comunità a Cala Reale e
a Fornelli, ma si trattava soprattutto di pastori e agricoltori provenienti
dalla vicina Sardegna. Fu
così che i nomi di Schiaffino, Mortola, Assaretti, Denegri, Maggiolo, Valle,
Caravagna cominciarono a risuonare sull’isola,
nomi che ancora oggi si ritrovano a Camogli. Nel 1833 a Cala D’Oliva risiedevano ben 25 famiglie
provenienti da Camogli che, non si sa per quale motivo, erano state esentate dal
pagamento di qualsiasi tassa. Perchè
questi Camogliesi si sono trasferiti stabilmente sull’isola è un altro
mistero a tutt’oggi insoluto. Camogli
a quell’epoca doveva essere molto povera, era ancora lontano il periodo dei
“Mille Bianchi Velieri” che avrebbe portato ricchezza alla città e per di
più, con l’avvento di Napoleone, i soldati francesi scorrazzavano per la
Riviera razziando e depredando e non è
escluso che anche il pescato venisse requisito per la mensa dei militari. Quello della pesca non è mai stato un mestiere
molto redditizio e quei pescatori devono essersi trasferiti in un luogo dove il
mare era più generoso che nella loro città natale e dove anche la concorrenza
era meno forte, portandosi dietro le famiglie per dare loro la possibilità di
un avvenire migliore. La
piccola comunità cresceva, insieme a quelle degli altri abitanti dell’Asinara
che, al 25 Giugno 1885, erano in totale 411.
Tutto era andato bene fino a quella fatidica data, il 25 Giugno 1885,
quando il Governo decise di costruire a Cala Reale il “primo lazzaretto
del Regno d’Italia” che era poi una stazione internazionale di quarantena
che doveva servire per difendere la vicina Sardegna dalla malattie che i
naviganti portavano dal bacino del Mediterraneo
(sopratutto colera e peste) e
anche una Colonia Penale Agricola all’aperto a Cala D’Oliva che, in quel
momento, contava 45 famiglie. Tutto
era stato deciso e gli abitanti dovevano lasciare l’isola entro il 15 Agosto
dello stesso anno. Non
c’erano alternative, i pastori e gli agricoltori potevano trasferirsi
nell’entroterra dell’isola madre, dove avrebbero potuto continuare a
praticare pastorizia ed agricoltura, ma per i pescatori di Cala D’Oliva non
era così facile; tutti sanno che la Sardegna non è mai stata terra di
pescatori e le possibilità di poter continuare la loro attività altrove erano
ben poche. Due fratelli
Sassaresi, Salvatore e Cristoforo Murtola,
abituali visitatori dell’isola, si presero a cuore la sorte delle 45
famiglie andando a perorare la loro causa sia a Sassari che a Roma e riuscirono
ad ottenere che ad ogni famiglia venisse concesso un indennizzo di 750 lire.
Gli sfrattati dall’Asinara si sistemarono provvisoriamente nei locali
della Tonnara Saline, ma la situazione non era sostenibile così, con l’aiuto
di uno dei due fratelli Murtola, le 45 famiglie acquistarono un terreno per
costruire un nuovo borgo che avrebbe dovuto chiamarsi Cala Savoia.
Fu anche creato un piano regolatore della nuova comunità, che fu diviso
in lotti da distribuire a ciascuna famiglia, caso unico nella storia della
Sardegna. In quanto al nome,
quel budello di terra, chiuso tra due bracci di mare, che formano oggi il porto
vecchio ed il porto nuovo di Stintino, conservò quello originale della località
che originariamente veniva chiamata Isthintini che si è poi trasformato nel
moderno Stintino. Ecco
il perché della mostra, la sua finalità è quella di tornare alle radici di
una comunità che ancora oggi porta nomi Camogliesi,
che si vanta delle sue origini e non le vuole scordare come Camogli non
può e non deve dimenticare quei lontani emigranti che lasciarono la loro terra
per un viaggio allora fortunoso e pieno di incognite, antesignani delle più
grandi migrazioni che avvennero in tempi più recenti verso paesi
che potevano offrire maggiori possibilità
di lavoro ed un riscatto dalla povertà.
Questa mostra, a cura di Annamaria "Lilla" Mariotti, è rimasta aperta a sul molo di Stintino (Sassari) dal 30 Giugno al 31 Luglio 2001
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