|
Sintesi
della relazione al Convegno di
Annamaria “Lilla” Mariotti La pesca nel Golfo Paradiso è sicuramente l'attività più antica praticata dagli abitanti di Camogli, come quella della sua tonnara le cui prime notizie risalgono al 1603. Questa è sicuramente inferiore come dimensioni alle tonnare siciliane e sarde, ha solo due camere contro le sei o più della altre tonnare e tre sole barche, mentre le altre tonnare ne impiegano anche più di dieci. Annamaria
“Lilla” Mariotti Qui
non ci sono vascelli, bastarde, musciare, ma la "poltrona", che resta
fissa sull'impianto ed è quella da cui viene salpata la rete, poi c'è
l'"asino" che va avanti e indietro ogni giorno dal porto di Camogli ed
è quella su cui viene caricato il pescato e la "vedetta", più
piccola, portata a rimorchio dall'"asino", e che
viene utilizzata dal capobarca per ispezionare l'interno della rete per
mezzo dello "specchio". La tonnara di Camogli è, più precisamente,
una "tonnarella", ma questa denominazione non si riferisce
all'estensione delle reti, ma al fatto che non pesca solo
tonni, oggi
diventati molto rari, ma tutte le specie di pesci che incappano nella rete.
La tonnarella di Camogli viene calata a circa 400 metri da Punta Chiappa,
in direzione Camogli, da Aprile a Settembre.
La rete di sbarramento, detta "pedale", è legata a riva
ad uno scoglio ed è lunga 340 metri, la porta d'entrata del recinto che
è antistante alla "camera della morte" è larga 25 metri, a destra si
trova un'altro recinto rettangolare lungo 80 metri e a sinistra, davanti al
"sacco" c'è un'anticamera di 30 metri che conduce alla "camera
della morte" che misura 100 metri.
La rete viene ormeggiata su un fondale che va dai 10 ai 45 metri, per
mezzo di 26 ancorotti e di grosse pietre del peso di 20 Kg. ciascuna.
Per mantenere le reti perimetrali perfettamente verticali vengono
impiegati dei galleggianti di plastica posti a distanze regolari.
Le maglie della rete, abbastanza larghe in alto, si fanno sempre più
strette scendendo verso il basso.
Il materiale usato per la rete è filetto di cocco (ajengo superiore) ,
importato dall'India e che viene lavorato a mano durante l'inverno dai due
capibarca e dal figlio di uno di loro; la rete finita pesa 1.200 Kg.
Per la parte terminale della "camera della morte" viene
impiegato il nylon, tinto di nero in un fornello apposito sul molo del porto di
Camogli. La
ciurma è composta da otto tonnarotti che si alternano in turni di quattro per
settimana, guidati da un capobarca.
Non esiste più la figura del Rais, questo titolo è rimasto appannaggio
del vecchio Lorenzo Gelosi, detto Cen, un uomo di 88 anni di cui
più di 40 passati in tonnara e che ancora adesso sovrintende alla messa
in mare delle reti,
portando i tesori della sua esperienza.
LA
“LEVATA” Alla
tonnara di Camogli si effettuano tre "levate" al giorno, all'alba, in
tarda mattinata e nel tardo pomeriggio e da sempre il pesce viene issato sulla
barca dai tonnarotti
a forza di braccia dalla barca mobile, avvicinandosi lentamente alla
barca fissa, sulla quale viene caricato il pescato e che poi torna a Camogli.
E, cosa strana, queste operazioni si effettuano nel silenzio più
assoluto, né canti, né grida accompagnano la "levata".
Solo, alle volte, qualche pittoresco intercalare se qualcosa non
funziona. A
Camogli non esiste un'industria per la lavorazione del tonno,
solo anticamente, nell'800, veniva preparata la "tunnina" sotto
sale in un piccolo locale ed esportata verso il Piemonte, la Lombardia e,
qualcuno dice, anche
l'Inghilterra.
C'è stato, negli anni '50 un tentativo di inscatolamento del tonno e di
altri pesci da parte di un'industria locale che fabbricava reti, ma
l'esperimento è durato solo 4 anni ed è stato abbandonato perché poco
remunerativo. In
una comunità piccola come Camogli anticamente la pesca del tonno poteva portare
lavoro per molti.
Certamente l'economia di questo
piccolo centro ha gravitato per molto tempo intorno alla tonnara, con
l'impiego di mano d'opera locale per la costruzione e la manutenzione delle
barche, poi fabbri, calafati, fabbricanti di "corbe" (ceste) che erano
fabbricate delle misura giusta per contenere un certo quantitativo di pesce,
calcolato in "rubbi" (ogni rubbo corrisponde a circo 8 Kg) e poi per
la preparazione
delle reti e le corde,
che anticamente erano fatte utilizzando la "lisca" (Ampelodesmos
tenax), una pianta con foglie lunghe e sottili che cresce spontanea sul Monte di
Portofino e che, dopo una lunga e accurata lavorazione,
dà corde resistenti all'usura del mare e che venivano ancora fabbricate
fin o ai primi anni '60 a San Fruttuoso, una piccola frazione di Camogli,
sede di un'antica abbazia e di una piccola comunità di pescatori,
raggiungibile solo in barca. Oggi questa pianta è protetta e non può
più essere raccolta, ma le vecchie attrezzature sono ancora usate per
fabbricare i cavi destinati alla tonnara di Camogli, utilizzando il filetto di
cocco (ajengo superiore) lo stesso che viene utilizzato per le reti.
La manifattura delle reti inoltre era anticamente affidata alle mani
capaci degli abitanti di Camogli,
soprattutto alle donne e tante famiglie
vivevano dei proventi di questo lavoro, fino al 1904, anno in cui fu
impiantata una fabbrica di reti a Camogli, ma ancora una volta furono le donne
ad annodare le
reti, non più sedute sulla porta di casa chiacchierando con le vicine, come in
passato, ma all'interno di questo moderno stabilimento, intrecciando le
reti con le
macchine, prima utilizzando il
cotone e poi, a partire dagli anni '50, il nylon.
Questa fabbrica ha cessato la produzione nel 1990. LA
CROCIERA DEI CENTO GIORNI Contemporaneamente
alla pesca della tonnara a Camogli si sviluppavano altri tipi di pesca, il più
importante dei quali era la pesca delle acciughe praticato alla Gorgona e che
veniva chiamata "la crociera dei cento giorni" perché durava tre
mesi. Le cronache
riportano che questo tipo di pesca si svolse tra il 1810 e il 1890,
ma da un libro cassa custodito nell'archivio dell'Arciconfraternita dei
SS. Prospero e Caterina risulta che nel 1742 i pescatori di ritorno dalla
campagna della Gorgona consegnarono all'Oratorio, oltre al decimo loro dovuto
come istituzione religiosa, un ulteriore quantitativo di pesce dalla cui vendita
furono ricavate in totale Lire 300;
altre fonti attestano che l'ultima campagna avvenne nel 1918, mentre
dalla viva voce di un pescatore di 78 anni ho saputo che lui stesso ha preso
parte all'ultima campagna di pesca alla Gorgona nel 1939, quando aveva 16 anni.
Questa pesca annuale, veniva praticata con i leudi, grossi gozzi di 5 o 6
tonnellate di stazza,
adatti per il piccolo cabotaggio ed armati con vela latina e remi. Almeno
un terzo della popolazione maschile di Camogli vi prendeva parte e la partenza
era fissata per
Maggio, subito dopo la festa di San Fortunato, patrono dei Pescatori, che
si teneva nella seconda domenica di quel mese.
Gli equipaggi venivano scelti dai capibarca sulla calata del porto e non
era raro che di essi facessero parte anche persone venute dalla campagna
sovrastante Camogli e bambini di 8, 10 anni, poi i leudi venivano caricati con
barili di legno vuoti e sale grosso,
oltre a provviste non deperibili, come legumi, pesce o carne salata,
l'immancabile galletta, insieme a fichi secchi e limoni della vallata per
sopperire alla mancanza di cibo fresco.
In tempi più recenti fece la sua apparizione a bordo anche un
preziosissimo pacchetto con un "etto" di caffè, che veniva portato
unicamente a scopo medicinale in caso di bisogno.
I leudi arrivavano a destinazione in un paio di giorni, utilizzando anche
i remi in
caso di mancanza di vento e iniziavano subito a pescare.
Le acciughe finivano nei barili sotto sale ed il pescato veniva poi
venduto a Livorno a mercanti inglesi che, dopo un accurato controllo
della qualità del prodotto, lo inviavano in Inghilterra.
Il ricavato dall'ultima calata delle reti veniva portato a Camogli in
parte per uso locale e in parte venduto per pagare le provviste e le
attrezzature di bordo.
A metà del 1800 nel porto di Camogli si contavano
120 unità che facevano parte di questa piccola flotta.
Le modalità di pesca erano sempre le stesse: la rete calata al tramonto,
il sale grosso macinato a mano, le acciughe pulite a bordo da un esperto
marinaio e messe
sotto sale rigorosamente dal capobarca.
La parola "crociera"
può suggerire l'idea di un'avventurosa spedizione, in realtà si
trattava di sopportare improbe fatiche, l'equipaggio dormiva a bordo come
poteva, mangiava quando poteva e solo la domenica poteva gustare un pasto caldo,
raramente scendevano a terra e l'igiene personale era quello che era, le
mani erano piagate dal continuo salpare le funi delle reti e al ritorno a casa
questo uomini non si erano certo arricchiti.
UN’ASTA
CON CANDELA VERGINE Altre
notizie della tonnara si hanno nel 1867, poi si passa al 1875. Il
4 Marzo 1875 fu rilasciato, da Parte del Demanio dello Stato, un Atto di
Concessione per l'esercizio della pesca nelle acque della tonnara di Camogli per
la durata di sei anni.
Il 3 Ottobre del 1877 in un non meglio precisato "Ufficio
Comunale" di Camogli fu aperta "un'asta
a mezzo di candela vergine"
per l'importo di Lire 300.
Si aggiudicò l'appalto Fortunato Bertolotto con un'offerta di
trecentodieci lire.
Nel
1883 la tonnara fu ripristinata con un canone annuo di lire 200 e negli anni tra
il 1890 ed il 1893 fu data in concessione a Pasquale Viacava che impiegò 19
marinai, poi dal
1894 al 1896 a
Giuseppe ed Edmondo Gnocco, in società con Giacomo Murando questa volta con
20 marinai.
Questo nonostante che nel 1884 la tonnara di Camogli, a quell'epoca in
concessione ad Andrea Cichero, non fosse più considerata remunerativa ed
interessante dato che non effettuava più la vera pesca del tonno, ma catturava
qualsiasi tipo di pesce entrasse nella rete.
Dal 1910 al 1923 fu gestita dalla "Cooperativa SS. Prospero e
Caterina", fondata appositamente e amministrata dal Cap. Elia Cichero. Era
composta da 20 soci, tutti pescatori, che avevano pagato 10 lire
ciascuno per essere ammessi a farne parte e che in più tirarono fuori di
tasca loro i soldi necessari per costituirne il capitale sociale.
Dopo un altro periodo di inattività un'altra cooperativa venne
costituita in gran pompa nel 1937.
Il 7 Febbraio di quell'anno, nell'Aula Magna del Municipio, alla presenza
di tutte le Autorità e dei pescatori Camogliesi veniva costituita la "Soc.
An. Cooperativa Tonnarella di Camogli".
Promotore di questa iniziativa era stato l'allora Podestà Giuseppe
Bozzo, il quale anticipò di tasca propria i soldi necessari per la rimessa in
opera. Di
questo avvenimento si trova traccia in una scarna annotazione dell'allora
Bibliotecario Luigi Costa : "1937 …. Fu ripresa in primavera l'antica
pesca della tonnara di Camogli, sospesa già da diversi anni."
Dai dati statistici di fine anno risultò che la Tonnara, dal 10 Aprile
al 29 Ottobre di quell'anno, aveva pescato 50.500 Kg. di pesce tra cui, oltre a
quello che viene definito un buon quantitativo di tonni, anche delfini,
pescicani, squali martello, squali elefante, un balenottero e ben 6.635 Kg. di
pesce luna (mola mola), palamiti e altre varietà.
L'importo corrisposto a ciascuno dei Soci lavoratori fu di 105.000 lire.
Passiamo al 1943: nell'autunno di quell'anno, in due giorni, incapparono nelle
reti 64 tonni, per un peso complessivo di 1.050 Kg.
Dal 1943 al 1945 la tonnara non fu messa in mare a causa del totale
divieto di navigazione nelle acque del golfo imposto dai tedeschi, ma riprese la
sua attività al
termine del conflitto e funzionò ininterrottamente fino al 1979, rimase ancora
ferma per due anni finché, nel 1982, è stata rilevata dalla Cooperativa
Pescatori di Camogli che ancora la gestisce. Non
è stato possibile reperire le registrazioni del pescato della tonnara di
Camogli in questi ultimi anni.
I documenti della precedente Cooperativa Tonnarella di Camogli sono
andati distrutti o perduti ed è stato un compito molto arduo tentare di
ottenere dei dati dall'attuale Cooperativa Pescatori.
Le
uniche informazioni che ho le ho dedotte da uno studio fatto nel 1975 dal Prof.
Ferdinando Boero dell'Università di Lecce e che ricopre un periodo di 25 anni,
dal 1950 al 1974.
Tralasciando tutte le altre specie pescate, mi limito a parlare del
pregiato tonno rosso, il bluefin in inglese, il thunnus thynnus.
La pesca di questo esemplare presenta un andamento alterno e sempre con
pesci di peso piuttosto modesto, comunque in 25 anni ne sono stati pescati 1.480
per un peso totale di 7.785 Kg.
Se invece parliamo del palamito (sarda sarda), altro esemplare molto
pescato, nello stesso periodo ne sono stati pescati 105.630 Kg.
Quest'anno ho visto in pescheria alcuni tonni rossi, del peso di circa 20
Kg. ciascuno provenienti da una tonnara volante siciliana posizionata davanti a
Savona, cioè sul classico percorso est/ovest dei tonni,
quindi questo potrebbe avere influito sulla mancata cattura di questo
pesce da parte della tonnara di Camogli. LA
MUGGINARA Un
altro
tipo di pesca caratteristico di Camogli è quello con la "mugginara",
anch'essa di origine antichissima.
Si tratta di una lunga rete a sacco, che calata stagionalmente da Aprile
a Settembre, ogni giorno, da un terrazzino costruito appositamente a picco sul
mare, tra la zona in cui viene calata la tonnara e Punta Chiappa.
Questa rete somiglia vagamente ad una piccola tonnara volante, deve
essere calata in un
punto in cui l'acqua sia molto profonda in modo che vada giù a picco e
la sua imboccatura sia rivolta verso l'alto.
Un uomo sta di guardia su questo terrazzino attento ad ogni movimento,
mentre due uomini in basso, su due barche, aspettano il segnale per chiudere la
rete.
Purtroppo non c'è più nessuno che abbia la pazienza di passare ore
accovacciato sul bordo del terrazzino ad aspettare che la rete si riempia,
così, da diverse stagioni, la mugginara non viene più calata e anche questa,
come tante altre tradizioni, si va perdendo.
La Lampara Non dimentichiamo la "lampara" altro tipo di pesca antico che pare importato a Camogli proprio dai pescatori delle Gorgona, che lo avevano appreso da pescatori Napoletani. Questo tipo di pesca viene praticato prevalentemente in estate e poco dopo il tramonto di vedono le barche da pesca con il loro equipaggio di sei persone a bordo uscire lentamente dal porto portando a rimorchio delle barche più piccole che hanno a poppa una grossa lampada rivolta verso il basso ad all'interno un generatore di corrente. Anticamente la luce proveniva da un piccolo braciere sporgente nel quale venivano bruciate pigne e legni secchi, in seguito sostituito da lampade ad acetilene, a vapori di benzina, petrolio, gas metano e batterie da automobile. Ormai la tecnologia è arrivata anche qui e sulla barca principale si trovano un sonar ed un ecoscandaglio che vengono utilizzati per localizzare i banchi di pesce. Trovato il posto idoneo, la lampara (che è una rete circolare) viene posizionata e al suo centro viene sistema la barca con la lampada, detta "luce", mentre i due capi della rete sono tenuti sulla barca più grande e viene salpata ogni volta che questa è piena di pesce. La lampara viene spostata diverse volte durante la notte a seconda degli spostamenti dei banchi di pesce a all'alba i pescatori tornano in porto con le barche a rimorchio ed il pesce che finirà subito sui banchi della locale pescheria e nei ristoranti camogliesi. LA
COOPERATIVA La
pesca a Camogli è gestita
dalla Cooperativa Pescatori di Camogli con trenta gozzi e trenta Soci
armatori, nonché dieci dipendenti a terra ed uno stabilimento per la
lavorazione del pesce, dove vengono prodotte acciughe salate che vengono
lavorate freschissime, appena pescate e rigorosamente a mano, come facevano
già in passato quei rudi uomini della Gorgona.
C'è rimasto un
unico peschereccio, perché ormai da tempo è stata data la preferenza ai
grossi gozzi, più maneggevoli e più facili da
gestire, ma
il "Tecla", questo è il suo nome,
esce in mare tutto l'anno, con condizioni meteo favorevoli, e si vede la
sua inconfondibile sagoma alcune miglia al largo, andare avanti e indietro per
il golfo, trascinandosi dietro la sua grossa rete. Tutti
questi sistemi di pesca sono compatibili con l'ambiente per il quale il
pescatore di Camogli ha sempre avuto un grande rispetto, soprattutto per il
fatto che qui la pesca viene praticata nell'Area Marina Protetta del Monte di
Portofino. Io non ho portato dati, cifre e statistiche, ma la testimonianza di una realtà particolare e anomala. La pesca a Camogli, anche quella della tonnara, nasce povera: prima, in tempi antichi, come mezzo di sostentamento per la famiglia, poi, in seguito, per il sostentamento della comunità laica e religiosa, solo quello che rimaneva veniva venduto. Non è che sia mancata una mentalità imprenditoriale, come dimostra anche l'attività di inscatolamento del pesce intrapresa negli anni '50 e come dimostra la presenza di una fiorente Cooperative Pescatori, ma bisogna anche considerare che difficilmente le nuove generazioni oggi vogliono avvicinarsi a questo mestiere così faticoso e poco remunerativo e che il mare non è più pescoso come una volta, vuoi per l'inquinamento, vuoi per la pesca indiscriminata fatta nel passato. Forse al pescatore di Camogli basta portare avanti con ostinazione un mestiere antico, radunandosi in cooperative come nel passato e pensando solo al suo lavoro. Quanto si è pescato e quanto si è guadagnato è una cosa che riguarda solo lui, non va comunicata con facilità ad estranei. Il pescatore di Camogli è un uomo schivo, non ama parlare, forse intere notti passate in mare, nel silenzio più assoluto, con la sola compagnia dei gabbiani e dei delfini lo hanno reso così e a me piace rispettare questo loro silenzio, fare solo tesoro delle scarne informazioni ottenute perché da loro, nonostante tutto, ho imparato molte cose. Ho scoperto la loro grande dignità ed il desiderio di nascondere la grande fatica quotidiana lasciandola correre via con un semplice gesto della mano, come a dire "non è importante".
|