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Rev. Sun Myung Moon:

Testimonies about Him

Testimonianze sul reverendo Moon

Il rev. Sun Myung Moon: un pluralista appassionato

Dr. Cromwell Crawford

Presidente, Departimento delle Religioni, Università delle Hawaii

Se ci fosse un Premio Nobel per l’Ecumenismo, il rev. Moon sarebbe stato un vincitore sicuro. Per incorniciare l’importanza del suo retaggio ecumenico, permettetemi di contestualizzarla in un paradosso cristiano, che è evidenziata dalla situazione religiosa nell’America contemporanea. Il nuovo libro della professoressa di Harvard Diana Eck: “Una Nuova America Religosa: Come un paese cristiano è diventato la nazione del mondo più eterogenea religiosamente” documenta molto chiaramente che gli americani adesso vivono in una società pluralistica. Anche se molti americani si identificano ancora come cristiani, la forza della globalizzazione e dell’immigrazione stanno trasformando il panorama religioso americano con molte diversità. Questo pluralismo è pieno di colori ed interessante, ma anche solleva una grande sfida per i cristiani. Bob Abernethy, eminente membro della Chiesa Unita di Cristo, raggiunge il punto cruciale della sfida in questo modo: Come posso rimanere dedicato alla verità della mia fede e nello stresso tempo, imparare a capire e rispettare la verità degli altri? Ci sono molti sentieri sulla montagna di Dio, ognuno di questi porta alla vetta? È il mio sentiero migliore degli altri? O è solo il mio che porta diritto alla cima? (“Faithful and Respectful,” Christian Century, March 15, 2000, p. 294)

 Il dilemma di Abernethy incornicia il paradosso cristiano: “Gesù è l’unica via, e la sua via ci insegna a vivere in pace con le altre vie”. Ad un certo punto sembra contradditorio con la Grande Commissione di Cristo: “Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro d'osservar tutte quante le cose che v'ho comandate” (Matteo 38:19). E dall’altra parte è il comando di Cristo: “state in pace gli uni con gli altri” (Marco 9:50)

 

Come il reverendo Moon ha risposto a questo paradosso cristiano?


Un esame della sua vita e del suo lavoro dimostra chiaramente che il reverendo Moon ha rifiutato l’approccio esclusivista, rappresentata dai teologi come Karl Bart. Questi enfatizzava la rivelazione sulla ragione, e rispondeva al paradosso rinnegandolo. Secondo la sua interpretazione, la rivelazione è l’auto manifestazione di Dio, che la rende qualcosa “completamente nuova” che i semplici mortali non possono conoscere da soli. La religione, d’altra parte, è qualcosa che si è evoluta arbitrariamente e volontariamente. È opposta alla fede nel suo tentativo di comprendere Dio. L’interpretazione di Karl Barth del cristianesimo in termini di “esclusivismo” è stato il punto di vista dominante della chiesa nel corso della storia, e recentemente è servito come trampolino di lancio per l’evangelismo delle chiese conservative, che è cresciuto mentre le chiese principali perdevano membri.  

 

Un catalizzatore, in questo movimento è stato il predicatore evangelico Billy Graham, che ha costruito un ministero pastorale mondiale con la sua opposizione al “sincretismo”  che insegna che tutte le religioni sono unite nel centro, sebbene diversi nella periferia, e perciò le persone delle diverse fedi devono imparare ad andare d’accordo tra di loro. In contrapposizione con il messaggio di sincretismo, gli evangelici insegnano che il dialogo e la cooperazione tra i cristiani e le altri fedi può e deve avere luogo nell’area della rivelazione generale, ma non può esserci dare ed avere nell’area della rivelazione speciale. Quelle che hanno preceduto Cristo, e quelle che non hanno sentito il messaggio saranno, imparzialmente, giudicate dalla loro propria luce; ma poiché nessuno vive secondo coscienza, tutte le persone sono colpevoli davanti a Dio e hanno bisogno del suo piano di salvezza in Gesù Cristo. Perciò, gli evangelici sono convinti che i cristiani non dovrebbero cedere all’incanto del sincretismo, che esorta le persone di vivere in armonia religiosa, ma devono insistere che, anche in un era di pluralismo, solo loro viaggiano sull’ “Autostrada del Cielo”
 

 Karl Rahner (1904-1984) in genere è visto come un “inclusionista”, considerando la sua influenza sul Concilio Vaticano II (1962-65) mentre si sforzava di capire la presenza della grazia di Dio al di fuori della chiesa. Rahner presentava il punto di vista che i non cristiani potevano trovare Cristo nella e tramite la loro religione, senza saperlo. Perciò egli chiamava tali persone di pietà “cristiani anonimi”.

 

Personalmente trovo la posizione di Rahner esclusivista ed imperialistica. Sulla superficie questo tipo di cristianesimo è inclusiva, perché permette ad altre religioni di condividere nella verità della loro proprio religione; ma questa condivisione è definita in termini cristiani. Rahner tenta di tenere il vecchio esclusivismo (Cristo è il Signore di tutti), mentre fa una esibizione di inclusionismo (l’Induista è un “cristiano nascosto”). Sarebbe Rahner desideroso di invertire i ruoli e dire il cristiano è un induista nascosto o un mussulmano nascosto o un ebreo nascosto? Il suo ecumenismo è viziato perché cerca di mangiare la sua torta ed anche averla. 

Come mostreremo adesso, l’approccio del rev. Moon al paradosso cristiano non condivide i sentimenti dei cristiani esclusivisti. Si sente di più a suo agio con gli studiosi che promuovono un approccio inclusivista.
 

Un prominente membro di questo circolo è il filosofo John Hick. In Un interpretazione della religione propone che “le grandi fedi del periodo post assiale” rappresenta diversi significati di sentimento, pensiero ed azione in relazione ad una Realtà divina ultima che sta dietro alle varie visioni. Hick distingue tra il Reale dentro di sé e il Reale concepito come  diverso e sperimentato da diverse comunità di fede. In tutte le religioni mondiali, ci sono distinzioni tra il Reale in sé, concepito come Brahmas, Dharmakaya, ecc. e il Reale come umanamente pensato e sperimentato. Usando questa distinzione Hick formula l’ipotesi che le tradizioni della fede maggiore incarnano diverse risposte al Reale dall’interno le diverse vie dell’essere umano, e che ogni via ha il potere di trasformare l’esistenza umana dall’egocentrismo alla Realtà-centrica. Da adesso queste tradizioni devono viste come “spazi alternativi soteriologici” all’interno dove ogni persona può trovare la realizzazione finale.
 

Un’altro pensatore inclusivista di alta considerazione, con un ampio coinvolgimento nel dialogo cristiano-buddista, è John B. Cobb, Jr. Il suo punto di vista “pluralismo radicale” differisce dal pluralismo di John Hick mentre discute il punto che altre religioni parlano di diverse ma eguali verità valide. Egli vede di non assumere a priori che la religione ha “essenza” e chiama per un pluralismo che permette ogni tradizione religiosa di definire la sua natura e scopo. In questo modo la formulazione di Cobb del pluralismo radicale afferma l’unicità. Da buon metodista, afferma l’unicità cristiana, e così impassibile sorregge un braccio del paradosso cristiano.  Ma il secondo braccio del paradosso non è negato o svalutato, cioè, il bisogno di vivere in pace con le altre fedi. Anche lui afferma l’unicità del Confucianesimo, Buddismo, Induismo ed Islam.

Inoltre, l’unicità di ognuno include una superiorità unica, cioè, l’abilità di raggiungere quello dalle sue proprie norme storiche più importante.  Così il pluralismo radicale di Cobb sembra essere la risposta migliore al paradosso cristiano che simultaneamente afferma l’unicità cristiana e lo scopo di vivere in pace con le altre fedi.  

Può essere disapprovato che l’ideale pluralistico di Cobb è solamente quello: un ideale. Qui dobbiamo sollecitare di far notare che gli ideale e aspirazioni del tipo di pluralismo di Cobb per qualche tempo è stato praticamente affermato nelle molte associazioni fondate dal rev. Moon. Conosco queste organizzazioni profondamente e posso testimoniare che non c’è nessun piano segreto verso il sincretismo o l’omogeneizzazione di tutte le religioni in Una Religione Mondiale. Al contrario, hanno celebrato l’unicità delle diverse fedi, hanno affermato le loro molteplici illuminazioni, nutrite dalla loro diversità, provvedeva forum per una ricchezza reciproca, e hanno utilizzato i loro sforzi collettivi per il mondo di pace.


La missione pluralistica di Moon risuona con la nostra comune esperienza che più profondamente investighiamo la nostra rispettiva religione, più ci avviciniamo alla comprensione dell’amore di Dio e l’amore per l’umanità che lega l’umanità. Chi è fermo nella propria tradizione, è molto più libero e sicuro di trovare un terreno comune spirituale con membri di diverse tradizioni. Quando le profondità sono esplorate, c’è sempre la scoperta che c’è di più quello che unisce che quello che ci divide.    

Per ottenere i livelli più profondi di fede, il rev. Moon stabilito il mondo di pace come suo scopo globale e che cerca di portare le risorse delle diverse tradizioni - credi, pratiche e rituali - per raggiungere quella meta. Con la pace mondiale come scopo, non c’è bisogno per i credenti nella propria fede di pensare che devono compromettere il loro credo.     

Quello che veramente si sente, quello che serve come impeto al dialogo, è il bisogno per le religioni di vivere in pace rispettosamente l’uno con l’altro prima di sollecitare il mondo per tolleranza reciproca. Allo stesso modo, le varie denominazioni, sette e fazioni, che sono apertamente ostili nella maggior parte dei gruppi, sono confrontati con il bisogno di capire l’un l’altro. I conflitti interni devono essere guariti prima che le relazioni pacifiche interreligiosi possono essere promossi, e le religioni devono avere le loro proprie case in ordine prima di predicare al mondo.

Il grande imbarazzo nella storia delle religioni mondiali, mettendo in dubbio proprio la loro credibilità, è il fatto che hanno intrapreso la guerra santa con membri di diverse fedi, inclusi i dissidenti della loro stessa confessione. Per queste ragioni, Moon ha promosso sia il dialogo nella stessa religione che il dialogo tra le  religioni. La strategia in ogni caso non è solamente di essere reattivo: per il bene di risolvere i conflitti, ma attivo per il bene del miglioramento. Questo è tutto fatto nella speranza che le voci profetiche come quella di Samuel Huntington, può essere sbagliata nella sua affermazione che la più grande sfida per l’umanità sarà, , lo scontro di civiltà, portato non dalle ideologie secolari ma dalle religioni. Mentre entriamo nel ventunesimo secolo troviamo che la vecchia invocazione che c’è “una via” alla salvezza è sfidata e rimpiazzata dal nuovo cammino della realizzazione spirituale. Tra questi cammini, ed il più alto tributo al reverendo Moon, è la Federazione delle Famiglie per la Pace nel Mondo sta emergendo come il più innovativo dei corpi ecumenici, dedicato ad aiutare i credenti di rimanere dedicati alla verità della loro fede, mentre simultaneamente imparano e comprendono e rispettano la verità degli altri.   



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