Seconda parte
VII.
POSTO DEI DUELLANTI E DEI TESTIMONI.
ART. 368 (463).
Caricate
le armi e subìta dagli avversari la visita dei testimoni, questi faranno
avanzare i duellanti, che saranno condotti al posto loro assegnato da due
testimoni, precedentemente incaricati di ciò.
ART. 369 (464).
La
scelta del posto spetta all'offeso, a meno che sia stabilito di affidarla alla
sorte.
ART. 370 (465).
Il
direttore dello scontro rammenta con brevi parole il dovere di condursi da
gentiluomini; di attenersi alle condizioni speciali stipulate dalle parti e di
obbedire prontamente ai suoi comandi.
ART. 371 (466).
Un
testimone dell'offeso prende le due pistole, una per mano, le copre con un
fazzoletto, se lo desidera la controparte, e l'offeso indica la mano (destra o
sinistra), che impugna la pistola che sceglie.
L'altra
pistola viene passata alla controparte per essere rimessa nelle mani
dell'avversario.
ART. 372 (467).
Armati,
i duellanti sono condotti dal direttore del duello e da un padrino della parte
avversaria al posto di combattimento: dopo di che, i testimoni e i medici si
ritirano tutti dalla stessa parte e sulla stessa linea, fuori della zona
pericolosa e si dispongono in guisa che ciascun combattente abbia vicino un
testimone dell'avversario.
Chi
dirige si ritira solo quando i testimoni e i medici sono al loro posto. Il
direttore dello scontro non ha l'obbligo di portarsi sulla linea degli altri
padrini, ma può collocarsi un poco più avanti, dietro un albero, o per terra,
per evitare una disgrazia, e dà quindi il segnale per cominciare la lotta:
"A loro!".
VIII.
IL TIRO E LA POSIZIONE DEL CORPO
NEL
DUELLO.
Non
sarà discaro leggere poche parole sul tiro, di pistola nel duello.
Prima
di portare l'arma davanti all'occhio per dirigere la mira, assicuratevi che
l'arma si trovi sul piano di tiro.
Portate
sempre l'arma dal basso in alto, puntando prima ai piedi dell'avversario e
rialzando con un moto uniforme la bocca della pistola. Appena la visuale, che
passa dal fondo della tacca di mira e per la sommità del mirino, scopre il
ventre dell'avversario, lasciate partire il colpo.
Il
puntamento un poco basso nella pistola è utilissimo, perché durante lo sparo,
la bocca dell'arma tende sempre a sollevarsi.
Lo
scatto dell'arma richiede una cura particolare. Cominciate a premere sul
grilletto quando il vostro puntamento è diretto ai piedi dell'avversario:
aumentate gradatamente la pressione, man mano che elevate la bocca della pistola
e regolatela, questa pressione di maniera, che lo scatto succeda al momento
voluto. Durante lo sparo trattenete il respiro.
Nel
duello di pistola esiste pure una parata, che consiste nell'offrire, come
bersaglio al tiro nemico, le parti meno vitali del corpo; perciò la posizione
del duellante nello scontro deve essere oggetto di una cura speciale per parte
dei testimoni.
Prima
di recarsi sul terreno facciano ben comprendere al loro cliente, che la
posizione del corpo e delle gambe essendo a capriccio dei combattenti, deve
trarne vantaggio per esporsi il meno possibile ad essere colpito mortalmente.
Perciò,
la posizione che si prende nell'istruzione del tiro di pistola, deve essere
modificata sul luogo dello scontro.
Non
più collocarsi di fronte al bersaglio, prendendo la prima posizione del saluto
del tiratore di spada: sibbene, prendere una posizione profilata, con le gambe
leggermente arcuate e con la destra che copra la sinistra. Piegare un poco, in
isbieco, la punta dei piede destro per far rientrare completamente il ginocchio.
Questo movimento ha il vantaggio di esporre al tiro nemico l'anca, parte non
vitale e di coprire intieramente l'epa, le cui ferite sono quasi sempre letali.
Il
braccio armato deve esser piegato in guisa, che il gomito si appoggi sul petto e
il pugno copra la tempia esposta al nemico.
Il
braccio sinistro arcuato, con la mano che inforca l'anca sinistra.
La
posizione consigliata, non essendo molto facile a prendersi, esige un esercizio
frequente ma ha il vantaggio di coprire quasi totalmente le parti vitali del
corpo.
IX.
DUELLO A PIÈ' FERMO.
Mirando,
a tiro successivo.
ART. 373 (468).
Scelto
il terreno, i testimoni segnano sul suolo i posti dei duellanti ad una distanza
tra di loro, che non può eccedere i 25 metri, né essere inferiore a 12 (l5).
ART. 374 (469).
Divideranno
coscienziosamente tra i due antagonisti gli svantaggi del vento e del sole, come
abbiamo detto precedentemente.
ART. 375 (470).
Condotti
i duellanti al loro posto, si consegnano loro le armi. Colui che dirige il
duello rammenta loro i diritti e gli obblighi e, ritiratosi, dà il comando : "A
loro!".
ART. 376 (471).
A
questo comando, l'offeso, o colui che fu designato dalla sorte a sparare per
primo, monterà il cane e verrà alla posizione di puntamento.
ART. 377 (472).
Sulla mira non potrà rimanervi
oltre i dieci secondi, trascorsi i quali, deve
comandarsi l'"Alt!". A
questo comando si rivolge la bocca dell'arma verso il suolo e, se anche non fu
fatto partire, il colpo viene considerato come fatto.
ART. 378 (473).
Anche
dopo l'"Alt!", colui che ha
sparato, o che avrebbe dovuto tirare, può conservare la sua posizione di punt,
con il cane sulla tacca di sicurezza e, immobile, attendere lo sparo
dell'avversario. Però, questa inveterata consuetudine è sconsigliabile, perché
ne possa derivare guai od inconvenienti deplorevoli.
ART. 379 (474).
Due
testimoni, uno di ciascuna parte, contano i secondi a voce sommessa, sullo
stesso orologio. spirato il tempo concesso per il puntamento, danno
simultaneamente il comando: "Alt".
ART. 380 (475).
Nella
ripresa di duello in seguito a ferita, si concede al ferito un doppio lasso di
tempo per puntare e far partire il colpo, cioè, venti secondi.
ART. 381 (476).
Se
uno dei due combattenti è ferito, o ucciso contrariamente alle regole del
duello e alle condizioni stipulate, i testimoni redigono apposito verbale da
rimettersi ad una Corte d'onore e alla Procura del Re.
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(15)
E qui ripetiamo ai testimoni di non collocare alcuno dei combattenti davanti a
un albero o ad altro oggetto che possa guidare la mira dell'avversario; ovvero,
su di uno sfondo libero in mezzo al quale, spiccando la figura del duellante, può
essere facilmente presa di mira e colpita.
Del
duello colla pistola mirando a volontà.
ART. 382 (477).
Il duello a piè fermo, con
puntamento ad libitum, differisce di
poco dal precedente. Chi dirige lo scontro dà il comando "A loro!"; e i due campioni armano simultaneamente le pistole.
ART. 383 (478).
Quindi, colui che ha la
precedenza nel tiro, punta a suo piacimento contro il nemico e fa partire il
colpo quando più gli aggrada. Alla sua volta e similmente si conduce
l'avversario.
È' superfluo dimostrare che
questa specie di duello deve considerarsi come eccezionale.
Del
duello colla pistola mirando a tiro simultaneo.
ART. 384 (479).
Per
questa specie di duello valgono le stesse regole che governano i precedenti,
eccetto lo sparo, che invece di essere successivo, è simultaneo. Al comando
"A loro!" ambedue i
duellanti montano i cani, e vengono a punt.
Lo sparo deve accadere entro dieci secondi. Al comando di "Alt!"
abbassano ambedue le armi.
Questa
specie di duello deve assolutamente evitarsi, perché può dare due vittime
invece di una, senza vantaggio alcuno.
Del
duello colla pistola con tiro a volontà (16).
ART. 385 (480).
I
duellanti sono collocati ad una distanza tra di loro che varia da 12 a 25 metri,
e si volgono le spalle. Sono armati ciascuno di una pistola; e al comando "A
loro!", si rivolgono e tirano a loro piacimento. Anche questo è tra i
duelli eccezionali e a parer nostro non dev'essere praticato.
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(16)
Questo duello differisce poco da quello mirando
a volontà.
X.
DEL DUELLO AVANZANDO.
ART. 386 (481).
Nei
duelli con avanzata, i combattenti sono collocati ad una distanza di 39 metri
l'uno dall'altro, e sono armati di una pistola.
ART. 387 (482).
I
testimoni mettono, a partire dai tiratori e sulla linea di tiro, alcuni segnali
facilmente visibili, per indicare le singole avanzate, che possono essere fatte
dagli avversari (du Verger de Saint-Thomas).
ART. 388 (483).
Le
avanzate non possono essere maggiori di dieci passi e la distanza tra i tiratori
non può ridursi a meno di 12 metrj (Chàteauvillard-Angelini-Tavernier).
ART. 389 (484).
Chi
dirige il combattimento dà il comando "A
loro!"; e gli avversari hanno piena libertà d'azione. Essi possono
avanzare sempre in linea retta, dirigendosi l'uno sull'altro, sino alla
rispettiva barriera o segnale.
ART. 390 (485).
Marciando,
tengono l'arma all'insù; , è loro permesso di mirare, marciando, senza
sparare. Essi sono autorizzati a far fuoco prima di partire; appena arrivati a
ciascuna barriera o segnale; o dopo di averla raggiunta o sorpassata.
ART. 391 (486).
Possono
mirare per un tempo illimitato; ma giunto uno dei due duellanti al segnale o
barriera, l'altro non è in obbligo di avanzare, sia che l'avversario abbia
sparato o no.
ART. 392 (487).
Il
duellante che ha fatto scattare la sua arma, deve attendere immobile e ritto il
fuoco dell'avversario, al quale è concesso un minuto primo per avanzare e per
rispondere: può, però, stare sulla mira fino a dieci secondi.
ART. 393 (488).
Se,
dopo una ferita, i testimoni dell'offeso non dichiarano esaurita la vertenza
d'onore, il combattimento deve essere ripreso, consenzienti i medici, se il
ferito può reggersi da sé, avanzare e tirare.
Se
il ferito non è caduto a terra in seguito alla lesione, non gli è concessa
alcuna dilazione di tempo per avanzare, rispondere e mirare; se invece è
caduto, gli sono concessi due minuti primi per rispondere e venti secondi per
mirare (17).
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(17)
Molti usano in questi duelli di armare i tiratori con due pistole. Noi ci
dichiariamo contrari a questa abitudine, che può originare deplorevoli
inconvenienti.
XI.
DEL DUELLO ARRESTANDOSI.
ART. 394 (489).
In
questa specie di duello valgono le norme già accennate circa la scelta del
posto e dell'arma per il combattimento e la precedenza del tiro.
ART. 395 (490).
I
duellanti praticano, come nel precedente caso (art. 391), sol che possono
interrompere e riprendere la marcia a loro piacimento. Possono tirare dal loro
posto, avanti di cominciare a muoversi; come da qualunque punto; da dove si
arrestano; dopo di aver avanzato; possono tirare, in fine, quando a loro piace.
XII.
DUELLO A COMANDO (18).
ART.396 (491).
Nei
duelli alla pistola a comando, la distanza che separa i tiratori varia tra i 12
e i 22 metri.
ART. 397 (492).
Le
armi e il posto sono scelti dall'offeso, a meno che per ragioni speciali i
testimoni reputino più conveniente affidarne la decisione alla sorte.
ART. 398 (493).
Come
per tutti i duelli, le pistole devono essere sconosciute ai due antagonisti ed
appartenere allo stesso paio. I duellanti sono armati di una sola pistola.
ART. 399 (494).
Prima
di armare gli avversari e di condurli al rispettivo posto, colui che dirige il
combattimento avrà cura di rammentare loro, dopo di averli interrogati, se sono
pronti a cominciare, e dopo che avranno armato il cane, darà il comandò "Fuoco!",
facendo seguire il comando da tre battute di mano.
ART. 400 (495).
Alla
prima battuta i duellanti portano l'arma nella posizione di puntamento,
né possono far fuoco prima della terza. Alla terza battuta fanno fuoco istantaneamente
e simultaneamente.(19)
ART. 401 (496).
Tirare
dopo la terza battuta costituisce una grave infrazione alle regole
cavalleresche; infrazione che espone un gentiluomo ad essere giudicato dal
Tribunale penale come un volgare assassino.
ART. 402 (497).
Nel
duello alla pistola a comando, i colpi mancati o sfuggiti si considerano come
eseguiti.
________________________________________________________________________________
(18)
Il duello con fuoco a comando è il più
pratico e razionale; purché si adotti il tiro successivo, per avere un morto o un ferito, invece di due,
sempreché i quattro rappresentanti sieno galantuomini;
purché non si pretenda che il colpo parta alla terza battuta di mano,
sibbene prima che il direttore dello scontro abbia pronunciato "tre!".
Si
eviterebbe così di esigere un'eccessiva attenzione ai comandi di chi dirige,
con grave danno del tiro, e non esporrebbe al pericolo di commettere un
assassinio coloro, i quali non sanno dominare i propri nervi.
Sarebbe
utile per tutti, concedere la facoltà di far partire il proprio colpo
nell'intervallo tra il comando di "Fuoco"
e "tre!". I buoni tiratori
scattano l'arma al comando "due!"
e quasi sempre con successo.
Ci
si opporrà che la detonazione di chi spara per il primo trascini l'avversario a
far partire subito dopo il suo colpo, che, precipitato, facilmente andrà a
vuoto; ma tale inconveniente sarà eliminato, adottando il tiro successivo.
(19)
Ci si permettano alcune osservazioni sull'uso di tali prescrizioni.
È'
desiderabile vedere abolito il tiro simultaneo, perché, come dicemmo poco sopra
(art. 384), espone inutilmente due gentiluomini ad esser colpiti; mentre,
adottando il tiro successivo, non si
avrebbe che un solo ferito e si raggiungerebbe egualmente lo scopo del duello.
L'intervallo
tra ciascuna battuta dovrà esser costante, e può variare da uno
a due secondi.
Il
diritto di dare il segnale costituisce un vantaggio molto sentito per la parte a
cui spetta (20).
Secondo
il nostro debole modo di vedere, un tal diritto è di esclusiva pertinenza
dell'offeso, per cui si sceglierà per dirigere lo scontro quello, dei suoi
testimoni, che è più anziano; o più pratico delle cose cavalleresche. Questo
è sempre da preferirsi. In caso di offese reciproche si ricorrerà alla sorte.
Condotti
i duellanti al loro posto, il direttore del combattimento farà loro montare i
cani; quindi, avvertendo gli avversari di tenere l'arma con la bocca rivolta
verso il suolo, si porterà al suo posto, darà una rapida occhiata sulla
posizione reciproca dei tiratori e domanderà loro ad alta voce: "Sono
pronti?". Alla risposta affermativa dei due avversari comanderà "Fuoco!", facendo seguire senza interruzione il comando
dell'enumerazione delle battute della mano "uno, due, tre".
Al
comando preparatorio "Sono pronti?"
i combattenti tengono l'arma immobile e rivolta al suolo, limitandosi a
rispondere si o no.
Appena
che il comando "Fuoco!" è
stato pronunciato, i duellanti portano l'arma davanti all'occhio e mirano per
essere pronti a sparare al comando "tre!".
(20)
Il testimone di un duellante poco esperto, che ha di fronte come avversario un
abile tiratore, potrebbe paralizzare la valentia del nemico dando il comando di
" uno! due! tre!", molto
rapidamente. Al contrario: il testimone del buon tiratore darà il comando
" uno! due! tre!"
con tono vibrato, e a intervalli regolari ed egualmente lunghi a fine di
permettere al proprio cliente di trarre tutto il vantaggio dalla capacità sua
nel tiro colla pistola. Insomma, il tiro a comando facilita l'inganno !..
Estratto da Silvio Cuman dal
"Codice Cavalleresco Italiano" (15^ edizione - 1926) - Jacopo
Gelli
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