Narrativa
contemporanea nel segno del Bersagliere
PICCOLE STORIE - DIARI MINIMI
IL CIALTRONE VESTITO DA GENERALE INGLESE
By
Leonida Fazi |
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PREMESSA |
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IL GHIBLI |
Prima di passare
alla lettura di questo articolo comparso nell’agosto del ’50 (anno III)
su “Asso di bastoni”, settimanale satirico “anticanagliesco” della
destra, diretto da Pietro Caporilli (scrittore e giornalista e aiuto
regista con Genina ne -L’ASSEDIO DELL’ALCAZAR” (1940)) è necessario fare
alcune considerazioni sullo spirito e sulla forma del pezzo.
Il generale inglese di cui si sta parlando, Desmond Young, è autore di
un famoso libro su Rommel, La volpe del Deserto, appena uscito che verrà
l’anno dopo trasposto in Film (lo stesso Young, un oscuro brigadiere
comandante la 10th brigata indiana, interpreterà se stesso). Young,
testimone diretto della popolarità di Rommel presso il nemico, venne da
lui fatto prigioniero ed ebbe modo di incontrarlo alla fine della
battaglia detta del calderone (Cauldron, fine maggio 1942): Rommel in
difficoltà fece 3.100 prigionieri e distrusse o rese inservibili
qualcosa come 300 carri armati nemici contro 100 dei suoi. Nel
dopoguerra Young visiterà la famiglia Rommel e raccoglierà il materiale
necessario a scrivere il libro qui “contestato”. Asso di bastoni arrivò
a vendere quasi 100 mila copie.
L’autore, Leonida Fazi , comandava un plotone della 72° compagnia
cannoni del 6° Bersaglieri di Bologna (Ten Rustichelli) distaccata
all’Ariete per necessità tattica (Il 6° non era ancora andato in Russia
e nei Balcani dove prima opererà il reparto era ininfluente).
Il racconto “ansioso” dell’autore si inquadra in quella fase del
dopoguerra in cui sul soldato italiano pesa la cappa di “inabile” al
combattimento e di conseguenza di sconfitti (noi abbiamo perso 2 volte la guerra e la pace) e i pochi
libri che si cominciano a scrivere all’estero non ci prendono neanche in
considerazione. Alla fine Leonida Fazi si chiede anche perché non ci hanno
ucciso ...Già prigioniero invece di rispondere a chi mi interrogava,
chiesi perché fossimo ancora vivi: mi fu risposto che gli inglesi
avevano interesse a catturare prigionieri. Sulla mia parola d'onore…,
derivandone il fatto che nemmeno in quello ci consideravano nemici.
Poiché presumo che nessuno parlò o se quel che avevano da dire non
interessava il comando inglese (essendo risaputo), l’unico bisogno che
avevano di prigionieri era per farli lavorare, cosa che non avvenne coi
“non cooperatori” ...
Ce la fecero scontare col terrore di Latrum,
con la fame del Westerland, con la malaria di Bhopal, con la disperata
tristezza di Yol. a.w. |
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come lo descrisse Leonida Fazi
sul “Corriere Padano” (che lo pubblica a giugno '41) quando lo stesso è già
prigioniero
“Sveglia, ragazzi! Sveglia Lamarmora! Occhio alle
penne! ”
Improvvisamente un soffio d’aria calda.
E un altro, un altro. Poi un mormorio cupo, lontano, come di onde
frangentesi su remoti lidi e i soffi d’aria intermittenti s’uniscono in
una raffica che passa. Poi la marea di sabbia avanza e gli occhi ne sono
pieni, le nari, la bocca. La luna che volgeva al tramonto scompare nel
velo di sabbia. Le vedette mettono gli occhialini, si fasciano la bocca
e il naso, si abbottonano sino al collo e cercano di guardare là dove la
valanga dei centomila aghi si precipita; perché proprio là sta il
nemico. Non vedono niente, assolutamente niente, neppure la propria mano
dinanzi agli occhi, ma guardano ugualmente. Il giorno che nasce porta
una importante modificazione; ci si vede a dieci metri verso il vento
che va, a un metro verso il vento che viene. Il resto niente: giallo
rossiccio. |
Da “Asso di bastoni “ n. 33 Agosto 1950
I nostri lettori ricorderanno che nei numeri scorsi riproducemmo alcuni
stralci di un libro di Rommel del Generale inglese Desmond Young nel
quale l’autore non si lasciava sfuggire l'occasione di trattare con
disprezzo i soldati italiani. Essi venivano definiti, tra l’altro, "come
codardi e buoni a nulla, mentre Graziani era chiamato cuore di pollo. A
quel cialtrone vestito da soldato rispondemmo pubblicando stralci del
Diario di guerra di Rommel che lo Young riproduceva in fondo al suo
libro a smentita di se stesso. Nell’ultimo numero di Asso di Bastoni
(32-1950) si parla di una colonna Montemurro, di una divisione Ariete,
di El Mechili e di un reparto preposto alla difesa del passo Halfaya
nella giornata del 15 maggio 1941. E si pubblicano due messaggi di
Rommel datati 6 e 25 maggio ed un ordine del giorno del colonnello Von
Herff. Conoscevo il messaggio del 6. Lo conoscevo sino da quel maggio
194l. Mi fu letto infatti a Passo Halfaya dove fui dal l’8 al 15 maggio.
Non conoscevo gli altri due, invece. |
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Non è il ghibli pittoresco, oggi. Non è il ghibli che
vedemmo un giorno: rosso sanguigno, ci portò alle 4 del pomeriggio in
piena tenebra;questo no; è giallo, tutto giallo venato di rossiccio e di
grigio, violento e monotono nelle piccole raffiche ritmiche. La tana è
un forno e gli occhi bruciano e il palato sa di sabbia. Esco all’aperto,
occhialuto e fasciato il volto. Le mani vengono subito trafitte dagli
aghi, il ghibli mi prende il petto e mi spinge. Mi tocca lottare per
camminare contro di lui. Gli uomini di guardia sono incappucciati e
inerti. Il ghibli stanca, fiacca, stronca le gambe, da sonnolenza.
Giusto: fa il vantaggio del nemico che potrebbe avan-zare nelle macchine
ermeticamente chiuse, contro di noi, portato dal vento, portato dal mare
furioso di sabbia. “Sveglia, ragazzi! Sveglia Lamarmora! Occhio alle
penne! ” .... |
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Ebbene l’ordine del giorno dal Colonnello Von Herff mi ha fatto
arrossire. Quell’ordine del giorno non risponde a verità pur essendo
assolutamente veritiero. Mi spiego è inferiore alla verità. E per
evitare che sciacalli nostrani e cialtroni d’Oltralpe possano
sghignazzare, desidero in nome di chi cadde in quel tempo e
particolarmente in quella mia ultima giornata e fu veramente l’ultima
giornata della mia giovinezza, stabilire la verità vera quale io ben
modestamente la praticai, quale io la vidi praticare da qualche eroe e
da tutti i camerati che compirono, tutti, quel loro oscuro, beffardo,
semplice dovere. - Dice l’ordine del giorno del Col. Von Herff
pubblicato da questo giornale “Esprimo il mio
alto elogio ai reparti Montemurro dell’8° Reggimento Bersaglieri ai miei
ordini, per il valore dimostrato durante i gravi combattimenti del 15
maggio u.s.. Ufficiali e truppa hanno tenuto le posizioni impegnandosi
fino all’ultimo Il reparto preposto alla difesa di Passo Halfaya ha
resistito con leonino coraggio fino all’ultimo uomo contro preponderanti
forze nemiche. La maggior parte di essi si è immolata fedele alla
bandiera. Sia reso onore alla loro memoria “.
Ebbene nella parte riguardante il reparto preposto alla difesa di Passo
Halfaya c’è una frase che non risponde a verità. Questa- la maggior
parte ….fedele alla bandiera-. Poiché il Colonnello rende Onore poi alla
loro memoria, la frase da me rilevata vuol significare che la maggior
parte dei difensori, sia morta. Questo non é vero. Eppure tutti si sono
immolati. Meglio perché é onorevole oggi, al tempo dei masochisti
vantare il dovere compiuto “ci immolammo”. Mi si permetta di narrare
perché sia compresa l’apparente contraddizione. |
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Libri di Leonida Fazi
LA REPUBBLICA FASCISTA DELL'HIMALAYA
La generazione africana dei morti perduti
I guerriglieri del mal d’Africa
Bersaglieri e Panzerjager in Africa Settentrionale
UN POPOLO NELLA SABBIA (e aavv)
Rapporto del Col.
Montemurro |
Da El Mechili ad Halfaya
La 72a Comp. autocarrata controcarro da 47/32 del 6° reggimento
bersaglieri fu fatta partire in tutta fretta da Ferrara e mandata in
Libia a raggiungere l’8 della divisione Ariete. Fece parte della colonna
Montemurro, cosi detta dal nome del Colonnello Comandante il reggimento.
La colonna Montemurro fu lanciata, sola, su El Mechili. La marcia sul
deserto durò tre giorni. L'ultimo giorno fu dato l’ordine di spingere
gli autocarri a tutta velocità senza curarsi di chi restasse indietro.
Il risultato fu che ogni autocarro quasi fu autonomo e gareggiò con gli
altri. Fu una corsa che ci inebriò. Ciascun autocarro sapeva di correre
cosi per raggiungere un luogo detto Mechili dove avrebbe combattuto
contro forze superiori. Alle prime ore del pomeriggio gli autocarri che
man mano giungevano furono fatti attestare a circa 10 km da El Mechili.
La colonna Montemurro tranne quella del 6° era montata su autocarri di
fortuna perché la maggior parte dei mezzi era stata affondata. La
Compagnia anticarro dette alcuni dei suoi autocarri nuovi per il
trasporto delle munizioni, de1la nafta e dell’acqua. Un plotone di
questa compagnia quindi, comandato dal Tenente Maestri trasferitosi su
autocarri di fortuna, giunse con uno dei due che aveva al rimorchio. Per
poter portarsi ugualmente sotto Mechili tutto il plotone si ammassò su
un solo autocarro. smontando i due pezzi (del cannone) per cercare di
farceli stare in qualche modo. |
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O.d.g.:Esprimo ai
miei dipendenti la mia più viva compiacenza per il comportamento di
tutti in questa giornata. Elogio in modo particolare il comportamento
del reparto avanzato della 7a compagnia comandato dal tenente Talpo,
rinforzato dal plotone cannoni del 6° bersaglieri, comandato dal
sottotenente Esposito e del reparto arditi comandato dal sottotenente
Lanza.
15 maggio 1941:
olocausto del reparto - Relazione sull'azione svolta dai
plotoni cannoni dalla 72a compagnia cannoni del 6° bersaglieri nel fatto
d'armi del 15 maggio 1941 nella zona Sollum-Capuzzo.
All'alba del giorno 15 maggio la dislocazione dei plotoni della 72a
compagnia cannoni da 47/32 del 6° bersaglieri era la seguente:
plotone comando - l° plotone da 47/32 - di rinforzo alla 2a compagnia
motociclisti (Cova) e al plotone comando di reggimento costituenti
caposaldo nella zona di q. 186 (E. Capuzzo);
2° plotone da 47/32 - di rinforzo al caposaldo avanzato distaccato dalla
7a compagnia a 8 Km. S-E di Sollum bassa;
3° e 4° plotone da 47/32 - di rinforzo alla 6a compagnia costituente
caposaldo a q. 181 (testata U. Abbas).
Il nemico iniziava l'attacco alle prime luci dell'alba contro il
caposaldo avanzato dalla 7a compagnia e si spostava quindi contro quota
186 E. Capuzzo ove, assieme al comando di com¬pagnia, operava il I"
plotone cannoni.
Sull'azione di fuoco svolta dai plotoni distaccati con i caposaldi
avanzati, nulla è possibile ancora dire con precisione in quanto le
notizie finora giunte sono alquanto frammentarie ed imprecise. Mi
limiterò quindi ad illustrare l'azione svolta dal plotone rimasto a mia
disposizione.
Alle ore 8,45 il nemico attaccava la linea di q. 186 con fanteria
inglese autoportata preceduta da carri armati. L'azione era stata
preparata da tiri di artiglieria. Da mettere in rilievo che la fanteria
inglese era riuscita a portarsi fin sulla rotabile di Capuzzo 8000 m.
circa dalle nostre posizioni, sfruttando la poca visibilità dovuta al
ghibli, e ad una certa confusione che si era creata per il passaggio
frequente, fino a pochi momenti prima, di mezzi blindati tedeschi.
Avvistati alcuni mezzi blindati che precedevano una colonna di fanteria
autoportata proveniente da S.-E. e, non avendo potuto subito per la
scarsa visibilità individuarne la nazionalità, non venne tirato dapprima
alcun colpo per non incorrere in qualche tragico equivoco. L'allarme fu
dato alla linea con immediata apertura del fuoco nell'istante in cui,
sbarcando dagli automezzi e assumendo formazione spiegata, gli inglesi
rivelarono la loro identità. L'apertura del fuoco da parte dei due pezzi
del plotone è stata fulminea, i primi |
L'autocarro sembrava un carrozzone da
zingari, ma arrivò. Tutti ridevano di lui. Si attese qualche tempo per aver notizie del plotone del tenente Rini
andato avanti insieme al Comandante della Compagnia ten. Rustichelli in
avanscoperta e per permettere alla lunga coda dei ritardatari di
giungere in tempo. Ad un certo punto fu dato l'ordine di avanzare senza
attendere oltre. Quella poca truppa italiana, tutta nuova al fuoco fu
disposta sui suoi affannanti autocarri a scacchiera come per una
rivista. E sfilò in parata dinanzi a Rommel. Poi, mentre l'ombra della
sera scendeva sul deserto, gli autocarri si incolonnarono. Per un ordine
mal trasmesso da un motociclista, due plotoni della Compagnia Anticarro
persero il contatto, nel buio sopravvenuto, con la colonna. Si spersero.
Poi uno dei due plotoni che aveva un autocarro marciante col motore
scoperto e che non poteva spegnerlo sotto pena di non poterlo mettere
più in moto, restò oltre tutto senza benzina. Allora i due ufficia1i
comandanti, i due sottotenenti di 24 e 25 anni ordinarono ai Bersaglieri
di porsi alle tirelle dei pezzi e camminarono, portandosi dietro tutto
ciò che era necessario al combattimento. Essi vedevano nella oscurità.
le scie luminose delle traccianti che bombardavano Mechili, udivano il
rombo delle esplosioni e puntarono su tutto questo, affrettando il passo
nel timore di non giungere in tempo a non prendere parte al
combattimento.
Per un puro caso non oltrepassarono la linea Italiana finendo così a
ridosso del fortino. Giunsero. La mattina dopo, col primo chiarore
videro la linea, di cui occupavano l’estremità. Era una linea
estremamente esigua: 47 batterie da 20 mm, qualche 75, mitragliatrici
Qualche carro dei tedeschi. Erano estremamente in pochi. Conquistato EI
Mechili, fu fatto un ingentissimo bottino. Ogni soldato, ogni
Bersagliere, ogni Ufficiale stupiva che tutto ciò fosse caduto in mano
sua. Le camionette inglesi rigurgitavano di ogni ricchezza e anche di
ogni lusso. Ammirati gli impermeabili, ammirate e gustate le molte
bottiglie di liquore. Io, assetato da 12 ore asciutte, mi dissetai nel
ghibli incombente con Gordon Gin e mi sentii allegramente male. Poi la
colonna Montemurro proseguì verso il confine. Il Sabato Santo girò
attorno a Tobruk, il 14 aprile giunse a Bardia poi si portò al
reticolato Graziani, infine passo Halfaya. Tre Compagnie; una tedesca su
cosiddetto altipiano fronte ad est. Una italiana fronte a sudest ed a
sud sulla stessa quota dietro ad un muricciolo alto dai 30 ai 60 Cm.
Autocarri in un Uadi. Una italiana più a nord accanto al mare. Questa
restava invisibile alle prime due. Ero sull'altipiano. Comandava la
Compagnia (fucilieri) il tenente Arivella. |
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La compagnia era armata con 2 mitragliatrici Fiat, 4
mitragliatori Breda, moschetti. Di rinforzo due plotoni della compagnia
anticarro del 6°: quattro pezzi da 47 idem per la Compagnia a nord,
comandata dal tenente Talpo. C’era anche un misterioso pezzo da 105 in
qualche luogo che sparò, la mattina del 15, tre colpi e poi si inceppò.
Non c’era altro. L’ordine era di resistere in posto ad oltranza.
Sull’alba del 15 maggio cari armati sferrarono un attacco improvviso. La
compagnia tedesca sorpresa fu travolta e catturata. L'ondata dei carri
si abbatté sulla compagnia italiana difesa dietro al muricciolo. Erano
carri molto grossi completamente corazzati anche nei cingoli e da
corazze molto curve, armati in torretta da mitragliatrici e da
cannoncino.
Durante tutto il combattimento non fu vista fanteria, soltanto carri che
manovravano con molta cautela ma senza dar respiro. Essi sopraggiungendo
da tutti i punti circondavano il muretto e l’oltrepassavano e in
crociavano in tutte le direzioni. La compagnia si provò a sparare con le
mitragliatrici e continuò anche, puntando la dove supponeva l'esistenza
di fanteria. L’effettiva lotta fu sostenuta dai 4 pezzi anticarro. Le
granate scivolano sulle corazze dei carri. Tuttavia ognuno dei quattro
pezzi continuò il fuoco finché ne ebbe la possibilità. Il combattimento
dei 4 pezzi durò tre ore su un terreno assolutamente piatto per mancanza
di munizioni. La sosta per mancanza di munizioni durò mezz'ora. Ma non
ci fu resa. I gruppi furono catturati dalla pressione dei carri. Fui
preso di sorpresa alle spalle dopo aver ordinato ai miei superstiti di
allontanarsi. Sarebbe stato possibile, all’inizio, rifiutare il
combattimento. Ma questo era contrario agli ordini e rimanemmo. Eravamo
perfettamente soli. Già prigioniero invece di rispondere a chi mi
interrogava, chiesi perché fossimo ancora vivi: mi fu risposto che gli
inglesi avevano interesse a catturare prigionieri. Sulla mia parola
d'onore. La Compagnia più a nord resistette protetta da difese naturali
sino alle 17 di quel giorno. Il nemico usò anche aerei. Poi la travolse
caoticamente. Il sottotenente Esposito della Compagnia anticarro poté ad
un certo punto portarsi indietro di qualche chilometro sino ad un posto
tenuto da un capitano italiano. |
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due colpi colpivano in
pieno una blinda inglese, che precedeva la fanteria, incendiandola. Il
fuoco si spostava successivamente sui carri armati che seguivano
sostenendo la fanteria, colpendone un'altra.
L'attacco nemico si sviluppava intanto sul centro e, in prevalenza,
sulla sinistra del nostro schieramento, dalla cui parte veniva tentato
l'avvolgimento.
Accortosi che un carro si dirigeva velocemente contro un pezzo da 37
ormai inutilizzato da un colpo di cannoncino, un pezzo da 47 del plotone
spostava immediatamente il tiro di 90° e riusciva a colpirlo ad un
cingolo. Contro tale carro nemico che continuava a girare su se stesso,
fu visto eseguire un lancio di bombe a mano da parte dei serventi del
pezzo da 37 che venivano poi sopraffatti dalla fanteria nemica. Il
plotone da 47, non avendo più alcun mezzo blindato davanti a sè,
iniziava il tiro con granate ordinarie contro i nuclei nemici che,
giunti ormai a 200 metri, lo minacciavano direttamente. L'avvolgimento
tentato dai carri e dalla fanteria veniva stroncato dalla violenta
reazione degli elementi nostri in quel settore, mentre nel settore
centrale il nemico impossibilitato a procedere oltre, veniva inchiodato
al terreno. L'azione continuava in tal modo per altre quattro ore circa
con violentissimo fuoco da ambe le parti. Alle 13,10 all'apparire dei
primi carri tedeschi, i pezzi avevano ormai esaurite le munizioni, ed i
serventi si difendevano a colpi di moschetto e con le due mitragliatrici
Fiat 35 recuperate. |
Questi disse che ripiegava sul grosso e consigliò il Sottotenente a
venire con lui. Il sottotenente ritornò invece con i suoi uomini. E
combatté duramente. I tedeschi, già prigionieri, avevano assistito al
combattimento sull’altopiano. Il più elevato in grado di essi, a nome di
tutti, si congratulò e ci chiese l’onore di stringerci la mano. Il
Colonnello Von Herff credette, come i nostri camerati, che fossimo tutti
morti. Per questo usò quella espressione. Ma non mentì; ci eravamo
comunque immolati. |
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Ricompense concesse
sul campo:
Bronzi a Ten. Rustichelli Ferdinando, Melandri
Luigi, croce di Guerra al S. Ten. Esposito Mario |
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... lettera del valoroso tenente Elio Maestri,
diretta al ten. Giuseppe Scarani che dà la misura della irruenza dei
combattimenti sostenuti dalla 72a compagnia cannoni del 6°.
lì 19 maggio
1941
« Caro Geppe, ti scrivo con la
morte nel cuore ed è già miracolo se posso scriverti. Un giorno di lotta
acerrima, tremenda, ha mietuto attorno a me frotte compatte e serrate di
eroi che, fedeli alla Bandiera ed al nostro motto, si sono immolati
senza cedere un palmo di terreno al nemico. Settantadue uomini mancano
all'appello e sono quattro giorni che la lotta è finita. Esposito ha
tenuto quattordici ore contro una marea di carri e di fanterie inglesi e
solo a sera è stato sopraffatto. Di Fazi e di Rini si sa soltanto che
hanno pugnato da leoni fino all'esaurimento delle munizioni ed oltre.
Ormai non c'è speranza alcuna di poterli rivedere.
Bechicco, che era con me, si è buscato una pallottola esplosiva in una
coscia, ma senza conseguenze, ed ora è completamente ristabilito,
seppure alquanto incerottato.
Caro Geppe, ti confesso francamente che, per quanto anche io abbia fatto
il mio dovere, a volte mi viene il pensiero che in quella giornata di
gloria, io fossi imboscato. Eppure le pallottole fischiavano e i carri
inglesi non scherzavano: due puntatori miei uno dopo l'altro, si sono
buscati, uno una pallottola in fronte e l'altro, che ha preso il suo
posto volontariamente, una pallottola esplosiva in bocca. Io
miracolosamente sono ancora qui, sano e salvo non so come.
È stato un olocausto totale: due compagnie bersaglieri sono addirittura
scomparse e noi, tutti compresi, siamo ridotti ad una quarantina. Ma,
viva Dio, non sono passati, anzi non ci hanno strappato un sol pollice
di terreno. Venivano avanti i carri e dietro seguiva la massa della
fanteria inglese, che avanzava a catena, incurante delle perdite enormi
che il nostro rabbioso fuoco produceva. I 47 cantavano con rombo
rabbioso e tre dei carri inglesi, morsi dalle perforanti, sono ancora
sul campo. Tutto il peso maggiore delle forze nemiche era sulla
sinistra, e, in quel settore, le fanterie nemiche sono riuscite ad
avanzare, a venire a contatto e far valere la loro enorme superiorità
numerica. Eppure, nessun centro di fuoco ha ceduto! Ufficiali e
bersaglieri si son fatti massacrare, non senza però aver venduta cara la
pelle. I nostri feriti venivano pugnalati, i morti ancora colpiti.
Contro la marea dei carri, le bombe a mano grandinavano. Ho ancora negli
occhi e nel cuore la visione eroica ed indimenticabile di sei
bersaglieri di un cannone da 47 che, avuto inutilizzato il pezzo, si
sono slanciati senza esitare contro un carro scagliando le bombe, poi
son caduti come giganti. Il ten. Cova è stato trovato morto con una
bomba ancora in mano, la linguetta di una bomba già lanciata in bocca,
davanti a lui giacevano tre inglesi freddati a colpi di pistola. Il
piccolo cimitero italo-tedesco dei primi giorni si è di molto
ingrandito, ma diventerà grandissimo quando potremo dare sepoltura ai
caduti della nostra compagnia che si trovano ancora in terra egiziana,
dove ancora si combatte. E ora, carissimo Geppe, siamo un po' indietro
per curare le ferite, ma non tanto lontano da non udire il crepitìo
delle mitragliatrici. Unico passatempo è la caccia agli arabi che,
sobillati dagli inglesi, tentano di romperci le scatole. Ma quello è un
divertimento, e quando c'è qualche spedizione, tutti corrono, ridendo,
come per andare ad una festa. Saluta tutti e di a Battilani che Talpo è
caduto da eroe (ma Talpo non morì) assieme a Esposito e sarà proposto
per una ricompensa al valore militare che non può essere che una: «La
medaglia d'oro », Un abbraccio fraterno ed un saluto dei miei camerati.
Elio ».
da Bersaglieri sul Don di Umberto Salvatores |
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Proposte per
ricompense:
Ten. Maestri Elio - Argento (7/8 apr)
S. Ten. Fazi
Leonida-Croce guerra
Ruggeri Vittorio - Bronzo
Ten. Maestri Elio - Croce guerra tedesca
S. Ten. Rini Vittorio - argento
Scaramelli Giuseppe - argento
Beltrame Gastone - Bronzo
Ciardo Vito - Bronzo
Valmori Paolo - Bronzo
Pasini Giacomo - Croce
Bastia Danio - Croce |
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Ancora menzogne
Da quel giorno cominciò la nostra miseria e il nostro orgoglio. Tutti
gli Ufficiali di quelle due compagnie che seguirono la stessa via di
prigionia, 6 se non erro, restarono sempre insieme, sino alla fine del
46, nel campo 25, “non cooperatori”. Il tenente Rustichel1i poi, nel
novembre ‘41 morì e il tenente Maestri fu gravemente ferito (ma non fu
catturato). Questa è
l’oscura, semplice superbia della mia Compagnia da 47 anticarro del 6°
Bersaglieri che fu parte di quella Colonna Montemurro che, traendo
esempio dal suo magnifico Colonnello visse e lottò sulla Marmarica in
modo tale che, se ogni uomo italiano ed ogni donna avessero vissuto e
lottato con la metà dello spirito dell’ultimo dei suoi Bersaglieri molte
cose sarebbero andate diversamente.
E sono stato costretto a porla qui in rilievo perché se quei miei
camerati non morirono non fu colpa loro.
Churchill al parlamento inglese, disse dopo che i suoi prodi avevano
catturato 500 tedeschi al Passo Halfaya, ma che non s'erano visti
italiani. Questo lo riportò un giornale che ci venne tramano nel Campo
di concentramento di Latrum in Palestina. Mi piace dirgli qui che egli
ha mentito secondo una sua inveterata abitudine.
I suoi prodi sudarono sangue quel giorno a Passo Halfaya e furono degli
scassatissimi pezzetti da 47 che non potevano neppure bucare i suoi
carri a farglielo sudare. Per ore e ore e ore senza speranza di
vittoria. Ce la fecero scontare col terrore di Latrum, con la fame del
Westerland, con la malaria di Bhopal, con la disperata tristezza di Yol.
Ma gli ufficiali di quegli scassatissimi pezzetti non si sono arresi e
hanno continuato a sbattergli in faccia l'anima non potendo le
pallottole e con isterica rabbia dei suoi maltesi hanno detto no sino al
Natale del ‘46 nel Campo 25. E continuano anche adesso, tranquillamente.
E se ne vantano.
LEONIDA FAZI
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altri capitoli collegati
http://digilander.libero.it/trombealvento/indicecuriosi/rommeleitaliani.htm
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/personaggi/cova.htm
4 capitoli
http://digilander.libero.it/freetime1836/libri/libri65.htm |
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