L'ACQUA
PER TUTTI
A cura del Comitato internazionale per il Contratto Mondiale sull'Acqua.
L'acqua per tutti: un'utopia possibile, è il titolo della Giornata Mondiale dell'Acqua del 22 marzo 2001 a Venezia, organizzata dal Comitato Internazionale del Contratto Mondiale dell'Acqua, che vede la partecipazione del principe Laurent del Belgio, di David Brubaker del Canada, di Hasma Moudud del Bangladesh, e di altri esperti e rappresentanti dei comitati nazionali già nati, e a nome del presidente del Comitato internazionale, Mario Soares.
Sabato 24 marzo ci sarà una manifestazione politico culturale per sottoscrivere il Manifesto, con la partecipazione di Beppe Grillo e altri artisti; si promuoveranno azioni per far riconoscere dal prossimo Vertice della Terra del 2002 a Johannesburg l'acqua come bene comune patrimoniale dell'umanità.
La Giornata è promossa a livello italiano dal Cipsi, Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale.
-Il coordinatore internazionale del Comitato, Riccardo Petrella ricorda che ancora oggi nel mondo un miliardo e mezzo di persone non ha accesso all'acqua potabile - una situazione inaccettabile a fronte dei livelli di benessere nei Paesi più sviluppati - e dichiara:
"Non si può lasciare al mercato il garantire il diritto umano perché il mercato è strutturalmente incapace di farlo.Noi diciamo no all'oligarchia mondiale dell'acqua, per questo rivendichiamo la creazione di un Parlamento Mondiale dell'Acqua in sostituzione delle attuali strutture tecnocratiche ed economico -finanziarie che gestiscono la politica dell'Acqua a livello mondiale su mandato di organizzazioni come la Banca Mondiale. L'accesso all'acqua per tutti sarà la prova dell'esistenza di un "villaggio globale" cioè di una società mondiale che dimostra concretamente di voler vivere insieme".
Per Emilio Molinari, vice presidente del Comitato per l'Acqua e membro del Forum Ambientalista:
"Il rischio è che nell'anno 2020, quando la popolazione mondiale sarà di circa 8 miliardi di esseri umani, il numero delle persone senza accesso all'acqua potabile aumenti a più di 3 miliardi".
L'acqua " fonte di vita " è un bene comune che appartiene a tutti gli abitanti della Terra. In quanto fonte di vita insostituibile per l'ecosistema, l'acqua è un bene vitale che appartiene a tutti gli abitanti della Terra in comune. A nessuno, individualmente o come gruppo, è concesso il diritto di appropriarsene a titolo di proprietà privata. "
Dal manifesto per l'acqua:
"L'acqua è patrimonio dell'umanità. La salute individuale e collettiva dipende da essa. L'agricoltura, l'industria e la vita domestica sono profondamente legate ad essa. Il suo carattere " insostituibile "significa che l'insieme di una comunità umana - ed ogni suo membro - deve avere il diritto di accesso all'acqua, e in particolare, all'acqua potabile, nella quantità e qualità necessarie indispensabili alla vita e alle attività economiche. Non ci può essere produzione di ricchezza senza accesso all'acqua. L'acqua non è paragonabile a nessun'altra risorsa: non può essere oggetto di scambio commerciale di tipo lucrativo. Il diritto all'acqua è un diritto inalienabile individuale e collettivo".
Mentre nel passato la condivisione dell'acqua è stata spesso una delle maggiori cause delle ineguaglianze sociali, la civilizzazione di oggi riconosce l'accesso all'acqua come un diritto fondamentale, inalienabile, individuale e collettivo. Il diritto all'acqua è una parte dell'etica di base di una buona società e di una buona economia. E' compito della società, nel suo complesso e ai diversi livelli di organizzazione sociale, garantire il diritto di accesso, secondo il doppio principio di corresponsabilità e sussidiarietà, senza discriminazioni di razza, sesso, religione, reddito o classe sociale.
L'acqua deve contribuire al rafforzamento della solidarietà fra i popoli, le comunità, i paesi, i generi, le generazioni Le risorse d'acqua sono distribuite in modo ineguale. Anche i redditi lo sono. Questo non significa che deve esserci anche ineguaglianza nell'accesso all'acqua fra le persone, le comunità e le regioni.
Inoltre, l'ineguaglianza nella distribuzione dell'acqua e della ricchezza finanziaria non significa che le persone ricche d'acqua e ricche economicamente possano farne l'uso che vogliono, anche venderla (o comprarla) all'esterno per derivarne il massimo profitto (o piacere).
In numerose regioni del mondo l'acqua rimane una fonte di ineguaglianze fra uomini e donne, in quanto queste ultime portano tutto il peso dei lavori di casa che dipendono dall'acqua. Queste ineguaglianze devono essere rimosse. Sul nostro pianeta ci sono ancore troppe guerre legate all'acqua perché molti stati continuano a usare l'acqua come strumento a supporto dei loro interessi strategici di tipo geo-economico, al fine di acquisire un potere egemonico sulla regione circostante. L'accesso all'acqua necessariamente avviene tramite partnership. E' ora di andare oltre la logica dei " signori della guerra " e dei conflitti economici per il dominio e la conquista dei mercati.
La cittadinanza e la democrazia si basano sulla cooperazione e il rispetto reciproco. Una "partnership" per l'acqua è il principio ispiratore che sta dietro a tutti i progetti (esempio "il contratto di fiume") che ha permesso la risoluzione di conflitti che in certe regioni del mondo hanno tradizionalmente avvelenato le relazioni fra paesi appartenenti allo stesso bacino idrografico. Noi sosteniamo una vera partnership pubblica/privata a livello locale/nazionale/mondiale.
Una gestione dell'acqua sostenibile nell'interesse generale non solo può, ma deve essere fondata sul rispetto delle diversità culturali e sul pluralismo socio-economico. Una partnership prevalentemente sottomessa, come accade attualmente, alla logica e agli interessi degli attori privati in continua competizione reciproca per conquistare il mercato non può che danneggiare l'obiettivo di assicurare l'accesso all'acqua conformemente alle regole di una "sostenibilità" globale integrata.
Crediamo che la responsabilità finanziaria per l'acqua debba essere collettiva e individuale secondo i principi di responsabilità e di utilità.
Assicurare l'accesso all'acqua per i bisogni vitali e fondamentali di ogni persona e di ogni comunità umana è un obbligo per l'intera società.
E' la società che deve assumere collettivamente i costi relativi alla raccolta, produzione, deposito, distribuzione, uso, conservazione e riciclo dell'acqua, in vista della fornitura e della garanzia di accesso all'acqua nella quantità e nella qualità minime indispensabili. I costi (inclusi gli effetti esterni negativi che non sono considerati nei prezzi di mercato) sono costi sociali comuni che devono essere sostenuti dall'intera collettività. Questo principio assume un valore ancor più rilevante e significativo a livello di un paese, del continente e della società mondiale.
Il finanziamento deve essere assicurato mediante una ridistribuzione collettiva.
I meccanismi di fissazione dei prezzi individuali, secondo un sistema di progressività, intervengono a partire da un livello di utilizzazione dell'acqua oltre il minimo vitale indispensabile. Oltre questo minimo vitale, è infatti corretto che i prezzi siano in funzione della quantità usata. Vi è però un limite all'uso: ogni eccesso deve essere considerato illegale. Non è perché uno può permettersi di pagare prezzi elevati che ha diritto ad utilizzare l'acqua in quantità illimitata ed irragionevole.
La politica dell'acqua implica un alto grado di democrazia a livello locale, nazionale, continentale e mondiale.
E' urgente ed essenziale (ri)valorizzare le pratiche tradizionali locali di gestione dell'acqua. Un'importante eredità di conoscenze, competenze e pratiche delle comunità, molto efficienti e sostenibili, è stata dilapidata e si è persa. C'è il rischio che venga ulteriormente distrutta negli anni futuri.
PROPOSTE
Definire un " trattato mondiale sull'acqua " che legalizzi l'acqua come bene patrimoniale vitale, comune a tutta l'umanità. Questo escluderebbe l'acqua da tutti gli accordi commerciali internazionali (come quelli esistenti nell'ambito dell'Organizzazione Mondiale del Commercio - WTO), come già accade in campo culturale.
1. Sviluppo (o modernizzazione) dei sistemi di distribuzione e sanitarizzazione dell'acqua per le 600 città della Russia, Africa, Asia, America Latina e paesi europei che avranno più di un milione di abitanti nell'anno 2020 e i cui acquedotti (sistemi) sono già oggi obsoleti, inadeguati o inesistenti;
2. Lotta contro nuove fonti di inquinamento dell'acqua nelle città del Nord America, Europa occidentale e Giappone, dove la contaminazione del terreno, sia in superficie che in profondità, sta diventando sempre più preoccupante e in alcuni casi irreversibile. A questi scopi, deve essere data priorità a :
3. La riforma strutturale dei sistemi di irrigazione nell'agricoltura industriale intensiva. La soluzione esiste già come, per esempio, " l'irrigazione a goccia". La moderna agricoltura esistente è il principale consumatore delle risorse di acqua fresca del pianeta (pari al 70% dell'estrazione totale mondiale, di cui la maggior parte è per l'irrigazione). Il 40% dell'acqua per irrigazione si perde lungo la strada dalla fonte al serbatoio. Inoltre, l'agricoltura industriale è fonte dei maggiori danni e minacce all'ambiente (in particolare la salinità del suolo e l'idromorfismo.);
4. Moratoria di 10-15 anni per la costruzione di nuove grandi dighe che hanno finora creato problemi considerevoli di breve e lungo periodo all'ambiente, alle popolazioni locali e alla possibilità di una gestione integrata dell'acqua.
Comitato internazionale per il Contratto Mondiale sull'Acqua.
Il Comitato Internazionale è presieduto da Mario Soares e coordinato da Riccardo Petrella (Segretario Generale)
Indirizzo c/o Gruppo di Lisbona :30 rue morose 1030 Bruxelles tel.+32.2.245.18.98 - fax + 32.2.245.21.08