Ambiente & consumi

MTBE: COME L'AUTOMOBILE SPORCA L'ACQUA DA BERE

di Pino Sartori

Alla recentisima situazione di soffocamento urbano dovuta alla coincidenza dell' alta pressione atmosferica con l'inversione termica che ha isolato i fondovalle dell'Italia del nord inclusa la ben più vasta Val Padana, e con le enormi emissioni venefiche in atmosfera dei gas di scarico del traffico veicolare e del riscaldamento domestico, va collegato quell'aspetto di deterioramento ecologico proprio dovuto alle emissioni dei gas di scarico dei motori a scoppio per causa degli antidetonanti contenuti nella benzina verde.

Questo pericolo era arrivato agli onori della cronaca circa 2 anni fa quando negli Stati Uniti d'America si scoprirono migliaia di pozzi di rifornimento idrico potabile irrimediabilmente sporcati da queste sostanze penetrate nel sottosuolo. In particolare si tratta del MTBE : vale a dire "metil terz-butil etere" un prodotto di sintesi organica a basso costo che viene utilizzato come antidetonante nella benzina verde. Il basso costo e la tossicità sicuramente inferiore a quella del piombo tetraetile e tetrametile ne hanno talmente incrementato l’impiego da essere usato oggi in tutte le benzine verdi a percentuali che vanno dal 7% al 12%.

Attualmente si sta ridiscutendo l' innocuità di questo prodotto e dei suoi residui di combustione e già si sente parlare di limitazioni all’impiego e alla diffusione: infatti l'elevato contenuto di ossigeno presente negli eteri può comportare un aumento di emissioni di aldeidi, che come mostrato da alcune ricerche, nel caso della formaldeide e dell'acetaldeide risultano essere notevolmente tossiche. Ciò che lo rende temibile, rispetto ad altri idrocarburi contenuti nella benzina, è la sua enorme solubilità in acqua: per esempio il valore medio di solubilità per idrocarburi non supera i 0,15 g/l mentre la solubilità in acqua del MTBE è di circa 50 g/l; per riferimento si ricordi che la concentrazione massima ammissibile nell’acqua potabile per gli idrocarburi è di 0,01 mg/l. Da questa caratteristica discende il grave rischio di contaminazione delle falde acquifere: il composto infatti può filtrare dai depositi e dai piazzali dei distributori di benzina e raggiungere la falda, mentre quello che sfugge in aria viene comunque "lavato" dalle piogge o precipita come "smog", infiltrandosi poi nel sottosuolo aggiungendo inquinamento ad inquinamento. Qualora una rete idrica potabile risulti inquinata da idrocarburi, compreso MTBE, è necessario e doveroso interrrompere l’erogazione idrica. Gli interventi di decontaminazione terranno conto sia del tasso di inquinamento sia del punto dove lo stesso si è verificato. Se l’inquinamento coinvolge un pozzo o la falda acquifera (perdita di benzina verde da impianti di produzione e/o percolamento nel sottosuolo) allora il problema è decisamente grave; la falda non potrà più essere usata per approvvigionamento di acqua potabile per lungo tempo.

Questa situazione prende origine con la Direttiva europea che ha proibito l'impiego del piombo tetraetile come additivo antidetonante a partire dal 1992 per il grande rischio ambientale e sanitario connesso con il suo uso. Nelle nostre città arrivano le prime auto catalizzate, e con loro le prime benzine senza piombo che per mantenere costanti le proprietà antidetonanti contengono una maggior quantità di idrocarburi isoparaffinici e aromatici (in particolare isottano, xileni, toluene e benzene). Ciò ha permesso di rispettare le direttive dell'Unione Europea sul numero di ottano ma da allora si registrano emissioni inquinanti più consistenti e forse non valutate preventivamente con attenzione per la loro pericolosità: in particolare per quelle di natura aromatica, altamente tossiche (e cancerogene come il benzene). Per contrastare questo fenomeno, più recentemente si sono immesse nel mercato benzine addizionate con piccole quantità di composti ossigenati come MTBE (Metil terz-butil etere) e ETBE (Etil terz-butil etere) che , come abbiamo visto, producono queste conseguenze inquinando il sistema drenante ed idrico del sottosuolo rendendo inservibile enormi quantità di acqua per altro resasi così preoccupantemente scarsa quest'anno anche alle nostre latitudini.

Dal momento delle prime denunce sulla stampa, ad oggi si sa solo che sono stati avviati monitoraggi sulle risorse idriche (in particolare l'Agenzia Regionale di Protezione dell'Ambiente della Regione Emilia Romagna) ma pubblicazioni di tali indagini non sono ancora state diffuse. Nel Veneto non si è al corrente di nessuna indagine su questo problema nonostante i migliaia di pozzi potabili ancor oggi utilizzati soprattutto nella fascia centrale del territorio planiziale che, come è noto, è densamente antropizzato e attraversato da una miriade di strade in assoluta contiguità con il sistema di sgrondo delle acque. Questo reticolo alimenta l' acquifero indifferenziato che sgorga nella bassa pianura in quel preziosissimo sistema di risorgive, pozzi artesiani, fiumi, (Marzenego, Dese, Zero, Sile) nei quali in realtà spegniamo la nostra sete quotidiana. Infatti sia l'acqua che arriva nei nostri rubinetti (per me la migliore comunque) sia con l'acqua imbottigliata dalle varie marche di "cosiddetta" minerale che hanno traforato la pianura veneta (soprattutto veneziana e padovana) proviene da quello stesso aquifero. Anche in questo caso di verifiche che possano tranquilizzarci, nessuna.

Cosa possiamo fare pertanto da consumatori per difendersi da questa nuova minaccia? Innanzitutto chiedere ai nostri fornitori d'acqua di effettuare dei controlli in continuo sulla presenza o meno di questo pericoloso inquinante e dei suoi derivati o metaboliti; in secondo luogo decidere di usare meno possibile l'automobile che in definitiva è la causa (fra le altre) di questo ulteriore problema ambientale!

(Chiavi di ricerca: MTBE, Metil terz-butil etere, ETBE, Etil terz-butil etere, benzine verdi, additivi antidetonanti, pozzi, acquiferi,)

(Fonte: Toxicity of methyl-tert-butyl ether to freshwater organisms.
Werner I, Koger CS, Deanovic LA, Hinton DE
School of Veterinary Medicine, Department of Anatomy, Physiology and Cell Biology, UC Systemwide Toxic Substances Research and Teaching Program-Lead Campus Program in Ecotoxicology, University of California, Davis, CA 95616, USA.)

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