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STORIA DI ROMA



LA REPUBBLICA

Dittatura di Cinna e guerra civile
(87-82 a.C.)

 

Lotta fra Cinna e Ottavio - Il ritorno di Mario - Cinna dittatore - Silla sbarca in Italia -
La guerra civile - Termine del conflitto: massacro dei Sanniti e caduta di Preneste



Lotta fra Cinna e Ottavio

Durante il periodo che vide Silla occupato in oriente molti fatti accadero a Roma in sua assenza.
Nell'87 a.C., appena partito Silla, i due consoli Cinna e Ottavio cominciarono a lottare sulle questioni dell'equa distribuzione dei cittadini nelle tribù. Cinna, appoggiato dai tribuni, propose leggi sulla maggiore eguaglianza possibile nella distribuzione, Ottavio, dalla parte del senato, cercò di impedirglielo.

Il giorno delle votazioni delle leggi proposte da Cinna vi fu nel Foro una sanguinosa battaglia tra i partigiani dei due consoli, si narra di 10.000 morti, una cifra enorme. Malgrado Cinna avesse aizzato contro il rivale gli italici e gli schiavi, Ottavio riuscì a vincere, costringendo Cinna a rifiugarsi a Nola. Il senato mise fuori legge i capi della rivolta e destituì il console democratico.


Il ritorno di Mario

L'esercito che assediava Nola era composto per lo più da italici favorevoli alla politica di Cinna. Altri capi democratici, fra i quali Quinto Sertorio e il tribuno Gneo Papirio Carbone, si distribuirono sul territorio italico chiamando a raccolta le popolazioni della penisola, mentre Caio Mario ritornava dall'Africa e sbarcava in Etruria con un esercito di volontari per unirsi alla rivolta democratica.

I diversi eserciti democratici si avvicinarono a Roma in una morsa di accerchiamento, mentre Mario assediava Ostia per interrompere i rifornimenti alla capitale. La città non potè far altro che arrendersi (87 a.C.).

In città si scatenò il terrore e la repressione più violenta. L'esercito di Mario ebbe una parte di primo piano nell'uccisione di Ottavio, Lucio Giulio Cesare e Quinto Lutazio Catulo, ovvero alcuni degli esponenti di spicco del potere senatoriale. Molti tra i conservatori e i loro sostenitori furono uccisi e leggi di Silla abrogate.


Cinna dittatore

Vennero eletti consoli per l'86 a.C. Mario e Cinna. Tuttavia Mario morì all'inizio dell'86 e i poteri vennero esercitati per i due anni successivi dal solo Cinna, che di fatto divenne dittatore dell'Urbe.

Dopo la morte di Mario e la repressione delle frange più violente dei suoi veterani, Cinna cercò di stabilizzare la situazione fermando la repressione e approvando leggi in favore della popolazione: fu stabilità l'eguale distribuzione dei cittadini nelle tribù, fu promossa una parziale riduzione dei debiti, fu inaugurata una riforma monetaria e aumentata la distribuzione gratuita del pane.

Ma la situazione non era comunque delle più rosee. Cinna e i suoi sostenitori erano largamente appoggiati dagli italici, i cittadini romani originari non erano del tutto contenti di una situazione così aperta e favorevole agli "stranieri". Inoltre la guerra con Mitridate era terminata e Silla si preparava al ritorno in patria, facendo sapere che avrebbe rispettato le nuove disposizioni democratiche.

L'immininete ritorno di Silla ridiede coraggio al movimento senatoriale più moderato, che auspicava un accordo con il vincitore della guerra in oriente. Cinna e Carbone invece preparavano ad Ancona una spedizione destinata a contrastare militarmente Silla (85-84 a.C.).


Silla sbarca in Italia

I piani dei due democratici fallirono quando l'esercito riunito ad Ancona, forse scontento per il profilarsi di una campagna invernale, uccise Cinna. Carbone non se la sentì di proseguire da solo e rinunciò alla spedizione, mentre a Roma furono eletti per l'83 a.C. due nuovi consoli, Caio Norbano e Lucio Cornelio Scipione.

Nell'83 anche Silla sbarcò in Apulia, senza trovare resistenza da parte dei democratici, non ancora pronti alla guerra. Dalla parte di Silla passarono subito esponenti di spicco del senato e anche personaggi appartenenti alla schiera democratica: Quinto Metello Pio, Marco Licinio Crasso, Lucio Marcio Filippo e Gneo Pompeo Strabone figlio.

I democratici potevano contare su una forza complessiva di circa 200.000 uomini, mentre Silla sulle sue sole 36.000 unità, comprensive di cavalleria. Tuttavia l'esercito di Silla era temprato dalla guerra in oriente e fedelissimo al suo comandante, disciplinato e affiatato, mentre le schiere democratiche erano più che mai eterogenee e meno abili in combattimento perchè non abituate allo scontro, situazioni che risulteranno determinanti per le sorti del conflitto.


La guerra civile

Silla si diresse verso la Campania per scontrarsi con l'esercito dei due consoli. Norbano fu facilmente sconfitto, mentre le truppe di Scipione passarono dalla parte di Silla.
Nell'82 a.C. nuovi consoli di Roma furono eletti Carbone e Caio Mario figlio. Questi attese Silla, che si stava dirigendo verso Roma, nel Lazio. Presso Sacriporto gli eserciti diedero luogo a una grande battaglia, terminata con la netta vittoria di Silla e la fuga di Mario a Preneste.

Mario diede ordine di abbandonare Roma, Silla la occupò senza troppa fatica. Ora il suo esercito poteva portarsi in aiuto alle truppe di Metello e Pompeo, impegnate sul fronte settentrionale dall'esercito di Carbone.

A questo punto entrarono in scena i Sanniti, forti di 70.000 unità e guidate dai due comandanti Ponzio Telesino e Marco Lamponio. I Sanniti erano in guerra contro Silla dal'88 a.C. (vedi la guerra sociale) per la questione italica, essi non potevano far altro che schierarsi dalla parte dei democratici, una vittoria di Silla avrebbe infatti bloccato per sempre le loro rivendicazioni.

Silla dovette di nuovo dedicarsi al fronte meridionale, lasciando al nord una parte dei suoi soldati in appoggio a Pompeo e Metello, che riuscirono ad ottenere importanti vittorie e provocare la fuga in Africa di Carbone. La sua fuga permise così di liberare il fronte ed intervenire in appoggio di Silla.

I Sanniti si erano uniti a Mario figlio a Preneste. Silla e i suoi uomini si erano già portati a ridosso della città. A questo punto i Sanniti tentarono una sortita a sorpresa verso Roma, Silla si mise in marcia per inseguirli. Nel novembre dell'82, presso la Porta Collina, vi fu lo scontro decisivo tra i due eserciti: la battaglia si protrasse fino al giorno seguente e terminò con la disfatta sannita, grazie al valido apporto degli uomini di Crasso, che intervennero in aiuto alle truppe di Silla, schiacciate contro le mura.


Termine del conflitto: massacro dei Sanniti e caduta di Preneste

Ponzio Telesino e i Sanniti sopravvissuti vennero fatti prigionieri e rinchiusi nel Campo Marzio. Qui le truppe di Silla massacrarono gli sconfitti su espresso ordine del loro comandante, che durante le esecuzioni teneva un discorso al Senato presso il Tempio di Bellona, dea della guerra, che si trovava adiacente ai Campi. Silla invitò i senatori a non porre attenzione alle grida, in quanto si stava solamente dando una lezione a un gruppo di miserabili. Roma era ormai sotto il giogo del terrore sillano.

Il massacro dei Sanniti fu seguito dalla capitolazione di Preneste. Mario si uccise, mentre la popolazione della città venne sterminata. Alle altre città oppostesi a Silla toccò la stessa sorte, Silla stesso organizzò una spedizione punitiva nel cuore del territorio sannita, ad Isernia, dove gli stermini di massa trasformarono la regione in un deserto. Carbone, che si trovava in Sicilia, fu catturato e giustiziato a Lilibeo. Tutte le regione italiche e le provincie estere furono progressivamente epurate dai sostenitori democratici, in Africa la rivolta fu sottomessa da Pompeo, in Sardegna da Lucio Filippo. In Spagna Quinto Sertorio, governatore democratico, dette momentaneamente rifugio ai resti dei sostenitori di Mario.

Terminava così la guerra civile tra Silla e i democratici. Roma si avviava verso una cupa dittatura.

 

 

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