Le Grotte



 
 
 
 
 

Cosa sono le grotte?

Per quale motivo si formano le grotte?

Che età hanno le grotte?

Che condizioni ambientali vi sono in grotta?
 

Tipologia delle grotte

Struttura delle grotte

Concrezioni

Sei modi di andare in grotta

Il rilievo
 


 
 
 
 
 

Cosa sono le grotte?

Sono vasti reticoli di cavita' naturali che esistono all'interno di  certe montagne; a volte esse arrivano sino alla superficie esterna  formando tenebrosi ingressi dai quali possiamo entrare a visitare  o ad esplorare questi mondi bui percorsi solo da aria ed acqua.  Ma attenzione: la grotta e' nell'interno del monte e in genere per  evolversi non ha affatto bisogno di ingressi percorribili. E' per  questo che pensiamo che buona parte delle grotte che esistono in  realta' non siano accessibili: all'esterno arrivano indizi che ci  permettono di capire che la montagna e' piena di gallerie, ma  entrarci e' spesso estremamente difficile. La massima parte delle grotte che conosciamo e' scavata in rocce  carbonatiche (calcari e dolomie) che sono costituite  essenzialmente da miscele di due sali lentamente solubili in acqua:  carbonato di calcio e carbonato di magnesio.
 
 

Cosa sono le rocce carbonatiche?

Si tratta di grandi masse di carbonato di calcio e magnesio  depositate sul fondo di antichi mari.  I piccoli organismi che compivano il loro ciclo vitale in  prossimita' della superficie del mare vi cadevano poi al fondo  quando morivano, formando depositi di ogni sorta di residui  organici (soprattutto gusci e scheletri) spesso cementati dalla  deposizione diretta dei carbonati se l'acqua finiva per risultarne  sovrassatura. Le vicissitudini geologiche  delle decine di milioni di anni successivi hanno poi trasformato  questi depositi in rocce e li hanno fatti emergere all'aria. La variabilita' delle condizioni di deposizione, dei tipi di  organismi e dei successivi eventi geologici capaci di indurne  radicali trasformazioni fa si' che le rocce carbonatiche abbiano  caratteristiche molto diverse dall'una all'altra.
 
 

Per quale motivo si formano le grotte?

Il motivo fondamentale e' che la roccia in cui sono scavate non e'  adatta a resistere ai milioni di anni di piogge che subisce perche'  e' piuttosto tenera, erodibile, e soprattutto e' solubile nell'acqua. 
I ruscelli, all'esterno, incidono la montagna con pareti, forre,  canaloni; all'interno, quando invece riescono a penetrare  attraverso sistemi di fratture, formano le grotte. 
In dettaglio pero' il processo di scioglimento della roccia in acqua  e' molto complesso: dipende principalmente dalla temperatura  (cioe' dal clima, attuale e passato), dalla quantita' di anidride  carbonica disciolta in acqua, e dalla portata dell'acqua che penetra  nel sottosuolo. L'importanza dell'anidriche carbonica e'  fondamentale perche' essa acidifica l'acqua rendendola piu'  aggressiva: le acque piu' ricche di questo gas disciolto sono  quelle che hanno attraversato forti coperture vegetali e le acque  piu' fredde, perche' la sua solubilita' decresce al salire della  temperatura.
Grosso modo si puo' dire che si tratta di una lotta fra le  condizioni che provocano lo scavo delle grotte (acque non sature  di sali, e percio' aggressive) e quelle che causano il loro  riempimento (acque sovrassature di sali disciolti e che percio'  tendono a depositarne una parte). 
Queste ultime provocano percio' la formazione di concrezioni che  possono finire per riempire interamente la cavita'. In questi casi  quel che resta di una grotta viene frammentato in tronconi isolati  l'uno dall'altro, perfettamente inaccessibili: nei monti in cui  troviamo una grotta concrezionata ce ne sono sicuramente molte  altre, isolate dall'esterno, bolle d'aria chiuse nella roccia da  fantastiche cristallizzazioni. E' per questa loro tendenza a divenire  inaccessibili che le grotte molto adorne di concrezioni (o,  all'interno di una stessa grotta, le gallerie fortemente  concrezionate) sono rare: il loro sviluppo e' un fenomeno che  finisce per isolare completamente la cavita' per poi riempirla  completamente.
 
 

Dove va a finire l'acqua delle grotte?

Verso le sorgenti, a valle. Il percorso di un ruscello all'interno di una montagna e'  all'incirca questo: cade lungo pozzi e ripide e strette gallerie  unendosi ad altri ruscellamenti ed ingrossandosi sino ad arrivare  ad una quota poco maggiore di quella delle risorgenze, quella che  gli speleologi chiamano livello di base, dove spesso ormai il  flusso d'acqua si e' trasformato in un torrente che scorre in ampie  gallerie. 
A quel punto la gran parte della caduta attraverso la montagna e'  finita. Li' l'acqua diventa lenta, poco propensa a erodere, e forma  laghi e laghetti. Le nostre esplorazioni in genere si arrestano  quando arriviamo dinanzi ad un lago il cui emissario e'  subacqueo, cioe' un lago nel cui letto vi sono gallerie sommerse  nelle quali l'acqua avanza verso le risorgenze. (noi chiamiamo  sifoni queste gallerie sommerse).
Sapere cosa c'e' al di la' di questi limiti e' difficile, ma possibile.  Uno e' ricorrere alla speleologia subacquea: andarci, insomma, immergendosi in acqua e nuotando nelle gallerie sommerse per  guardare come sono fatte e dove vanno. E' una disciplina  effettivamente piuttosto pericolosa, ma che in questi anni sta  conoscendo un grande sviluppo grazie anche all'evoluzione delle  tecniche di immersione. 
Un altro sistema, molto piu' comodo, per sapere come sono fatte  quelle zone sommerse e' studiare in altre grotte i tratti di gallerie  che erano sommerse in un lontano passato ma che ora sono  fossili e piene d'aria. 
Ecco le gallerie sommerse alle radici del monte: sono ampie,  piene d'acqua lenta, di forma diversa da quelle nelle quali l'acqua  precipita: quelle lassu' sembravano forre, alte e strette, sempre in  discesa, mentre queste sono abbastanza tondeggianti e vanno su e  giu' (in genere dolcemente), modellate a salite e discese che si  alternano in un modo apparentemente insensato, dimentico della  gravita'. Sono quelle che noi chiamiamo gallerie freatiche, cioe'  che si sono formate sott'acqua. 
Insomma: l'acqua entra e cade lungo forre interne sino alla base  del monte, modellato come una spugna in un intrico di gallerie  invase dall'acqua. In un qualche punto all'esterno questo gran  bacino d'acqua tocca la superficie della montagna e di li' trabocca:  e' la risorgenza, finalmente. 
I luoghi dove l'acqua torna a giorno, dopo chissa' quali percorsi  nell'oscurita', sono sempre molto belli: una delle sorgenti piu'  famose e' quella di Valchiusa (vicino Avignone) cantata dal 
Petrarca, dalla quale sgorga l'acqua assorbita nelle grotte di un  altopiano di oltre mille chilometri quadrati. E' un piccolo,  profondissimo lago al piede di una parete rocciosa dal quale  trabocca incessantemente un bel fiume che, in piena, arriva ad  una portata di 150 metri cubi d'acqua al secondo. 
Oltre che molto belli sono luoghi molto utili, dato che la loro  acqua in genere viene captata ed immessa negli acquedotti.
 
 

Che forme hanno le gallerie delle grotte?

Ci sono tre forme di base che riflettono tre diverse origini: forme  vadose, freatiche e di crollo.
Le forme vadose sono originate dallo scorrimento di ruscelli: si  tratta in sostanza di piccoli canyon chiusi in alto. Sono gallerie  larghe quanto i ruscelli che le hanno formate (da pochi centimetri  a qualche metro) e alte da pochi decimetri a centinaia di metri, a  seconda anche dell'altezza delle fratture lungo le quali ha avuto  inizio il trasporto dell'acqua. E' un tipo di gallerie che si incontra  di frequente nelle parti piu' alte delle montagne, dove l'acqua  appena entrata scava con energia.
Le forme freatiche hanno invece origine da scavi subacquei, nella  falda acquifera. La' sotto l'acqua non cade ma migra su e giu'  verso le risorgenze, scavando tutt'attorno a se'. Ecco allora che le  gallerie freatiche che si formano sono tondeggianti, in genere  allungate lungo l'asse della frattura che, in origine, aveva iniziato  il trasporto dell'acqua. I diametri tipici di esse vanno da pochi  decimetri a qualche metro. La superficie delle pareti, nell'insieme  lavorata a tutto tondo, in dettaglio appare scavata come da  grosse sgorbie, a cucchiaiate (scallop).
Le forme di crollo hanno origine invece dal pluri-millenario  franare di volte e pareti di gallerie che sono andate allargandosi  sino a che non hanno superato il limite meccanico che poteva  essere retto da quella roccia in quelle condizioni di fratturazione. 
Si tratta in genere di gallerie (e soprattutto di sale, piu' soggette a  crolli) molto ampie, di norma ingombre di frana: in realta' la  galleria (o, piu' spesso, le gallerie), che hanno iniziato il processo  sono ora sepolte fra i massi del pavimento, mentre noi  percorriamo lo spazio lasciato libero dai crolli. Su pareti e soffitti  si possono distinguere le nicchie di distacco dei massi, nette e  non lavorate dall'acqua. Nelle sale piu' vaste la volta viene  spesso ad assumere una forma ad arco: cio' e' dovuto al fatto che  sulla cavita' continua ad insistere il peso della montagna. Cio' che  la regge e' la roccia attorno ad essa e quindi avviene che nel  'semicerchio' che contiene il salone la roccia e' compressa e  difficile a franare; quella che invece si viene a trovare all'interno  di esso e' in distensione, appesa passivamente in attesa di cadere. 
Man mano la sala si amplia per il crollo delle parti piu' instabili e,  alla lunga, il soffitto finisce per coincidere con l'arco che sostiene  il monte sovrastante.
Le tre descritte sono le forme di base: nella realta' quello che si  incontra sottoterra e' un miscuglio di esse, mascherato spesso da  concrezioni e altri riempimenti. Questo intrico e' un libro nel  quale sta scritta tutta la storia della grotta, ma si tratta di un libro  che, spesso, e' molto difficile da interpretare.
 
 

Le grotte si formano solo nelle rocce calcaree?

No, si formano in tutte le rocce solubili in acqua, percio'  soprattutto nel sale, nel gesso e anche in una "roccia" molto  particolare: il ghiaccio.
Si tratta in tutti e tre i casi di "rocce" estremamente solubili ma, in  tempi geologici, anche plastiche, capaci cioe' di deformarsi senza  rompersi se sottoposte a sforzi tettonici. Questo fa si' che le  fratture siano piuttosto rare e che quindi l'acqua abbia molta  difficolta' ad iniziare a penetrare nel sottosuolo, ma nei punti in  cui riesce l'evoluzione della grotta che essa viene a formare  diventa molto rapida ed imponente. Le grotte nel sale sono molto rare anche perche' la sua solubilita'  e' cosi' alta che gli affioramenti di questa roccia tendono a sparire  in tempi molto brevi: se ne trovano percio' solo in zone dove la  piovosita' e' praticamente assente, come nel Vicino e Medio  Oriente.
La solubilita' del gesso e' intermedia fra quella della roccia  calcarea e quella del sale e da' origine ad imponenti fenomeni  carsici: una delle grotte piu' lunghe del mondo, la  Optimisticeskaja, in Ucraina (157 km di sviluppo), e' appunto  scavata nel gesso. In Italia, nella zona dell'Emilia-Romagna, vi  sono alcune delle piu' importanti (e le piu' profonde) cavita'  mondiali in questa roccia. Nei gessi bolognesi la grotta della  Spipola, con oltre 10 km di sviluppo, e' la grotta in gesso piu'  famosa del nostro paese, mentre il sistema carsico del Rio  Basino, con circa 250 m di dislivello, risulta essere attualmente il  piu' profondo del mondo.
La terza roccia carsificabile, il ghiaccio, e' molto curiosa. In  realta' delle tre e' la piu' solubile e percio' quella che tende piu'  rapidamente ad essere asportata, ma se ne ricrea continuamente  sicche' si possono formare grandi strutture carsiche, stabili,  all'interno della massa dei principali ghiacciai. Perche' questo  accada occorre che la superficie glaciale non presenti crepacci,  che quando ci sono causano un assorbimento diffuso, e che sia  abbastanza pianeggiante. I grossi torrenti che si formano sulla  superficie scavano pozzi nei punti di maggior debolezza della  massa glaciale e le imponenti cascate che finiscono per  precipitarvisi dentro li tengono aperti e scavano sino a profondita'  di cento-centocinquanta metri sotto il ghiaccio. Piu' in giu' la  pressione e' tale che il ghiaccio scorre lentamente e riempie  eventuali cavita' e questo obbliga l'acqua a procedere per vie  quasi orizzontali. 
Si tratta del fenomeno carsico meno noto dei tre; gli studi su di  esso sono iniziati da pochi anni (soprattutto ad opera di ricercatori  italiani), e sembra destinato a rivestire un ruolo importante nella  glaciologia.
Chiudiamo notando pero' che quasi tutte le rocce sono, almeno  un pochino, solubili. E' per questo che si possono formare grotte  anche in montagne costituite di rocce che ne sono normalmente  prive: questo capita in regioni dove la estrema stabilita' geologica  di vaste zone le espone da miliardi di anni all'azione delle piogge,  come avviene, ad esempio, nelle quarziti del Sud America o nei  graniti dell'entroterra somalo.
 
 

Ci sono grotte non originate dall'acqua?

Si', sulle pendici dei vulcani. Lo scorrimento delle lave forma delle grotte di un tipo particolare,  Êa tuboË: l'esterno del flusso di lava che corre verso valle si  raffredda e cessa di scorrere, venendo a formare un tunnel al cui  interno continua a scorrere la roccia fusa (incavernamento della  lava). A fine eruzione viene lasciato un tubo di roccia che, una  volta raffreddatosi, potra' divenire percorribile.  Le piu' grandi grotte a "tubo di lava" si trovano nelle Haway e  raggiungono sviluppi di oltre 10 km; in Europa ve ne sono di  famose alle Azzorre. In Italia, sulle pendici dell'Etna se ne aprono  diverse centinaia, alcune delle quali superano abbondantemente il  chilometro di sviluppo.
 
 

Che età hanno le grotte e le rocce che le contengono?

Le risposte sono diverse per le une e le altre.  L'eta' delle rocce non e' difficile da determinare; possiamo dire  che la gran parte delle grotte note e' scavata in rocce che hanno  avuto origine soprattutto nel Mesozoico (fra 65 e 230 milioni di  anni fa) o, piu' raramente, nel Paleozoico sino al Devoniano (da  230 a 400 milioni di anni fa).  Per la verita' ci sono rocce carsificabili ancora piu' antiche.  Abbiamo infatti visto prima che le montagne calcaree e  dolomitiche hanno un'origine biologica: la vita sulla Terra e'  diventata capace di costruire imponenti deposizioni di rocce  carbonatiche gia' da 6-700 milioni di anni. Ma di esse e' rimasto  ben poco e solo in zone particolari.
Alla domanda "qual'e' l'eta' di una grotta", invece, e' molto piu'  difficile rispondere, soprattutto perche' una grotta e' qualcosa che  non c'e'. Si possono pero' datare due cose, legate ad essa: i  depositi e le condizioni di formazione. In un caso, cioe',  misuriamo l'eta' dei depositi chimici interni tipici di un ambiente  di grotta, ad esempio quella delle concrezioni; nell'altro  determiniamo da quanto tempo la montagna si trova in una  situazione analoga a quella attuale, in maniera da capire quand'e'  che l'acqua ha potuto iniziare a scavarla all'interno. Dalle misure risulta che, in genere, le grotte conosciute sono  strutture vecchie di pochi milioni di anni e percio' molto piu'  recenti delle rocce che le contengono. Questo, naturalmente, e'  vero soprattutto per le grotte dell'Europa dato che essa e' un  territorio geologicamente molto "attivo"; in zone dove i  movimenti della crosta terrestre sono minori possiamo trovare  grotte estremamente piu' antiche.
 
 

Che condizioni ambientali vi sono in grotta?

Sono, in genere ambienti poco ospitali per l'uomo. La regola generale e' che l'aria delle grotte e' satura di umidita' e  con una temperatura praticamente costante: vediamo queste due  caratteristiche.
L'umidita'. Acqua ed aria in un qualsiasi ambiente chiuso vanno  in equilibrio fra loro quando l'aria diviene satura di vapor  d'acqua. In grotta, in genere, ci sono entrambi i fluidi, in  ambiente chiusi o semi-chiusi: l'acqua ha cosi' tempo di  evaporare e saturare di umidita' le masse d'aria che fluiscono  nella montagna (il fatto che all'esterno, invece, l'aria sia spesso  'secca' e' causato dell'azione del sole e delle precipitazioni).
Vediamo la temperatura. Le grotte sono quasi sempre attraversate  da grandi flussi d'acqua: grosso modo la loro temperatura e'  quella media delle acque che entrano sottoterra, e dunque,  all'incirca, quella media delle precipitazioni (pioggia o neve) in  quella particolare localita'. Normalmente, percio', le variazioni di  temperatura da una grotta all'altra sono piuttosto grandi, legate al  clima della regione e alla quota. 
Un po' di esempi? Le splendide grotte di Sardegna, che si  sviluppano prevalentemente al livello del mare, sono intorno ai  20 C, le grotte alpine e nord-appenniniche a mille metri di quota  hanno temperature intorno ai 6-8 C, mentre quelle che si aprono  intorno ai duemila metri di quota sulle Alpi scendono fino a 1- 3 C. In genere, insomma, in grotta fa piuttosto freddo. Questa e' la regola, ma ci sono numerose eccezioni legate a  situazioni particolari: grotte che si aprono in zone termali possono  essere cosi' calde da impedire o rendere estremamente difficile  l'esplorazione (le grotte di Sciacca, in Sicilia, arrivano ad oltre  80 C). E' invece molto raro incontrare grotte la cui temperatura  sia sotto lo zero, anche solo di poco.