La grotta, così come la vediamo noi tutti da fuori
La grotta, come la disegnano gli speleologi
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Perchè si fa il rilievo?
Il rilievo viene considerato dai più come la parte peggiore dell'attività
speleologica. Si tratta, in pratica, di prendere le misure alla grotta
per poterne poi disegnare una mappa. L'importanza del rilievo risiede nel
fatto che rappresenta il prodotto finale di tutti gli sforzi compiuti.
Quando si scopre una nuova grotta, o un nuovo ramo in una grotta già
nota, é necessario portare a conoscenza del fatto tutti gli altri
speleologi, descrivere i nuovi ambienti esplorati e rendere disponibili
dati per chi studia lo sviluppo del carsismo in quell'area. Non secondaria
é l'esigenza di mettere a disposizione di futuri visitatori della
stessa cavità le conoscenze necessarie a decidere che tipo di attrezzatura
serve per l'esplorazione. Tutto questo si fa rilevando la grotta ed elaborandone
poi delle mappe, chiamate genericamente "rilievi".
Tutti i rilievi vengono raccolti, insieme alla descrizione delle grotte,
in un Catasto.
Come fare il disegno delle grotte trovate?
Per riuscire a disegnare una grotta bisogna prima farne il rilievo topografico,
cioe' misurarne le forme e le dimensioni principali. Si opera in genere
in due: uno si posiziona in quello che sara' il punto iniziale del rilievo
mentre l'altro si allontana sino al limite della visibilita' del primo
(in genere si tratta di qualche metro, ma a volte, ahinoi, sono solo pochi
decimetri...), li' si ferma e si gira verso l'altro.
A quel punto si e' tracciata una linea ideale nello spazio fra gli
occhi dei due topografi: basta misurarne le coordinate. Il primo misura
quindi la lunghezza (distanza dal compagno) con unacordella metrica o con
un telemetro, l'inclinazione sull'orizzontale con un clinometro e la direzione
con una bussola (che sottoterra funziona benissimo: le rocce sono "trasparenti"
al campo magnetico terrestre). Scrive su un taccuino questi dati e altre
note fisiche, fa uno schizzo di come e' fatto quel trattino di grotta e
poi si sposta nell'esatta posizione del secondo che a sua volta si allontana
sino al limite della visibilita' del primo: e si ripete, si ripete, si
ripete...
E' un lavoro lunghissimo, freddo e noioso, ma nell'insieme uno dei
piu' soddisfacenti perche' poi a casa potremo stendere un disegno accurato
di dove e come ci siamo inoltrati all'interno del monte.
Per rendere la forma delle tridimensionali grotte sul foglio in genere
scegliamo di fare tre mappe differenti. Una e' la pianta ed e' la rappresentazione
della grotta proiettata sul piano orizzontale: in pratica e' quello che
vedrebbe un osservatore da alta quota se la montagna fosse trasparente
e la grotta no.
L'altra e' la sezione verticale: tutta la grotta viene schiacciata
su un piano verticale, proprio come se fosse un modellino tridimensionale
di carta che desideriamo piegare. In questa rappresentazione si perdono
completamente le relazioni fra le varie parti della grotta ma si ha un'idea
sintetica del suo andamento.
Infine c'e' l'insieme delle numerose e piccole sezioni trasversali
nelle quali vengono rappresentate le forme delle gallerie in certi punti
significativi: infatti, come abbiamo spiegato altrove, dalla forma delle
gallerie se ne puo' ricostruire la genesi. |