Maniero di Machecoul. Qui, come in quello di Tiffauges, Gilles aveva compiuto ogni sorta di crimini e tentato con l'alchimia di evitare il tracollo finanziario.
Le Battaglie
Nell'ultima fase della Guerra dei Cent'anni Gilles de Rais fu uno dei rari signori della Francia dell'Ovest a schierarsi a favore del Delfino Carlo VII.
Su tale scelta influì anche Georges La Tremoille, suo cugino e favorito del sovrano.
Dal 1427 si mise al servizio del re di Francia, pagando di tasca sua buona parte delle truppe che comandava e alle quali imponeva una disciplina ferrea.
Si distinse per il suo grande coraggio.
Nel corso dell'attacco alla fortezza di Lude, fu il primo a saltare oltre le mura nemiche e, una volta espugnatele, uccise il governatore inglese, il capitano Blackburn, aprendogli la testa con un fendente di spada.
Altre azioni di rilievo si registrano a Rainfort, Saint Laurent De Mortiers e Malicorne.
Durante l'assedio inglese di Orleans, Gilles rimase affascinato dalla forte personalità di Giovanna D'Arco. Per lei sarà sempre un compagno leale e coraggioso.
Sua fu la responsabilità della sicurezza personale della Pulzella, insieme alla quale, dopo la liberazione di Orleans (1429), si impegnò nelle battaglie di Beaugency e di Patay.
A quel punto Carlo VII lo nominò, a neppure venticinque anni, maresciallo di Francia e lo autorizzò a fregiare il proprio vessillo con le insegne reali.
Inoltre fu uno dei quattro signori francesi designati a scortare la Sacra Ampolla dall'Abbazia di Saint Remy alla chiesa di Notre Dame de Reims, dove il 17 luglio 1429 Carlo VII fu consacrato re di Francia.
Si racconta che, nel dicembre 1430, Gilles de Rais abbia tentato senza successo di attraversare la Senna a Louviers, per raggiungere Rouen e liberare la Pulzella.
Dopo aver condotto senza fortuna, nel 1432 un'ultima battaglia a Lagny il Maresciallo di Francia si ritirò a vivere nei propri possedimenti.
Caduto in disgrazia La Tremoille Gilles non scese mai più su un campo di battaglia.
L'Errore fatale
Gilles de Rais, travolto dalla propria megalomania e dai debiti, cedette numerose proprietà.
Il 2 giugno 1435, su domanda del fratello Renè de La Suze e del cugino Andrè de Laval Lohèac, Carlo VII firmò una lettera di interdizione che privò Gilles del diritto di alienare i propri beni.
Ma il 15 maggio 1440, a capo di una piccola truppa armata, il Maresciallo di Francia si presentò a Saint Etienne De Mer Morte.
In precedenza, egli aveva venduto alcuni possedimenti a Guillame Le Frèron, tesoriere del duca di Bretagna Jean V, il quale, a sua volta, aveva delegato il fratello, chierico tonsurato, ad amministrarglieli.
Il religioso stava celebrando la messa, quando Gilles entrò in chiesa armato, accusando il religioso di essere un ribaldo, reo di aver praticato estorsioni nei confronti dei suoi ex sudditi.
Quindi lo sequestrò e lo condusse sotto scorta nel castello di Tiffauges.
Da quel momento il vescovo di Nantes Jean de Malestroit, che da tempo stava indagando su Gilles, ma stava aspettando il momento giusto e un valido pretesto per muoversi, avendo di fronte un Maresciallo di Francia,ebbe la situazione in pugno.
Infatti gilles aveva leso la maestà del duca de Bretagna ed era andato contro i diritti della Chiesa.
Eppure, dietro le intenzioni del vescovo di Nantes, si nascondevano anche losche ragioni politiche.
Quest'ultimo, infatti, sperava di mettere le mani su alcuni beni di proprietà di Gilles, essendosene già accaparrati altri versando per essi solo anticipi irrisori.
Il Castello di Princè
Sulla strada che da Chèmèrè porta a Rouans si trova quel che resta del cosiddetto rendez vous di caccia di Gilles, il castello di Princè:
la strada a pavè, le vestigia di un portico monumentale, le rovine di una torre, una parete ridotta a sole finestre sinistre.
La sua torre, nota come torre di Barbablù, fu demolita alla fine della seconda guerra mondiale.
Nel 1371 il maniero era toccato a Jean Chabot che, non avendo eredi, nel 1400 l'aveva donato a Guy II de Laval, padre di Gilles, per poi ripensarci.
Dopo la morte della donna, quest'ultimo, che nel frattempo aveva sposato Marie, della potente famiglia dei Craon, se n'era ugualmente impossessato.
Qui, nel 1429, era nata la figlia di Gilles, Marie.
E sempre qui, relegata quest'ultima e la madre nel maniero di Pouzauges, aveva intrapreso i primi esperimenti di alchimia.
Nel 1437, a causa dei debiti, era stato costretto a cederlo al duca di Bretagna, Giovanni V.
Rimaneggiato durante il Rinascimento, il castello venne bruciato nel 1793, durante la Rivoluzione francese.
Tutt'intorno si estendeva una fitta foresta: la "foresta principis" o "foret du Prince", da cui il nome stesso di Princè.
Oggi, si possono ammirarele "iles enchantèes": cinque isole contornate da "giardini verdi" o "giardini dell'amore", separate tra loro da canali rettilinei che svoltano ad angolo retto.
Il parco è frutto di una sistemazione operata, nel Settecento, da Henri De Gondi, duca di Retz, la cui casata discendeva da una famiglia di banchieri fiorentini, stabilitasi in Francia nel XVI secolo.
Il Maniero di Tiffauges
Residenza preferita da Gilles de Rais, il castello di Tiffauges, situato al confine di tre province, Il Poitou, la Bretagna e l'Angiò, occupa tutta la superficie di un massiccio granitico largo tre ettari.
La sua costruzione risale in parte al X-XI secolo, in parte al XII. Circondato da mura alte diciotto metri e spesse tre o quattro, è delimitato, più in basso, dalla Sèvre nantaise e dal suo affluente La Crume.
L'entrata nel castello, rivolta verso la cittadina di Tiffauges e un tempo rialzata a sei metri dal suolo, attraversa la Tour-porte, una volta difesa da un ponte levatoio, da una serie di spesse grate di ferro a contrappeso e da un massiccio portone.
Sulla sinistra, al pianterreno di una piccola torre, una maquette animata racconta la storia di questa fortezza, che Gilles de Rais aveva ricevuto in dono dalla moglie.
Nel vasto spiazzo della corte interna, sono state ricreate alcune macchine d'assalto medievali: un "trèbuchet", in grado di scagliare a 212 metri di distanza, con incredibile precisione, pietre di 56 Kg ciascuna,
il "manganneau", le cui enormi ruote dentate caricavano una specie di catapulta.E poi arieti e torri d'assalto.
Infine si notano i resti delle mura di cinta, una volta rinforzate da diciotto torri-contrafforte di guardia, tozze e piene.