Le Casermette
e il dopo-guerra

[Sbarra]

Nel 1941 (era da poco scoppiata la guerra) erano state costruite lungo la strada che porta alla cappella di S. Marchese ed in proseguimento dello Stabilimento Snia (ora demolito per lasciare posto a nuovi caseggiati), delle Casermette funzionali.
Vennero su in pochi mesi: iniziate nel marzo 1941 prima dell'inverno vi entrava già la truppa. Erano 6 padiglioni a piano terra; due grandi cortili in mezzo; una pista di cemento che girava attorno agli ingressi interni; due palazzine a due piani - terreno e un piano - per i Comandi: situate all'ingresso principale; un grande edificio per le cucine e lo spaccio, fronteggiato da un bel porticato; due capannoni per i garages, e un brutto caseggiato, che chiamavano « scuderie », non so per quale motivo.
Alla data dell'armistizio i militari nella notte dell'8 settembre abbandonarono le Casermette; che erano ricolme nei magazzini di quantità enorme di roba: alimentari e equipaggiamento; e incominciò il saccheggio, che durò molti giorni; scene che avvengono durante le rivoluzioni.
Poi arrivarono i tedeschi, e ci entrarono: ma rimasero non molto tempo: quindi reparti del Battaglione « Nembo », della Repubblica fascista che di qui partivano per azioni di rastrellamenti: poi reparti dell'Aviazione repubblicana.
Ma già durante questo periodo ci furono alcune famiglie di civili, senza alloggio, che ebbero il coraggio di entrare nelle Casermette e sistemarsi: non trovarono ne opposizione nè difficoltà. Era un timido, clandestino inizio di quanto sarebbe avvenuto dopo poco tempo.
Finita la guerra cominciò l'invasione delle Casermette: dopo qualche mese quell'immenso recinto era brulicante di persone umane; i saloni dormitorio venivano tramezzati, i muti spaccati per ricavarne porte e finestre, senza che nessuno intervenisse a regolare queste occupazioni e sistemazioni, in un disordine sempre crescente.
E poi occupati gli edifici, cominciarono a tirar su baracche attorno a tutto il muro di cinta; e poi lungo la pista di cemento; ciascuno si regolava come poteva: non c'era il minimo intervento di direttive, di un piano di occupazione. Ebbene? non accadde mai nessun incidente di rilievo: una cosa incredibile. Ma qui la storia incomincia a farsi recente; e poi è una vicenda questa delle Casermette che chi non l'ha vista tutta da vicino non può immaginarla.
Così la parrocchia di Altessano ebbe un secondo sbalzo in alto, ed improvviso e con caratteristiche straordinarie nell'aumento di popolazione; popolazione che nel maggior periodo di occupazione credo abbia raggiunto le 2500 persone; un grosso paese intero rinchiuso dentro un muro di cinta. La parrocchia ci lavorò nelle Casermette, in qualche modo, ed il parroco di allora, nonostante tutto, di quel periodo ne conserva un buon ricordo.
Nel 1970, anche in seguito a dimostrazioni, la gente veniva trasferita in parte alle Vallette, ed alle Maddalene e a Falchera; poi per impedire che venissero perennemente occupate, se ne decideva e se ne effettuava la demolizione.
Ora su quel terreno che vide tanto fervore e movimento di vita e tanta gente e così varie vicende, dopo un lungo periodo di abbandono dovrebbero sorgere impianti sportivi.

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