MARINA ITALIANA

 


PORTA ELICOTTERI VITTORIO VENETO (550)

- AIRCRAFT CARRIER VITTORIO VENETO -

"Victoria nobis vita"


STORIA / HISTORY

Il Vittorio Veneto rappresenta un miglioramento dei due Doria e Duilio, in particolare nella parte elicotteristica: può infatti trasportare ben 9 apparecchi.

Lo scafo ha la parte centro prodiera che si può dire da incrociatore convenzionale, viceversa la parte poppiera è come una nave portaerei avendo un ponte di volo rettangolare lungo 48 metri e largo 18,50.

La prora, che ha forme normali, non ha castello, viceversa dalla plancia alla poppa estrema vi è una lunga sovrastruttura a completa larghezza che alza la coperta di un interponte.

A poppavia della sovrastruttura della plancia vi sono due alberi-fumaioli che servono per sostenere le antenne del radar e lo scarico dei fumi delle caldaie.

L'aviorimessa, che nel Doria è nella sovrastruttura a livello del ponte di volo, qui è sotto il ponte di ovlo ed è collegata con questo mediante elevatori sistemati nella sua parte prodiera.

L'armamento missilistico è costituito da una rampa binata che può lanciare sia missili Terrier, superficie-aria, che missili antisommergibili ASROC.

La rampa è sistemata a prora in coperta.

Gli 8 cannoni da 76 mm. a.a. sono in torrette singole, quattro per lato, due davanti alla plancia e 6 a lato della tuga centrale.

I 6 lanciasiluri antisommergibili sono in 2 impianti trinati situati a poppa sui lati prima del ponte di volo.

Per la ricerca dei sommergibili vi è un sonar nel bulbo prodiero e 9 elicotteri del tipo medio.

L'apparato motore è a vapore, costituito da 2 gruppi di turbine alimentate da 4 caldaie; la potenza è di 73.000 cavali e la velocità di 32 nodi.

Sul "Vittorio Veneto" sono installati numerosi radar di scoperta, di guida missili, del tiro, più un calcolatore elettronico per l'elaborazione e controllo dei dati tattici.


PRINCIPALI MISSIONI OPERATIVE

Costruita dalla Navalmeccanica nel cantiere navale di Castellammare di Stabia, l'unità impostata il 10 giugno 1965 è stata varata il 5 febbraio 1967 e consegnata alla Marina Militare il 12 luglio 1969.

Il primo comandante dell'unità è stato il capitano di vascello Vittorio Marulli[8] che sin dal 1966 ne aveva diretto l'allestimento e che con il grado di ammiraglio di squadra sarebbe stato dal settembre 1981 al gennaio 1984 Comandante in Capo della Squadra Navale e dal 7 febbraio 1984 al 15 ottobre 1985 Capo di Stato Maggiore della Marina.[8] Durante la seconda guerra mondiale Marulli aveva prestato servizio in qualità di ufficiale sull'omonima nave da battaglia.
Dopo avere raggiunto per la prima volta la sua base operativa di Taranto il 30 ottobre, il 4 novembre, cinque giorni dopo, riceveva a Trieste la Bandiera di Combattimento, donata dalla città di Vittorio Veneto.
Dopo appena un anno di servizio e di messa a punto, la nave partì per una lunga crociera addestrativa tenutasi fra il 25 aprile e il 23 agosto 1970 in nord Atlantico, toccando diversi porti americani ed europei.
In seguito all'uscita dalla squadra dell'incrociatore lanciamissili Giuseppe Garibaldi, nel 1971 il Vittorio Veneto assunse anche il ruolo di nave ammiraglia, che cedette all'incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi nel 1987.
Nel corso della sua attività l'incrociatore Vittorio Veneto ha partecipato a numerosissime esercitazioni nazionali ed internazionali, svolgendo sempre la funzione di nave comando di gruppi di scorta a unità portaerei o di convogli complessi.
Nel 1972, fra il 16 agosto e il 29 ottobre, accompagnato da due fregate della classe Bergamini, prese parte ad una lunga campagna addestrativa nel Sud America.
Nell’inverno e nella primavera del 1973 il Vittorio Veneto ha partecipato con l'Andrea Doria e il 3º Gruppo Elicotteri al soccorso delle popolazioni colpite dalle alluvioni in Tunisia. Più tardi prese parte alle operazioni di soccorso delle popolazioni nazionali colpite dai terremoti del Friuli nel 1976 e dell'Irpinia nel 1980.
Fra il 7 luglio e il 20 agosto del 1979 il Vittorio Veneto, ancora con l'incrociatore Andrea Doria e con il rifornitore di squadra Stromboli, ha costituito l'VIII Gruppo Navale che nelle acque del Golfo di Thailandia e nel Mar cinese meridionale ha incrociato in soccorso dei "boat people".

Il Gruppo Navale soccorse e portò in Italia al rientro a Venezia circa un migliaio di profughi vietnamiti che fuggivano dal loro paese.
Nel febbraio del 1984, nel corso del primo impiego di truppe italiane al di fuori del confini nazionali dalla fine della seconda guerra mondiale il Vittorio Veneto, sotto l'egida dell'O.N.U., partecipò alla seconda fase della operazione "Libano Due", scortando i convogli da e per l'Italia e garantendo l'appoggio e la copertura dei contingenti nazionali schierati a Beirut.
Nel febbraio del 1985 ha ospitato il Presidente Repubblica Pertini in visita ufficiale in Egitto.
All'inizio di ottobre del 1985 il Vittorio Veneto prese parte all'Operazione Margherita per ombreggiare il transatlantico Achille Lauro sequestrato da terroristi palestinesi. L'operazione venne coordinata proprio dal Vittorio Veneto e in tale occasione sull'unità navale vennero imbarcati incursori paracadutisti di COMSUBIN.
Con l'entrata in servizio del nuovo incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi, avvenuta il 30 settembre del 1985, il Vittorio Veneto ha perso il ruolo di nave Ammiraglia ma non ha smesso di ricoprire ruoli importanti, partecipando attivamente a tutte le più importanti esercitazioni nazionali ed internazionali.
Nel corso dell'operazione Restore Hope tra l'11 dicembre 1992 e il 14 aprile 1993, il Vittorio Veneto ha operato come nave comando del 24º Gruppo Navale composto anche dalla fregata, Grecale, il rifornitore di squadra Vesuvio e le navi da sbarco San Giorgio e San Marco con gli uomini del Battaglione San Marco.
Dal 20 aprile all'8 settembre del 1993 il Vittorio Veneto è stata Nave Sede Comando dello STANAVFORMED, la forza navale permanente nel Mediterraneo della N.A.T.O., nell'operazione “Marittime Guard” in Adriatico per operazioni di controllo in seguito al susseguirsi degli avvenimenti nella ex Jugoslavia e per costituire una prima cinta difensiva antiaerei al territorio nazionale.
Nel 1997, dal 14 al 27 aprile in qualità di sede di comando del XXVIII Gruppo navale prese parte all'operazione Alba. Nel corso della missione il 22 aprile si arenò sulle coste dell'Albania, di fronte al porto di Valona, senza riportare particolari danni, ma con un danno d'immagine per la Marina Militare Italiana. La nave era l'ammiraglia dell'operazione in corso, e stava trasportando truppe e mezzi da sbarcare in Albania, nell'ambito dell'Operazione Alba.

La nave fu disincagliata alcuni giorni dopo da unità da rimorchio della Marina Militare, giunte in soccorso dal porto militare di Taranto.
In seguito all'incidente il comandante dell'unità capitano di vascello Vincenzo De Fanis ha chiesto e ottenuto di essere sostituito, tre mesi prima della scadenza prevista. Il suo successore è stato il pari grado Giuseppe De Giorgi, già aiutante di bandiera dell'ammiraglio Mariani nel Golfo Persico nell'Operazione Golfo 1 e figlio dell'Ammiraglio Gino De Giorgi che in qualità di capo di Stato Maggiore della Marina (1973 - 77) aveva pubblicato nel novembre 1973 un documento noto "Libro Bianco della Marina" che di lì a qualche anno avrebbe portato alla Legge Navale del 1975 che fu il presupposto di un sostanziale ammodernamento della flotta della Marina Militare.
L'Operazione Alba fu anche l'ultima missione operativa del Vittorio Veneto, che da quel momento in poi ha svolto solo missioni di rappresentanza e campagne addestrative per gli Allievi Marescialli della Scuola Sottufficiali di Taranto.
Nell'ottobre del 1999 il Vittorio Veneto assunse il compito di Nave di Bandiera del Comandante delle Forze d’Altura.
Il 9 settembre 2003 la nave ha ospitato il Presidente della Repubblica Ciampi in occasione della commemorazione dell'affondamento della corazzata Roma.
La nave non è stata più operativa dal 1º novembre 2003, a circa un mese dal rientro dall’ultima campagna addestrativa per Allievi Marescialli, avvenuto il 12 ottobre 2003, quando è stata ritirata dal servizio attivo e posta in riserva anche a causa dei crescenti costi e dell'obsolescenza strutturale in generale e dell'apparato motore in particolare. Il Vittorio Veneto ha resistito, grazie agli ammodernamenti, per più tempo rispetto ai più vecchi Doria, radiati nei primi anni novanta, ma la sua opera è stata poi demandata al Garibaldi, che affida a caccia VSTOL la difesa aerea, rinunciando ai SAM a lungo raggio, e usando, al posto dei cannoni da 76 mm, due lanciamissili Selenia Aspide/Albatros.
Nel ruolo di nave ammiraglia della Marina Militare Italiana, il Vittorio Veneto sostituiva l'incrociatore lanciamissili Giuseppe Garibaldi, disarmato nel 1971, per poi essere sostituita a partire dal 1985 dalla portaerei leggera/incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi. A titolo di curiosità le due unità ammiraglie - quella precedente e quella successiva alla Vittorio Veneto - erano accomunate, oltre che dallo stesso nome, anche dallo stesso distintivo ottico 551.
La nuova ammiraglia della Squadra Navale la portaerei Cavour ha ereditato il distintivo ottico 550, lo stesso che aveva contraddistinto il Vittorio Veneto.


DISARMO E FUTURO

L'incrociatore Vittorio Veneto è in disarmo dal 29 giugno 2006, cioè gli sono stati tolti gli otturatori dai cannoni e gli stessi sono stati tagliati e sigillati con tappi di bronzo, ma resta comunque unità della Marina Militare iscritta al quadro del naviglio militare.

Nel ruolo di nave ammiraglia della Marina Militare Italiana, il Vittorio Veneto sostituiva l'incrociatore lanciamissili Giuseppe Garibaldi, disarmato nel 1971, per poi essere sostituita a partire dal 1985 dalla portaerei leggera/incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi.

A titolo di curiosità le due unità ammiraglie - quella precedente e quella successiva alla Vittorio Veneto - erano accomunate, oltre che dallo stesso nome, anche dallo stesso distintivo ottico 551.

La nuova ammiraglia della Squadra Navale la portaerei Conte di Cavour ha ereditato il distintivo ottico 550, lo stesso che aveva contraddistinto il Vittorio Veneto.

La Nave Vittorio Veneto avrebbe dovuto diventare la prima nave-museo italiana; era stato annunciato che la realizzazione sarebbe stata effettuata entro il 2010, ovvero alla vigilia delle celebrazioni previste per il 150º anniversario dell'Unità d'Italia che si svolgono nel 2011, ma i termini dichiarati non sono stati rispettati. L'ostacolo fondamentale alla realizzazione del progetto, oltre alla mancanza di fondi, è la massiccia presenza di amianto nella nave, che va rimosso e trattato per poterla aprire al pubblico. Questo limite ha già spinto a desistere dal progetto la società Bagnolifutura, che aveva intenzione di portare la nave da Taranto a Napoli.

Secondo quanto discusso in dibattito parlamentare a febbraio 2011, la Vittorio Veneto dovrebbe invece essere affondata insieme ad altre 18 navi per formare aree di ripopolamento ittico e di attrazione per il turismo subacqueo. Si è passati insomma da nave museo a barriera corallina sul tipo della Oriskany. Peccato che i nostri cari parlamentari non si siano posti il problema che la nave non potrà essere affondata così come è ma dovrà essere adeguatamente bonificata prima di finire in fondo al mare.

Sorge spontaneo chiedersi se sia più istruttivo creare una nave museo o con le stesse somme affondarla e darla in pasto ai pesci.

Un articolo giornalistico del 30 settembre 2011 ripreso da un sito governativo riassume la situazione alla data dell'articolo stesso; il consigliere della Associazione incrociatore Vittorio Veneto, Claudio Franconi, sostiene una disponibilità di Fincantieri ad aiutare nel processo di riqualificazione della nave, ma che servano comunque 15 milioni di € per i lavori da compiere.

Dal settembre 2012 l'incrociatore è alla rada nel porto di Taranto in stato di totale abbandono. Alla luce dell'interesse mostrato dallo stato italiano per la propria marina e per i mezzi che l'anno servita è probabile che la nostra vecchia ammiraglia finisca in Bangladesh per essere smontata a buon prezzo. Per ora bisogna accontentarsi di lasciarla miseramente arrugginire in porto....


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