BATTAGLIA DI MIDWAY

VISTA DAGLI OCCIDENTALI

(U.S. NAVY 4 - MARINA IMPERIALE 1)

La portaerei Yorktown CV5


PROLOGO

(Tratto da "I gladiatori del mare" di Angelo Solmi, Rizzoli 1980)

 Cinque mesi dopo l'inizio delle operazioni belliche giapponesi contro gli Stati Uniti e l'lnghilterra, ai primi di maggio del 1942, una atmosfera di euforia regnava in Giappone. 

Le navi, le truppe e gli aerei nipponici avevano vinto dappertutto, spesso quasi senza colpo ferire. Gli avversari erano stati polverizzati, ridicolizzati: che cosa si aspettava, dunque, a invadere l'Australia, l'India, Ceylon, le Hawaii, gli Stati Uniti stessi? America e Inghilterra non erano che un bluff: i tanto temuti occidentali parevano dei fantocci di fronte ai guerrieri del Sol Levante. Questo clima di esaltante ubriacatura aveva il suo centro soprattutto nella marina nipponica, guidata dall'ammiraglio Yamamoto: era quella che aveva riportato i successi più strepitosi, a Pearl Harbor, in Malesia (affondando le grandi navi di linea inglesi Prince of Wa[es e Repu[se), nel mar di Giava, dovunque.

 La più grossa unità da guerra perduta finora da Yamamoto era stato un cacciatorpediniere. Chi spingeva di più a formulare ambiziosi piani d'attacco e di invasione era il capitano di vascello Sadatoshi Tomioka, capo delle operazioni della marina; chi conservava ancora un briciolo di moderazione erano alcuni eminenti capi dell'esercito, fra cui il capo di S.M. generale Sugiyama e il capo delle operazioni H attori. Ma per gli ufficiali della marina qualunque obiezione a una rapida conquista dell'universo costituiva più o meno un tradimento. 

La verità è che a Tòkyò, tutti presi com'erano dagli esaltanti trionfi, nessuno pareva essersi posto la domanda del perche', fino allora, Stati Uniti e Gran Bretagna si erano rivelati cosi deboli, soprattutto sul loro terreno favorito: il mare. Se qualcuno l'avesse fatto non avrebbe tardato a scoprire che entrambe le grandi potenze occidentali avevano scelto la politica di attaccare prima la Germania in Europa, difendendosi in Asia e nel Pacifico, per poi passare qui alla riscossa con tutti i mezzi consentiti dal loro potenziale industriale e dalla loro esperienza. Sarebbe forse giunto anche alla conclusione che le navi giapponesi (portaerei, corazzate, incrociatori) non erano invulnerabili, e che quelle americane sembravano di burro solo agli esaltati militaristi. 

La marina giapponese aveva potuto contare sulla sorpresa, sulla esiguità della flotta avversaria i impegnata altrove, ma i tecnici avrebbero dovuto ben sapere che le navi nipponiche erano tutt'altro che prive di difetti e, per di più, una volta colpite, non avevano dietro di se cantieri in grado di rimetterle in sesto, perchè le materie prime andavano gradualmente scarseggiando. Soprattutto, in Giappone, avrebbero dovuto riflettere che il paese, in fatto di potenzialità industriale, stava come 1 a 10 agli Stati Uniti. Per questi ultimi una nave, anche grande, perduta, non era nulla o quasi, perchè l'avrebbero potuta sostituire con altre più potenti in costruzione: per il Giappone perdere una grande nave era una tragedia, giacche essa non avrebbe ricevuto alcun cambio. 

Quegli stessi tecnici avrebbero inoltre dovuto sapere che, anche se agli ufficiali e agli equipaggi non faceva certo difetto il coraggio personale e la tenacia, parecchi di essi erano professionalmente meno preparati in confronto agli Americani, perchè, in fin dei conti, da mezzo secolo il Giappone non faceva che copiare o imitare gli Occidentali, fornendo ben poco di originale in ogni campo: tanto è vero che quasi tutti i suoi ufficiali di marina si erano istruiti presso accademie straniere. Pure, quasi nessuno faceva questi ragionamenti, e I'lmpero del Sol Levante si avviava, senza saperlo, alla rovina, proprio nell'ora dei suoi maggiori successi. Soltanto l'ammiraglio Isokuru Yamamoto aveva detto un giorno al primo ministro Konoye: "Per un periodo di 6-12 mesi vi offrirò una serie ininterrotta di vittorie, ma se la guerra si prolungasse oltre i due anni non avrei più alcuna speranza nella vittoria finale ". Parole che ora, tuttavia, sembravano dimenticate. (E, poi, secondo altri, come Ito, non fu Yamamoto a pronunciarle, ma Osami Nagano, capo di S.M. del- la marina imperiale). 

Comunque, sotto la spinta del buon senso del generale Sugiyama, in marzo il progetto dell'invasione diretta dell' Australia fu abbandonato e sostituito con un 'operazione più modesta su Port Moresby, in Nuova Guinea, fissata ai primi di maggio. Era prevista anche l'occupazione delle Figi e delle Samoa e, in aprile, venne varato il piano della invasione delle Midway e delle Aleutine da parte dell'ammiraglio Yamamoto, fissata ai primi di giugno.


MIDWAY VISTA DAGLI OCCIDENTALI


MIDWAY VISTA DAI GIAPPONESI


LE PIU' GRANDI BATTAGLIE NAVALI


MIDWAY: CARTINA DELLA BATTAGLIA


MIDWAY: LE FORZE IMPEGNATE NELLA BATTAGLIA


BATTAGLIA DI MIDWAY: GIUDIZIO FINALE DELLO SHINANO


NAVI DA GUERRA

PORTAEREI NELLA STORIA

PORTAEREI NELLA STORIA - LE PIU' GRANDI BATTAGLIE NAVALI - MIDWAY