OTTAVO CAPITOLO: IL KAISER.
E per l’ennesima volta usciva da quella camera per
correre, come ogni mattina... un mese... era già passato un mese e mezzo. Stava
facendo progressi, migliorando i suoi tempi! Era veramente felice!! E poi tra meno di quattro mesi avrebbe rivisto tutti gli
altri!!... o almeno i suoi amici del Toho. Si rigirò il berretto da baseball e cominciò a
correre per la strada. Era strana Amburgo... davvero diversa dal Giappone...
eppure ogni volta che usciva da quell’albergo le
pareva differente. Ad un tratto notò che un pallone stava rotolando verso di
lei. Un pallone da calcio. Sorrise e si guardò intorno. Nessuno. Gli andò
incontro e si guardò di nuovo in giro... la strada era deserta. Prese la sfera
con il piede e cominciò a palleggiare. Beh, non se l’era mai cavata male coi palleggi...
- Sei brava! - le disse una voce alle sue spalle. Eve si voltò e incontrò due occhi di cristallo, un viso
d’angelo e i capelli biondi corti che incorniciavano gli zigomi alti.
- È tua? - gli chiese indicando la palla sotto al suo piede e notando la divisa di calcio che portava quel
ragazzo.
- Sì. - rispose sorridendo. La ragazza gliela rilanciò e poi si
voltò di nuovo, riprendendo a correre. Quello la raggiunse subito, palla al
piede.
- Non ti ho mai vista qui. - .
- Non sono di Amburgo. - replicò
freddamente.
- Il mio nome è Karl, gioco nella
squadra nazionale tedesca. - al solo sentir nominare la parola nazionale la
giovane si voltò verso di lui.
- Eve. - rispose ancora guardandolo.
Lui si fermò e le tese la mano.
- Sei una velocista? - le chiese guardando lo
stemma della federazione agonistica sulla tuta.
- Esatto. Sono qui per allenarmi con la federazione. Vengo dal
Giappone. - .
- Giappone... - ripeté lui serio.
- Che c’è? - gli chiese notando il
pensiero.
- Quest’estate giocheremo contro il
Giappone e a quanto mi hanno detto la squadra è migliorata moltissimo... è
stato molto difficile confrontarsi con loro tre anni fa... -
.
- Tu... hai giocato contro Warner? -
la domanda le venne spontanea.
- Warner?... Mhh... il portiere intendi?... Beh, non ne ho avuto
l’occasione; è stato sostituito con Price per un infortunio alla mano prima di
scontrarsi con la mia squadra. - .
- Price...? È tanto migliore di Warner?
- .
- È la freddezza il suo segreto. Benji
riesce a rimanere impassibile addirittura durante un rigore...
mentre Warner ha dalla sua parte l’agilità di
un gatto, però si fa prendere dai sentimenti, è il suo punto debole. Sono entrambi molto bravi, si equivalgono il più delle
volte. - .
Eve rimase pensierosa...
- Hey... qualcosa non va? - Karl la smosse.
- Devo assolutamente veder giocare questo Price... - .
- È una questione personale, allora! - il biondino rise.
- Una specie... - rispose lei rimanendo sul vago.
- Giocava nell’Amburgo fino a poco tempo fa, se vuoi ti posso portare a vedere qualche suo allenamento. - .
- Benji è qui??
- sbottò Eve.
- Sì, si allena in Germania da tempo, pensavo lo sapessi. - .
- No che non lo sapevo!! Accidenti!!
Devo vederlo!! - .
Karl le chiese se il giorno dopo potevano rivedersi, così l’avrebbe accompagnata al campo
degli allenamenti. Eve accettò di buon grado. Ora
poteva confrontarsi con Benjamin Price... chissà se
sarebbe riuscito a parare un suo tiro?... voleva
davvero scoprire le potenzialità di quel tipo... e se Ed era inferiore a lui o no.
- Credevo ti saresti vestita da...
ragazza. - le disse Karl incrociando le mani al
petto.
- Hey, tu sei solo il mediatore,
quindi non devi avere nulla da ridire! - Eve parve
scocciata.
“Ma guarda questo ragazzino!!”
- Emh... scusami! – rise. – È che ad
un appuntamento non ci si dovrebbe presentare con una semplice tuta di atletica... - .
- Appuntamento?? Ma che hai capito!! Io
non sono una fan di Price!! Voglio testare la sua
forza! - .
Karl perse il suo sorriso:
- Vuoi... vuoi sfidare Benji...? - .
- Esatto! - Eve sbuffò,
finalmente aveva capito!
- Non vincerai mai contro di lui. - disse pacatamente. – È un campione, addirittura io ho delle difficoltà a
segnargli un gol. - .
- E chi sei tu? Il dio del calcio?? Mi dispiace ma ho tutta l’intenzione
di battere quel portiere e se tu pensi di non potermi più accompagnare perché
una ragazza non dovrebbe mettersi in testa certe cose, sta’ pure qui, lo
troverò da sola quel “campione”!! - .
Cominciò a camminare sul marciapiede, nervosamente. Il ragazzo
la raggiunse, bloccandole la strada.
- Hey, peperino! Non ti arrabbiare,
dopotutto io sono solo il mediatore!... E poi il campo
è dall’altra parte! - . Karl sorrise di nuovo mentre Eve, soddisfatta lo seguiva per le strade di Amburgo. Tra poco avrebbe incontrato quel Benji... e avrebbe scoperto se era
veramente il numero uno.
- Eccolo là! - Karl indicò un ragazzo
tra i pali bianchi della porta.
- Ascolta. Non voglio che sappia chi sono... beh, più che altro
che sono una ragazza... - .
- Ci penserò io, allora. - il ragazzo cominciava ad interessarsi
alla sfida... già, chissà se quella strana tipa avrebbe battuto il portiere che
lui stesso aveva reputato “paratutto”. La grinta non le mancava, era
incredibilmente determinata... chissà cosa c’era dietro a tutta questa storia?...
Eve si calcò il berretto sugli occhi e
sistemò alla meno peggio la cerniera della tuta, per
non far notare il seno.
- Hey! Price!! - gridò Karl scendendo dalle gradinate.
Il portiere alzò la testa e gli altri giocatori smisero di
lanciarsi il pallone.
- Guarda un po’, Schneider! Allora,
quando ci degnerai di tornare ad allenarti?? - disse
quello con aria sprezzante. Karl si sistemò la
camicia blu.
- Come vedi non sono vestito come si deve, comunque
ti ho portato un amico che muore dalla voglia di sfidarti. - .
Eve si fece avanti, fissando quegli occhi
neri e decisi da sotto la visiera del cappello.
- Che?? Quel ragazzetto?? Maddai, sembra una femminuccia!
- .
- Non sottovalutarlo, dagli almeno una possibilità. - replicò
l’altro con uno strano sorrisetto.
- E va bene, Schneider.
Vediamo che sa fare! - Benji si mise in posizione e Eve piazzò il pallone poco
dentro l’area di rigore. La squadra guardava stranita quel
ragazzino dalla corporatura esile e dalle mani lisce che si apprestava a
tirare.
“Tutta la forza... tutta la forza che ho...”
Eve chiuse gli occhi e prese un gran respiro. Avrebbe fatto rete... avrebbe segnato uno splendido gol a
quello sbruffone! Caricò i muscoli delle gambe e tutti quelli che aveva in
corpo. Adesso avrebbe messo a punto la forza che aveva
acquisito in due mesi di allenamento con la federazione! Le sue gambe erano
rigide e tutt’un tratto aprì gli occhi, fissando la
porta e la faccia di quel portiere... era davvero freddo...
non sorrideva, non aveva espressione... aspettava solo che lei tirasse. Non si
fece attendere. Caricò con una potenza enorme il tiro e quando colpì la sfera
quella parve scomparire, tanta era la velocità del lancio. Dei fili d’erba si
alzarono intorno al punto in cui la palla era ferma pochi secondi prima. Eve si sbilanciò, tanta era la forza che aveva impresso al
pallone e appoggiò una mano a terra, appena in tempo per vedere il globo nero e
bianco sfrecciare verso la porta e finire tra le mani di Price,
che si era tuffato verso l’angolo alto destro.
- Non è possibile!! -
Eve quasi urlò nel vedere che quel ragazzo aveva
stoppato il suo tiro con i palmi e ora stava cercando di trattenerlo.
Scivolò. Il pallone scivolò dalle sue mani ma non si
fermò, andò ad insaccarsi in rete, deformando l’intreccio bianco alle spalle di
Price, caduto in ginocchio a guardarsi le mani e la palla che era tornata
indietro rimbalzando.
Karl la prese sotto il suo piede sinistro.
Ma che razza di potenza aveva quella ragazza??...
accidenti, se avesse giocato a calcio e se fosse nata maschio di sicuro avrebbe
sbaragliato anche lui e i suoi tiri!! Cercò di sembrare il meno stupito possibile anche se aveva gli occhi sgranati e la bocca
semiaperta. Benji si alzò in piedi e cercò di
guardare negli occhi quel tipo che gli aveva appena segnato uno splendido gol. Eve però si era voltata e stava uscendo dal campo, aveva
lasciato lì Karl, Price e
tutta la squadra ancora attoniti e increduli.
- Lena!! Lena!! - Eve rideva di
felicità. – Ce l’ho fatta!! Ce l’ho
fatta!! - .
L’altra sorrideva ma non ci aveva ancora
capito niente.
- Hai fatto... hai fatto cosa? -
domandò.
- Ho segnato un gol memorabile a Price!!
- e scoppiò a ridere.
- Che cosa hai fatto?!?!? - Lena
spalancò gli occhi scuri e la guardò impressionata. – Come è
successo??? - .
Eve le spiegò tutta la storia, ma l’altra
era ancora stupita.
- Ti rendi almeno conto di ciò che hai fatto??
- .
- Eh? - la ragazza bionda la guardò dubbiosa.
- Hai battuto il titolare della nazionale giapponese! Adesso a
quello gli prenderà un colpo!! - .
- Ma va! E poi non è niente di speciale
come portiere!! Ed almeno riusciva a trattenere i miei
tiri!! - .
- Sì, certo! Perché le tue gambe non avevano ancora sopportato
due mesi di allenamento in federazione!! Pensa se
adesso Benji comincerà a diventare paranoico!! Insomma, battuto da un ragazzino, Eve!
- .
- Non m’importa! - sbuffò lei.
Allora era migliorata moltissimo! Che accidenti aveva fatto??... ora quel Price si sarebbe allenato il doppio... e
tutto per colpa sua... addio il posto di titolare per Ed!!... Cominciò a
preoccuparsi... forse aveva fatto una stupidaggine... anzi, ne era sicura!... e
adesso?... Ed l’avrebbe odiata a vita.
Quando uscì dal campo era sera, gli allenatori stavano uscendo e
portavano con loro i cronometri e gli attrezzi di atletica.
Ormai si stava allenando come una forsennata da una settimana. Passava quasi
tutta la giornata al campo della federazione, anche fuori
dall’orario di allenamento. Non riusciva a pensare che adesso Price si stava allenando il doppio, se non il quadruplo per colpa
sua!!... E l’unica maniera per non pensare era correre, ed allenarsi.
- Signorina Springer? - il dirigente
la chiamò. Eve si voltò per vedere l’uomo in giacca e
cravatta che il più delle volte assisteva agli allenamenti. Si fermò
appoggiando il borsone. Il responsabile la guardò. I pantaloncini corti neri le
fasciavano le gambe, la maglietta le arrivava poco
sopra l’ombelico e la larga felpa verde aperta le poggiava sulle spalle.
- Volevo parlarle del suo rendimento. - Eve
lo guardò alzando un sopracciglio.
- Si sta impegnando molto, come ho potuto notare. Ma non crede
che otto ore di allenamento al giorno siano un po’
troppe? - .
- Non faccio soltanto corsa. - replicò lei.
- Questo lo so ma le consiglio
ugualmente di andarci piano. Il suo fisico potrebbe non reggere. Lei è molto giovane, e troppe ore di allenamento potrebbero
sovraccaricare il suo cuore e i suoi polmoni, spingendoli ad uno sforzo non
proprio. Non voglio certo che diventi una macchina! - .
Eve non rispose. Aveva capito
perfettamente.
- Allenarmi di meno... cercherò di riprendere il mio ritmo,
allora. - sorrise.
- Bene. Allora non si faccia vedere qui per le prossime dodici
ore! Poi si ricomincerà con la preparazione normale. - sorrise anche l’uomo.
I due si strinsero la mano e si salutarono. Eve
uscì dal campo di atletica e si diresse stancamente
verso l’ostello.
Quando aprì la porta della sua camera, trovò
una visita inaspettata.
- Che ci fai qui? - .
- Sei molto più bella in pantaloncini. -
disse guardando il suo giovane corpo snello.
Lei scosse la testa ed appoggiò il borsone a terra.
- Allora? - .
- Beh, sono venuto a farti una visitina. Mi è bastato chiedere
in giro e ho trovato per caso una ragazza con la tua stessa divisa qui in giro.
La tua amica Lena mi ha detto che alloggiavi in questa
stanza e mi ha dato le chiavi di riserva. Non è carino sparire senza dirmi
nemmeno dove stai e il tuo cognome. - .
Lena era sempre la solita ingenua! Proprio
come Marica non sapeva resistere al fascino di
un bel ragazzo.
- Volevo parlarti di Benji. -
concluse. Eve rimase in piedi
mentre Karl parlava.
- Non è diventato paranoico, vero? - chiese. Lui rise.
- No, niente paura! Si allena come sempre, però ora ce l’ha con me perché gli ho fatto fare una figuraccia! - .
Eve trasse un sospiro
di sollievo. Allora i suoi timori erano infondati! Che
liberazione!
- Perché hai voluto che ti facessi fare
una sfida con Price? - le chiese tutt’un
tratto.
- Una lunga storia... diciamo che
volevo solamente sapere se è degno di essere titolare. - rispose lei
sbadigliando.
- E allora...? - .
- Allora non è niente di speciale. Forse sono io che sono
migliorata troppo... - .
Aveva paura... ma che diavolo di sensazione era?? Aveva paura di essere diventata troppo forte... ma che le
prendeva, lei doveva correre, non giocare a
calcio!!
Voleva trionfare per un’ultima volta... sì, si stava scocciando
di tutti quegli allenamenti e poi non poter mangiare quello che voleva... stare
attenta a non farsi male perché altrimenti
- Lascerò la corsa, dopo le nazionali. - annunciò. Perché lo
stava dicendo a quel tipo?? Doveva liberarsi di un
pensiero che sopportava da un po’.
- ...sei molto forte, però. - sussurrò Karl.
- E allora?! Non devo
dipendere dalla mia forza... non voglio... - rispose Eve
sedendosi alla scrivania. - ... non so nemmeno perché ne sto parlando con te, Schneider! - .
- Ho sentito parlare di te, Springer.
Sei la numero uno in Giappone, però se non c’è passione in ciò che fai non vale
la pena di continuare. - le sue parole suonarono come un conforto.
- Credo che riprenderò a disegnare! Oh, di quello non mi
stancherò mai! - .
- Disegni? - .
- Già. - .
Silenzio. Il ragazzo si alzò e le sorrise.
- Ora devo andare, se proprio vuoi lasciare allora metticela
tutta. Lascia che la tua stella brilli un’ultima volta. - .
Rimase sola, quando Karl uscì
chiudendo la porta e lasciandole le chiavi di riserva tra le mani. Sì, avrebbe
trionfato per l’ultima volta... poi sarebbe tornata in Giappone a vivere la sua
vita, ne aveva già sprecata abbastanza, ora voleva
fare ciò che desiderava! Non le importava della fama, del denaro e di tutto il
resto... solamente delle persone a cui voleva bene, compresa sé
stessa.