SETTIMO CAPITOLO: IN
VIAGGIO!
Sulla Perla Nera, che in quel momento conduceva la
ciurma e
- La ucciderei, se solo mi fosse possibile… Mio
Dio, ma come è possibile che il governatore abbia
potuto scegliere lei al posto mio? Accettare che sua figlia sposasse un umile
fabbro piuttosto che ME! - . Il Commodoro continuava a muovere a Will sempre le stesse accuse: era un fabbro, non un nobile,
non era stato capace di salvare Elizabeth da chi l’aveva rapita, non sapeva far
altro che combinare pasticci, era amico di pirati e poteva contare solo
sull’aiuto di tipi come Jack Sparrow e la sua lurida
nave quando si trovava nei guai. Will, paziente,
stava ad ascoltarlo, cercando di rispondere ogni tanto, anche se sapeva
perfettamente che il Commodoro non l’avrebbe ascoltato, tutto preso dalle sue
considerazioni… Intanto, mentre i due passeggiavano per la nave quasi litigando
(o meglio, l’uno monologando, l’altro ascoltandolo)
incontravano sempre qualcuno che parteggiava per l’uno o l’altro uomo, a
seconda che facesse parte degli uomini della Perla Nera o della Marina
Britannica. In fondo l’aspetto comico del dialogo trai
due era un modo per divertirsi quando non si aveva nulla da fare sull’
imbarcazione, e poi gli spropositi del Commodoro e le mezze risposte di Will erano troppo divertenti. Suo malgrado anche Lily si trovò ad ascoltare la scena sorridendo, mentre i due
venivano verso di lei, e aprì gli occhi osservandoli e ascoltandoli con ancora
più attenzione quando le si fermarono vicino: non si erano accorti di lei, dato
che il bordo della nave non era certo un punto dove si fermavano i sguardi dei
più… Anche se una figura sdraiata in quel punto poteva attirare facilmente
l’attenzione! Così, dopo aver parlato di miss Elizabeth e del suo pretendente
più appropriato, i due, non certo riappacificati ma finiti gli argomenti di
discussione, si misero a guardare il mare. - Il mare… - sospirò il Commodoro. -
Causa di sfortune e di gioie… - continuò filosofeggiando. - Possibile che noi
uomini non possiamo combattere contro questo nemico immenso ma composto da sola ACQUA? - gridò quasi a se stesso, facendo un brusco
movimento con il braccio. - Ahi! Faccia più attenzione! - sentì una voce vicino
a lui. Si girò e solo allora i due videro Lily sdraiata sul bordo accanto
a loro.
- Ma… ragazzino! -
balbettò il Commodoro esterrefatto alla vista dello “spettacolo” . - Come…come… - . - Sto sdraiato?
Non lo vede? Se muoveva ancora un po’ il suo braccio
mi avrebbe buttato in acqua! - rispose Lily, risentita. Poi, accorgendosi dello
sguardo accigliato dell’uomo, si ricordò che in fondo era lui che l’aveva
assunta, quindi, con il volto falsamente contrito, si riprese. - Mi scusi,
signore. E’ che ho davvero passato un brutto pericolo… Ovviamente lei non mi
aveva vista… cioè, visto! - si corresse
subito, accorgendosi di aver sbagliato. Will, vedendo
quello che credeva un ragazzino, si meravigliò più che altro
della sua posizione… Era identica a quella della piccola Catherine Abbott… Due giorni e
già tanti ricordi gli venivano da quel viaggio in nave compiuto tanti anni
prima! - Hai imparato da qualcuno questa posa? - chiese, in cuor suo sperando
di ricevere notizie sulla ragazzina che pensava fosse
tragicamente morta durante il naufragio. Chissà, magari si era davvero
salvata… - No. - rispose laconicamente Lily, immaginando che se avesse detto di sì qualche indizio avrebbe condotto il
giovane e bel fabbro a dubitare della sua morte durante l’affondamento. - Ah… -
disse Will, con il volto triste. No, Catherine non si era salvata… Ma perché pensava sempre a
lei? - E dunque… - riprese il Commodoro, - … cosa fai
qui sdraiato, mozzo? Non avevi detto che ti saresti
dato da fare? - . - Oh, ma nessuno qui ha qualcosa da fare, quelli indaffarati
sono già molti, e ormai hanno già compiuto ogni occupazione. Ho chiesto se volevano il mio aiuto, ma hanno rifiutato. - mentì
spudoratamente Lily. - E come ti chiameresti? -
continuò il suo interlocutore. La ragazza si trovò in alcuni
momenti di panico totale, poi gli venne un nome alla bocca. – John - . - John…? - chiese il Commodoro, aspettandosi il cognome. - John… Russel! - tirò fuori la
ragazza, sparando un cognome a caso, ma il Commodoro sembrava soddisfatto.
Vedendo che non accennavano ad andarsene, Lily prese a rovistare nel suo
striminzito bagaglio che teneva con sé e tirò fuori il suo zufolo, insieme alla
catena era l’unico oggetto che la legava al passato, al periodo vissuto insieme
ai monelli di strada. - Posso suonarle una canzone? - chiese al Commodoro,
tanto per fare qualcosa. L’uomo, sbalordito dalla richiesta, acconsentì: -
Almeno ti terrai occupato! La musica è ristoro dell’anima… -
. Lily non se lo fece ripetere due volte: in breve tempo sfoggiò sullo
zufolo una musica complicata ed elaborata, come solo lei riusciva a fare,
adesso ricordava perché.
- Mamma, mi canti ancora quella canzoncina? - . Catherine aveva tre anni quando
rivolgeva questa richiesta alla madre: voleva sempre una canzone per
addormentarsi, e quella che faceva “Softly, gently, night…” era quasi una ninna-nanna. (La canzone è “The Music of the Night” tratta da “The Phantom of the Opera”… Scusate, ma la mia
ignoranza è infinita riguardo la musica di quel tempo!
N.d.A.) . La madre, prontamente, acconsentiva. Così, nella mente di Catherine si affollavano le canzoni dell’Opera e di teatro,
le grandi rappresentazioni musicali di quel tempo, inglesi, francesi ed
italiane, e lei imparava a suonarle… mentalmente, certo. Poi, quando si era
trovata uno zufolo tra le mani aveva provato a
ricostruire quelle musiche nella mente…E c’era riuscita.
- Ma… Questa è la musica
di una canzone di “The Phantom of the Opera”! Ma non è possibile suonarla con uno strumento così
rudimentale! John tu non puoi…
conoscerla, non puoi… suonarla! - commentò il Commodoro
quando Lily smise di muovere abilmente lo zufolo. La ragazza non sapeva
cosa rispondere, anche perché aveva notato che molti si erano fermati ad
ascoltarla… Stava per replicare con qualcosa di appropriato
quando il cuoco, l’unico non ammaliato dalla musica perché era in cucina, si
affacciò dalla stiva e annunciò che il pranzo era pronto. Tutti andarono verso
la porta che conduceva alla stanza che fungeva da sala da ritrovo e da sala pranzo, vociando, e il Commodoro, allontanandosi, si
voltò per ordinare a Lily: - Mozzo… John Russel, avvisa il capitano. - .
Bussò alla porta. Nessuno rispose. Poteva entrare?
Non lo sapeva, ma spinse lo stesso l’uscio. La cabina di Jack
Sparrow era oscurata, le tende tirate sull’oblò non permettevano alla luce del
sole di penetrare. - Che succede? - sentì una voce
dietro di lei. Girandosi Lily vide il capitano in piedi, che le chiudeva la
porta alle spalle. - Mi hanno ordinato di annunciarle che il pranzo è pronto… -
disse la ragazza, cercando di tare il tono più maschile possibile alla sua
voce, dato che immaginava che il capitano potesse riconoscerla. - Ah, sei il
nuovo mozzo… - disse lui, con un espressione sardonica.
- O dovrei dire la nuova piccola marinaia? - . Lily non si scoraggiò: - Non capisco cosa vuole intendere…
Mi chiamo John Russel e… - . Il capitano non la lasciò finire. Si avvicinò di più a
lei e scosse la testa. - Lily, Lily… Possibile che non ti rendi conto che ti
riconoscerei ovunque? Se non bastassero i tuoi vestiti, che ti ho comprato
personalmente e che hai voluto sempre dello stesso colore, il cappello verde
oliva, i pantaloni marroni e la maglia bianca, ti
distinguerei per la forma del tuo viso o la tua bocca che mi ha sempre lanciato
improperi ogni volta che mi arrischiavo a chiamarti Lilibeth
o Lilith. E inoltre solo tu puoi avere un portamento
quasi… regale e solo tu hai occhi così blu… Senza parlare del modo in cui usi
la catena, che è unico nel suo genere… - . Si avvicinò
ancora di più e tolse il cappello alla ragazza, i lunghi capelli corvini le
caddero giù . - Come volevo dimostrare… - sorrise il
capitano. Lily abbassò gli occhi, sentitasi scoperta. – Adesso cosa vuole fare,
capitano? Abbandonarmi? - chiese, senza guardarlo. - Prima di
tutto, Lily, dovrai dire al resto degli abitanti dell’imbarcazione chi
sei: che ti chiami Lily Sparrow e che io sono il tuo tutore. - . - Io non mi
chiamo Lily Sparrow, ma Catherine
Abbott! - . - Fa poca differenza. Comunque
sia dovrai rivelare che sei una ragazza, poi potrai restare, ma non dovrai
intralciare la missione. - . - E se rifiutassi? - . - Allora ti lascerò nel primo porto dove sbarcheremo, e
forse tornerò a prenderti… Se tornerò dalla missione e
se questa avrà avuto buon esito. - . - Cioè mai, viste
le possibilità che avete di rintracciare Elizabeth. - . - MISS Elizabeth Swann, Lily. Per te e, per forza di cose, anche per me. Forza, andiamo a mangiare. - . “Miss Elizabeth Swann…” pensò Lily, oscurandosi in volto, mentre seguiva il
capitano. “Cosa vuole che sia una misera figlia di
governatore in confronto a me? Miss Catherine Abbott de Tintagel! * “.
* Tintagel è uno dei luoghi legati al culto di Re Artù,
Merlino ei Cavalieri della Tavola Rotonda.