SETTIMO CAPITOLO: IN VIAGGIO!

 

Sulla Perla Nera, che in quel momento conduceva la ciurma e la Marina Britannica sulle tracce di Miss Elizabeth Swann, di lavoro ce n’era poco da fare: certo, preparare il pranzo, ripulire la nave (dato che il Commodoro aveva protestato per il grado di pulizia presente, davvero basso) e maneggiare il timone… ma quando Lily (o sarebbe più giusto chiamarla Catherine?) era salita, già tutti stavano attendendo al proprio lavoro. L’unica donna della ciurma al timone, alcuni a preparare il pranzo ed altri che si davano da fare per rendere la nave un poco presentabile: nessuno si accorgeva di lei, tutti presi nella propria occupazione. “ Tanto meglio! “ pensò la ragazza. “ Almeno non mi tocca fare le cose cui mi costringeva il capitano quando ero piccola… “ continuò, ricordando gli allucinanti lavori “da donna”, come li chiamava Jack Sparrow, che doveva compiere quando ancora viaggiava sulla Perla Nera, cinque anni prima: il capitano era convinto che la bambina che aveva salvato dal bordello dovesse diventare alla fine una brava moglie… Ma a proposito dov’era lui? Dalle voci che giravano sembrava che si fosse ritirato nella propria cabina, a fare cosa non si sa… Chi diceva a consultare carte nautiche, chi asseriva che non voleva stare ancora a sentire i continui lamenti del Commodoro e i battibecchi tra la sua ciurma e i componenti della Marina Britannica e così via. Lily (per convenienza la chiamiamo così) non si preoccupò di vedere cosa realmente facesse l’uomo che l’aveva salvata tanti anni fa. Semplicemente si mise ad ascoltare i rumori della nave, sdraiata sul bordo del veliero, come era solita fare da piccola… Come l’aveva vista per la prima volta Will, nella posizione che il capitano temeva tanto perché pensava sempre che la sua piccola “figlia” potesse da un momento all’altro cascare tra le onde del mare. Così sistemata, con gli occhi chiusi, iniziò ad ascoltare le voci dei vari occupanti dell’imbarcazione.

 

- La ucciderei, se solo mi fosse possibile… Mio Dio, ma come è possibile che il governatore abbia potuto scegliere lei al posto mio? Accettare che sua figlia sposasse un umile fabbro piuttosto che ME! - . Il Commodoro continuava a muovere a Will sempre le stesse accuse: era un fabbro, non un nobile, non era stato capace di salvare Elizabeth da chi l’aveva rapita, non sapeva far altro che combinare pasticci, era amico di pirati e poteva contare solo sull’aiuto di tipi come Jack Sparrow e la sua lurida nave quando si trovava nei guai. Will, paziente, stava ad ascoltarlo, cercando di rispondere ogni tanto, anche se sapeva perfettamente che il Commodoro non l’avrebbe ascoltato, tutto preso dalle sue considerazioni… Intanto, mentre i due passeggiavano per la nave quasi litigando (o meglio, l’uno monologando, l’altro ascoltandolo) incontravano sempre qualcuno che parteggiava per l’uno o l’altro uomo, a seconda che facesse parte degli uomini della Perla Nera o della Marina Britannica. In fondo l’aspetto comico del dialogo trai due era un modo per divertirsi quando non si aveva nulla da fare sull’ imbarcazione, e poi gli spropositi del Commodoro e le mezze risposte di Will erano troppo divertenti. Suo malgrado anche Lily si trovò ad ascoltare la scena sorridendo, mentre i due venivano verso di lei, e aprì gli occhi osservandoli e ascoltandoli con ancora più attenzione quando le si fermarono vicino: non si erano accorti di lei, dato che il bordo della nave non era certo un punto dove si fermavano i sguardi dei più… Anche se una figura sdraiata in quel punto poteva attirare facilmente l’attenzione! Così, dopo aver parlato di miss Elizabeth e del suo pretendente più appropriato, i due, non certo riappacificati ma finiti gli argomenti di discussione, si misero a guardare il mare. - Il mare… - sospirò il Commodoro. - Causa di sfortune e di gioie… - continuò filosofeggiando. - Possibile che noi uomini non possiamo combattere contro questo nemico immenso ma composto da sola ACQUA? - gridò quasi a se stesso, facendo un brusco movimento con il braccio. - Ahi! Faccia più attenzione! - sentì una voce vicino a lui. Si girò  e solo allora i due videro Lily sdraiata sul bordo accanto a loro.

 

- Ma… ragazzino! - balbettò il Commodoro esterrefatto alla vista dello “spettacolo” . - Come…come… - . - Sto sdraiato? Non lo vede? Se muoveva ancora un po’ il suo braccio mi avrebbe buttato in acqua! - rispose Lily, risentita. Poi, accorgendosi dello sguardo accigliato dell’uomo, si ricordò che in fondo era lui che l’aveva assunta, quindi, con il volto falsamente contrito, si riprese. - Mi scusi, signore. E’ che ho davvero passato un brutto pericolo… Ovviamente lei non mi aveva vista… cioè, visto! - si corresse subito, accorgendosi di aver sbagliato. Will, vedendo quello che credeva un ragazzino, si meravigliò più che altro della sua posizione… Era identica a quella della piccola Catherine Abbott… Due giorni e già tanti ricordi gli venivano da quel viaggio in nave compiuto tanti anni prima! - Hai imparato da qualcuno questa posa? - chiese, in cuor suo sperando di ricevere notizie sulla ragazzina che pensava fosse tragicamente morta durante il naufragio. Chissà, magari si era davvero salvata… - No. - rispose laconicamente Lily, immaginando che se avesse detto di sì qualche indizio avrebbe condotto il giovane e bel fabbro a dubitare della sua morte durante l’affondamento. - Ah… - disse Will, con il volto triste. No, Catherine non si era salvata… Ma perché pensava sempre a lei? - E dunque… - riprese il Commodoro, - … cosa fai qui sdraiato, mozzo? Non avevi detto che ti saresti dato da fare? - . - Oh, ma nessuno qui ha qualcosa da fare, quelli indaffarati sono già molti, e ormai hanno già compiuto ogni occupazione. Ho chiesto se volevano il mio aiuto, ma hanno rifiutato. - mentì spudoratamente Lily. - E come ti chiameresti? - continuò il suo interlocutore. La ragazza si trovò in alcuni momenti di panico totale, poi gli venne un nome alla bocca. – John - . - John…? - chiese il Commodoro, aspettandosi il cognome. - JohnRussel! - tirò fuori la ragazza, sparando un cognome a caso, ma il Commodoro sembrava soddisfatto. Vedendo che non accennavano ad andarsene, Lily prese a rovistare nel suo striminzito bagaglio che teneva con sé e tirò fuori il suo zufolo, insieme alla catena era l’unico oggetto che la legava al passato, al periodo vissuto insieme ai monelli di strada. - Posso suonarle una canzone? - chiese al Commodoro, tanto per fare qualcosa. L’uomo, sbalordito dalla richiesta, acconsentì: - Almeno ti terrai occupato! La musica è ristoro dell’anima… - . Lily non se lo fece ripetere due volte: in breve tempo sfoggiò sullo zufolo una musica complicata ed elaborata, come solo lei riusciva a fare, adesso ricordava perché.

 

- Mamma, mi canti ancora quella canzoncina? - . Catherine aveva tre anni quando rivolgeva questa richiesta alla madre: voleva sempre una canzone per addormentarsi, e quella che faceva “Softly, gently, night…” era quasi una ninna-nanna. (La canzone è “The Music of the Night” tratta da “The Phantom of the Opera”… Scusate, ma la mia ignoranza è infinita riguardo la musica di quel tempo! N.d.A.) . La madre, prontamente, acconsentiva. Così, nella mente di Catherine si affollavano le canzoni dell’Opera e di teatro, le grandi rappresentazioni musicali di quel tempo, inglesi, francesi ed italiane, e lei imparava a suonarle… mentalmente, certo. Poi, quando si era trovata uno zufolo tra le mani aveva provato a ricostruire quelle musiche nella mente…E c’era riuscita.

 

- Ma… Questa è la musica di una canzone di “The Phantom of the Opera”! Ma non è possibile suonarla con uno strumento così rudimentale! John tu non puoi… conoscerla, non puoi… suonarla! - commentò il Commodoro quando Lily smise di muovere abilmente lo zufolo. La ragazza non sapeva cosa rispondere, anche perché aveva notato che molti si erano fermati ad ascoltarla… Stava per replicare con qualcosa di appropriato quando il cuoco, l’unico non ammaliato dalla musica perché era in cucina, si affacciò dalla stiva e annunciò che il pranzo era pronto. Tutti andarono verso la porta che conduceva alla stanza che fungeva da sala da ritrovo e da sala pranzo, vociando, e il Commodoro, allontanandosi, si voltò per ordinare a Lily: - Mozzo… John Russel, avvisa il capitano. - .

 

Bussò alla porta. Nessuno rispose. Poteva entrare? Non lo sapeva, ma spinse lo stesso l’uscio. La cabina di Jack Sparrow era oscurata, le tende tirate sull’oblò non permettevano alla luce del sole di penetrare. - Che succede? - sentì una voce dietro di lei. Girandosi Lily vide il capitano in piedi, che le chiudeva la porta alle spalle. - Mi hanno ordinato di annunciarle che il pranzo è pronto… - disse la ragazza, cercando di tare il tono più maschile possibile alla sua voce, dato che immaginava che il capitano potesse riconoscerla. - Ah, sei il nuovo mozzo… - disse lui, con un espressione sardonica. - O dovrei dire la nuova piccola marinaia? - . Lily non si scoraggiò: - Non capisco cosa vuole intendere… Mi chiamo John Russel e… - . Il capitano non la lasciò finire. Si avvicinò di più a lei e scosse la testa. - Lily, Lily… Possibile che non ti rendi conto che ti riconoscerei ovunque? Se non bastassero i tuoi vestiti, che ti ho comprato personalmente e che hai voluto sempre dello stesso colore, il cappello verde oliva, i pantaloni marroni e la maglia bianca, ti distinguerei per la forma del tuo viso o la tua bocca che mi ha sempre lanciato improperi ogni volta che mi arrischiavo a chiamarti Lilibeth o Lilith. E inoltre solo tu puoi avere un portamento quasi… regale e solo tu hai occhi così blu… Senza parlare del modo in cui usi la catena, che è unico nel suo genere… - . Si avvicinò ancora di più e tolse il cappello alla ragazza, i lunghi capelli corvini le caddero giù . - Come volevo dimostrare… - sorrise il capitano. Lily abbassò gli occhi, sentitasi scoperta. – Adesso cosa vuole fare, capitano? Abbandonarmi? - chiese, senza guardarlo. - Prima di tutto, Lily, dovrai dire al resto degli abitanti dell’imbarcazione chi sei: che ti chiami Lily Sparrow e che io sono il tuo tutore. - . - Io non mi chiamo Lily Sparrow, ma Catherine Abbott! - . - Fa poca differenza. Comunque sia dovrai rivelare che sei una ragazza, poi potrai restare, ma non dovrai intralciare la missione. - . - E se rifiutassi? - . - Allora ti lascerò nel primo porto dove sbarcheremo, e forse tornerò a prenderti… Se tornerò dalla missione e se questa avrà avuto buon esito. - . - Cioè mai, viste le possibilità che avete di rintracciare Elizabeth. - .  - MISS Elizabeth Swann, Lily. Per te e, per forza di cose, anche per me. Forza, andiamo a mangiare. - . “Miss Elizabeth Swann…” pensò Lily, oscurandosi in volto, mentre seguiva il capitano. “Cosa vuole che sia una misera figlia di governatore in confronto a me? Miss Catherine Abbott de Tintagel! * “.

 

* Tintagel è uno dei luoghi legati al culto di Re Artù, Merlino ei Cavalieri della Tavola Rotonda.

 

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