TERZO CAPITOLO: RICOMINCIA
Si sistemò velocemente il colletto della divisa e uscì in fretta
di casa.
- Eve!! La colazione!!
- gridò sua madre dalla cucina.
Una giovane donna dai lunghi e setosi
capelli corvini fece capolino dalla porta, fermando la figlia.
- Mamma!! Sono in un ritardo mostruoso e se non mi sbrigo
arriverò più tardi di quanto non lo è già!! - esclamò
la ragazza muovendo nervosamente le gambe.
La donna si ravviò la lunga treccia dietro la schiena e sospirò,
fissando Eve con due occhi nerissimi e sorridenti.
- Non perderai mai questo vizio! Ad ogni modo eccoti il pranzo,
vedi di non saltare almeno quello! - .
- Sicuro! Ci vediamo stasera! Ciao-ciao!
- .
- Ciao Eve! Mi raccomando, cerca di
fare buona impressione e non combinare i tuoi soliti
pasticci! - .
La ragazza emise un sospiro rassegnato, mentre correva
rapidamente per la strada e infilava il pranzo nella cartella marrone.
“Non cambierà mai... sempre a pensare alle buone impressioni!
Non mi sembra di aver fatto nulla di male... non ancora... e spero di non
cacciarmi in qualche guaio come al solito...!”
Mentre pensava Eve
correva più veloce che poteva lungo la strada che portava a scuola. Quella
notte aveva dormito profondamente e si era svegliata solo un quarto d’ora fa!
Guardò l’orologio... 8.05!
- Maledizione! - .
Si era preparata in tutta fretta, ma odiava le cose fatte male,
per questo aveva messo buona parte del tempo nel pettinarsi e nel lavarsi. E
come se non bastasse sua madre le aveva fatto perdere una buona manciata di secondi con la storia del pranzo! Sbuffò
aumentando il passo.
Finalmente arrivò davanti all’entrata della scuola, dove una
ragazza dai lunghi capelli ricci e neri la stava aspettando.
- Eve!! - gridò appena la vide. –
Credevo che non saresti più venuta!! - .
- Sì, sì... calmati... - replicò lei riprendendo fiato. – Sono
in ritardo solo di cinque minuti... - .
Poi guardò l’orologio...
- Accidenti... dieci minuti! - disse afferrando l’amica per il
braccio e trascinandola di corsa dentro l’istituto Toho.
Si guardò in giro... per fortuna c’era ancora gente che cercava la propria
classe. Beh, non era poi così in ritardo... Eve sospirò, una corsa degna di record del tutto
sprecata!
- Vediamo in che classe siamo... - fece Marica
spostandosi verso dei tabelloni davanti ai quali c’erano una marea di ragazzi e
ragazze. Eve si fece largo tra la gente e poté vedere
con i suoi occhi gli elenchi...
- Corso E... F... G... - l’amica guardava le lettere
corrispondenti alle aule e in breve trovò il suo nome.
- Corso G. Proprio come lo scorso anno... - sbuffò Marica.
- Che c’è, non sei contenta? - le
chiese Eve, senza distogliere lo sguardo dai
tabulati. L’altra alzò le spalle.
- Mh... speravo di essere in classe
con te. - anche lei riprese a guardare le tabelle.
- Beh, sei fortunata... non sei in classe con il tuo amore?... - .
- Il... mio amore?... - Marica esaminò bene i nomi dei compagni. -...Warner!! Oh!! Che meraviglia!!!
Sono in classe con Ed Warner!! -
.
L’amica si mise a saltare e ad emettere gridolini
di gioia finché un ragazzo dai capelli scuri non si fece largo tra la folla e
le raggiunse. Marica smise all’istante di ridere e
prese a guardarlo con occhi sognanti.
- Trovata la classe? - domandò alla sua amica. Eve si voltò distrattamente e incrociò due occhi scuri che
la guardavano sorridendo.
- Non ancora... - rispose lei con lo stesso sorriso. Il ragazzo si
tolse le mani dalle tasche della divisa e fece scorrere il dito sugli elenchi.
- Mhm... Lenders. Ecco qui, corso D.
- disse lui soddisfatto, ma non smettendo di guardare i nomi dei compagni -...e
Springer. Idem. - .
I tre si allontanarono dai tabulati. Marica
sospirò sempre fissando Mark... il ragazzo se ne accorse e cercò di distogliere lo sguardo per evitare che
le due lo vedessero arrossire.
- Ma dove si saranno cacciati gli altri?...
- disse lui con noncuranza.
- Aspetti la squadra? - domandò Eve
appoggiandosi con la schiena ad una colonna al muro del corridoio. Mark annuì.
- Alcuni di loro sono già qui... ma non
vedo Danny. - .
- Ed?! - Marica
si lasciò scappare il nome del portiere.
- Ed... dovrebbe essere sul campo con
gli altri. Avevo detto a Danny che l’avrei aspettato
ma se non si fa vedere entro due minuti, affari suoi. Non mi va di arrivare in
ritardo a consegnare i nominativi. - .
- Eve... - sussurrò la ragazza
cominciando a passarsi tra le dita una ciocca di capelli. L’altra alzò gli
occhi al cielo...
- Mark? - disse poi. Il cannoniere la
guardò. – Questa è Marica. Marica,
lui è Mark. - .
La ragazza gli tese timidamente una mano e fu come scossa dalla
forte stretta del capitano del Toho. Ad un tratto due
ragazzine urlanti arrivarono a festeggiare Marica...
- Ehi!! Come stai?!... Tutta un’estate
che non ci si vede!... E con i ragazzi??... dicci tutto, Marica!!
- .
Eve fece un passo indietro e Mark ritrasse di scatto la mano.
- Chi sono queste due? - chiese lei
allibita.
- Se non lo sai tu... - replicò lui
con lo stesso sguardo tra il confuso e l’agitato. Poi i due si guardarono negli
occhi...
- Pensi quello che penso io? - le
chiese Mark.
- Se l’idea è quella di svicolare da queste pazze sì... - .
I ragazzi si voltarono lentamente e poi presero a correre per
l’ampio corridoio, passando accanto alle facce stupite dei compagni di scuola.
Finalmente fuori!... Eve
sospirò e poi scoppiò a ridere...
- Penso che Marica mi odierà a vita
per questo!! - .
Mark la guardò... si stava davvero
divertendo, la sua era una risata spontanea e
vivace... tanto che ne fu contagiato...
- Non male come primo giorno, eh?... -
.
La campanella suonò e chiusero il cancello. Un ragazzino riuscì
ad entrare di corsa, appena in tempo.
- Maaaaaaaaaaaark!!!
Maaaaaaaaaaaaaark!! - .
Il capitano alzò lo sguardo...
- Ecco, questo è Danny! - .
L’amico lo raggiunse ancora correndo.
- Hey! Ciao Eve!! Mark!! Mi dispiace... ho
cercato di fare più in fretta che ho potuto... - farfugliò
ansimando.
- Sì, certo... – sbuffò Mark
riprendendo la sua aria seria - ...avanti, muoviamoci! - .
Lenders si mosse velocemente verso il campo,
seguito da un Danny un po’ distrutto.
- Eve... puoi aspettarci giù se vuoi,
ci metteremo pochi minuti. - fece il ragazzino sorridendo.
La ragazza lo seguì sul campo e finalmente li vide: il Toho al completo. Uno per uno stavano
consegnando dei fogli ad una donna dai capelli rossi in tuta da ginnastica,
probabilmente la coordinatrice. Poi firmavano su un registro. La ragazza scese
sugli scalini, dove aveva notato una figura conosciuta.
- Kim! - la chiamò. L’altra si voltò
curiosa e sorrise.
- Eve!! Ciao! Hai visto? Siamo in
classe insieme!! - .
- Emh... in verità ho faticato a
trovare il mio di nome!!... comprendimi, sono sveglia soltanto
da una mezz’ora! - la ragazza si mise una mano dietro la testa.
- Oh, non importa.- rise Kim. – Ora lo
sai! - .
Eve si stiracchiò e sbadigliò.
- Uffa... ho fatto tutto di corsa
stamattina! - poi diede un occhiata ai giocatori... Ed
stava ridendo di gusto insieme a Danny e a Mark, quest’ultimo pareva un po’
spazientito e guardava l’amico più piccolo in maniera poco rassicurante...
molto probabilmente Danny gli stava raccontando la
sua mattinata d’inferno. Il portiere alzò distrattamente lo sguardo e incrociò
i suoi occhi. Eve si sentì colta di sorpresa mentre lo guardava... teneva le mani ai fianchi e
un sorriso dipinto sul bel viso. Ed alzò una mano e la
agitò in segno di saluto. Eve replicò alla stessa
maniera e rimasero lì a salutarsi finché Mark non
passò una mano davanti agli occhi dell’amico e poi gli diede una gomitata per
avvertirlo che toccava a lui firmare. La ragazza abbassò la mano ancora
sorridendo.
- Sei qui per lui? - le domandò Kim,
lisciandosi timidamente i capelli castani. Eve tornò alla
realtà...
- Lui...? Lui chi?... Emh... Ed?... No, siccome siamo in classe anche con Mark e io non ho la minima idea di dove sia l’aula D, Danny mi ha chiesto di aspettarli... tutto qui. - .
L’altra sorrise:
- Io invece aspetto Eddie. Purtroppo
non siamo in classe insieme come lo scorso anno. - Kim
si fece seria e sospirò.
- Su con la vita! La scuola è appena cominciata, non vorrai
deprimerti proprio ora? - .
Eve fece un gran sorriso e salutò gli
altri.
- Ci conviene muoverci ad andare in classe ora, se arriviamo in
ritardo il primo giorno non faremo certo una bella figura!!
- scherzò Danny mentre Kim guardava preoccupata
l’orologio della scuola.
- Emh... ragazzi... siamo già in
ritardo!! - disse con foga Ed, seguendo lo sguardo
della ragazza. Mark sussultò al sentire quelle
parole, Eve che stava ancora sbadigliando si bloccò e
Danny cominciò a correre su per il campo, fino a
rientrare all’interno dell’istituto, seguito da tutti gli altri.
Arrivati al centro del corridoio il più giovane si allontanò per
raggiungere la classe di corso inferiore al primo piano, salutando con un cenno
gli altri.
- Ci vediamo più tardi! - fece il portiere senza fermarsi,
seguito da Eddie.
- Avanti, muoviamoci anche noi! - ordinò Eve
guardando Mark, che guidò lei e Kim
verso l’aula.
Nessuno dei tre parlava. Mark sembrava
piuttosto irritato, Kim non aveva espressione e Eve abbozzava qualche sorrisetto involontario.
- Si può sapere che hai da ridere? - le chiese
tutt’un tratto il capitano. La ragazza si
voltò verso di lui.
- Che situazione assurda! - commentò. Mark sbuffò.
- Su ragazzi... capita... - disse Kim
a bassa voce.
- Già... capita! - il capitano alzò gli occhi al cielo,
contrariato.
- Avanti non mi dire che tu sei lo
studente modello! - sorrise Eve. – Non mi dispiace
saltare qualche ora! - .
Mark la guardò... accidenti ma che aveva
da sorridere?!... però era bello starla a vedere
mentre cercava di tirargli su il morale... certo non capita a tutti di essere
sbattuti fuori dalla classe per ritardo già il primo giorno!... poi posò lo
sguardo sugli occhi neri di Kim che parevano
supplicarlo di non arrabbiarsi, così si calmò e sospirò in un sorriso...
- Però... non è una brutta prospettiva... - .
Stava scarabocchiando un Chibi Mark, un Chibi Danny e un Chibi Ed che si facevano le boccacce... Eve
sorrise. Che carini! Il professore continuava a
spiegare inglese e in quel mentre suonò la campanella.
Eve uscì finalmente
dalla classe... non le sarebbe dispiaciuto rimanere fuori anche per
quella noiosissima ora. Kim le si fece
vicino.
- Dove vai di solito all’intervallo? -
le chiese la ragazza.
L’altra indicò il giardino, e sorrise.
- L’anno scorso lo passavo in giardino con Eddie.
Di solito veniva a chiamarmi lui e... beh... uscivamo in cortile. - .
Kim si guardò intorno e lo cercò con lo
sguardo, poi si rivolse di nuovo a Eve.
- Si vede che le abitudini cambiano... - .
Eve si mosse verso le scale.
- Si può andare sul tetto? - le domandò. La ragazza dai capelli
castani si arrotolò una ciocca su un dito e la guardò con aria dubbiosa.
- Non so se è permesso... - .
L’altra stava già salendo le scale e aprendo la porta che dava
sul tetto quando Kim la
raggiunse.
- Hai davvero intenzione di... - .
- Nella mia ex-scuola era permesso salire sul tetto. - . Eve si guardò intorno. – Avanti, vieni. - .
Le due si sedettero contro il muretto e Kim
sospirò.
- Non l’avevo mai fatto. - disse.
- Mh? - chiese Eve
mentre si accendeva una sigaretta.
- Salire quassù, intendo. In tutti questi anni non ci ho mai
pensato... - .
- C’è sempre una prima volta per tutto! - sorrise l’altra mentre
espirava.
- Già... - Kim abbassò lo sguardo.
Rimasero in silenzio, poi la bruna alzò gli occhi e incontrò il bel profilo di Eve. Aveva dei lineamenti
dolci, la carnagione chiara, gli zigomi tondi, il naso perfetto, né piccolo né
grande, gli occhi di un blu intenso fissi verso il cielo, le labbra rosee che
ogni tanto stringevano la sigaretta e cortissimi capelli biondo scuro che le
incorniciavano il viso. Kim aveva quasi timore a
rivolgerle la parola... forse solo il fatto che tenesse una sigaretta in mano
le pareva che potesse rovinare un così bel viso.
- Ti fa male. - si lasciò sfuggire.
Eve comprese facilmente a cosa si stava
riferendo l’altra, ma sorrise dolcemente, come per rassegnazione e le rispose
con due semplici parole:
- Lo so. - .
Kim non disse più nulla, finché l’amica
non si alzò e si avvicinò alla ringhiera.
- Guardali là. - disse fissando un punto preciso sotto di sé.
L’altra la raggiunse di nuovo e sorrise.
- Stanno sempre con un pallone ai piedi! Non so come facciano a
pensare sempre al calcio! - .
Mark si preparò a lanciare il suo tiro
migliore.
- Ed mi ha spiegato che è una
passione... è come tormento, non puoi smettere di pensarci. – . Eve cambiò espressione. - Beh,
non è così drammatico, però è una cosa che quei ragazzi adorano fare e non
smetterebbero mai per nulla al mondo. - .
Kim si sporse per vedere il suo ragazzo
che passava il pallone al capitano. Mark tirò una
cannonata che però si spense tra le mani di Ed. Danny cominciò a saltare
festeggiando e Eddie si portò le mani ai fianchi. Il
portiere scoppiò a ridere di gioia e urlò così forte che le parole giunsero
chiare anche alle orecchie delle due ragazze.
- L’ho parato!! Yahoooo!!
Giornata memorabile!! Ho parato il Tiger
Shot di Lenders!! - .
Anche Eve rise,
guardando quel ragazzo più felice che mai per aver battuto il suo capitano. Non
sapeva perché ma sentiva qualcosa di strano dentro, mentre lo guardava ridere.
- Che ti dicevo? - aggiunse guardando Kim. La ragazza aveva un sorriso forzato sulle labbra, e
disse:
- Dici che non rinuncerebbero al calcio
per nulla al mondo? - .
Eve spense il mozzicone sulla ringhiera
poco più in là e si appoggiò con i gomiti.
- Parli di Eddie,
vero? Non voglio sapere tutta la storia, spetta soltanto a te decidere se
dirmelo o meno, l’unica cosa che ti posso dire è di
non mollare perché se tieni veramente a lui dovresti capire cosa prova verso il
calcio. - .
Kim guardò il cielo azzurrissimo e si
limitò a sospirare.
“Eve ha ragione... che stupida sono... non ci ho mai pensato... sono stupida ed egoista... Eddie ama il calcio più di ogni altra cosa... anche più di
me... rinuncerebbe al calcio per me?... no.
Assolutamente. E a me per il calcio... accidenti forse ne sarebbe capace... io
so di amarlo con tutta me stessa, forse è perché non ho mai avuto passioni che
non posso comprenderlo... o forse... perché... no Kim!! Non ci devi neppure pensare!!...”
- Hey! Ci sei ancora? - Eve le agitò una mano davanti agli occhi.
- Cosa...?... Oh, sì... sì ci sono!...
ora è meglio scendere o ci cacceranno fuori una seconda volta! - .
Sì, si era davvero divertita! Finalmente le cose stavano andando
per il verso giusto. Aveva trovato dei nuovi compagni e in quei giorni si
sentiva veramente bene. Si asciugò il viso e prese il tubetto di gel che stava
accanto alla spazzola. Se ne spalmò un po’ sulle dita, che poi passò sui
capelli corti. Perfetto. Così sarebbero stati a posto ancora una volta. Con il
pettine si aiutò ad acconciarli in modo da darle un’aria vivace e naturale,
come sempre. Poi si lavò di nuovo le mani. Il suo sguardo, mentre afferrava la
salvietta, cadde sui propri occhi, riflessi nello specchio. Erano occhi
sorridenti, che volevano affrontare una nuova giornata con tanta voglia di
vivere.
Quando scese in cucina, sua madre lo salutò.
- Ciao Ed! - .
- Mamma! - fece un cenno con la mano, poi si fermò di scatto e
si voltò. – Ah! Oggi iniziano gli allenamenti, ci vediamo
questa sera! - .
La donna rimase in cucina in vestaglia, mentre il figlio
chiudeva la porta e correva verso la scuola con un toast in mano.
- Non gli farà bene mangiare mentre
corre... - sospirò prima di tornare alle sue faccende.
Nel frattempo il portiere cercava di inghiottire quello che
restava della sua colazione, sempre correndo sulla strada.
“Corri!! Corri!! Corri!! Corri!!” si
diceva Eve mentre girava l’angolo con una mano che
impugnava la cartella e l’altra lungo il fianco, entrambe si muovevano avanti e
indietro accanto alla sua vita snella.
- Eve! - la chiamò Ed.
La ragazza si voltò, ma senza smettere di correre lo aspettò, poi cominciarono
ad avanzare rapidamente l’uno di fianco all’altra.
- Anche tu in ritardo stamattina? -
sorrise lei.
- Già... ehi, aspettami! - Ed riprese
il passo veloce di Eve. – Potresti iscriverti al club
di atletica, sai? - .
- Mh, ci avevo già pensato. Anche
nella mia ex scuola facevo parte di una squadra di atletica.
- rispose lei guardando la strada davanti a sé.
- Di sicuro faresti un figurone! A
proposito... ti ho detto che qualche giorno fa ho
parato il Tiger Shot di Mark? - .
- Almeno un milione di volte, portiere! - Eve
sorrise alzando gli occhi al cielo. – Ti ho detto che
ho anche assistito al miracolo dal tetto della scuola? - .
- Sì... ora che ci penso... hey!! Ma non è stato un miracolo! Sono
io che mi sono allenato duramente! - replicò Ed come
un bambino.
- Già... eheh!!
Come no! - Eve aumentò la velocità. – Vediamo se
riesci a starmi dietro se ti sei tanto allenato! - .
La ragazza scattò in avanti con una velocità impressionante, Ed riuscì a tenere il passo per un po’, poi si distaccò ma
sempre correndo, la raggiunse davanti all’entrata della scuola dove Eve lo aspettava col fiatone. Fece un passo avanti
oltrepassando il cancello e rise:
- Ho vinto ancora! - .
- Oh, ma che simpatica!! Aspettavi
l’ultimo momento per umiliarmi, eh? - Ed scherzò,
facendo il finto serio e appoggiandosi al muretto per riprendere fiato. Eve cambiò improvvisamente espressione.
- No. Umiliarti mai. Stavo solamente scherzando. - .
Ed alzò lo sguardo e incrociò quegli occhi profondi e così seri
che parevano parlare, si sentì in colpa... in colpa per qualcosa che nemmeno
lui riusciva a spiegarsi, così cambiò discorso distogliendo lo sguardo e dando un’occhiata distratta all’orologio della scuola:
- Hey! Siamo arrivati prima di quanto potessimo immaginare, che ne dici se ti accompagno ad
iscriverti alla squadra di atletica? Dovrebbero essere aperti da oggi gli
sportelli. - .
- Ok. - .
La ragazza lo seguì in silenzio.
La campanella suonò e Kim si
stiracchiò. Mark uscì di
corsa dalla classe. La ragazza ripose di nuovo i libri nella cartella e si
sistemò la gonna della divisa. Diede un occhio alla
sua compagna. Che strano, le pareva che ci fosse
qualcosa che non andava quel giorno in lei.
- Eve... - cominciò. L’altra non disse
nulla, si limitò a fare un cenno con il capo a segno che la stava ascoltando.
- Che ne diresti di venire con me a
guardare gli allenamenti dei ragazzi? - .
- Preferisco tornare a casa. E poi devo anche ritirare la divisa
di atletica. - rispose Eve a
voce bassa.
- Se è questo il problema, facciamo
così: tu vai a ritirare la divisa e io ti aspetterò sul campo, mh? - . Kim
la guardava con quegli occhioni neri che parevano
supplicarla. – È la prima e l’ultima volta che te lo chiedo,
ti preeeeego... - .
La ragazza si attaccò alla manica della divisa dell’amica.
- Ok, ok
basta che la smetti di tirare! - Eve alzò gli occhi
al cielo e si portò la cartella su una spalla, uscendo dalla classe.
Anche per quel giorno le lezioni erano
finite, avevano salutato gli altri ed ora si stavano muovendo verso il campo di
calcio.
- Dai, aspettami qui. Prendo la divisa
e arrivo. - fece Eve mentre Kim scendeva sugli spalti
ed andava a sedersi. L’altra si allontanava e scendeva le scalinate fino al
campo di atletica. Ad un tratto si fermò sulle scale e
si sedette, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e tenendo la testa tra le
mani, si lasciò andare e sospirò chiudendo gli occhi.
“Perché mi ha detto che lo stavo
umiliando?... sì, stava certamente scherzando ma... perché ho reagito così?...
basta... basta io non voglio più avvilire nessuno... non voglio che tutto torni
come tre anni fa... io così sto veramente bene... non voglio tornare
indietro... non voglio guardare dietro di me...”
Improvvisamente sentì una mano posarsi dolcemente più volte
sulla sua spalla.
- Eve... Eve? - .
La ragazza aprì stancamente gli occhi e fissò quelli castani
della sua amica.
- Marica... - sussurrò schiarendosi la
voce.
- Che ci fai qui tutta abbandonata? -
sorrise sedendosi accanto a lei.
- Una pausa. - sbadigliò. Marica si
sciolse i lunghi capelli ricci e neri:
- Non è stato carino andare via in quel modo, l’altro giorno! -
.
Sulle labbra di Eve
si delineò un sorriso mentre ricordava le risate che si erano fatti lei e Mark.
- Sì, lo so. - rispose ancora sorridendo. Anche
Marica prese a ridere:
- Di’ un po’... come fai a conoscerlo? - .
- Conoscerlo? Intendi Mark? - domandò Eve.
- Esatto! - l’altra si fece attenta.
- Non è che lo conosca così bene...
ricordi quella volta in cui abbiamo incontrato Warner
in quel negozio? - .
Marica annuì pendendo dalle labbra
dell’amica, che proseguì.
- L’ho incrociato più tardi qui al campo e anche qualche giorno
dopo, per caso. Così mi ha chiesto se avevo voglia di andare
alla festa di un suo amico: Mark. Ho accettato e così
ora conosco tutti i ragazzi della squadra... - .
- Ma che fortuna!!... Wow!!... Vuoi
dire che sei stata ad una festa con Warner??... -
l’euforia di Marica durò poco. - ... perché non mi
hai detto niente?? - .
- È così importante per te, Ed? - replicò Eve
alzando le spalle. L’altra si rimise a sorridere compiaciuta.
- Beh, in verità mi piace quasi quanto Mark!... o forse il bel portiere un pochino di più... pensa che
oggi quando stava entrando in classe e io l’ho salutato mi ha detto “Ciao!”...
oh, sono tutti e due così belli!!... che tu sappia, hanno una qualche ragazza?
- .
Eve sorrise e scosse la testa, Marica non cambiava mai!
- Che io sappia no... ma non te lo
posso giurare. - .
- Umh... devo indagare... - fece
pensosa.
- Sì, certo! Poi fammi sapere! - la prese in giro.
- Hey, tu scherzi! Ma
io lo faccio seriamente! - rispose Marica un po’
indispettita.
- Ora è meglio che vada a prendere quella benedetta divisa... -
sospirò Eve scendendo uno scalino.
- Ideaaaaa!!!
- gridò ad un tratto l’altra. L’amica si girò di scatto e la guardò
preoccupata:
- Che vuoi fare, genietto?
- sospirò mettendosi le mani ai fianchi. Marica
cominciò a sogghignare malignamente...
- Domani comunicheranno le date della gita d’inverno... - .
- Oh, no... - Eve aveva già inteso
cos’aveva in mente l’altra.
- Oh, sì!!... pensa se riesco a
convincere il signor Eagles a portare con la nostra
classe anche la vostra... così non solo ci porteremo in gita quei due, ma
assisterai anche al mio trionfo!! Ah ah ah
ah ah!! - .
- Scommettiamo che non riuscirai a combinare un accidente? -
ridacchiò Eve.
- Scommessa accettata! Vedrai di cosa sono capace! Se vinco io
tu farai qualcosa per me... se invece la remota possibilità di vittoria da parte
tua, ovvero lo 0,001% si realizzerà, sarò io a doverti
un favore! - . Marica la raggiunse e le strinse la
mano, in segno di promessa. L’altra continuava a sogghignare per
nulla convinta dalle parole che aveva appena sentito.
- Certo! Già m’immagino Ed con uno
sguardo che impietosisce il re dei serial killer e Mark
praticamente distrutto nel suo orgoglio, ridotto alla stregua di uno zerbino!!
- poi scoppiò in una risata divertita.
- Allora domani hai le selezioni? - .
- Già. Se voglio entrare in squadra
devo battere i tempi che faranno le altre. - Eve
guardò il sole quasi al tramonto. La luce rossa inondava gli spalti e si
rifletteva sul suo viso sorridente. L’incontro con Marica
l’aveva tirata su di morale. Quella matta aveva intenzione di combinare qualcosa
sia con Ed che con Mark, ma
chissà che cosa l’aveva spinta a proporre la scommessa... certo quella ragazza
non avrebbe faticato a convincere il signor Eagles a
portare entrambe le classi in gita, quell’uomo era
molto insicuro e volubile, caratteristiche che non si addicevano per niente ad
un professore, eppure insegnava al Toho da anni a
quanto le avevano detto. Il resto sarebbe venuto da sé... chissà come avrebbe
fatto Marica a sedurre Mark
e Ed... le sfuggì un sorriso divertito. Figuriamoci...
Marica che adesca quei due!
S’immaginava davvero Warner con uno sguardo che
avrebbe commosso anche un serial killer e Lenders sul
serio annientato nel suo orgoglio, ridotto alla stregua di un puliscipiedi!... Eve sogghignò ancora... forse
stava andando troppo oltre, però c’era qualcosa che la preoccupava... anche se
non voleva ammetterlo sapeva che qualcosa la infastidiva.
- Mark è veramente un fenomeno! -
esclamò Kim alla sua destra.
- Hey!! Mark
è mio! - ribatté Marica alla sua sinistra, guardando
male la ragazza dai lunghi capelli castani.
- Ho solo fatto un apprezzamento, non ho
detto nulla di speciale... - fece Kim guardandola in
faccia.
- Allora perché non tifi un po’ per il tuo attaccante Bright! - disse l’altra a denti stretti. Kim si fece seria, e aggrottò le sopracciglia distogliendo
lo sguardo da lei. – Beh? Che c’è?... hai perso la ling... - .
Eve la interruppe bruscamente:
- Piantala, Marica!
Occorre litigare per queste stupidaggini?! Vi
conoscete da dieci minuti!! - .
Marica si strinse nelle spalle e abbassò lo
sguardo. Eve aveva sempre uno strano effetto su di
lei... sin da quando si erano conosciute tre anni
prima, aveva notato il suo carattere forte e fiero e anche se non voleva darlo
a vedere ne era un po’ gelosa... voleva possedere la sua forza d’animo e il suo
sorriso.
- Tutto bene, Kim? - le disse una
volta fuori dalla scuola.
- Tutto bene. - rispose lei sospirando. Si vedeva molto
chiaramente che le cose tra lei e Eddie non andavano
per niente come si deve. Ogni volta che lo nominavano Kim
diventava seria e perdeva il suo sorriso. Eve non
volle dire nient’altro, tanto la causa della sua tristezza
era sempre lui.
“Ecco. Parli del diavolo...” la ragazza
si fermò, sentendo una voce che le chiedeva di fermarsi.
- Ciao ragazze! - Eddie sorrideva. –
Posso accompagnarvi? - .
- Veramen... - Kim
stava per replicare quando la voce di Eve sovrastò la sua.
- Ma certo!... Oh! Un momento, tu sai
dove si è cacciato Ed? - si inventò qualcosa su due
piedi.
- È ancora in spogliatoio, perché? - rispose il ragazzo.
- Devo... emh... devo... chiedergli un
paio di cose sull’equipe di atletica. Vi spiace andare
senza di me? No, vero? Ci vediamo!! - Eve non diede nemmeno il tempo di rispondere ai due che diede una leggera spinta per sollecitarli ad andare via
insieme. Eddie rispose al saluto e si voltò, Kim la guardò con occhi supplichevoli, ma l’altra le fece
l’occhiolino e alzò la mano in segno di vittoria. Poi, quando
anche Kim si fu voltata decise di aspettare almeno
che voltassero l’angolo per tornare a casa anche lei.
Finalmente stava per lasciare la scuola quando
le si fece vicino un ragazzo dalla carnagione scura e dall’altro lato un
ragazzo dai lunghi capelli neri. Eve sorrise
guardando davanti a sé.
- Ragazziiiiiii!!!
- Danny arrivò correndo.
- Eccolo, ci risiamo... - scherzò Ed
senza voltarsi.
L’amico li raggiunse e prese a camminare con loro.
- Ah... - sospirò felice. – Mi mancavano i nostri allenamenti! -
.
- A chi lo dici! Ho passato tutta l’estate in pena per poter ricominciare
ad allenarmi con la squadra! - esclamò Ed portandosi
le mani dietro al collo. Eve mosse leggermente la mano che aveva sulla spalla, sentendo dietro
di sé la cartella che si muoveva di poco.
- Non credevo che foste veramente così forti. Allora la vostra
fama è meritata. - disse. Era rimasta davvero affascinata dagli allenamenti, i
bolidi di Mark, i rapidi passaggi di Danny e le spettacolari parate di Ed
l’avevano lasciata a bocca aperta.
- Grazie! Lo vedi Mark, anche le
ragazze dicono che siamo bravi! - sorrise il più
piccolo del gruppo.
- Ma non dobbiamo sottovalutarci e
continuare ad allenarci! - lo rimproverò il capitano.
- Eddai, non essere così severo! Se ci fanno dei complimenti è buona educazione accettarli! -
replicò Danny.
- Stai dicendo che sono un cafone?! -
lo fulminò Mark. Danny
tacque all’istante, ma intervenne Ed.
- Beh, un po’ presuntuoso lo sei! - .
- Che!?! - il cannoniere si fermò di
scatto. L’altro scoppiò a ridere:
- È troppo divertente farti arrabbiare! - .
- Warner!!! -
gridò Mark.
- Presente!! - continuò l’altro.
- Ed!! Se ti prendo...!!!!
- e iniziarono ad inseguirsi per la strada, uno
furibondo e l’altro che stava morendo dal ridere. Beh, Ed aveva ragione: era
divertente provocare Mark! Eve
scoppiò in una risata fragorosa, seguita da Danny,
che si piegò in due.
- Mellow!! Springer!!
Volete prenderle anche voi?!!? - .
I quattro camminavano per la strada tranquillamente, ormai il
rosso del sole si stava accentuando all’orizzonte e le vie erano pressoché deserte, qualche auto passava ogni tanto e i ragazzi non
avevano smesso un minuto di sorridere.
- Mark!! Mark!!
- una bambina dai capelli nerissimi uscì correndo dal cortile e saltò in
braccio al cannoniere.
- Ciao piccolina! - la salutò lui tenendola
su con un braccio e strapazzandole i capelli con l’altro. Gli altri lo guardavano mentre festeggiava la bimba. L’espressione di Eve era rilassata e allegra ma
si era stupita nel vedere quel ragazzo così scontroso e schivo giocare con
quella bimba che rideva felice tra le sue braccia.
- Quella è la sua sorellina. - le disse Danny.
Mark si voltò verso di loro e si rivolse alla
ragazza.
- Credo che tu sia l’unica a non conoscere Nathalie.
- .
Eve sorrise alla piccola, che le strinse
la mano, un po’ intimidita.
- Ciao Nathalie. Io sono Eve. - disse la giovane.
La sorellina sorrise dolcemente e disse il suo nome con una
vocina mielata, pareva aver perso tutta la sua timidezza.
Ed e Danny la
salutarono, mentre entrava in casa e richiudeva la porta. Eve
si tolse le scarpe e si annunciò:
- Mamma! Sono tornata! - .
“Sì certo!... tanto non c’è nessuno!!”
si ricordò battendosi una mano sulla testa.
Salì di corsa le scale ed entrò in camera sua. Non vedeva l’ora
di riprovare la divisa di atletica! I pantaloncini
corti blu le fasciavano i fianchi e la maglietta non troppo attillata bianca
con il simbolo della scuola su una manica la faceva sembrare veramente
un’atleta. Si ricordò della sua ex divisa... la maglia era rossa, e i pantaloni
bianchi... aveva fatto tante gare con la sua ex
squadra. Era considerata una delle migliori del gruppo, ma l’allenatore le
rimproverava più volte il fatto che fumasse, l’aveva anche minacciata di
cacciarla dalla squadra se non avesse smesso. Ma non successe mai perché fu lei ad andarsene, dopo
l’incidente. Già... l’incidente... era da tempo che non ci pensava più... tre
anni prima continuava a tormentarsi... aveva 15 anni... maledizione solo 15
anni!! Poco più che una bambina!!...
si rilassò. Aveva superato tutto ma a volte, quando tornava indietro con la
memoria la invadeva un senso di tristezza mista a rabbia...
Dopo quello che era successo i suoi
genitori non riuscivano più a parlarsi e ogni volta che si rivolgevano la
parola si accusavano a vicenda di ciò che era accaduto. Così si separarono. Suo
padre partì per l’Europa, l’Austria, dove era nato e cresciuto portandosi con
sé il suo fratellino Dexter, di due anni più giovane
di lei. Da quel giorno non li rivide più. All’inizio lei e Dex
si scrivevano delle lettere ma diventò sempre più raro
che la sua cassetta delle lettere ricevesse un messaggio del fratello. Lui le
raccontava che viaggiava molto in Francia e in Italia, poi più nulla.
La ragazza sospirò. Sì, era rimasta sola con la madre a Okinawa. Subito dopo la partenza
del padre anche lei vendette la casa e si trasferirono
in quella città, Tokio. Per motivi del lavoro di sua madre, chirurgo in un
nuovo ospedale, si erano trasferite un’altra volta nella parte occidentale
della città, proprio all’inizio della primavera. Eve
aveva continuato gli studi dove li aveva cominciati tre anni prima, poi
all’inizio dell’anno nuovo aveva iniziato a
frequentare il Toho. Si sentiva rinascere nella sua
nuova casa, aveva lasciato alle spalle tutto... anche l’angoscia che l’aveva accompagnata quando praticava i corsi nella sua ex scuola.
Aveva sempre avuto una passione per la corsa. Ma si
era accentuata in quel periodo. Era un modo per sentirsi libera e poter
scappare da quel mondo cattivo... aveva perso fiducia nelle persone, viveva
come se gli avvenimenti che capitavano fuori dalla sua
mente non esistessero. Sì, provava emozioni ma minime... ma ora non voleva più pensarci. Si era fatta una promessa
quando si era trasferita l’ultima volta: avrebbe tentato di rinascere, e
ci stava riuscendo... non voleva guardarsi alle spalle, e nemmeno dentro...
Ed e Danny
parlavano ancora tra loro per la strada.
- È carina. - cominciò il più piccolo.
- Mh? - domandò il portiere scosso dai
suoi pensieri.
- Eve, intendo. Ed
è anche simpatica! A me piace... come persona, non credo di poter arrivare ad
essere il suo ragazzo. - .
- Danny ma che discorsi fai?... Non ti avevo mai sentito dire una frase seria! - rise Ed. L’altro aggrottò le
sopracciglia.
- Eddai... non prendermi in giro!... – .
Ed rimase zitto con un sorrisetto sulle labbra.
“Ma sentitelo! Danny
che fa un discorso serio sulle ragazze!”
Il centrocampista fece un sospiro e si portò le mani dietro la
nuca, lasciando che la cartella gli si appoggiasse sulla schiena.
- Tu che ne pensi? - chiese poi.
- Eh? Di che cosa? - fece l’altro.
- Ma come di che cosa! Di lei, no? Mi
stavi ascoltando? - esclamò Danny. Ed
si fece pensieroso... già, che pensava di Eve?...
- Beh,... - cominciò - ...senza dubbio
è molto carina... e allegra... mi piace stare in sua compagnia. - .
Danny accennò un sorrisetto
soddisfatto, guardandolo in faccia. Ed osservava il
cielo rosso davanti a sé con un’aria assorta.
- In poche parole sei cotto di lei! - sogghignò. Warner sbuffò:
- Ecco. Sapevo che con te un discorso serio è
impossibile da costruire! - .
- Hey! Non cambiare discorso! E poi
non è vero, dico solo la verità! - protestò l’altro.
- Già! Come no! - Ed scoppiò in una
risata spontanea.
- Piantala Ed!!... - sorrise
infastidito l’amico.
- Vuoi fare un salto in palestra o
preferisci in mezzo alla strada? - il portiere continuò a ridere. Il povero Danny tacque, sapeva che Ed stava
scherzando, non l’avrebbe mai picchiato... se non per gioco... e poi gli
conveniva non mettersi contro una cintura nera di karate...
proprio no...
- Perché ve la prendere sempre con me?...
– sospirò imitando un bambino. -... solo perché sono il più piccolo... non è
giusto!! - .
- Avanti Danny! Lo sai che io e Mark scherziamo... E poi non è
vero che ce la prendiamo sempre con te. - fece tranquillo il portiere, ma
sempre sorridendo e camminando verso casa nella luce rossastra del tramonto.