SEDICESIMO CAPITOLO: PER SEMPRE.
Le aveva circondato la vita con un braccio e
con l’altro le stava accarezzando una spalla. Era appoggiato con il capo
sul petto di lei e la stava guardando mentre
dormiva... il suo volto era sereno, quando i raggi del mattino illuminarono
Tokio. E lei era bellissima, come sempre. Sentiva il
suo calore accanto a sé e il seno si alzava e si abbassava regolarmente, velato
dal lenzuolo, che lasciava intravedere le morbide forme. Due volte quella
notte... che strano... non avevano pianificato nulla ed era successo per due
volte, come se non fossero sazi l’uno dell’altra... si erano abbracciati
violentemente l’ultima volta, ma aveva potuto percepire ugualmente tutta la sua
dolcezza. Non poteva essere andata meglio la sua prima volta... arrossì
lievemente... con tutte le altre ragazze non era
andato più in là di un po’ petting spinto ma si sentiva un tipo un po’
all’antica... voleva fare l’amore per la prima volta con qualcuno che amava
profondamente... e l’aveva fatto quella notte... si sentiva bene, troppo bene.
Ogni cosa che aveva organizzato di fare, tutte le volte che aveva deciso di dirle che l’amava per esempio, non erano andate a buon fine,
non ci era riuscito nemmeno una volta, quando un giorno, per puro caso lei era
lì dopo i loro allenamenti... come il giorno prima, per caso Eve era venuta a trovarlo al dojo.
Da tutta questa storia aveva capito che non doveva programmare più
assolutamente nulla, le cose belle quando accadevano
per caso erano mille volte più piacevoli che quando decideva di farle accadere.
Il destino non era suo, non aveva certo deciso lui di incontrare Eve, ma l’unica cosa di cui era certo era che nessuno
gliel’avrebbe portata via, niente li avrebbe
separati...
- Che... ore sono? - gli occhi della
ragazza si aprirono infastiditi dalla luce del sole, e se li coprì con le mani
strofinandoseli e sbadigliando. Ed si mise a sedere
per permetterle di stiracchiarsi. Eve fece un lungo
sospiro e un altro sbadiglio, guadando verso di lui, ancora a petto nudo con il
bacino coperto dal lenzuolo soffice. Le sorrideva.
- Le undici e qualcosa. - rispose. La ragazza si mise le mani
sul viso e si lisciò la pelle, sbadigliando di nuovo. Lui rise. Eve lo guardo attraverso le dita, poi
scoppiò a ridere anche lei. Si sentiva una stupida a ridere in quel
modo, e anche Ed, ma non importava a nessuno dei due; si erano già svegliati
l’uno nelle braccia dell’altra ma mai dopo aver fatto l’amore
tutta la notte e l’imbarazzo che si era creato stava lentamente
scomparendo. Guardò quei pettorali alla luce del sole, accidenti era ancora più
bello della sera prima, ma si sentiva in imbarazzo a guardarla
mentre il lenzuolo le scivolava giù dal seno, lasciandolo scoperto. Lei
se ne accorse ma non lo fermò, lasciò che raggiunse il
bacino e poi si avvicinò con sguardo malizioso a lui, portando le braccia sopra
le sue spalle. Sentì ancora il suo seno schiacciarsi contro il suo petto e la prese tra le braccia.
- Buongiorno. - sussurrò sulle sue labbra.
- Buongiorno a te, gattino. - rispose lei accarezzandogli i
capelli e baciandolo un’ultima volta prima di alzarsi.
- Ci vorrebbe una doccia... – disse poi
lui, guardandola alzando un sopracciglio, sorridendo.
- Una doccia... - ripeté Eve
affondando le mani tra i capelli neri di lui e raccogliendoli in un codino scomposto.
– ...come vuoi. - annuì.
Il getto caldo dell’acqua si posava delicatamente sul seno,
lasciando che lui la cullasse abbracciandola da dietro. Che
meraviglia... chiuse gli occhi... una notte con lui e adesso anche la doccia...
Massaggiava dolcemente i suoi fianchi con le mani e poteva
sentirne le forme dolci bagnate e sentiva di non
poterla lasciare... accidenti quanto era bella... più bella che mai mentre
l’acqua calda s’insinuava tra le loro bocche rendendo il bacio ancora più
umido...
- Che vuoi fare, ora? - le domandò con
un dolce sorriso sulle labbra. Lei scosse la testa.
- Non ne ho la minima idea... però
avrei un po’ fame... - .
- Andiamo a vedere i ciliegi? - chiese lui con occhi speranzosi.
– Vedrai che ci sarà anche qualcosa da mangiare! - .
Eve rise.
- Tu pensi di mangiare a ufo da qualche
conoscente incontrato lì per caso? - .
- Io?!... E cosa te lo fa pensare?! -
fece una faccia innocente.
- Mh...
adesso che ci penso... Danny e Marica
dovrebbero essere all’hanami a quest’ora. - .
- Ma che fortu...
emh... che caso del destino! - scherzò lui.
- Sì, ma non possiamo interromperli, voglio dire, poveretti è la prima volta che stanno insieme senza qualcuno tra i
piedi! - .
- Non importa, - disse Ed dolcemente. –
Vuol dire che saremo solo io e te, mi dai una mano? -
.
Eve non aveva ancora compreso bene ma
quando scesero in cucina fu tutto più chiaro.
Cominciarono a preparare qualche tramezzino. Vedere i ciliegi... che bella idea aveva avuto! Eppure
anche lei il giorno prima l’aveva consigliato a Danny...
ora però se n’era completamente dimenticata!
- Lo sai che sei proprio un tipo romantico? - sorrise voltandosi
verso di lui.
- Mh...h? - fece lui con un pezzo di
tartina in bocca. Eve alzò gli occhi al cielo.
- Sì ma non te li devi mangiare tutti adesso!!
Ecco perché diminuiscono sempre!! - .
Ed la guardò e deglutì.
- Eheh... scusami! -
- Scusami un cavolo! Vieni qua e risputa tutto! - lo prese per il collo con una scusa banale come quella per
averlo di nuovo vicino.
- No... hey, andiamo...
non vorrai rovinarti la giornata vedendomi vomitare, vero tesoro? -
disse lui cercando di dissuaderla.
- Tesoro...? - ripeté lei. L’aveva chiamata... tesoro. Era per
difendersi o lo pensava davvero?
- Sì... - fece lui sorridendole lealmente - ...tesoro. - .
Posò un bacio sulle labbra di Eve che erano curvate in un broncio. Dopo essersi
allontanati un attimo ripiegò le labbra indentro e gli rivolse uno sguardo
pensoso prima di rimettersi a urlare.
- Ti sei mangiato la mia prima tartina con le olive!!!! - .
- Io con te non ci sto più in cucina! - .
- Andiamo... avevo fame... - .
- Tsk! - .
Gli voltò le spalle e cominciò a camminare alla ricerca di uno
spiazzo libero. Accidenti, c’erano davvero un mare di persone!
- Eve... sei ancora arrabbiata? - .
- E me lo chiedi?! Potevi almeno
chiedermi il permesso! Io non faccio tartine gratis!!
- .
- Ma... ma tanto poi dovevamo
mangiarcele lo stesso! - .
- Sì ma sotto i petali di ciliegio,...
ah! - fece gli occhi languidi come se stesse recitando. – Come infrangere i
sogni di una ragazza innamorata! - .
- Ma... - .
- Salve ragazzi! - una voce li interruppe. I due si voltarono e
videro Kim che sorrideva dolcemente, con un elegante
cappello bianco sulla testa.
- Ciao Kim. - salutò Eve.
- Ciao. - Ed usò lo stesso tono indifferente.
- Che avete? Non ditemi
che avete litigato di nuovo! - ripeté sorridendo.
- No! Stiamo litigando!! - Eve gli lanciò un’occhiata di fuoco.
- Che ha combinato stavolta Ed? - fece Mark avvicinandosi con le mani nelle tasche dei pantaloni.
- Hey Lenders!
Perché partire sempre dal presupposto che abbia combinato qualcosa io?! - si lamentò il portiere.
- Perché è vero!! - esclamò la ragazza
bionda alzando gli occhi al cielo – Si è mangiato le mie tartine... - .
Mark scoppiò a ridere.
- Cosa?! - non ci poteva credere. Quei
due stavano sicuramente facendo finta di litigare, che razza di coppia!
- Ok, ok.
Adesso basta con la commedia, volete venire con noi? - sorrise la ragazza. Ed e Eve si guardarono, sospirarono e
annuirono. Si avvicinò a lui e lo prese sottobraccio.
- Puoi mangiare quante tartine vuoi, ok?
Stavo scherzando. - .
Lui le sorrise mettendole l’altra mano sulla guancia.
- Lo so. - .
- Certo che quei due chi li capisce è bravo! - disse Kim.
- Un po’ come noi... - il capitano arrossì, lasciando che lei lo
vedesse e gli si avvicinasse sorridendo.
Stavano per raggiungere il luogo che avevano
scelto Mark e Kim quando la
ragazza si bloccò fissando un punto.
- Che c’è, Eve?
- chiese Kim. La ragazza si voltò verso la sua amica
e invece incontrò lo sguardo interrogativo di Ed che
tentava di scrutare nella sua stessa direzione che cosa avesse mai visto di
così interessante. Eve voltò di nuovo lo sguardo dove
stava fissando prima... che strano... le pareva di aver visto...
- Hey ragazzi... - cominciò.
- Ma quello non è Danny?! - Mark finì la frase, cogliendo
nel segno.
- Dove? Dove? - il portiere si avvicinò curioso al ciliegio dove
si era appoggiata Eve con una mano. Finalmente anche
lui vide ciò che i suoi tre amici stavano osservando più straniti che mai...
no... doveva trattenersi... non ce la faceva più... e scoppiò in una risata
talmente divertita da fargli venire le lacrime agli occhi.
- Oh, Ed non è carino ridere così di
lui! - disse Kim con il suo tono dolce. – Vero Mar...
- .
Fece per voltarsi verso il cannoniere ma anche lui era partito in una risata interminabile. Eve
li guardò, sembravano due bambini... accidenti avevano
davvero le lacrime agli occhi! Ma cos’avevano visto di
così divertente? Quando Ed era scoppiato a ridere si
era voltata subito per vederlo appoggiarsi al tronco del ciliegio a tenersi
l’addome mentre rideva di gusto, così come Mark. Si
voltò nuovamente verso Danny e poté capire il motivo
di tante risate. Nemmeno lei ce la fece ed esplose in una risata fragorosa. Ma guardateli! Marica che
imboccava Danny! Lei, la grande Marica,
colei che avrebbe dovuto provarci sia con Warner che con Lenders, accucciata come
un gatto a fare le fusa a quel ragazzino! E Danny sorrideva felice raccogliendo ogni forchettata che
gli porgeva la ragazza e facendo un’espressione a dir poco sofferente ma
sorridendo di buon grado... Marica era davvero messa
peggio di lei in cucina! Almeno lei sapeva preparare qualche tramezzino,
qualche tartina... che qualcun’altro si preoccupava di
mangiare prima del tempo!
- Su, basta ridere! Non è carino! - ripeté Kim
con un mezzo sorriso represso. Quando i tre si furono
ripresi poterono riprendere fiato.
- Che ne dite se andiamo a fargli una
visitina? - disse sogghignando Ed.
- Conta su di me! - gli fece eco Mark.
- No, asp... - inutile richiamarli,
erano già partiti in quarta. Beh, di sicuro si sarebbero divertiti un mondo a
prendere in giro il loro compagno, e lei che aveva anche fatto da tramite per
convincerlo ad invitare Marica all’hanami! Eve sospirò.
- Andiamo anche noi. - disse a Kim.
L’altra raccolse la tovaglia che aveva disteso per sé e Mark
e la seguì sorridendo, si stava davvero divertendo, era stato un caso
incontrare Ed e Eve quel
giorno, sembravano raggianti, chissà cos’avevano combinato! Le cose tra loro
andavano sicuramente bene! Anche con Mark tutto
andava bene, non stavano ufficialmente insieme ma si
frequentavano spesso, cosa che le faceva davvero un piacere immenso! Aveva
scoperto che fuori dal campo e nei momenti in cui erano
soli, il capitano non era scontroso e irascibile, anzi, tutt’altro!
Anche quel giorno Mark era
felice, glielo si leggeva in faccia, meglio così, stava bene anche lei!
- Hey Mellow!
- il portiere gli tirò una pacca sulla spalla. Danny
per poco non cadde lungo e disteso.
- Oh? Ed? Ma sei matto!?! Lo vuoi uccidere?! - si
preoccupò Marica lanciando all’amico un’occhiataccia.
- Niente paura, lo vedi, si è già ripreso! - sorrise lui.
- È abituato, ormai! - disse Mark.
- Sa... salve ragazzi. A cosa devo la
vostra visita? - balbettò il ragazzo.
- Nulla di particolare, siamo qui per vedere i ciliegi! - .
- Sei euforico, Warner. Che ti è successo? - chiese sospettosa la ragazza. Ed
arrossì lievemente... che gli era successo...? Una
cosa meravigliosa!
- Ciao Marica! Danny!
- Eve li salutò allegramente.
- Ah, ecco...! - sussurrò poi
sorridendo. – Ciao Eve! - disse poi alzando la voce.
I ragazzi si sedettero tutti insieme e
cominciarono a chiacchierare. Tra il calcio, la scuola e le loro battute
stavano passando un pomeriggio piacevole. Ad un tratto Eve
non seguì più il discorso, si portò una mano sull’altra e cominciò a
giocherellare con l’unico anello che portava. Si ricordò
quando l’aveva ricevuto... stava per uscire per andare a lezione quando
il fratello era comparso in cima alle scale con una faccia addormentata.
- Hey! ‘giorno
Dex! Appena svegliato? - gli
aveva detto. Il ragazzo aveva annuito ed era sceso per le scale lentamente,
strascicando fino in cucina.
- Vai a lezione? - le aveva chiesto.
Lei lo aveva raggiunto.
- Già. - lo aveva osservato versarsi un bicchiere d’acqua
passandosi una mano sui capelli cortissimi. Faceva sempre dei sonnellini
pomeridiani prima di andare ad un allenamento pesante.
- Mi aspetti, andiamo insieme? - .
- Basta che non ci metti delle ore! - gli aveva sorriso. Il
ragazzo era risalito in fretta su per le scale, si era lavato la faccia ed
aveva afferrato il borsone, trascinandoselo dietro. Per la strada avevano
parlato e scherzato come sempre, poi lui si era tolto la fedina d’argento che
portava al pollice destro e le aveva preso una mano,
infilandogliela al pollice sinistro.
- E questo...? - aveva domandato Eve, confusa dal gesto.
- Te lo sto regalando. L’ho preso a Vienna, vicino a casa di
papà. È molto importante, trattalo bene! - .
Lei aveva annuito felice e gli aveva dato un bacio sulla
guancia.
- E questo... perché? - aveva detto
lui.
- Perché ti voglio bene, scemo! - si
era allontanata sorridendogli, verso l’entrata della scuola
mentre lui si era diretto sorridendo verso il campo da baseball.
Accennò un sorriso. Fu distratta dai suoi pensieri quando una
voce calda e profonda le si era avvicinata
all’orecchio.
- Qualcosa non va? - chiese. Lei si voltò, tornando al presente
e incontrando quegli occhi neri guardarla preoccupati.
- Non potrebbe andare meglio! - sorrise.
Mentre sbadigliava sentì una mano
intrufolarsi nella tasca dei suoi pantaloni.
- E... Eve ma
che fai...? - disse arrossendo.
- Hey, non farti strane idee,
portiere! - rispose lei stringendo le chiavi della macchina. – Guido io. - .
- Eh? Non ce n’è bisogno io... - fece
per cominciare.
- Stai sbadigliando da mezz’ora, rilassati. - sorrise
accarezzandogli una guancia.
Ed le strinse la vita con un braccio e
si diressero insieme all’auto.
- Ci si vede, ragazzi! - Danny fece un
cenno con la mano.
- A domani! - disse Kim.
- Ciao ciao! - sorrise Eve. Mark e Ed
fecero lo stesso e in poco tempo si erano salutati tutti, andando per le
rispettive strade.
- Sei proprio a pezzi, mh? - Eve dall’altro sedile gli sorrideva, guardandolo
teneramente.
- No... è solo una tua impressione! Stanotte ho lavorato! -
scherzò. La ragazza decise di stare al gioco e sorrise maliziosamente.
- Uff... se ti stanchi per così poco
non c’è gusto! - sbuffò.
- Vuol dire che mi allenerò! - esclamò
prendendola per la vita e trascinandola verso di sé. Eve
si ritrovò per l’ennesima volta stretta a lui, tenendosi aggrappata alla sua
maglietta.
- Che scemo... - sorrise posandogli un
bacio sulla mano che si era avvicinata al suo collo.
- Stiamo qui ancora un po’...? - domandò Ed
quasi temendo una sua risposta negativa. Eve si tirò
su e si mise una mano dietro di sé per mantenere il peso
mentre lui la teneva ancora per i fianchi.
- Eve... restiamo ancora qui... - si
lamentò come un bambino.
- Sì, sì! Non fare i capricci, mi sto solo mettendo comoda, non
è bello avere il freno a mano nella schiena! - .
- Scusa... - fece lui quando Eve gli fu in braccio e si atteggiò a cagnolino bastonato,
lei gli circondò il capo con le braccia e appoggiò una guancia alla sua fronte,
mentre lui si stringeva al suo corpo e muoveva la testa come un bambino sul suo
petto.
- Eve...? - .
- Mh? - .
- Era la mia prima volta. - sussurrò arrossendo. Lei rimase di
sasso. Che cosa?!... impossibile! Quel Warner aveva una schiera di ammiratrici
al suo seguito eppure le stava dicendo che non aveva mai fatto sesso con
nessuno...
- Senti un po’... me la racconti
giusta? - fece sospettosa. Ed si risentì un po’.
- Certo! Ma cosa credi, che sia un donnaiolo?!
Sono un tipo romantico io... - disse ancora con la
faccia scura.
- Beh... io... scusa... emh... - non sapeva che parole farsi venire in mente. Poi
sospirò e sorrise.
- Senti, - disse discostandosi per guardarlo negli occhi. – Non
volevo offenderti. È che forse dovevo aspettarmelo, so che sei un tipo
tenero... però... - .
- Però non credevi fino a questo punto, mh?... io ho aspettato perché volevo essere davvero innamorato
della ragazza con cui avrei... - .
Gli chiuse la bocca con un bacio, che durò a lungo e tutto il sentimento
che aveva per lui glielo dimostrò in quegli attimi. Quando si
allontanarono leggermente lui sorrise e le prese il viso con le mani.
- Sì però non credere che non abbia mai fatto nulla con nessuna!
Ho detto solo di non aver mai fatto l’amore! - .
- Hah!! E
bravo il mio casanova! Ma ricordati che adesso sei mio
e solo mio! - .
- Non c’è bisogno che me lo ricordi, lo so alla perfezione,
seduttrice di portieri! - .
Eve scoppiò a ridere.
- E così... sarei un’adescatrice di
portieri? - riuscì a dire tra le risate.
- Beh, per quanto riguarda me... mi sa che non riuscirò mai a
sciogliere l’incantesimo che mi hai fatto! - .
Eve riuscì a calmarsi e a capire nel profondo quelle parole... l’avrebbe amata per sempre...?
Era senza parole... già, forse non sarebbe durata all’infinito quella storia... ma lui stava dicendo che l’avrebbe amata senza
smettere un momento... che strano... lo strafottente Warner
aveva detto una cosa del genere... quanto era diverso... quanto era bello stare
con lui così teneramente vicini...
- Per sempre... - le uscì di bocca, ma
era troppo tardi quando lui la baciò di nuovo e confermò sulle sue labbra...
- Per sempre. - .
Camminava per il viale alberato mente il vento le scompigliava i
capelli era assorta nei suoi pensieri... tra poco avrebbe saputo i risultati
delle gare delle sue ex compagne di atletica, non che
gliene importasse molto ma
- Hey! - fece una voce alle sue
spalle. Fu felice di vederlo, l’aveva aspettata allora. Sorrise e gli fece un
cenno con la mano.
- Guai? - le chiese.
- Non ancora, spero di non averne! - gli rispose mentre lui le
prendeva la mano.
- Vedrai che sarà una cosa da niente, non ti preoccupare! -
sorrise.
- Dì un po’, stai cercando di tranquillizzare me o te stesso? -
.
- Facciamo un pochino per ciascuno! - .
- Ma sì... - rise lei mentre giocava coi bottoni della camicia
di lui.
- Warner!! - tuonò una voce tremolante
alle loro spalle.
Eve si voltò si scatto e incontrò quello
strano tipo già visto in giro da qualche parte, in compagnia di Mark. Lo guardò interrogativamente,
accidenti non aveva una bella cera! E per di più aveva addosso un odoraccio di
alcool che nemmeno lei quand’era ubriaca aveva mai sentito.
- Ed, lo conosci? - .
- Emh... ‘giorno mister Turner! - .
- Mister Turner? - ripeté Eve.
- Salve Warner, ci diamo da fare, mh? - .
No, quel tipo le stava decisamente antipatico, così stava per rispondergli
quando...
- Senta un po’ lei, si faccia gli affarac...
- ma Ed le tappò la bocca con una mano, sorridendo imbarazzato.
- Buona, peperino! Ma dove te la sei trovata, mh? - si rivolse a Ed.
- Non dica così, mister! Eve è molto
dolce se vuole! - .
- Eve...- fece pensoso - ...molto
bella... - .
La ragazza non poteva rispondergli, la mano di Ed le tappava
forte la bocca anche se si divincolava aggrappandosi al suo braccio. Il
portiere sorrideva come un bambino, facendo finta di nulla.
- Sai dov’è Mark? - chiese tornando a
parlare col portiere. Il ragazzo gli fece cenno con il capo.
- Al campo, si allena come sempre. - .
- Bene, vado a fargli una visitina. Ci si vede, Warner! Ciao ciao Eve! - .
Finché non si fu allontanato Ed non la mollò, tenendo stretta la
sua bocca al palmo della propria mano, poi quando Turner
fu abbastanza lontano, lasciò la presa. Errore...
- Vecchio maniac... - gridò Eve, ma non poté terminare la frase perché il portiere le
fu subito addosso, tappandole di nuovo la bocca. La ragazza barbugliò qualcosa
dietro la sua mano.
- Eheh...- cominciò Ed. – Lascia perdere, è sempre un po’ ubriaco, però infondo
è stato il mio primo maestro! - .
- Ah, ecco! Ora si spiega perché sei cresciuto così! - sogghignò
lei liberandosi dalla presa.
- Ah ah...- Ed sbuffò – Guarda che posso sempre chiamarlo! - .
- No no no no no!! Faccio la brava!!
- .
Eve uscì dall’istituto sbuffando.
Accidenti! Adesso
Pensosa si avviò verso casa. Ed era tornato al dojo, l’aveva pregato di non aspettarla, tanto sapeva che sarebbe
andato per le lunghe e così era stato. La ex allenatrice si era trattenuta dopo
le lezioni e le aveva spiegato che la popolarità della scuola stava calando
proprio perché non c’erano più atlete in grado di battere semplici record e che
sarebbe stato tutto diverso se lei fosse tornata. Ma che cos’era, una trovata
commerciale?? Mai sarebbe tornata a correre... sì, le piaceva ma non l’avrebbe
mai fatto per soddisfare quelle stupide organizzatrici della squadra che
puntavano solo alla fama che avrebbe avuto il Toho se
qualcuna di loro avesse battuto qualche record! Lei aveva addirittura vinto i
mondiali ma ora non era più importante il risultato perché se n’era andata
dalla squadra ed era aumentato solo il prestigio del Toho,
come scuola, anche perché ospitava tre dei più grandi campioni del mondo di
calcio giovanile! Ma la squadra di atletica aveva perso importanza, ecco perché
la rivolevano con loro! Accid...
- Eve!! - la ragazza sobbalzò, quella
voce l’aveva interrotta nel bel mezzo della sua riflessione. Si voltò e...
- Oh, no... - fece con rassegnazione.
- Non fare quel faccino triste! Un goccio di questo e tornerai a
brillare! - .
- Metta via quella bottiglia! E poi lei mi sembra brillare già
troppo! - .
Turner rise.
- Un po’ di più non fa male a nessuno! - .
- Già... - disse lei alzando gli occhi al cielo e tirando dritto
per il viale.
- Aspetta! - .
- Che c’è? - .
- Posso scambiare due parole con te? - .
Eve annuì poco convinta, dopotutto quello
era il primo mister di Ed... poteva fidarsi, e poi mai giudicare dalle
apparenze... beh! Forse stava solo cercando di convincersi che sotto sotto quello non era solo un vecchio ubriacone maniaco!
- E così, tu e Warner ve la
intendete... mh? - .
- Se la vuole mettere su questo piano! - sospirò.
- L’hai cambiato. - disse pacatamente.
- Che cosa? - si stupì lei.
- L’altro giorno, quando sono arrivato, ho fatto visita ai miei
vecchi ragazzi, qui al campo, beh tutti tranne Mark
che lavorava... ad ogni modo ho avuto modo di fare quattro chiacchiere con Ed. Abbiamo parlato molto, erano più di quattro anni che
non lo vedevo. Mi ha raccontato di un incontro, avevo capito che si trattava di
una ragazza, anche se non è andato molto oltre. Aveva uno sguardo più
motivato... era come se avesse trovato un motivo per lottare... non l’avevo mai
visto così. Poi, quando vi ho visti insieme, poche ore fa, sono rimasto
stranito. - .
- Stranito? E perché? - fece lei curiosa.
- È sempre stato un grande portiere, ma ha sempre sofferto di
inferiorità nei confronti di quel Price, ho cercato di fare di tutto ma in
dieci anni non ci sono riuscito... e tu in un’estate hai fatto ciò che io non
sono riuscito a compiere in lunghi anni! Volevo creare dei campioni... Mark è decisamente il cannoniere numero uno, ho puntato
tutto su di lui... ma anche Ed e Danny sono elementi
validissimi... solamente che non ho lavorato la stessa quantità di tempo con
tutti e tre... - .
- Accidenti, pensi un po’ che razza di mostro veniva fuori se
avesse allenato solo Ed! - sorrise lei. Turner la
seguì.
- Già... ma lo hai già fatto tu. - Eve
rimase di sasso mentre il mister continuava a parlare – Hai fatto in modo di
tirare fuori la sua grinta e la sua voglia di vincere! L’hai reso il numero
uno. - .
La ragazza sorrise di nuovo... i ricordi di quell’estate
riaffioravano alla sua mente come se fosse passato un solo giorno. Quante
emozioni! Incredibile che fosse passato così tanto tempo.
- Io non ho fatto granché. Si è reso conto da solo che quella è
la sua passione più grande. - .
- Dopo di te. - aggiunse Turner
guardandola di sottecchi. Eve non cedette alla
provocazione e rimase calma, pensosa.
- Il calcio ed io siamo sullo stesso piano, credo. Non lo so...
non gliel’ho mai chiesto. - .
- Ouf! Che Dio ti aiuti! Non è facile
competere col calcio! - sogghignò l’altro portandosi la bottiglia alle labbra.
- Io non credo in nessun dio. - disse seriamente. Turner si bloccò e la guardò ancora una volta con
decisione.
- Credi in te stessa, non è così? Lo dicevo che sei una ragazza
forte! - .
- Non mi veneri così! - lo rimproverò – Non credere in dio, non
credo sia un buon motivo per farlo, è solo la mia scelta, quella di cui sono
convinta. Penso solo che se si ha un sogno l’unica cosa da fare è inseguirlo
per far sì che si realizzi. Io ce l’ho fatta. - .
- Chissà che sogno ambizioso! Vincere i mondiali di atletica! -
.
- Mh...? Non era quello. Era molto più
ambizioso! - sogghignò la ragazza.
- Conquistare Ed? - .
- Andiamo, non tiri ad indovinare! Non ci riuscirebbe mai! - .
- D’accordo, ci rinuncio! Ti saluto anche, Eve
o perdo il treno! - .
- Ci si vede mister Turner!- Eve si fermò e lo salutò con un cenno della mano, mentre
l’ex allenatore si allontanava in direzione della stazione, gettando la
bottiglia vuota in un cassonetto e infilandosi le mani in tasca. Poi si voltò
di nuovo e le diede una voce, prima di tornare sui suoi passi.
- Sei felice! - .
Lei smise di sorridere, rimanendo stupita. Aveva...
indovinato...? No, l’aveva sempre saputo. Gli era bastato guardarla negli occhi
per capirlo...!
- Rete! - disse lui ridendo mentre si voltava e spariva giù
dalla discesa.