QUINDICESIMO CAPITOLO: NOTTE.
Oramai erano passati diversi giorni, Karl
se n’era ritornato in Germania con la sua squadra dopo aver chiarito con Lena e
aver salutato Eve, ovviamente con Ed
presente si erano fatti le proprie scuse anche se nessuno dei due sembrava
molto convinto. Però l’importante era che ora le cosa
andassero bene...
Erano di ritorno dalla lezione di ginnastica. Marica non era per niente allegra, un po’ che si comportava
così... era ancora per lui... e certo, per chi se no! Eve
sorrise... uffa, questa era proprio l’ultima volta che
si immischiava in certe cose! Non poteva vedere i suoi amici soffrire tanto...
non le piaceva la gente che soffriva, doveva fare qualcosa per lei.
- Come va con Ed? - le chiese ad un tratto.
- A meraviglia! - si stiracchiò l’altra, appoggiandosi al
muretto. – Forse dopo faccio un salto da lui al dojo. Però non so se è il caso, i suoi sono in viaggio ad Hokkaido per una mostra di maestri eccetera dedicata
esclusivamente al karate, e hanno lasciato il dojo in mano sua. Forse starà tenendo le lezioni... - .
Rimase con sguardo pensoso sul da farsi.
- E così alla fine hai realizzato il
tuo sogno! - sospirò sorridendo Marica. – Sei felice.
- .
Eve sgranò gli occhi... oh, sì. Era
incredibilmente felice, non desiderava altro, la sua vita era perfetta!
- Sono più contenta che mai. Ma tu non
mi sembri nella stessa situazione, che c’è? - fece finta di non averlo capito.
- Oh... nulla. Sono i classici momenti no. - si limitò a dire.
- È per quel ragazzo che non eri sicura di amare?...
hai scoperto che ami Danny, vero? - .
Marica si voltò di scatto verso di lei
incredula.
- Avanti, non ci vuole molto per capirlo! Pensa un po’ che
sapevo che sarebbe finita così, già dalla prima volta in cui mi hai parlato di
quel “ragazzo misterioso” che non eri sicura ti piacesse
davvero. - .
- Eve... io... lui... è così difficile! - .
- E perché dovrebbe? - fece serena.
- Lui ha un anno in meno di noi, non so se voglia
solo giocare o sia pronto per avere una storia seria... però... oh non posso
fare a meno di pensare al lui... è come una fissa... non mi passerà se non gli
dico ciò che provo... sto male... temo che anche Mark
l’abbia capito, non fa altro che andarsene quando siamo io, lui e Danny. Per lasciarci soli. Però io
sono nervosa e rovino sempre tutto... finisce sempre che litighiamo. - .
- Sai che facciamo? Andiamo da Ed! - sorrise.
- Eh?? - Marica era perplessa. – Che ci andiamo a fare da Ed? - .
- Tu seguimi e basta. - .
Sapeva perfettamente che a quell’ora Danny passava davanti a casa dell’amico per tornare a casa e se non erano in ritardo potevano fare in tempo a
raggiungerlo.
- Corri, Marica! - .
- Aspettami! - .
Abbassò lo sguardo e sbuffò. Sentiva le voci degli allievi del
signor Warner provare delle
mosse di karate. Ed non
sarebbe uscito, li stava allenando lui quel giorno, così decise di proseguire e
tornare a casa. Cominciò a camminare lungo la strada. L’aveva detto lui che prima o poi Ed e Eve si sarebbero
messi insieme! Erano due teste calde e insieme stavano
perfettamente in sintonia... ah, che fortuna! Anche a lui piaceva una ragazza ma lo trattava come un bambino... era forse davvero
troppo piccolo per lei?... eppure non poteva fare altro che pensare al profumo
di quel capelli neri e alla pelle d’avorio di quelle mani perfette... e poi da
un po’ si comportava stranamente, come se lo volesse evitare...
- Dannyyyyyyyy!! - la voce limpida di Eve arrivò alle sue orecchie
come una sveglia e si voltò di soprassalto.
- Che bello, abbiamo fatto in tempo!
Adesso tu vai lì e ti comporti bene, ti chiedo solo questo. - sorrise Eve.
- Ma... ma... - balbettò l’altra.
- Non ti sto chiedendo di dichiararti o roba simile, solo un bel
sorriso e fagli capire che non sei arrabbiata! Le cose si sistemeranno da sole!
- .
Le due si avvicinarono tranquillamente, lui si era fermato e le aspettava. Aveva cominciato a battergli il
cuore a mille... calma Danny,
calma.
- Ciao! - salutò allegramente Eve.
- Ciao... - le fece eco l’altra.
- Ciao ragazze. - sorrise lui. Ecco che calò il silenzio.
- Amh... - Eve
dovette inventarsi qualcosa. – Danny mi prometti una
cosa? - .
- Eh... che cosa? - fece stranito.
- Prima promettimelo! - .
- Ma... che senso ha? - .
- Avanti, non fare storie! Ti piacerà! - .
- Emh... va... va
bene, prometto... che cosa? - .
Eve si avvicinò all’orecchio del ragazzo
mettendosi una mano al lato della bocca per schermare le parole di modo che Marica non le sentisse. La ragazza dai capelli neri
aggrottò le sopracciglia.
- Marica è un po’
giù in questo periodo, la porteresti ad un hanami,
mh? - [Hanami = picnic che
i giapponesi fanno quando fioriscono i ciliegi.
Incredibilmente beeeeeeeeeelli!!
N.D.Author^^”]
- Ce... certo! - annuì un po’ stranito, ma
entusiasta.
- Bene, ragazzi vi saluto. Vado a
cercare il gran maestro! - sorrise e fece un cenno con la mano, raggiungendo il
dojo. I due rimasero sulla strada deserta in
silenzio.
- Andiamo? - sorrise lui. Marica si
fece forza e cercò di ricambiare.
- Hey, Danny...
che ti ha fatto promettere quella squilibrata? - .
- Oh... una cosa che avevo già intenzione
di fare... Marica? - .
- Mh? - .
- Ti andrebbe di venire con me all’hanami
di domani mattina? - .
La ragazza sgranò gli occhi e poi sorrise.
- Volentieri! Cosa vuoi che ti prepari?
- .
- Emh... vediamo... le tortine di riso non devono mancare e poi... lo sai fare un
buon sukiyaki? È il mio piatto preferito! - .
- Un sukiyaki??...
non mi sembra adatto... però se ci tieni posso provare! - .
- Grazie infinite! Vedrai che ci divertiremo! - .
Due ombre ormai alla luce di quel tramonto di fine marzo
camminavano insieme verso casa, l’ombra più esile si avvicinò all’altra e si
fusero in un solo fianco.
“Acc... accidenti!!
Ma che... che razza di... accidenti!” Eve non riusciva a cogliere i suoi stessi pensieri. Si era
avvicinata alla porta scorrevole della palestra, un sacco di ragazzi muscolosi
intenti a sferrare pugni dritti ad un nemico invisibile ma
ciò che più la colpì fu l’insegnante... i capelli sciolti e una fascia bianca
sulla fronte perlata di sudore, apriva la bocca a intervalli regolari emettendo
suoni decisi e forti che scandivano in battere dei pugni. Quelli stessi pugni
che ogni volta che si distendevano le braccia davano modo al kimono di aprirsi
leggermente sul petto, scoprendo pettorali decisamente
perfetti. Era assolutamente intento nel suo allenamento da non accorgersi di
ciò che accadeva intorno, serio, deciso, determinato, praticamente
perfetto.
- Allarga le gambe, Stan! - .
- Ah... eh... emh... Sissignore! - un ragazzo impacciato dai capelli neri si
mosse come se fosse intralciato da qualcosa e ci mise un po’ per aprire le
gambe come gli aveva ordinato Ed.
- Andiamo, Ed! Facci uno sconto! Sei più severo di tuo padre! - si lamentò un altro con la cintura marrone.
- Senti un po’, questa è una disciplina
seria! Se vuoi lavorare di meno vai a divertirti con
Street Fighter in sala giochi! - .
Il ragazzo fece silenzio immediatamente e tornò a tirare pugni
all’aria. Però, quanta passione ci metteva! E poi non amava in karate! Pfui! Ne era praticamente
coinvolto! Che scemo... ma tanto tenero anche in
quella veste!
Passò qualche minuto e finalmente la lezione finì, i ragazzi
andarono a cambiarsi e lasciarono uno per uno il dojo, passando accanto alla ragazza incuriosita e salutando
il maestro. Alcuni la guardavano straniti, altri non ci facevano
caso e altri ancora si chiedevano cosa ci facesse una ragazza alla
palestra di karate. Eve non
ci badò ma ascoltò qualche loro commento.
- Uffa! Sono a pezzi, Ed è davvero peggio di suo padre! - fece
uno massaggiandosi il collo.
- Tutta salute! - rispose un altro passando una mano sui jeans e caricando sulla spalla il kimono retto dalla
cintura marrone.
- Che?? Quello finirà per farci
ammazzare! - .
- Se regge lui ce la possiamo fare
anche noi, no? Vedrai che diventeremo forti quanto Ed! - .
- Non ci spererei... - .
Eve fece un sorrisetto...
eh sì... il suo Ed era proprio unico! Salì sulla pedana di legno e fece
capolino aprendo ancora di più la porta.
- Ehilà, maestro zen! - sorrise restando sulla
soglia e notando che Warner era rimasto solo.
Il ragazzo stava sistemando delle tavole di legno rosso, si voltò stranito ma
felice di sentire quella voce e mollò le tavole dove stavano per correrle
incontro.
- Hey! Piccola squilibrata! Come mai
qui? - .
Una gocciolona scese sulla testa di Eve...
- Ma che accoglienza! - fece la finta
arrabbiata – Mh... passavo di qua... ma se vuoi me ne
vado... - .
- Mmmh... rinunceresti ad un incontro?
- la provocò lui.
- Incontro... - ripeté tentata. Si avvicinò lentamente al suo
collo appoggiando le mani sul tessuto del kimono bianco che si aprì leggermente
sul petto, lasciandolo scoperto. La ragazza intrufolò le mani nell’apertura e
le poggiò sui suoi fianchi. Ed trasalì... che contatto
strano... era come se fosse... se fosse... ma che gli importava di che cosa
fosse... era meraviglioso...
- Rimani per cena? - le chiese posandole le dita sulle spalle.
- Mh?... eh eh... se proprio ci tieni... ti avverto che in cucina sono
una frana! - .
Ed rise.
- Non importa! Ordineremo qualcosa! - .
Eve si convinse all’idea. Sarebbe stato
carino cenare a casa di Ed... con Ed...
- Ok, può andare. Ora però fatti una
doccia, ordinerò io. - .
- D’accordo, capitano! - sorrise lui e la fece
entrare in casa – Se vuoi chiamare tua madre per avvertirla fai pure. -
aggiunse affacciandosi dalle scale.
Oh, quante volte era stata in quella casa! Però
in quel momento era diverso... c’era qualcosa di strano, di più accogliente...
Aveva appena prenotato in un ristorante ad asporto poco lontano
e ora stava chiamando casa.
- Pronto? - .
- Ciao, sono Eve. Ti volevo solo avvertire
che rimango da Ed stasera. - .
- Oh, d’accordo. Io lavoro dopo le undici e Dex
esce, quindi occhio a non cacciarti nei pasticci! - .
- Ma sì... non ti preoccupare! A
domani, allora! Ciao ciao! - .
- Ciao Eve! Notte! - .
Sempre la solita... perché quella donna partiva da presupposto
che ogni volta che faceva un passo Eve si sarebbe
messa in qualche guaio! A casa loro, anche se il più delle
volte sua madre faceva turni pesanti all’ospedale, avevano comunque il
tempo di stare insieme come famiglia, si sentivano ugualmente uniti.
I suoi pensieri si interruppero con lo
squillo del telefono. Decise di fare un s alto in camera da Ed
per avvertirlo. Salì a passi piccoli e veloci le scale e bussò alla porta del
bagno, avvertendolo che il telefono squillava.
- Potresti rispondere tu, per favore? Un attimo solo ed esco!- si infilò in fretta l’accappatoio e le diede una voce dal
bagno. Proprio mentre rispondeva la porta si aprì.
- Sì? - disse lei.
- Signora Warner? - disse una voce
femminile al dì là del ricevitore.
Eve si sentì strana...
- Si... signora Warner...? Io...? - ripeté. Ed si bloccò in
mezzo al corridoio sentendole pronunciare quelle parole...
- Chi è? - le chiese togliendosi l’asciugamano
appoggiato scompostamente sui capelli bagnati. Lei si girò alzando le
spalle.
- Un secondo, le passo chi è di
competenza. - sorrise scherzosamente come una bambina e gli passò la cornetta –
Ho sempre sognato di dirlo! - scherzò - Per tua madre. - .
Il ragazzo si avvicinò e ricambiò il sorriso, a volte sapeva
essere davvero buffa! Mentre lui parlava al telefono con quella donna
avvisandola che la madre non sarebbe tornata prima della sera successiva, lei
lo guardava e sorrideva... signora Warner... che
strano pensarsi così... oh, ma che razza di pensieri stava facendo?! Nemmeno vent’anni e pensava ad
un ipotetico matrimonio... ma mentre fissava lo sguardo su di lui, i suoi occhi
pensierosi e le sue labbra vicino al ricevitore pensò
solo che era dannatamente bello... le venne voglia di ricacciarlo in bagno e
togliergli di dosso quello stupido accappatoio! Ma... andiamo a che stava
pensando proprio ora?!... arrossì e si voltò verso le
scale... certo che però nemmeno lui la aiutava molto, uscendosene prima con il
kimono semiaperto e adesso con quell’accappatoio e i
capelli bagnati...
Riattaccò e le sorrise.
- Allora si mangia? - .
Bevve l’ultimo sorso di birra e le sorrise di nuovo.
- Farò finta che hai cucinato tu. - .
- Ah! Guarda che ho fatto la mia parte!
- .
Il ragazzo rise e poi sbadigliò.
- Stanco? - .
- Un po’... - .
- Allora è meglio che me ne torni a casa, ti lascio andare a
dormire. - .
Ed guardò l’orologio: le dieci.
Accipicchia se era volato il tempo! Tra allenamenti e dojo
si era affaticato non poco, però non voleva che Eve
se ne andasse... gli piaceva... adorava stare in sua
compagnia.
- No.. aspet...
- lo colse un altro sbadiglio. Eve rise dolcemente.
- Bellissimo! Ti ci vorrebbe un disegno su questo sbadiglio! - .
- Perché non lo fai? - la invitò
sorridendo e saltando in piedi – Devo avere
sicuramente un foglio e una matita su in camera! Vieni! - .
Si era svegliato di botto! La ragazza lo seguì allegra su per le
scale.
Ed cominciò a frugare nello scrittoio,
alla ricerca di un foglio bianco. Tirò fuori una caterva di schemi di gioco e
poi finalmente un foglio bianco!
- Ecco qua... disegnami uno di quei chibi
Ed che sai fare bene! - .
Eve sospirò e si avvicinò alla scrivania,
lui fece per alzarsi dalla sedia per lasciarle il posto ma
la ragazza lo tenne giù per le spalle e gli si sedette in braccio.
- Ce la faccio lo stesso, sai? - .
Prese la matita e cominciò a tracciare delle linee curve. Ed quasi inconsciamente le strinse le braccia in vita e
appoggiò la guancia sulla schiena, chiudendo gli occhi... il cuore... poteva sentirlo...
il suo cuore batteva regolarmente... e il suo respiro cullava il suo capo...
ah, che meraviglia... si sentiva veramente rilassato... la sua Eve... la stava stringendo sempre di più... ma lei non dava
segno di fastidio, continuava a tracciare linee sul foglio, ne poteva sentire
il rumore, quello della punta della matita. Sorrise lievemente al solo pensiero
di poco prima, quando l’amica di sua madre l’aveva chiamata “signora Warner”... che carina era stata... gli aveva sorriso,
nascondendo l’imbarazzo... signora Warner... già
pensava a stare con lei per sempre... chissà se davvero si sarebbe avverato
questo suo sogno...
Le sentiva... percepiva le sue mani sui
propri fianchi, la stringeva non molto forte, anzi... un tocco dolce... come di
qualcuno che aveva paura a rovinare qualcosa di cristallo... le faceva un
immenso piacere sentirsi così... speciale... tra le sue braccia...
- Finito! - disse dopo un po’. Nessuna risposta. Eve si voltò lentamente accertandosi di ciò che
supponeva... si era addormentato. Gli prese dolcemente
il viso tra le mani e con un dito gli sfiorò la bocca... piccolo Ed... pareva
un bambino... e il sorriso lieve e impercettibile che aveva sulle labbra era
sereno.
Si alzò lasciando che le sue mani scivolassero lungo le proprie
gambe e poi cadessero senza vita sulle sue. Lei cercò di sistemarlo più comodo
possibile sulla poltroncina e poi prese una coperta leggera, appoggiandogliela
sulle ginocchia e sfiorando dolcemente le sue labbra con le proprie...
- Buonanotte. - sorrise sussurrando. Ma
non riuscì ad andarsene... rimase lì in piedi a fissarlo... accidenti come
voleva passare la notte lì, addormentata tra le sue braccia... quasi senza
saperlo si risedette sulle sue gambe, raggomitolandosi nel suo grembo e
appoggiando la testa sul suo collo, chiudendo gli occhi. Momenti di silenzio...
si sentiva solo il rumore del lieve respiro dei due... Eve
non dormiva, solo aveva svuotato la testa da ogni pensiero... beh, tutti tranne
uno... Ed rimaneva sempre nella sua testa, e ora che
stavano così vicini le sembrava di poter sentire le sue mani sui suoi fianchi e
le gambe aprirsi per permetterle di stare più comoda... eh, no... un attimo...
ma...
- Ti ho svegliato... scusa! Dormivi così bene! - si rammaricò
nel vederlo con gli occhi aperti, ma la sensazione durò poco, perché lui parlò.
- Non ti preoccupare, anzi, non volevo addormentarmi! - .
Lei gli prese il viso tra le mani e lo baciò dolcemente.
- Non importa. - sussurrò sfiorando le sue labbra. Ed la abbracciò di nuovo e ricambiò il bacio con altrettanta
dolcezza... sarebbe rimasto così per sempre... lei gli prese la mano e le loro
dita si intrecciarono... una sensazione bellissima... erano una cosa sola...
quella mano stretta alla sua era praticamente un tutt’uno
con il suo corpo... e lui la spinse ancora di più verso di sé... poteva sentire
il suo seno sul suo petto e le sue mani dietro la sua nuca... il bacio si fece
più appassionato quando lei aprì la bocca e lasciò che la lingua del ragazzo
sfiorasse la sua. Il suo sapore... il suo profumo... tutto
era più intenso... il suo corpo si muoveva dolcemente cercando sollievo contro
quello di Eve... la ragazza cominciava ad avere
veramente caldo le mani di Ed cominciavano ad avere fame di lei... mio dio che
sensazione strana... non poteva smettere di toccare il suo corpo, la sua bocca,
erano troppo vicini... caldo, rovente... si sentiva bruciare...
Poteva sentire i suoi gemiti... era tremendamente piacevole
udire la voce di lui invocare il suo nome mentre lo
baciava sul collo torturandogli il punto più sensibile con la lingua...
caldo... quella gola calda e ansimante... portò le mani involontariamente
all’ultimo bottone della sua camicia che poggiava sulla cerniera dei suoi
pantaloni. Stava succedendo tutto in pochi attimi... Ed
sussultò a quel contatto... le sue mani cominciarono a strofinare più
intimamente contro i fianchi della ragazza che lentamente si allontanò dalle
sue ginocchia alzandosi in piedi, seguita da lui che non voleva smettere di
assaporare le sue labbra... Ed si appoggiò cercando l’interruttore della luce
alla cieca sul muro e scese il buio.
- Tu vuoi... - disse lui tra i sospiri mentre
i suoi occhi si abituavano alla semi oscurità data dal lampione sulla strada e
poté vedere di nuovo la sua bocca.
- ...voglio te... - sorrise gettandogli le braccia al collo
inarcando la schiena mentre lui la teneva tra le
braccia.
Voleva lui... e lui voleva lei... le mani di Ed erano ferme sui
fianchi di Eve, che
continuava a baciarlo dolcemente sulla bocca... lei cominciò a giocare con la
cerniera dei suoi pantaloni, solleticandogli il basso ventre, poco sotto
l’ombelico. Le mani di lui cominciarono a salire verso
le spalle, e infilò le dita ai lati del seno, toccando le spalline del
reggiseno e trastullandosi ad abbassarle attraverso la maglietta. Eve fece salire le dita sulle braccia di
lui, sentendone i muscoli salendo dolcemente, fino ad arrivare alle
spalle coperte. Si crucciò del fatto che stesse indossando ancora quella
camicia a maniche corte e cominciò a slacciargli i bottoni.
Gli stava... togliendo la camicia... allora ciò che stavano
facendo non lo stava sognando... voleva sentire il suo profumo, il suo sapore,
e mentre le sue mani scendevano si sentiva sempre più stuzzicato... ecco che
ora la sua camicia raggiungeva il pavimento, poté sentire gli attimi in cui
scivolava giù dalle sue braccia, che nel frattempo avevano raggiunto la
cerniera della felpa attillata di lei, e la stava lentamente abbassando, si
sentiva come se qualcosa gli stesse spingendo l’anima
contro quella di Eve... mai aveva provato una
sensazione del genere... intensa... e ancora cresceva... non sapeva se avrebbe
retto e non avrebbe urlato... voleva gridare il suo nome... subito... mentre
lei lo faceva sedere dolcemente sul letto e sentendo che una delle sue gambe si
è inserita fra le proprie e si strofinava lentamente sul suo sesso.
- E... Eve...
- fece con voce ansimante, in preda all’eccitazione. Sentire quel tono non poté
che farle piacere e accrescere la sua voglia di mangiarselo... giocava con la
canottiera nera del ragazzo sentendo quegli addominali scolpiti e distendendosi
con la bocca sul suo collo, fino ad arrivare ai pettorali. Sentì le mani di lui toglierle la felpa corta e alzare la canottiera
che portava sotto... che strano... quella canottiera verde con disegnato un piccolo
numero uno sul seno destro era la stessa che indossava la prima volta che si
erano incontrati... ma anche quella finì per terra accanto alla felpa,
lasciandola in reggiseno. Si avvinghiò a quel petto tonificato e gli sfilò la
canottiera ammirandolo in tutta la sua virilità...
Bella... bellissima Eve. Ancora non
riusciva a credere che stesse davvero succedendo... ma
sentiva di non riuscire più a controllarsi... la sua mente era quasi annebbiata
quando i baci di lei si spostarono su tutto il suo petto mentre le sue mani si
spostavano sulle sue braccia, sul suo petto, sui suoi fianchi... la cercava, la
voleva, e nella frenesia la tirò verso di sé, facendola cadere sul suo petto,
distendendosi inavvertitamente sul letto ritrovandosi bocca su bocca e scoppiando
di nuovo in un bacio, godendosi tutto il suo sapore.
Era delicatamente arrossito... che amore... poteva vedere i suoi
occhi dolcissimi chiederle un altro bacio... e ad ogni contatto la sua
eccitazione cresceva... le braccia forti si strinsero
di nuovo attorno a lei... questa volta poteva sentire le mani armeggiare con il
bottone dei suoi jeans, ma essendo sotto di lei non gli riusciva facile
l’impresa, allora passò alla sua schiena, infilando le dita sotto al gancino
del reggiseno.
- Piano... - respirò lei – Và piano... -
.
Spaziò con le mani sulla sua schiena liscia, fino ad arrivare di
nuovo all’allacciatura del reggiseno, non curandosene le abbassò le spalline e
le baciò il decolleté... il suo sapore... quanto era
buono il suo profumo... gemette di nuovo sotto di lei mentre
si distendeva meglio e lei apriva le gambe su di lui, distendendosi dolcemente.
Piano... sì, sarebbe andato piano... si sarebbe goduto quegli
istanti uno per uno... non si sarebbe lasciato sfuggire nemmeno un secondo...
raggiunse la cerniera dei jeans di lei ed ora poté
abbassargliela... Eve rimase seduta e si strinse
nelle spalle con un sospiro mentre lui accarezzava timidamente i suoi seni...
si tese tutt’un tratto quando sentì i pantaloni
scivolarle dalle gambe, accompagnati da quelle mani... dolci mani... lasciò che
finissero giù dal letto, restando con la biancheria sulla pelle di lui, si
distese... Ed sospirò... un sospiro eccitato... pesante... lei gli prese le
mani e gliele baciò dolcemente.
- Ti amo... - sospirò lui. Eve lo
abbracciò strofinandosi su di lui... di nuovo quelle parole...
quelle parole che non si sarebbe mai stancata di sentire... e gli accarezzò la
fronte, il viso e posò un bacio sulla sua guancia morbida...
- Anche io. - .
In tutta quella frenesia si era fermato per dirle
che l’amava... Ed... un ragazzo dolcissimo... davvero unico... ed era suo...
tutto suo... si strinse al suo collo cercando le sue labbra.
Quando raggiunse la sua bocca aprì le labbra lasciando che la lingua di lei iniziasse una dolce lotta con la sua... dio
quanto era preso da lei... quanto la amava e quanto avrebbe continuato quell’atto d’amore all’infinito... poté vederla con indosso
solo la biancheria... sensuale, perfetta... Eve...
giocò ancora un poco con i suoi pantaloni prima di toglierglieli accarezzando
ancora gli addominali e i fianchi... una mano s’intrufolò nei boxer neri,
toccando leggermente la sua eccitazione e tornando a giocare con l’elastico.
Gemette di nuovo... la sua eccitazione si stava facendo evidente...
al contatto di prima era trasalito di piacere... le
sue mani che giocavano con il reggiseno si decisero a slacciarlo, Eve strinse le proprie braccia al petto, per prolungare
l’atto, e lui allontanò la schiena dal materasso, alzandosi e raggiungendo lei
seduta. Le tolse il reggiseno con la bocca, accarezzandole il petto con la
lingua. Ora poté sentire il suo sapore mordicchiandole il collo e scendendo
fino ai capezzoli che lambì con le labbra... non pensava, era solo preso da
lei... eppure riusciva a mantenere quella dolcezza... voleva che la loro prima
volta insieme fosse dolce e non trasportata dall’impeto della passione già dal
primo istante... quello sarebbe venuto dopo... perché già sentiva la passione
accendersi dentro di sé e continuò a baciarle il corpo, raggiungendo i fianchi
e l’elastico delle mutandine. Eve si sdraiò piano sul
letto lasciando che il suo amante si distendesse su di lei e continuasse quel dolce tormento sul suo corpo... riprese a baciarla da
dove si era interrotto, giocando con il suo ombelico, fino a poco più giù. La
ragazza gemette, segno gradito, e lui non voleva smettere di regalarle
piacere... sentì le sue mani fra i capelli, accarezzandolo dolcemente il suo
collo... le mani di lui risalirono fino al seno, e le
bocche si incontrarono di nuovo, gli prese le spalle con forza, sentì le dita
quasi penetrargli nella pelle, le accarezzò la fronte e si adagiò sopra di lei,
sentendo i seni calcarsi sotto il suo petto... Eve
gli passò le braccia sotto le spalle e quasi senza rendersene conto aprì le
gambe, raggiungendo con le mani i boxer di lui, che dopo pochi istanti finirono
sul pavimento. Non ce la faceva più, sentiva la sua eccitazione salire ancora e
ancora... quasi come se stesse per esplodere... portò una mano sotto la schiena di lei e la sollevò dolcemente, per permettere
all’altra mano di levarle le mutandine. Ora erano pelle
contro pelle, sesso contro sesso... in un abbraccio sempre più voluttuoso. Dopo
un attimo Ed si chinò verso l’ultimo cassetto del
comodino e afferrò qualcosa che si affrettò a scartare.
Lui si mise in ginocchio su di lei, ma Eve
non rimase sdraiata, lo raggiunse tenendogli i fianchi... non voleva staccarsi
da lui... e in pochi secondi le sue mani raggiunsero l’intimità del ragazzo
aiutandolo a indossare il profilattico. Ed gemette di piacere a quella vicinanza e Eve gli baciò la guancia, fino ad arrivare all’orecchio,
mordicchiandogli il lobo e tornando a tormentare il suo collo con la lingua.
Non aveva tolto le mani dalle sue gambe e ora stavano scendendo sempre di più,
fino all’interno coscia.
- E... Eve...
- fece con un lamento di piacere. La ragazza si avvicinò di nuovo al suo
orecchio.
- Ripetilo... - ansimò sussurrando. Le procurava un piacere
immenso sentire lui pronunciare il suo nome con il tono di voce profondo
alterato dall’eccitazione. Attraverso la sua gola passavano
sospiri pesanti, alzò la testa verso l’alto e chiuse gli occhi, socchiudendo le
labbra e godendosi il corpo di lei che stava tra le sue braccia.
- Eve...- sospirò di nuovo. La ragazza
si distese ancora aprendo le braccia come in una stretta dolce, lo stava
aspettando... Ed tornò a posarsi su di lei, muovendo
le mani verso il suo ventre, con un movimento dolce accompagnato da un ennesimo
bacio, la invitò ad aprire le gambe... ancora una volta un sospiro rotto
dall’eccitazione e prolungando quel bacio Ed cominciò ad unire il movimento
della bocca con quello del bacino, entrando in lei. L’amplesso si stava facendo
sempre più carico di passione, le faceva male... ma
subito dopo il dolore lasciò il posto ad un piacere immenso... tanto da
spingerla ad aggrapparsi al corpo di lui, lo voleva, lo desiderava ancora di
più come se ciò che stavano facendo era ancora troppo poco... e si strinse alle
sue spalle, con tutta la forza che possedeva. Poteva sentire l’interno delle
sue gambe sulle sue e il suo muscolo cercare ancora più passione, e spingersi
fin dentro all’anima di lei, fino in fondo... si
appoggiò con gli avambracci al materasso, mentre si muoveva gemendo sopra di
lei, ma dopo un po’ tutto questo non gli bastò, sentendo che lei gli era
praticamente addossata voleva sentirsi una cosa sola... passò le braccia sotto
alla sua schiena, strofinandole contro al lenzuolo, ora percependosi come unico
essere... i movimenti si fecero più frenetici e affannosi, il respiro di
entrambi era alterato... si stringevano e si scambiavano baci confusi
nell’impeto del bollente abbraccio. Voleva gridare, sentiva che era sul punto
culminante del piacere, ma tutto ciò che gli uscì di
bocca fu un gemito convulso... Eve lo sentì sulla sua
pelle, aveva chinato la testa sulla sua spalla e ora vi aveva appoggiato la
fronte, ma non aveva smesso di muovere il bacino, restando dentro di lei,
voleva darle lo stesso piacere... solo dopo poco anche lei poté avere i
risultati di tutto questo, un piacere smisurato si impossessò del suo corpo e
del suo animo, non riusciva più a pensare se non a quanto fosse soddisfacente e
carico di trepidazione quell’atto... Provava quel
piacere dilaniante da molti minuti ormai, e ancora non era sazio... nemmeno lei
aveva l’aria di essere stanca, si intrecciarono le mani accanto ai fianchi e
per una notte intera rimasero Ed e Eve...