TREDICESIMO CAPITOLO: A TUTTO UN PERCHE’.

 

- Sono stato bene con te! - .

Eve sorrise mascherando l’imbarazzo. Aveva due occhi sorridenti e dolci e quella vena di tristezza era completamente scomparsa. Stavano entrando nell’hotel dove alloggiava la nazionale e ora erano sulle scale.

- Ferma... - disse Ed sorridendole. – Ci facciamo una corsa? - .

- Su per le scale?? - .

- Sul pianerottolo! - fece ancora. – Ti do qualche secondo di vantaggio, comincia a salire! - .

- Ancora con questi secondi di vantaggio?? Quando lo capirai che ti posso batt... - .

Ed la interruppe passandole davanti correndo.

- Tempo scaduto! - .

Lei gli fu subito dietro.

- Hey! Non vale!!... accidenti, le scarpe!! - velocemente si tolse i sandali e partì all’inseguimento del portiere su fino alla porta della sua stanza.

- Lo vedi che ti ho battuto? - esclamò ridendo appoggiato all’uscio.

- Ma certo! Prova tu a correre con questi cosi! - disse lei mostrandogli i sandali blu col tacco che teneva in mano. Ed rise. Era davvero tenera con quel vestito da sera e le scarpe in mano, gli teneva il muso perché non aveva giocato onestamente!

Le si avvicinò... Si sentì sollevare da terra e si ritrovò sulla spalla sinistra del ragazzo, che la stava portando nella stanza, chiudendo dietro di sé la porta.

- Oh, ma allora è un vizio! Ti piace tanto sollevarmi da terra?? - .

- È divertente! - fece lui, sempre scherzando. Quando i suoi piedi poterono toccare di nuovo il pavimento fu scossa da un brivido nel sentire le mani di Ed sui suoi fianchi scorrere lentamente. Appoggiò le scarpe a terra e si sedette sul letto, massaggiandosi lievemente una mano. Ad un tratto sorrise felice e saltò in piedi.

- Buon compleanno!! - .

Ed fece un passo indietro, non se l’aspettava... se lo stava dimenticando anche lui! Da quando aveva conosciuto Eve tutto il resto era passato in secondo piano... si stava addirittura scordando che quel giorno era il suo compleanno... beh, dopo tutto quello che era successo...

- Gra... grazie... - sorrise imbarazzato.

- Eh eh! Dimmi un po’, credevi che me ne fossi dimenticata, eh?? - .

- Emh... no, veramente... sono io quello che se lo stava scordando... - .

- Ma che razza di testa hai? - Eve scoppiò a ridere. Dimenticarsi del proprio compleanno! Era tanto buffo!

Rimasero a scherzare ancora per un po’, poi lei si sedette di nuovo sul letto e scese il silenzio...

- Immagino che è tutta la sera che ti starai chiedendo che fine avevo fatto. - .

- Non m’importa più. L’importante è che adesso non te ne vada via. - sorrise. Era quel sorriso... speciale... che riservava solo per lei... quello di cui si era dannatamente innamorata...

- Però io te lo voglio dire ugualmente... vorrei spiegarmi, ecco. - .

Ed mantenne il suo bel sorriso e la raggiunse, sedendosi accanto a lei.

- Io... - cominciò Eve – In verità ancora prima dell’incontro avevo deciso di partire... subito dopo la fine... era la tua partita, io non c’entravo proprio nulla. Però poi ho ripensato ad una cosa... e me ne sono accorta solo quando mi trovavo sulla strada per l’aeroporto: tu sei sempre stato vicino a me... in ogni occasione, per sostenermi e per festeggiare le mie vittorie... io invece me n’ero andata in quel modo senza nemmeno salutarti... scusami tanto... perciò sono tornata in tempo per il gala... sai, me n’ero completamente dimenticata! – sorrise. - Però in fondo non è solo colpa mia, sai? Mi hai messo in testa una confusione! - .

Il ragazzo capì subito che si stava riferendo al bacio che si erano scambiati nello spogliatoio... e distolse lo sguardo arrossendo.

- Ma alla fine ho deciso di tornare per questa sera... io desideravo con tutto il cuore avere per cavaliere uno strano ragazzo col codino... - concluse. Il portiere tornò a guardarla e le sorrise dolcemente.

- Ed io ho sperato per tutto questo tempo che il mio angelo tornasse dal cielo. - .

Fece per abbracciarla quando lei gli prese le mani, fermandolo e gli si avvicinò ancora di più, circondando il suo corpo atletico con le giovani braccia e lasciando che il suo capo poggiasse tra la spalla e il petto.

- Tu mi hai dato tanti abbracci... lascia che per una volta sia io a stringerti... - sussurrò mentre Ed si abbandonava sul suo petto, chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare dal dolce calore del corpo di Eve...

- Eve?... - disse poi.

- Che c’è? - .

-...ora... ora torneremo a casa... riprenderemo la vita che abbiamo fatto fino a qualche mese fa... - .

- Già! Non vedo l’ora di ricominciare! - sorrise felice. Il ragazzo non disse nulla, richiuse gli occhi e rimase appoggiato al suo petto che profumava di arancia...

 

Era cambiato qualcosa... pensieri... parole... sospiri... sguardi... emozioni... lui... lei... loro... loro?...

Ed sospirò e chiuse gli occhi, appoggiandosi allo schienale del sedile dell’aereo. Ormai erano più di tre ore che viaggiavano e ne sarebbero seguite altre, molto lunghe. Eve era seduta accanto a lui, addormentata profondamente. Aveva chiesto il permesso a Marshall, dopotutto per un posto in più non aveva avuto nulla da ridire. Ora aprì gli occhi e la fissò. Quella pelle pulita e morbida della sua guancia poggiava su un lato del sedile, gli occhi chiusi dolcemente e il suo petto si alzava e si abbassava regolarmente.

Era dalla sera del gala che ci stava pensando... non le aveva detto che la amava però si erano baciati due volte... e poi i mille interminabili abbracci che si facevano ogni volta più lunghi e carichi di emozione. La situazione era cambiata parecchio... ora sarebbero tornati a casa molto più che amici... però era felice. Anche se desiderava ad ogni costo dirle ciò che provava... quelle due semplici parole che sospirava da mesi e mesi... forse per lei non era la stessa cosa... infondo ogni volta che l’aveva baciata aveva preso lui l’iniziativa, lei però non si era mai opposta e gli aveva fatto sentire le sue labbra come ste stessero bruciando... i baci più belli della sua vita. Doveva sapere che cosa provava lei... si stava accorgendo a poco a poco di tenere molto più di quanto pensava a quella ragazza addormentata accanto a sé... di amarla oltre ogni immaginazione... e glielo avrebbe detto... sì, avrebbe colto l’occasione in un momento di calma, in cui fossero rimasti soli senza determinazioni di tempo, e poi... le avrebbe detto ciò che aveva nel cuore... ciò che portava dentro... per lei...

 

Eccoli ancora una volta varcare il cancello di quell’istituto... lui e Ed... grandi amici sin dai tempi delle elementari. Non lo voleva ammettere ma quel ragazzo era veramente importate per lui, sì certo Danny gli era sempre stato vicino ma Ed... freddo e distaccato fuori ma infondo così fraterno, era stato capace di fargli capire cosa fosse la vera amicizia. Per Mark Lenders, fino a poco tempo addietro non esistevano né stima né rispetto verso gli altri ma guardando quel ragazzo, Warner, aveva compreso tutto ciò che avrebbe dovuto sapere da tempo. Il suo migliore amico... ecco chi era Ed... si sarebbe ucciso piuttosto che ammettere ogni sorta di sentimento davanti ad altre persone, però dentro lo sapeva e anche se era un controsenso l’unica cosa che gli importava era che Ed fosse al suo fianco. E poi c’era Kim... erano più di tre mesi che non la vedeva, non si era fatto vivo, dopotutto era passata soltanto una settimana dal ritorno a casa e già ricominciava la scuola... era passato veloce il tempo. Ma non c’era tempo da perdere... lei sarebbe arrivata da un momento all’altro, non doveva perdersi in quei pensieri.

- Sveglia Mark! - esclamò una voce dall’esterno. Mark tornò alla realtà.

- Mh... sì? - .

- Che c’è? Stamattina stai dormendo in piedi! - Ed gli sorrideva.

- No, è che il rientro a scuola non è mai piacevole... - .

I due guardarono in fondo alla strada: due figure si avvicinavano di corsa molto rapidamente e dopo qualche secondo poterono distinguere tra la folla di studenti Eve e un ragazzo biondo rallentare e riprendere fiato, camminando in direzione del cancello.

- Chi è quello? - chiese Mark.

- ...non lo so... dev’essere suo fratello. - fece Ed ricordando ciò che lei gli aveva detto a proposito di suo padre e di suo fratello Dex e notando la forte somiglianza.

- Fratello...? - mormorò stupito il capitano. I due continuavano ad avanzare, Ed si preparava a salutarli quando Eve agitò la mano nella direzione opposta alla loro. Non riuscì a scorgere chi stesse salutando tra gli studenti ma Mark aguzzò lo sguardo come se avesse avuto un’illuminazione... doveva essere decisamente Kim!

- Su, Romeo! Meglio che li raggiungiamo! - esclamò Ed ridendo.

- Hey! Stai attento a quello che dici, Ed!! - .

- Andiamo, Lenders! Non dirmi che te la sei presa! - .

- Non sei tu quello che deve prendere in giro... dopotutto non ero io quello solo e sconsolato sulla terrazza!! - .

- Hey, ma questo che c’entra ora?? - .

- C’entra, c’entra! Dammi retta Warner! - .

- Va bene, d’accordo! Time out!! - .

Mark sorrise soddisfatto mentre Ed sogghignava al solo pensiero di vedere il suo amico talmente preso da quella ragazza da irritarsi per un minimo commento... però ormai anche Mark aveva capito che lui era perso di Eve... ad ogni modo si poteva fidare, il suo capitano era tutto fuorché un pettegolo e sapeva che non l’avrebbe mai detto comunque a nessuno.

- Ragazzi! Ragazzi! Aspettatemi! - .

- Heilà Danny! In anticipo stamattina? - rise Mark.

- Attento a non far piovere! - gli fece eco il portiere.

- Ma che simpatici! Vi ci mettete subito già il primo giorno?? - Danny fece una smorfia..

- Mellow!! - tuonò una voce.

- Oh-oh... - il ragazzo sembrava alquanto spaventato. – Ragazzi io vi saluto... ci vediamo più tardi, eh! - .

Danny sgattaiolò in mezzo alla folla prima che una ragazza dai capelli ricci si facesse largo tra Mark e Ed e chiedesse arrabbiata:

- Dov’è Danny?!?!? - .

- Emh... tu l’hai visto? - fece Ed. Mark scosse la testa e Marica ripartì alla ricerca del loro compagno più giovane. I due si guardarono per un paio di istanti poi scoppiarono a ridere, avendo assistito ad una situazione assurda come quella... accipicchia, Danny ne doveva aver combinata una della sue!

- Ciao a tutti! Come mai così allegri? - sorrise Kim.

- Buongiorno, ragazzi!! - esclamò Eve con entusiasmo, prendendo le mani di Ed e Mark e stringendole forte.

- Ciao... - fece il capitano intimidito dalla presenza della ragazza dai capelli lunghi.

- Buongiorno, Icaro!! - rispose Ed con lo stesso entusiasmo. I due si sorrisero con allegria e solo dopo si resero conto di avere le mani nelle mani, così si staccarono all’istante facendo finta di niente.

- Vi ho visti in tv... siete stati magnifici! - disse Kim.

- Grazie... abbiamo giocato con tutto l’impegno possibile! - rispose Mark sorridendole.

- Sì, ho seguito ogni partita! - .

- Oh... beh, mi fa molto piacere! - .

Kim e Mark si sorridevano come due bambini timidi quando ad un tratto spuntò Danny con il fiatone.

- Aiuto! - supplicò.

- Salve Danny! - lo salutò Eve con vivacità. – Scappi da Marica? - .

- No! Non pronunciare quel nome!! - .

- Che nome?... MARICA?? - Eddie si avvicinò al gruppetto, era appena arrivato.

- Noooooooooooo!! - pianse il ragazzo.

- Ciao, ragazzi! - Eddie li salutò sorridendo.

- Ciao, Eddie! - disse Mark.

- Come va, Bright? - esclamò Ed. Kim rispose allegramente:

- Buongiorno!! - .

- Hey, sei arrivato alla fine! - Eve sorrise. – Temo che tu abbia fatto un danno...- aggiunse ridendo di gusto, vedendo Marica che si faceva largo tra la folla, afferrare Danny per un braccio e urlargli in un orecchio:

- Si può sapere perché diavolo non sei venuto a prendermi?!?! - .

- Perdono... me ne sono completamente dimenticato... - implorò lui.

- Tsk! Ma certo!! Non è per niente carino lasciare aspettare una ragazza! Per fortuna, conoscendoti l’ho intuito subito, però accidenti!! Quando imparerai a ricordarti degli altri?!? - .

- Avanti, Maricuccia fai la brava!... perdonamiiiiiiii... - Danny fece gli occhioni da cuccioletto abbandonato.

- Non m’incanti, sai?! Ti dovrei prendere a pugni per quello che hai fatto!! - .

- Su, non è così grave! - intervenne Eddie.

- Tu sta’ zitto e lasciami picchiare Danny in santa pace!! - sbottò Marica.

- ...ma si può sapere in che razza di scuola sono finito...? - .

La scena si bloccò e gli sguardi dei ragazzi caddero sul giovane studente che aveva appena parlato.

- Emh... Eve... mi mettono in soggezione... - fece ancora. La ragazza rise.

- Scusa!! Ti stavo quasi dimenticando! Ragazzi, questo è il mio fratellino Dex!... niente paura, presto ci farai l’abitudine! - .

- Ciao a tutti... - .

- Allora, lui è Mark Lenders, capitano della squadra di calcio, questo è Ed Warner il portiere, Eddie Bright anche lui gioca nel Toho, poi c’è Kim Bratt, e questi due sono Marica e Danny... casi disperati... - sorrise la sorella elencando ad uno ad uno i presenti.

- Il mio nome è Dexter, piacere. - .

 

Si aggirava dalle parti del campo da dieci minuti, ormai. I calciatori erano negli spogliatoi. Dex era entrato nella squadra di baseball da soli due mesi e si era trovato bene da subito. Si era sempre chiesta che faccia avesse il secondo fratello di Eve. Se lo immaginava più bruttino, invece anche se aveva due anni in meno di loro, doveva ammettere che era davvero carino! Occhi chiari, capelli biondi più di Eve e quando sorrideva si formavano due adorabili fossette ai lati della bocca. Erano passati mesi, ormai. L’inverno stava per finire ancora... e lei era sempre più convinta di amarlo... però ogni loro conversazione finiva in un litigio!!... forse perché non sopportava di vederlo con altre ragazze e glielo faceva pesare ma dopotutto tra loro non c’era assolutamente niente... proprio nulla. Le veniva da piangere... se gliel’avesse detto le sarebbe scoppiato a ridere in faccia ma da quel giorno... quella volta in cui le aveva rivolto il primo sorriso... se n’era completamente innamorata.

- Ciao, che ci fai qui tutta sola? - le chiese una voce amica. Marica si voltò con gli occhi lucidi, senza accorgersene. Le ciocche di capelli biondi si mossero lievemente trasportate dal vento, davanti ai suoi occhi.

- Marica, stai bene? - le chiese notando i suoi occhi umidi.

- Oh... sì... sì, tutto bene! - sorrise rendendosi conto di essere lì per piangere. L’amica la guardò interrogativamente, poi appoggiò il blocco dei disegni sulla panchina e si sedette con lei. Marica la guardò. Eve... era sempre con lei quando aveva bisogno di essere consolata... i capelli le erano cresciuti di nuovo ma stavolta aveva deciso di non tagliarli... e gli occhi sorridenti erano sempre gli stessi... che quando ti guardavano penetravano nel più profondo dell’anima. Si sistemò la sciarpa grigia all’interno dello spolverino nero e appoggiò la schiena alla spalliera della panca.

- Aspetti i ragazzi? - le chiese. Marica annuì.

- E tu sei appena uscita dal corso? - le chiese di rimando.

- Sì, ti ho vista qui tutta abbandonata e ho deciso di farti un po’ di compagnia. Se non sbaglio fra poco escono. - .

- Sì. - .

- Bene, allora ce ne andremo a casa con loro! - .

- No... io... meglio che vada ora... - fece per alzarsi. Eve capì chiaramente il problema.

- Eh, no! Tu aspetti qui insieme alla zia Eve, ok? - .

Marica diede le spalle al campo e guardò l’amica.

- Eve, io... mi sento un po’ stanca, vorrei tornare... - .

- Che differenza fa aspettare altri cinque minuti! Sei stata qui per un’ora! - .

- Io... no, davvero non mi sento... - .

- Salve, Toho!! - esclamò ad un tratto la ragazza bionda.

- Ciao, come mai qui a tarda sera? -sorrise Eddie che faceva da capofila. Marica sussultò, afferrò la cartella marrone e corse via.

- A domani, ragazzi! - disse soltanto, allontanandosi.

- Hey, ma che le prende? - chiese Danny. Eve scosse la testa.

- Periodo no. - si limitò a dire. I ragazzi raggiunsero la strada in compagnia dell’ex velocista, fino a che, come sempre, rimasero solo lei e Ed.

- Allora, campione, come va in questo periodo? - .

- Tutto bene, anche se gli allenamenti sono più frequenti non mi lamento, e tu? È un po’ che non abbiamo occasione di parlare. - .

- Io sto alla grande da mesi, ormai! Da quel fatidico giorno in cui abbiamo partecipato al gala, il tuo compleanno. - .

Ed trasalì dentro di sé... quel giorno era così lontano... ma si ricordava tutto come se fosse ieri... le emozioni che aveva provato... da quel giorno lui ed Eve erano diventati una cosa sola, molto più che amici, anche se non c’era stato più un bacio, solo tanti abbracci e sorrisi... ma cosa c’era veramente tra di loro?

Finirono per ritrovarsi seduti sulle panchine del parco dove andavano di solito dopo la scuola, per parlare, scherzare, stare da soli, sempre loro due.

- Ed...? - fece d’un tratto. Non sopportava più quella situazione, sì certo, era felice ma non sapeva esattamente cosa pensasse Ed di lei. Si erano baciati due volte, dopo più nulla... e ogni volta che erano da soli moriva dalla voglia di saltargli al collo e accarezzare quelle labbra e sentire le sue braccia intorno al suo corpo, ancora una volta...

Il ragazzo le sorrise in attesa di una risposta. Eve si sentì il cuore in gola, lo fissò in quegli occhi neri e non poté fare altro che sorridere.

- Sono due settimane ormai che non veniamo più qui. - .

- Già... tanti impegni. - disse lui con rammarico. – Ti ricordi la prima volta che ci siamo venuti? - .

- E chi se la dimentica! - rise lei. – Quando mi hai chiesto di accompagnarti alla festa di Mark! - .

Anche Ed rise, mosso dal rumore dei ricordi...

- È cominciato tutto da lì... - sospirò Eve.

- Tutto...? - chiese.

- Tutto. – ripeté. – La nostra amicizia, intendo... e tutto il resto. - .

Tutto il resto... Ed arrossì, ormai aveva smesso di pensarla come un’amica da tempo... quasi un anno... accidenti, un anno di amore inconfessato, un anno volato... un anno di inquietudini interiori... e tutto per lei... oh, Eve... eppure da quando era ricominciata la scuola si erano comportati da perfetti amici... come se niente fosse. Ma non c’era giorno in cui non la pensava, in cui non desiderava essere suo per sempre... legato a lei, e ora, sotto quella luce rossa e pallida di un tramonto di fine inverno, stavano di nuovo soli a parlare, mentre le foglie secche per terra si muovevano leggere, trasportate dal leggero vento inconsistente.

Ed si avvicinò a lei, come se volesse riscaldarla, e le prese le spalle con le mani, facendo scorrere le dita sul suo collo coperto dalla sciarpa, fino dietro la nuca della ragazza, che appoggiava la guancia sul collo di lui, chiudendo gli occhi e rimanendo abbracciata a lui, nella luce del tramonto.

Ecco, quella non era decisamente una cosa da amici... era un modo per entrambi di far capire all’altro ciò che provavano... Eve fece per alzare la testa quando le labbra di Ed si fecero sempre più vicine e sussurrarono il suo nome sulla sua bocca, ormai incapace di tirarsi indietro e di sfuggire a quel bacio tanto cercato... si stavano baciando di nuovo... di nuovo... questa volta le avrebbe detto che era innamorato di lei, non si sarebbe lasciato sfuggire quell’occasione per dimostrare alla persona più importante del mondo che l’amore che provava per lei era più grande dell’intero universo...

Si allontanarono lentamente, aprendo gli occhi e fissandosi per alcuni istanti, poi prima che Ed potesse aprire bocca, Eve lo anticipò.

- Lo hai fatto di nuovo... perché? - gli chiese con gli occhi tristi. Si stava riferendo al bacio, l’aveva baciata un’altra volta... ma questa volta avrebbe saputo dirle ciò che voleva sentirsi dire... e furono le parole più belle che le avesse mai detto, mentre le stava pronunciando sempre sulle sue labbra poteva sentire la bocca di lui tremare come per paura di aprire il suo cuore...

- Perché ogni volta che ti vedo il mio cuore batte a mille... Eve... io ti amo... - disse semplicemente. Si sentiva un po’ il protagonista di un film... ma quella era la pura realtà... e ora le aveva detto ciò che provava... finalmente, si sentì sereno e libero da un peso soffocante. Ma lei?... come avrebbe reagito?... accidenti, non lo aveva calcolato... fino a qualche istante prima i suoi occhi erano così tristi...

Era rimasta immobile... con gli occhi spalancati a fissare un punto indeterminato del suo petto... non ci poteva credere, le aveva detto che l’amava... l’amava... si sentì sciogliere l’anima... ma allo stesso tempo rinvigorire e quando alzò lo sguardo vide i suoi occhi che la guardavano preoccupati.

- Eve, scusami... io non... - e questa volta fu lei ad interromperlo baciandolo con quanta passione aveva in corpo e sentendo le spalle di lui sotto le sue braccia, stringendosi ancora di più e percependo le mani sulla sua schiena che premevano il suo corpo contro il proprio in un abbraccio violento e finalmente carico della passione che meritava.

Aprì la bocca, lentamente, ora era tutto più calmo... ancora di più... per cercare la sua lingua morbida e calda... fu un contatto intenso... si sentì come un bambino mentre lambiva con la punta della lingua le labbra bagnate di Eve. Poteva sentire il proprio sangue ribollirgli nelle vene, e il calore aumentare, la frenesia di un dolce bacio e il suo corpo muoversi tra le sue braccia lo rendeva incapace di pensare, trasportato solo dalle labbra di quella dea, che non poteva smettere di toccare, non poteva...

E rimasero lì per lunghi attimi a sfiorarsi labbra contro labbra in un abbraccio talmente forte che pareva eterno, poi, lentamente, si allontanarono guardandosi negli occhi. Non una parola... solo un unico sorriso dolce e gli sguardi fissi dentro gli occhi dell’altro... mentre si tenevano ancora le mani immobili.

- Se ti chiedo una cosa, prometti di non mandarmi al diavolo? - disse teneramente Ed. Eve lo guardò con gli occhi socchiusi, cercando di indovinare.

- Sentiamo un po’... – sorrise.

- Ti va di essere la ragazza di Warner? - .

Eve si stupì ancora di più, non tanto per le parole, ma per l’affetto con cui le aveva pronunciate. Rimase per qualche secondo a guardare quel viso perfetto, e si strinse a lui.

- Da oggi in poi. - sussurrò.

 

- E poi perché avrei dovuto mandarti al diavolo? - sorrise.

- Non si sa mai... le tue reazioni! - ricambiò il sorriso e continuò a camminare.

- Che cosa vuoi dire?? - sbottò accigliandosi.

- Ecco. Appunto. - .

Eve cercò di fare la seria però poi guardandolo in faccia e notando che nemmeno lui ce la faceva a trattenersi, scoppiò a ridere seguita a ruota da Ed, e rimasero per un po’ sotto casa sua poi quando si furono calmati, si guardarono ancora sorridendo.

- Allora ci vediamo domani, ragazzo di Eve. - .

- Certo, vengo a prenderti, ragazza di Ed. - .

 

Chiuse la porta dietro di sé ancora sorridendo, era davvero successo... tutto quel tempo passato a rimuginare su come avrebbe potuto chiedergli di stare insieme e ora... ora nel giro di due ore si erano messi assieme... assurdo davvero! E poi quel giorno doveva anche tornare a casa prima, dato che i corsi finivano in anticipo. Se non avesse visto Marica seduta sulla panchina, non si sarebbe fermata e... ora non sarebbe così felice da sentirsi al millesimo cielo! Era davvero felice, ora non le mancava nulla... stavano insieme... insieme... Eve e Ed... nient’altro.

- Hey, sorellina che fai, ridi da sola? - Dex fece capolino dalla porta della cucina con un toast in bocca.

- Ah, se te lo dicessi non ci crederesti!! - disse ancora ridendo e salendo le scale.

- Eh? Dirmi cosa? - chiese il fratello stranito.

- Sto insieme a Ed... sto insieme al mio portiere... sto insieme a Warner!!! - canticchiò raggiungendo la porta della sua stanza.

- Ma che le prende? - chiese la madre avvicinandosi a Dex, ancora sulla soglia della cucina con un mestolo in mano.

- Si è innamorata... - sospirò lui con aria da uomo vissuto. La madre lo guardò e poi sorrise:

- Eve, tra dieci minuti è in tavola! - le mandò una voce dalle scale. – Innamorata, eh? - sussurrò sorridendo e tornando ai fornelli.

 

Meraviglioso! Meraviglioso!! Meraviglioso!! Ah, il suo Ed!! Adesso poteva considerarlo veramente suo!! Non pensarlo e basta, e poi il modo buffo in cui gliel’aveva chiesto... sorrise di nuovo, non faceva altro da ore ormai! Si rigirò nel letto stringendo il cuscino a sé e immaginando che fosse lui.

- Mi ami... - sussurrò stringendolo ancora di più e chiudendo gli occhi.

Eve... io ti amo...” le parole che le aveva detto quel pomeriggio le risuonavano in testa come se le stesse pronunciando in quello stesso istante... che voce dolce... e sensuale...

Rise ancora tra sé muovendo nervosamente le gambe come se dovesse correre e poi spalancò gli occhi. Quella era felicità! Stava provando una contentezza estrema e una gioia di continuare a vivere per vedere il domani con lui... che strano... non l’aveva mai provato... a stento adesso si ricordava dei momenti in cui si passava le dita sulle vene dei polsi e le fissava con le lacrime che le rigavano il viso, intenzionata a reciderle una volta per tutte. Ma ora tutto era diverso, la nuova Eve aveva cominciato a vivere e con il sorriso sulle labbra avrebbe affrontato il futuro.

 

Eppure non si credeva capace di dire certe parole... aveva sprecato tante occasioni pianificate da tempo però quel pomeriggio era stato più imprevedibile che mai... gliel’aveva finalmente detto... quelle due semplici parole che gli colmavano l’anima. Si erano baciati ancora, ora stavano insieme... un attimo! E se la mattina dopo si fosse svegliato scoprendo che non era nient’altro che un sogno?... no, non poteva essere... aveva sentito le sue labbra su quelle di Eve e aveva provato una sensazione nuova, forte, e troppo intensa perché facesse parte di un meraviglioso sogno. Però, com’era strano avere una ragazza! Sì, certo, ne aveva avute delle altre ma non aveva considerata veramente parte di sé nessuna di loro, forse era solo il bello di dire: “Sto insieme a una ragazza!” e scambiarsi i primi baci, le prime carezze... ma non aveva mai amato nessuno. Nessuno tranne Eve. Aveva capito che ciò che provava era amore perché ogni volta che la vedeva i suoi occhi sembravano accendersi di luce nuova, il suo cuore prendeva a battere forte e si sentiva più felice che mai solo nell’incontrare i suoi occhi. E poi pensava a lei dalla mattina alla sera, ormai! L’aveva praticamente conquistato. Ora non aveva fretta di dirlo a nessuno. Bastava che lo sapesse lui. Poi se gli altri l’avessero inteso non gli importava, l’importante ora era solo Eve. Sospirò nel buio della sua stanza. Splendida... la felicità in cui si trovava immerso... splendida... come lei.

 

DODICESIMO CAPITOLO

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