UNDICESIMO CAPITOLO: DOPPIA CONQUISTA.

 

Si alzò a malavoglia. Un’altra giornata odiosa... era da un po’ che non si parlavano più... facevano i loro allenamenti e poi andavano direttamente nei loro alberghi... quando Ed era venuto a cercarla quel paio di volte non si era fatta trovare. Fuori, sì era fuori con Lena...

Sospirò... ma che accidenti stava facendo? Comportarsi da bambina non avrebbe di certo sistemato le cose! Si affacciò alla finestra.

Holly?... il cannoniere stava passando in quel momento sotto al suo naso, seguito da quella ragazza, Patty. Discutevano animatamente come bambini, lui rideva e si prendeva anche delle botte in testa e lei faceva la finta arrabbiata. Poi si sorridevano e scoppiavano a ridere insieme... che matti... no, non erano matti... erano semplicemente innamorati... accidenti! Proprio a certe scene doveva assistere?? Come se non bastasse già quella situazione con Ed!... Ma era tanto grave? A vederla così per niente... solo che vissuta in prima persona era strana... si sentiva come tradita... Ed le era stato sempre vicino e ora... non pensava che potesse essere felice se lei si metteva con un altro... Eve non voleva nessun altro... voleva solamente quello stupido di Warner!

 

Scese in pista... accidenti si sentiva come sciogliere davanti a tutta quella gente! Ma soprattutto tra quelle ragazze muscolose che parevano dei colossi in confronto a lei... perché si sentiva così??... non aveva mai provato una sensazione simile... e poi erano le finali, no? Se era passata con tutta quella gente non vedeva il motivo di sentirsi così strana proprio ora...

 

Strinse la maglietta e corse su per lo stadio. Quale modo migliore per farsi perdonare?... il sole gli riempì gli occhi, che si affrettò subito a socchiudere, per focalizzare la figura snella che si stava riscaldando sulla linea di partenza.

- Eve!! - la chiamò. La ragazza alzò lo sguardo e lo vide che sventolava quella maglietta con una mano e con l’altra le faceva cenno di vittoria.

- Sono titolare!! Ce l’ho fatta!! E adesso tocca a te!! - .

Si lasciò sfuggire un sorriso felice... allora un po’ ci teneva a lei... se no non sarebbe corso non appena ricevuta la maglia con il numero 1... Ed... si precipitò sotto di lui, sempre sulla pista e il ragazzo si sporse.

- Grandioso!!! Sei il migliore!! Te l’avevo detto!! - gridò con euforia vedendo quel tesoro prezioso - Mi sbagliavo... non sei un idiota... scusami...- disse poi cercando di non arrossire.

- Tanto lo sapevo che non lo pensavi veramente! Mi sarei offeso, sai! - sorrise.

- Sbruffone! - esclamò alzando la testa.

- Presuntuosa! - .

Gli fece la linguaccia. Ecco... quello era il loro modo di fare pace... originale davvero!...

- Comunque non sai quanto sono felice di vederti titolare! - disse appoggiando le mani alla base della ringhiera.

- Grazie! E io sono felice di sentirtelo dire! Ora tocca a te, mi raccomando fai del tuo meglio! - .

Ancora quel sorriso dolcissimo... che le diede coraggio... ce l’avrebbe messa tutta... avrebbe avuto l’oro anche questa volta!

- Amh... Ed?... volevo dirti una cosa... volevo che sapessi... che questa sarà la mia ultima gara... voglio... trionfare per l’ultima volta e poi dedicarmi solo al disegno. - con quelle ultime parole lo guardò negli occhi.

- Se è quello che vuoi davvero fai ciò che ti rende felice! - sorrise... non l’aveva criticata... non le aveva detto nulla se non parole d’incoraggiamento... bellissime parole... le aveva detto solo bellissime parole che le riempirono l’anima di piacere...

Annuì e ricambiò il sorriso, tornando a passi veloci in pista.

La guardò ancora... quanto gli piaceva quel carattere deciso e forte... e quel sorriso dolce... sincero... i lineamenti morbidi e le mani delicate e forti allo stesso tempo... Eve...

Le atlete si misero in posizione, dopo aver elencato ogni batteria il cronista si concesse un attimo di pausa prima che il direttore potesse dare il via. Eve si guardò intorno, la Robinson e Lena la guardavano speranzose... la sua compagna era stata eliminata nella batteria precedente e ora tutto il Giappone contava su di lei. Scosse la testa. Che pensiero orribile! Doveva correre per sé stessa, non per il Giappone! Chi se ne importa del Giappone! Poi le tornò in mente quello che le aveva detto Ed... correre per sé stessi non aiuta... ah no?... beh, fino a quel momento l’aveva pensata diversamente. Solo allora... solo quando vide quel ragazzo con un sorriso speranzoso affacciato sulla pista con stretta in mano la maglia numero uno le venne in mente... lui non aveva guadagnato il posto da titolare solo per sé... ora capiva! Voleva che lei ne fosse fiera! Eccome se lo era! Aveva lavorato duramente per mesi ed ora ecco il risultato! Non le importava del Giappone, della nazionale, di Karl e di tutto il resto... se ne accorse solo in quel momento... Ed... era lì per lei... e lo avrebbe reso fiero si sé... come aveva fatto lui... perché amare una persona è ciò che di più bello si possa provare...

Ma tu guarda se quei pensieri dovevano saltarle in testa proprio ora! Il direttore alzò la pistola. Le ragazze si misero in posizione... pochi secondi... il battito del cuore a mille... perle di sudore incorniciavano il suo viso... uno... due... tre... lo sparo risuonò per il campo e migliaia di urla si alzarono sostenendo le atlete che battevano i piedi forte sulla terra, sentendo rimbombare sotto di loro le braccia sostenevano il bilanciamento del corpo... veloce... più veloce... muscoli tesi... scatti fulminei verso il traguardo e poi... occhi chiusi tra le urla... secondi... pochissimi secondi...

=SPRINGER!! 11.34!! L’ICARO GIAPPONESE BATTE LE SETTE CORSIE AGGIUDICANDOSI L’ORO ASSOLUTO!!!=

Aprì gli occhi... dallo sforzo li aveva chiusi... ultimi secondi... istanti... frazioni di secondo... e poi un boato... si fermò poco più avanti. Aveva trionfato. Fece un sospiro lungo e poi affannandosi per riprendere fiato si lasciò cadere in ginocchio. La raggiunsero presto la sua allenatrice, Lena e le altre due compagne... ce l’aveva fatta! Non ascoltava i commenti che facevano e i gridolini di gioia della gente che si congratulava... era in silenzio... con sé stessa... meraviglioso... alzò lo sguardo e sentì gli occhi che le bruciavano... piangere?... per una volta stava piangendo di gioia... che sensazione grande... grande più di lei... e urlò con quanto fiato aveva in corpo... fino ad esaurire la voce... campionessa... del mondo... era straordinario... e aveva vinto solo grazie al ragazzo che amava... alzò lo sguardo. Lui era sempre lì, circondato dai suoi amici e festeggiavano... Marica era saltata in braccio a Danny, sempre la solita... ma era bello vederli là... che festeggiavano per lei... chissà quando erano arrivati?... l’importante però era che Ed fosse lì... e le sorrideva contento... non stava in sé dalla gioia... voleva saltarle al collo... però purtroppo non poteva scendere... accidenti se l’avrebbe fatto!... allora tanta fatica era stata premiata! Era stata anche male per il troppo allenamento e ora... ora aveva l’oro!

 

Stringendo tra le dita quella medaglia aveva ancora voglia di piangere... e per una volta era fiera di sé stessa.. lo sarebbe stata sempre d’ora in poi... sempre.

Uscì dallo stadio sfinita... aveva rilasciato tante di quelle dichiarazioni che sembravano non finire mai... e ora che camminava con i suoi amici le sembrava di essere tornata ai vecchi tempi... di un anno passato... un anno... già, quasi... così tanto tempo era volato... la guardavano sorridendo... Marica non la smetteva di gridare e ridere, Mark aveva dipinto sul volto un sorriso fiero, così come gli altri e Ed... oh, beh lui... ora la portava in spalla. Aveva protestato ma il portiere aveva insistito così tanto che non aveva saputo dirgli di no... era così bello stargli sulle spalle... sentire il suo profumo e poi...

- E ora che... - Danny si bloccò. - ... Eve? - .

- Ma guardala, sembra un pulcino! - sorrise Marica.

- Mh? - Ed voltò il capo e si trovò la sua guancia contro quella di Eve... dormiva... si era addormentata... sorrise involontariamente... ora sembrava così tenera...

- Che dite la riportiamo al suo hotel? - chiese Danny.

- Sì, certo con tutti i giornalisti che si sono appostati là fuori. - fece Mark.

- Già... chissà la Robinson quanto starà parlando! - sbuffò la ragazza. Poi si portò una mano tra i capelli ricci e sorrise. – Potremo portarla da noi. - .

Eddie la guardò.

- Che dirà Freddy? - .

- Non è necessario che lo sappia! - sorridendo maliziosamente proseguì. – Noi entriamo, poi Ed la porta in camera vostra! - .

- Eh?? E... e perché proprio in camera nostra? - disse il portiere.

- Perché è più comodo, no? - .

Nessuno si oppose. Ed non disse più nulla... sarebbe stato strano averla in camera ma... dopotutto avevano già dormito abbracciati. Arrossì a quel pensiero e voltò lo sguardo dall’altra parte.

 

- E dove vai, tu?? - Marica strattonò il cannoniere per un braccio.

- A farmi una doccia, se non ti dispiace! - le rispose cercando di liberarsi.

- La doccia te la puoi fare dopo! - .ruciavano... gioia della gente che si congratulava... n ginocchio.e sulla terra, sente

- Senti, sono più di quattro ore che non mi siedo! - protestò.

- Pfui! Che saranno mai! Ti siederai in camera di Danny! - .

- Ma se... - .

- Niente ma! Andiamo! - la ragazza portò di peso il ragazzo fuori dalla stanza mentre Ed adagiava Eve sul suo letto. – Rimani tu, vero? - disse facendogli cenno con la mano.

- Che? Ma... - .

- Si sveglierà prima o poi, non vorrei che gironzolasse per l’hotel sforzandosi di individuare la locazione del suo ostello... oppure destandosi dal sonno e sentirsi come Gulliver in una terra sperduta! - .

- Riprenditi, Marica! - fece Danny dal corridoio.

- Scherzavo! - ridacchiò lei. – A dopo! Avvisaci quando si sveglia! Ciao-ciao! - .

La ragazza chiuse dolcemente la porta dietro di sé... no, non aveva affatto fatto apposta a lasciare quei due da soli!... sogghignò tra sé... e ora? Però non poteva di certo portarsi dietro Mark in cerca di una doccia per tutto l’hotel!

- Allora, genio, spero che tu sappia quello che stai facendo! - esclamò lui.

- Lo so, capitano! Fidati! - rispose quella tutta contenta. I ragazzi raggiunsero le scale e salirono.

 

Certo che quella Marica una ne pensa e cento ne fa!... non gli dispiaceva infondo rimanere con Eve ancora... mentre lei dormiva... si era addormentata sulle sue spalle... in quel momento gli pareva davvero un pulcino... sdraiata come una bambina sul suo letto con un dolce sorriso sulle labbra... bellissime labbra... le si avvicinò sfiorandole la guancia con il palmo della mano... morbida... e profumata... che bello averla così vicina... era una sensazione strana... che lo faceva sentire ancora un bambino... già... ogni volta che stava con lei i suoi problemi sparivano... che cosa poteva volere di più?... finalmente dopo anni era titolare... il suo sogno si era realizzato... solo... chissà se lei provava lo stesso intenso amore verso di lui?... lo sperava... con tutto sé stesso... chissà... ma era talmente bello starle vicino che se le avesse detto ciò che provava avrebbe rovinato tutto... sospirò... e gli tremò la mano... Eve mosse lievemente la bocca... poi gli occhi... e poi la mano... portandola dove stava quella di Ed... si sentì bruciare... arrossì... oh, accidenti! L’aveva svegliata! Ritrasse di scatto il braccio e la ragazza si svegliò del tutto.

- Amh... – sbadigliò faticando a tenere gli occhi aperti. Se li strofinò con le dita e poi si rese conto di non essere sola. – Ciao... - disse solamente. Ed sorrise.

- Buongiorno, campionessa! - .

- No... non chiamarmi così... almeno tu... - disse ancora mezza addormentata... sì, le faceva piacere essere chiamata in quel modo... solo che per lui... per Ed... voleva essere solamente Eve...

- Come vuoi, Eve. - .

La ragazza sorrise felice, poi realizzò...

- Emh... posso sapere che posto è questo? - .

- La mia camera d’albergo. - rispose. Eve raggelò...

“La... la... la sua camera??? Che ci faccio qui?? Oh no... devo essermi addormentata! Ma che razza di metabolismo ho?? Quello di un’ameba??”

- No... no!! - esclamò lui percependo la sua preoccupazione. – Ti sei semplicemente addormentata mentre tornavamo e così... Marica ha pensato di portarti qui, dal momento che al tuo albergo ci sarà un mare di giornalisti. Ora loro sono andati di sopra, non volevano svegliarti. Sono rimasto qui nel caso in cui ti fossi svegliata e non avresti saputo dove ti trovavi, appunto. - .

Eve sbatté gli occhi ancora insonnoliti e sbadigliò di nuovo.

- Che ore sono? - chiese.

- Sette e dieci. - le rispose guardando l’orologio.

- Eh??? Ma se erano le due o poco più! - esclamò.

- Mentre dormivi il tempo è passato! - sorrise lui.

- Già... - si stiracchiò... accipicchia tra interviste, gara... e sonno erano passate più di cinque ore... e adesso?

- Vuoi tornare? - chiese con rammarico lui. Eve lo notò.

- Mi vorresti tenere qui per sempre, eh! - scherzò provocandolo.

- Mh... mi era passato per la testa! - rispose cercando di sedersi meglio sul letto.

- No... - le sfuggì. Ed si bloccò e la guardò.

- Che c’è? - .

- No, niente... - disse lei mettendosi a sedere. Era bello stare accanto a lui sullo stesso letto... così vicini... e quando lui si era leggermente alzato temeva che se ne volesse andare. Si sedette meglio e rimasero a guardarsi.

- Sei felice? - gli chiese.

- Certo! Siamo riusciti a realizzare i nostri sogni! - fece il più bel sorriso che gli avesse mai visto. Eve sospirò.

- È passato tanto... - .

- Già... - le fece eco. - ... però alla fine siamo di nuovo insieme. - .

Si sentiva di nuovo strano... come se lei potesse ridergli in faccia da un momento all’altro...

- Hey! Eri tu quello nervosetto! - scherzò.

- Eh...? - la guardò stranito.

- Non cercare di fare il duro... eri tu o sbaglio quello che tirava pallonate sfonda-traversa circa sei mesi fa? - .

- Che cosa vorresti dire?? - fece il finto arrabbiato.

- Che sei dolce... – sussurrò. - ...grazie. - .

Non se l’aspettava... pensava che fosse uno dei loro soliti battibecchi... invece...

Ci fu un attimo di silenzio... era come se nessuno dei due volesse parlare per paura di rompere quell’atmosfera tenera che si era creata.

- Quando torneremo ti farò conoscere Dex... - aveva deciso di parlargliene. Ancora prima che lui potesse fare una qualsiasi domanda lo aveva anticipato con un sorriso - ... mio padre è spirato qualche settimana fa... sono andata a vederlo per l’ultima volta in Olanda prima che voi arrivaste. Sai, è strano... ho come una certezza... so che lui è felice perché quello che voleva aveva fatto... e io mi sento libera... del peso della morte... - lo guardò sorridendo. - ... sono matta, vero? - .

- Sei forte. - replicò fermo. – Forte e matura. Non te l’ho mai detto ma... penso che tu sia una persona speciale... sei riuscita a superare dei momenti orribili... e adesso stai vivendo la tua vita. Ti ammiro davvero. - .

Rimase senza parole. Sgranò gli occhi fissando quel nero intenso... lui... la apprezzava... era un ragazzo straordinario... voleva dirgli ancora tante cose ma fu come stroncata da qualcosa in gola... le veniva da piangere.

- Grazie... - riuscì a dire soltanto.

- Hey, non piangere. È l’ultima cosa che vorrei vederti fare. - le prese il viso tra le mani. – Sorridi e guarda avanti come hai sempre fatto... - .

Le sembrava di essere la ragazza più felice del mondo... sentire quelle mani sul suo viso e gli occhi neri così vicini ai suoi...

- E poi se piangi ti verranno gli occhi rossi e se ne accorgeranno tutti... una campionessa deve ridere, non piangere! - le sorrise di nuovo. Lei si asciugò le lacrime che stavano nascendo dai suoi occhi con il dorso della mano e sorrise... gli sorrise dolcemente... guardare avanti... era ciò che d’ora in poi avrebbe sicuramente fatto.

- Grazie... - ripeté.

- Se hai bisogno sono qui... ci sarò sempre. - disse abbracciandola di nuovo.

Si sentì stretta a lui in un attimo... attimi... e quelle braccia la strinsero di nuovo... quell’abbraccio però era diverso dagli altri... era amore... le stava infondendo amore... lo poteva sentire fin dentro l’anima e restarne catturata così intimamente da desiderare di restare così per sempre...

Una persona stupenda... la sua Eve... aveva sopportato fin troppo... aveva pianto... si era sfogata... e ora... ricominciare... la parola che da tempo era l’unico suo obiettivo... e l’aveva fatto, guardando avanti. E adesso che stava lì tra le sue braccia... tra le sue mani calde che si erano appoggiate accanto al suo collo... sentiva di poterle urlare “ti amo” mille volte e mille volte ancora... gliel’avrebbe detto... l’avrebbe saputo... doveva farglielo sapere... era solo sua... un tesoro così prezioso che nemmeno oltre la morte l’avrebbero separato da lei... ma nemmeno quella volta... nemmeno allora riuscì a dire quelle due semplici parole... paura di rovinare un momento così meraviglioso... un abbraccio eterno come il sentimento che lo legava a lei... e non era vero che l’amore infinito non esisteva... ora che lo provava in prima persona era sempre più convinto che Eve era la sua vita... la sua vita...

 

Aveva visto Freddy passare gli occhi su quella cartelletta rossa e pronunciare i nomi dei titolari della squadra... e non il suo. Si era sempre allenato duramente... non aveva mai sottovalutato nulla...

Benjamin Price... si scostò dall’ingresso e incrociò quegli occhi scuri carichi di voglia di vivere.

- Benji... ciao. Pensavo fossi con Freddy. - .

- No... - rispose il portiere calcandosi il berretto sugli occhi. Seguì una pausa di silenzio i due rimasero in piedi circondati dai rumori che provenivano dalle altre stanze dell’hotel.

- Senti... mi dispiace per il tuo posto in squ... - .

- Se l’è meritato Ed. - tagliò corto.

Oliver sorrise. Quello non era il portiere orgoglioso e scontroso che aveva sempre conosciuto... era cambiato... qualcosa in quel ragazzo era cambiato. Se ne rallegrò, in fondo si sarebbe allenato molto di più sapendo di non poter far altro che migliorare.

- Su con la vita! Fa’ come Ed, allenati duramente e raggiungerai i tuoi scopi! - sorrise e trotterellò via come un bambino.

Benji lo guardò allontanarsi... Holly... era proprio identico a quando lo aveva incontrato per la prima volta. Sì, non era normale che quel ragazzo considerasse il pallone come migliore amico ma... ci aveva messo un po’ a scoprirlo, in realtà quelle parole erano solo un modo con il quale lui dimostrava la sua passione. Già, aveva una passione che era diventata un tormento, quanto spirito e voglia di vincere! Sembrava un ragazzino stupido a prima vista, proprio come l’aveva giudicato lui. Però poi, conoscendolo si era dovuto ricredere. Holly era un campione, no, non solo nel campo di calcio... forse un po’ ingenuo e inesperto e non vedeva oltre ad un pallone da calcio... ma quello che più lo aveva colpito era il modo nel quale credeva all’amicizia e ai valori a cui ruota intorno.

E lui?... orgoglioso ed egoista... ecco cos’era. Fece per ritornare nella sua camera con questi pensieri in testa... non era vero che si era sempre allenato duramente... aveva spesso sottovalutato gli avversari credendosi il numero uno... era convinto che ogni volta che la nazionale si fosse riunita il titolare sarebbe stato lui... anche quell’anno. Ma evidentemente aveva fatto male i suoi conti... Ed era diventato un fenomeno... chissà quante ore aveva speso per migliorare così...? Era come animato da forza nuova... non solo dal fatto di voler dimostrare a suo padre di essere più portato per il calcio... furono attimi... alzò il capo, incontrò quello sguardo penetrante che fissava dritto avanti a sé, mentre lei camminava verso le scale. Benji si fermò come incantato, era come se gli ricordasse qualcosa... ma che cosa?... l’aveva sicuramente già vista. Fece per avvicinarsi quando dall’altra parte del corridoio arrivò correndo un ragazzo dai capelli lunghi e neri...

- Eve! - la chiamò. Lei si voltò e gli sorrise.

- Certo che la puntualità... - .

- Senti chi parla! - ricambiò il sorriso. E sempre scambiandosi battute scesero dalle scale senza notarlo. Eve... si chiamava Eve... fece mente locale... campionessa mondiale di velocità nella sezione juniores. Sì ma... c’era qualcos’altro...

 

Due ore... due ore e sarebbe iniziato il campionato... Giappone contro Uruguay... Victorino avrebbe creato non pochi problemi... eppure... eppure Freddy aveva deciso di mettere lui in porta... si sentiva uno schifo... ma perché diavolo doveva fare da copri-portiere per Ed???

Tirò un calcio alla sfera e si allontanò dagli altri. Lo stadio era gremito di gente e i ragazzi erano un po’ nervosi. Guardò nella loro direzione, e quel portiere... Ed... accidenti non lo poteva odiare!... Si era impegnato a fondo ed ora ecco i risultati...e lui avrebbe giocato da subito la prima partita... perché??... Perché lui?? Dopotutto non era la riserva??... che era saltato in mente a Freddy?! Ecco di nuovo quegli occhi... quella ragazza che stava seduta tranquillamente con la schiena appoggiata al muretto. Era sola. Ora poteva togliersi quel maledetto dubbio... così si avvicinò.

 

Ma quanto ci metteva Marica ad arrivare?? Si alzò spazientita e fece per andarsene quando una voce conosciuta la fermò.

- Eve, giusto? - .

Lei si voltò.

- Come fai a sapere come mi chiamo? - ad un tratto un pensiero... accidenti e se aveva intuito che era stata lei a segnargli quel gol??... sì e come aveva fatto? Ma... e se fosse stato Karl??

- Ho sentito che parlavi con Ed. - le disse fissandola. – In verità volevo chiederti se... ci siamo già visti? - .

- Eh??... Chi??... No, no! Impossibile... sono arrivata qui da poco e non ho fatto altro che allenarmi in federazione! - sorrise cercando in qualche modo di essere credibile.

- Oh. Strano... eppure mi pareva di averti già incontrata... - .

- Davvero...? Magari chissà... in un’altra vita! - rise. Accidenti ma che diavolo di memoria aveva quel ragazzo?? Era un androide o cosa?? Non l’aveva nemmeno vista in faccia quella volta! Benji abbassò lo sguardo e si coprì con il cappello, come sempre. Ad un tratto la ragazza parlò... fu come se le parole fluissero da sole dalla sua bocca... pensieri, detti ad alta voce.

- Come ci si sente ad essere il numero due? - .

Price alzò lo sguardo improvvisamente e notò in quegli occhi una vena di cattiveria che lo stupì.

- Vuoi prendermi in giro, ragazzina?? - replicò seccato lui. Eve, che si era resa conto di ciò che aveva detto si sentì appagata... come se volesse vedere soffrire Benji come aveva sofferto Ed... e non si vergognò di andare oltre.

- Era solo una domanda. Che c’è? Non sei sicuro di te stesso? - sorrise. Benji la guardò più intensamente... se fosse stato un maschio le avrebbe di sicuro messo le mani addosso e... e a sentire quelle parole non poté far altro che rispondere.

- Sta’ zitta! Tu non capisci ciò che provo! - e fece per girare i tacchi e andarsene quando lei lo bloccò con due semplici parole.

- Ed sì. - il vento le scompigliò i capelli davanti al viso e il portiere si fermò.

- Ti senti frustrato, non è così? – proseguì, – È come sentire un dolore nel petto, vero?... Ed lo ha sempre provato... eppure si è sempre dimostrato disponibile e gentile. Possibile che tu non te ne sia accorto? Gli faceva male essere il numero due, quello che tu facevi per lui era oggetto di risentimento... voleva migliorare ma non ce la faceva, per quanto si allenasse duramente tu eri migliore di lui e sai perché?... Perché giocava solo per sé stesso. L’ha insegnato anche a me, vincere per sé stessi è un gran traguardo ma... se pensi ai tuoi amici... a ciò che hai di più prezioso al mondo, la vittoria diventa qualcosa di molto più profondo... qualcosa che ti riempie quel vuoto che hai dentro... ma forse era meglio che lo imparassi da solo. - .

Ad ogni sua parola capiva sempre di più ciò che era diventato. Un maledetto egoista. Si ricordò ai tempi delle elementari... quando era in squadra con Holly e Tom... allora sì che giocava libero... ora il calcio era diventato un modo per sfogarsi, nulla di più. Si voltò...

- Mi puoi dare il berretto? - gli chiese con un sorriso. Ancora più stranito se lo levò e glielo porse... e a poco a poco... a mano a mano che lei se lo calava sul capo e nascondeva quegli occhi che lo avevano pugnalato fino a quel momento, comprese...

- Speravo che capissi fin da allora. - disse.

- Perché?... l’hai fatto? - .

Eve sospirò alzando lo sguardo.

- Beh, se devo dirla tutta... all’inizio, volevo solo vedere se la tua fama era meritata... però solo ora che sei secondo posso capire perché non hai lottato. - gli rilanciò il cappellino. Benji lo prese al volo.

- Sarai soddisfatta, ora! Dopo avermi umiliato! - sbottò.

- Lo sono. - fece seria. – Per il semplice fatto che rincorrere un sogno deve essere un piacere, non un tormento. Ed era infelice e gli ci è voluto del tempo prima di capire cosa significasse davvero la parola passione. Tu che hai sempre saputo inseguire i tuoi sogni hai perso sentimento... se vuoi essere un campione ritorna te stesso. - .

Si mise le mani ai fianchi scuotendo la testa.

- Ma guarda un po’... dovrei odiarti per ciò che hai fatto a Ed e invece ti sto aiutando! Devo essere diventata matta! - sorrise voltandosi e salendo le scale dello stadio per andare in tribuna.

Rimase lì, con il berretto in mano... Ed l’aveva capito da solo... e lui... aveva già avuto un’occasione ed era stato cieco... se l’era meritato... vincere per sé stesso... che razza di individualista era diventato... sospirò, si rimise il cappello in testa e pensò... ciò che aveva di più importate al mondo... i suoi amici... per la prima volta dopo tanto tempo poté provare di nuovo la sensazione di spirito di squadra che gli aveva insegnato Holly... sì, era secondo... ma era fiero di essere stato battuto da Ed... da un campione che sapeva riconoscere la vittoria e i sogni. Guardò verso quella ragazza che si stiracchiava sedendosi sul panchetto di plastica... sorrise.

 

- Hey, Ed! - Warner si girò verso di lui. – Non ti ho ancora fatto i complimenti per la maglia numero uno. - .

- Grazie, Benji. - cercando di sembrare il meno stupito possibile gli strinse la mano e sorrise. Complimenti?... Benji?... che gli era successo?...

 

=Ruben Pablo scatta in avanti, con un passaggio lungo che finisce tra i piedi di Victorino, smarcato. L’attaccante arriva prontamente in area di rigore e si prepara a calciare il suo tiro migliore! Attenzione! Interviene Becker ma l’uruguaiano salta portando tra i piedi la sfera, evitando il tackle in scivolata! La sfera raggiunge di nuovo il suolo e rimbalza sulla linea di tiro di Victorino che spara una cannonata!!...=

Perle di sudore sul viso latteo... socchiuse gli occhi e si lanciò con un solo pensiero in mente... non più “devo pararla ad ogni costo!” ma “siamo una squadra!”...

=Fantastica parata di Price!! La palla si stoppa tra le sue mani e così termina un’azione degna di nota!!=

 

Un magnifico 2 a 0... avevano vinto con la rete inviolata. Un bellissimo inizio! Ora Benji era fiero di sé stesso, aveva ritrovato quella voglia di vincere per la squadra che non aveva da anni. Solo quando si trovò con tutta la squadra poté spiegarsi il perché del cambiamento di ruolo che aveva operato Freddy.

- Siamo scoperti contro la Germania. Per questo ho deciso di mettere in porta da subito Benji, così i nostri avversari troveranno il miglioramento di Ed una grande sorpresa! - .

I ragazzi uscirono dalla sala riunioni e si prepararono per il secondo incontro contro l’Italia. L’unico pericolo qui era Belli in porta. Ma di sicuro se avessero contato su loro stessi ce l’avrebbero fatta di sicuro. Infatti ci mancò poco che la partita finisse in parità e si andasse ai rigori ma un’azione combinata di Lenders e Hutton portò la squadra alla vittoria, ancora una volta. Nel frattempo la Germania aveva battuto la Francia per 3 a 2 e Schneider aveva trionfato di nuovo. La semifinale sarebbe stata contro la Gran Bretagna.

 

Alla fine del primo tempo stavano ancora sull’1 a 0...

- Ragazzi dobbiamo mettercela tutta se vogliamo vincere il campionato! - gridò Holly. Mark sorseggiava una bottiglia d’acqua e lo guardò discostandosela dalle labbra.

- Holly ha ragione, se non superiamo quel buffone di Montgomery non potremo batterci contro i tedeschi. - con aria decisa fissò la panchina avversaria.

- Mi dispiace... non dovevo lasciarli passare. - Benji abbassò lo sguardo.

- Non è colpa tua e lo sai! - gli disse Warner incrociando le braccia al petto. Sembrava che i ruoli si fossero inavvertitamente invertiti.

- Ora tocca a te, Ed. - sorrise con aria di sfida. Marshall aveva già deciso di operare la sostituzione e infatti Warner prese parte per la prima volta a quel campionato.

“So che puoi farcela con facilità, non mi deludere Ed.” si disse Price mentre prendeva posto sulla panchina.

 

Aguzzò lo sguardo...

- Finalmente si sono decisi a farlo entrare in campo!! - disse Marica sbuffando.

Quanto era bello... il suo Ed... con lo sguardo fiero... pronto a vincere... sicuro di sé... bellissimo...

- Hey! Bella addormentata! Sveglia!! - le scosse le spalle.

- Uh...? Sì? Cosa...?... - scattò in piedi. – FORZA WARNER!! FA’ VEDERE CHI SEI!! - .

Ed vide quei due puntini in tribuna che conosceva: Marica seduta ma attenta e Eve che si sbracciava facendo il tifo... sorrise e agitò la mano lievemente. Il secondo tempo cominciò.

Holly scattò in avanti superando la difesa, e con un rapido passaggio a Tom riuscì a liberarsi di Stone, sparando la palla in rete.

Montgomery era furioso. Prese possesso di palla e si diresse scartando tutti gli avversari verso la porta. Ora avrebbe fatto vedere a quei giapponesi di cosa era capace. Con un intervento poco delicato superò anche Yuma, arrivando davanti a Warner e preparandosi al tiro. Fu un istante... la sfera caricata con una potenza inaudita raggiunse l’incrocio dei pali... sicuramente gol... quando Ed si scostò leggermente sulla destra ricevendo il pallone come se fosse una pallina da baseball, con una sola mano. Steve Montgomery rimase a bocca aperta con gli occhi spalancati... era il suo calcio più potente... parato con una facilità estrema... da non credere...

 

Sgranò gli occhi... assurdo... quella cannonata... l’aveva parata con una mano sola... ma con cosa diavolo si era allenato in quei mesi?... poi sorrise... l’aveva detto che per lei era il migliore.

 

Il rilancio lungo ed energico arrivò ai piedi di Winter che con un dribbling fece ricevere la palla ad Hutton che però si ritrovò marcato da due difensori, così decise di passare a Lenders, libero. Mark fermò la palla con il petto e cominciò la sua avanzata. Ora non lo poteva fermare più nessuno!... infatti arrivò alla rete e...

 

- Che partita, ragazzi!! - sorrise Danny massaggiandosi il collo.

- E chi se lo aspettava un 4 a 1! Li avete stracciati! - fece Patty mettendosi le mani ai fianchi.

- Già, complimenti Mark, sei stato grande! - disse Marica.

- Hey! Guarda che non ha giocato solo lui! - .

- Questo lo so, Danny... però è stato lui a segnare 3 gol! Comunque sei stato grandioso anche tu! - .

Danny la guardò stranito... da quando quei complimenti?

- Adesso dovremo giocare contro la Germania... - disse pensoso Tom.

- Beh, il più delle loro tecniche le conosciamo, no? - sorrise Bruce.

- Non sottovalutate i tedeschi. - fece Eve. – Ho avuto modo di assistere ai loro allenamenti e anche se non li ho mai visti giocare prima... devo dire che sono dei veri fenomeni... soprattutto Schneider, so che sta mettendo a punto una nuova tecnica d’attacco. - .

- Ha ragione. - le fece eco Benji. – Schneider sta preparando un nuovo tiro. - .

Lena si alzò e in silenzio scivolò fuori dalla hall.

- Grazie dell’informazione, Eve. Ne terremo conto. - sorrise il capitano.

- Figurati... anche se forse non dovevo dirvelo... non dovrei nemmeno essere qui, oggi gli altri partono. - ricambiò il sorriso.

- Ma che dici? Sei la benvenuta tra di noi e poi vorremmo che assistessi alla finale! - continuò Holly sorridendo.

- Ben detto! Se no poi chi mi aiuterà a fare il tifo?? - esclamò Patty.

- Sempre d’accordo voi due, eh! - fece Marica di sottecchi, ridendo. Oliver e Patty si guardarono arrossendo e poi distogliendo lo sguardo imbarazzati. Gli altri scoppiarono a ridere.

 

- Chiederò il permesso. - .

- Sei sicura che te lo concederanno? - .

- Non lo so... ci tengo a vedere la finale. - .

Eve sospirò e Patty le si fece vicino.

- Non ti preoccupare, vedrai che rimarrai. - sorrise.

- Lo spero! - fece l’altra sedendosi sulle gradinate fredde. Era sera, le due ragazze erano rimaste sul campo degli allenamenti più del solito, Patty l’aveva pregata di aspettarla e ora si stavano rilassando.

- E così hai lasciato la corsa... - .

- Già. Te l’avevo spiegato, vero? - chiese Eve.

- Sì. - Patty fece un cenno con la testa - ...volevo chiederti... che ne pensi di Holly? - .

- Eh?... - la guardò stranita. - ... beh penso sia un fenomeno del calcio, si vede che ha passione! - .

- Tutti lo vedono come un fuoriclasse... - sospirò.

- Tutti tranne te, ho indovinato? - sorrise. Patty sussultò... sì, certo era un gran campione ma... lei aveva guardato dentro al suo cuore... e si era innamorata... ma non era sicura che farglielo sapere fosse la cosa giusta...

- Lui non lo sa, vero? - chiese ancora Eve. L’altra scosse la testa. – Ah... come ti capisco! - sorrise.

Patty si voltò.

- Nemmeno Ed lo sa? - domandò con la speranza che qualcuno la potesse veramente comprendere... Eve scosse la testa sempre sorridendo...

- No... però mi piace questa situazione... per me è qualcosa di più che un amico... c’è un non so che di piacevole nell’inconsapevolezza... ma forse ho solo paura di rovinare qualcosa... di sapere che poi io non gli piaccio e far crollare ciò che abbiamo costruito. - .

Lo sguardo si fece triste.

- ...se io lo amo e lui non lo sa non cambia nulla... per lui è come non provassi questo sentimento... - .

- Sbagli. – disse Eve guardandola nella semioscurità. – Amandolo hai già cambiato qualcosa... e non puoi sperare che torni tutto come prima... - sospirò – ...e lo stesso vale per me. - .

Patty alzò gli occhi al cielo fiduciosa.

- Ma tu glielo dirai, vero? - .

- Eh...? Credo... non lo so... o almeno non prima della fine del torneo. - rispose Eve.

- Allora fammi una promessa!... La prossima volta che ci vedremo saremo due coppie! - .

- La prossima volta...? - chiese ancora disorientata.

- Sì! Quando finirà il torneo torneremo tutti a casa ma questo non sarà certo l’ultimo campionato che la nazionale giocherà! Per questo al prossimo ritiro ci dovrai essere anche tu... magari in qualità di manager... ma sicuramente come ragazza di Ed! Prometti!! - .

Eve rise e guardando quell’espressione convinta negli occhi di Patty si fece trasportare dal suo entusiasmo. Le strinse la mano e disse:

- Ci sto! A patto che tu sia diventata la ragazza di Holly! - .

Patty sorrise felice... quanto le aveva fatto piacere parlare con Eve! Era stato come togliersi un peso e ora era caricata a dovere di trasporto ed esaltazione che sarebbe stata capace di buttare giù una montagna!

 

DECIMO CAPITOLO

DODICESIMO CAPITOLO