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La Repubblica

L´amara commedia fiscale
di Massimo Riva
03-02-2005

La fatidica, anzi epocale, scadenza delle buste paga di gennaio è arrivata. Così, dopo il gran fumo mediatico sollevato dal governo sul taglio delle tasse, milioni di italiani hanno potuto finalmente pesare anche l´arrosto delle promesse berlusconiane. Un esercizio che ha richiesto il ricorso al bilancino del farmacista perché, nella stragrande maggioranza dei casi, lo scarto tra il prima e il poi si è rivelato tanto sottile da essere quasi impercettibile. Circa 6 euro, per esempio, su uno stipendio mensile attorno ai 1.500, reddito con il quale deve fare i propri conti di sopravvivenza una larga platea di lavoratori pubblici e privati. Chi, frastornato dalla martellante campagna del presidente del Consiglio, si fosse preparato a festeggiare l´evento con una bottiglia di spumante in famiglia ha perciò fatto l´amara scoperta di essersi bevuto in una sera la metà dello sconto fiscale dell´intero 2005. Attenzione, però, a liquidare la gran commedia berlusconiana sulle tasse con il classico molto rumore per nulla. Magari fosse solo così. In realtà, la recita del premier e dei suoi sostenitori aveva un senso e uno scopo molto precisi: quello di occultare, dietro la retorica dei tagli sulle aliquote Irpef, il ricorso a un appesantimento del prelievo fiscale su una vastissima gamma di voci. Infatti, poiché il calendario non si ferma al 31 gennaio ? non avendo ancora Berlusconi i poteri per modificare il sistema solare ? a seguire è arrivato inesorabilmente anche il 1° febbraio. Data nella quale è entrato in vigore un decreto governativo che spara una raffica di aumenti su una quantità di normali e diffusi atti compiuti dai cittadini nella loro vita quotidiana. Cosicché crescono del 30% i prelievi sugli adempimenti per la compravendita delle abitazioni: attenzione, sui passaggi di proprietà delle prime case di residenza, in quanto sulle seconde la stangata era già stata operata lo scorso anno. E non basta: di pari importo rincarano i bolli sugli estratti conto bancari, nonché su licenze varie (caccia, pesca, ecc.) fino ? per maggior saldezza delle unioni familiari ? al timbro sulle pubblicazioni di matrimonio. Colmo dell´assurdo ovvero dell´improntitudine politica ? in una fase nella quale il rilancio della competitività e della innovazione dovrebbe imporsi come la priorità delle priorità ? si arriva a maggiorare del 30% anche la tassa sui brevetti. Altre, forse peggiori, sorprese sono però in agguato. Con la manovra finanziaria della celebrata svolta storica sull´Irpef, il governo Berlusconi ha dato il via anche alla revisione degli estimi catastali sugli immobili. Mossa che produrrà effetti pesanti in un paese nel quale l´abitazione in proprietà è costume inveterato e diffuso. A fronte dei pochi spiccioli recuperati in busta paga, milioni di italiani saranno presto costretti a subire significativi rincari dell´imposta comunale sugli immobili (Ici) e in non pochi casi anche dell´Irpef. Infine, agli enti locali è stata di nuovo socchiusa la porta per possibili aumenti del prelievo addizionale sui redditi. Ci vorranno dei mesi per fare i conti di queste partite, ma il segno dell´operazione è inequivocabile: giorno dopo giorno, attraverso mille rivoli, gli italiani ? chi molto di più e chi un po´ di meno ? finiranno per restituire all´Erario berlusconiano almeno il doppio di quello che ricaveranno con gli sgravi Irpef. Per non dire di quello cui soprattutto i meno abbienti dovranno rinunciare, in materia di servizi pubblici, per i tagli praticati a ministeri ed enti locali. Una conferma implicita a questa deprimente verità è venuta da una voce in proposito autorevole, quella dell´ex-ministro dell´Economia Tremonti, che ha sempre fatto del taglio alle tasse la sua bandiera. Alle proteste per il generale disinganno dinanzi all´inconsistenza dei risparmi fiscali, egli ha risposto riparandosi dietro un vecchio adagio lombardo: "Piuttosto che niente è meglio piuttosto". Parole cui a Milano e dintorni si ricorre proprio quando si vuol consolare qualcuno del cattivo o comunque deludente esito di un affare. Ma che usate, nel caso specifico, servono solo a dimostrare come il gran circo montato dal governo sulle tasse avesse soltanto il fine di nascondere la seconda faccia del Giano fiscale berlusconiano, che si rimangia con una bocca ben più di quello che sputa faticosamente con l´altra. Oltretutto ieri si è pure appreso che questa operazione ingannevole è stata concepita e realizzata con scarso o nessun rispetto delle buone regole di gestione del bilancio pubblico. Esaminando i nostri conti 2005, infatti, la Commissione europea ha fatto una pesante serie di rilievi, in particolare indicando: 1) che gli sgravi Irpef non sono del tutto coperti da congrui tagli sul versante delle uscite; 2) che sarà presto necessaria una manovra correttiva per ricondurre i saldi di finanza pubblica in linea con il tetto del tre per cento al disavanzo. Sul primo punto lo stesso ministro Siniscalco ha già ammesso l´autogol, assicurando che la copertura diventerà "strutturale" a partire dal 2006: il come (magari con maggiori gabelle sparse qua e là) resta un mistero per l´Europa e per noi tutti. Quanto al secondo punto, la posizione del governo è sempre quella dello struzzo: a Bruxelles fanno i pessimisti per dovere d´ufficio, ma a Roma si ha il pieno controllo della situazione. Una risposta da brividi, perché sembra la replica conforme della sceneggiata della scorsa primavera, poi conclusasi con una stangata da sei miliardi di euro a metà anno. Morale: gli italiani non hanno ancora fatto in tempo a riprendersi dal colpo dell´imbroglio "epocale" sui tagli alle tasse che già nuove minacce si addensano sulle loro tasche.
 

 

 


 


 

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