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Finanziaria ingiusta

  Ultimo aggiornamento: 19-01-04

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Considerazioni sulla Finanziaria

 

01-10-03

Lacerazione istituzionale, dissesto dell’economia, impoverimento della società: questo è il trinomio che fa da filo conduttore alla Finanziaria di questo anno.
Nel suo inaudito spot televisivo a reti unificate l’onorevole Berlusconi, mirando anche a distrarre l’attenzione degli italiani dal black out domenicale, ha voluto calare il silenziatore su questa drammatica realtà.
Inoltre ha tentato di far dimenticare che in anni a noi vicini - grazie alla serietà e al coraggio del centrosinistra e dei sindacati - è gia stata realizzata una riforma delle pensioni equa e sostenibile, apprezzata in tutte le sedi internazionali perché capace di stabilizzare la spesa pensionistica nazionale.
Stare ai dati di realtà è il modo migliore per sbugiardare chi, ancora una volta, esercita sapienza solo nel costruire inganni, dimostrandosi privo sia di senso della responsabilità che di senso del pudore. Dunque, la manovra di finanza pubblica per il 2004, che ammonta a più di 16 miliardi di euro, pur abbassando l'avanzo primario (pari al 6,7% nel 1997) sotto il 3% del Pil, porta il deficit 2004 al 2,2%, contro l'1,8% indicato nel DPEF. I suoi tratti più salienti sono il maxi-condono edilizio e il taglio alle pensioni, iniziative con cui si vorrebbe sostenere una crescita del PIL nazionale che per il 2003 non si discosta dallo zero (per l'esattezza 0,5%). In realtà, la manovra conduce all'apogeo il miscuglio di spirito oligarchico, dimensione affaristica, neoliberismo, populismo da sempre collante del centro-destra, miscuglio che ha il suo comune denominatore nella "cultura dell'impunità" e nella svalutazione della "responsabilità collettiva" come principio di etica e di regolazione sociale. La verità emerge, al di là della ridda caotica di risse, di insulti e di diffidenze in cui il governo e la maggioranza si sono agitati per più di tre mesi, e a dispetto dell'ulteriore tentativo di occultamento affidato alla dispersione e frammentazione delle singole misure della manovra di finanza pubblica in più provvedimenti diversi, alcuni adottati ora, altri fra qualche giorno, altri che non è da escludere possano essere presi all'ultimo momento utile, magari alla vigilia di Natale.
Lo spezzettamento riguarda la Finanziaria vera e propria, il decretone - contenente il maxi-condono edilizio, la proroga di quello fiscale, il concordato biennale, ecc. - il maxiemendamento alla delega previdenziale, in cui rimane in ballo la decontribuzione, minaccia gravissima alla sopravvivenza della previdenza pubblica, e viene aggiunto l'inasprimento coattivo del requisito di anzianità contributiva per andare in pensione. Lo spezzettamento delle misure è grave in sé, sul piano istituzionale, e dovrebbe sentirsene offeso in primo luogo il presidente Casini che qualche settimana fa aveva mandato alla Camera un messaggio sul ripristino della correttezza nella sessione di bilancio. Lo spezzettamento è volto ad impedire una chiara visibilità dell'intera manovra finanziaria al Parlamento e ai cittadini, e a recidere il legame tra provvedimenti e loro coperture, al punto che potremmo sostenere che la copertura della Finanziaria in realtà non c'è. I saldi vedono così confermato il carattere "virtuale" tanto caro a Tremonti, ma, ahinoi, tanto dannoso per il paese, visto che attraverso di esso il governo Berlusconi ci ha condotto al capolavoro (!) di compromettere il risanamento finanziario realizzato dai governi dell'Ulivo senza riuscire a rilanciare l'economia, spinta, anzi, ulteriormente verso la recessione.
In effetti, è proprio sotto il profilo dello stato dell'economia e della società italiana che emergono risultati disastrosi. Il declino e il degrado verso cui è stata incamminata l'economia italiana non saranno certo contrastati dai tecno-incentivi (un regalo a Murdoch?) e dalla Tecno-Tremonti, di cui perfino la Confindustria denunzia l'inadeguatezza, in quanto incentivazione indiscriminata e incerta, per la quale si paga il prezzo del mancato rifinanziamento dei Fondi esistenti per la ricerca (con progetti già pronti che non potranno essere realizzati) e del ridimensionamento della legge 488. Né saranno i quattro euro che verranno elargiti ai nati dopo il primogenito o gli "sconticini" agli insegnanti per l'acquisto di un computer o qualche elargizione caritatevole per gli studenti meritevoli che compenseranno le famiglie per il balzo dei prezzi e la perdita del potere d'acquisto, la mancata restituzione del fiscal drag - che ormai ammonta a 5 miliardi sottratti alle "tasche" dei cittadini -, i ticket e il depauperamento della sanità, la nuova riduzione di risorse per la scuola pubblica - che (sommandosi a quella già avvenuta, pari al 40% in tre anni) comporterà ulteriore contrazione delle attività didattiche pomeridiane, dei progetti per gli alunni con handicap, delle iniziative di recupero per studenti con debiti formativi - infine, dulcis in fundo, i tagli alle pensioni.
Il ministro Tremonti ha scambiato una maggiore tolleranza da parte delle autorità europee nei confronti dei nostri sfondamenti di bilancio con la decurtazione della previdenza pubblica, la quale produrrà conseguenze molto serie, tra cui la scomparsa di fatto del pensionamento d'anzianità, visto che dal 2008 il requisito dei 40 anni di contributi farà sì che le persone, mediamente, non potranno pensionarsi prima dei 63,5 anni di età, mentre Francia e Germania manterranno la possibilità del ritiro a 60 anni. Per di più i maggiori margini finanziari così ottenuti non verranno affatto utilizzati per invertire la rotta. Invece del rilancio dell'economia e del sostegno alle famiglie, alla società, agli enti locali (a cui viene confermata la riduzione dei trasferimenti), dilagano le misure una tantum come le cartolarizzazioni, la vendita e il riaffitto degli immobili pubblici e i condoni. Quello edilizio, così "pesante" da essere esteso alle nuove abitazioni, consentirà di sanare ogni tipo di abuso commesso negli ultimi dieci anni dietro il pagamento di un obolo di 50-150 euro a metro quadrato. Tutte le illegalità vengono premiate, solo i lavoratori si troveranno a pagare un conto assai salato, pari per i dipendenti - calcolando appena gli effetti dell'inflazione e del fiscal drag - a 350 euro l'anno.
Mentre in tutto il mondo si è riaperto, anche in conseguenza della grave crisi economica internazionale in atto, il dibattito sul ruolo dell'operatore pubblico a sostegno dello sviluppo economico-sociale, il governo italiano si trincera dietro una babele di giochi di parole, fra cui spicca il "colbertismo". Intanto posticipa la spesa in conto capitale necessaria a riqualificare l'apparato produttivo e la rete infrastrutturale, riconsegna il Mezzogiorno (la cui rete idrica rimarrà dissestata) a un destino di marginalità, definanzia scuola, formazione, università, depotenzia la ricerca scientifica e tecnologica, deprime risorse e ruoli qualitativi degli enti locali, frammenta e destruttura il mercato del lavoro, introduce impulsi di privatizzazione in istruzione, sanità, previdenza.
Il governo Berlusconi fallisce non solo per la sua indubbia imperizia tecnica o per le promesse tradite. Siamo alle logiche conseguenze di un disegno che affida lo sviluppo solo ad automatismi, come la detassazione, e all'esaltazione del potere affaristico-patrimoniale contro il potere formale-razionale, di weberiana memoria. Un disegno che deresponsabilizza l'operatore pubblico, non ha a cuore la competitività - soprattutto nella sua accezione qualitativa non poggiata solo sulla riduzione dei costi - ma ha a cuore i redditi dei rentiers (di grande e di piccolo cabotaggio), dilapida un prezioso quanto fragile patrimonio ambientale e culturale, divarica il Sud dal Nord, ferisce l'etica pubblica e il senso civico, frammenta e corporativizza la struttura sociale mortificandone le istanze di giustizia.

Da Repubblica.

 

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