Premetto con il dire che quanto
andrete a leggere e’ frutto delle mie esperienze puramente personali,
vissute realmente in prima persona e non vagamente apprese per sentito
dire.
Ho la fortuna di potermi immergere in
luoghi dove la presenza di questo pregiato serranide (vedi
scheda: la cernia) é abbastanza
sostenuta e incontrarlo non é molto difficile. Questo perché nei fondali
che frequento (soprattutto Adriatico meridionale) vi è un habitat ideale
per le cernie e anche perché il loro prelievo non é stato e non é così
esasperato come in altri luoghi. Non so se si tratta solo di coincidenze
ma molti, io compreso, hanno notato un sostanziale aumento di esemplari di
piccole dimensioni. Nei giorni di acqua molto limpida, é un vero
spettacolo ammirare sotto ogni pietra interessante piccole cerniotte fino
a 2 kg guardarmi incuriosite. C’é
però ancora chi approfitta di queste situazioni per vantarsi di
una cattura di pochi palmi che ha davvero del vergognoso!
Dopo questa
breve premessa passiamo alle descrizione della tecnica da attuare per
avere buone possibilità di cattura o perlomeno di avvistamenti. Come e’
noto si tratta di una pesca abbastanza impegnativa visto che le profondità
di esercizio, almeno dalle mie parti, si aggirano da una minima di circa
16-17 metri in su, anche se non e’ raro l'incontro in acqua più bassa.
Posso affermare con sicurezza che le tane individuate in poco acqua sono
molto articolate, quasi inespugnabili, mentre con l'aumentare della
profondità le cernie scelgono delle dimore un pò più "comode".
Questo deriva dal fatto che in profondità il serranide si sente più
sicuro, mentre in pochi metri ha bisogno di tane meno accessibili che lo
facciano sentire più protetto dalle minacce esterne. Proprio recentemente
sono riuscito a scovare un esemplare di circa 6 kg in appena 5 metri
d’acqua. E’ stata però più lesto di me ed è riuscita a intanarsi
sotto una grossa lastra. Pensavo fosse fatta e, nell'affacciarmi alla
piccola entrata, mi sono trovato dinanzi ad un labirinto. Sono ritornato
sul posto diverse volte e nonostante riuscissi ad intravederla era
praticamente impossibile azzardare un tiro.
La ricerca di questo pesce va effettuata
prevalentemente su due tipi di fondali: sulle pareti di grotto e su
fondali costituiti da grossi massi. Nel primo caso andremo ad effettuare
alcune planate di ricognizione lungo la parete. Quindi cercheremo di
individuare quei profondi spacchi verticali apparentemente vuoti. Conviene
avvicinarsi dall'alto verso il basso e con la testa in giù cercando di
non spaventare il serranide. Quindi scruteremo sempre più in profondità
l'anfratto evitando inizialmente di utilizzare la torcia,che verrà accesa
solo in caso di estrema necessità. Nei fondali costituiti prevalentemente
da grossi massi conviene effettuare sempre delle lunghe planate
con l’intento di cercare qualche esemplare nella tipica posizione
"in candela" davanti alla propria tana. L'individuazione della
preda non è mai semplice ma una ottima visibilità ci renderà il compito
molto più facile.
*
Una volta individuata la cernia, i
modi di agire saranno due. Se ci renderemo conto di avere ancora una buona
riserva d'aria tenteremo una caduta a foglia morta, senza muovere le
pinne, cercando portare a tiro la preda. Se invece la nostra apnea è agli
sgoccioli è opportuno ritornare sui propri passi il più silenziosamente
possibile per poi effettuare una planata sulla verticale del pesce oppure
tentare un agguato, occultandosi dietro i massi sul fondo.
Durante la ricerca sarà molto
importante decidere se saremo in condizione o meno di prolungare l'apnea o
ritornare indietro, visto che la cernia una volta arpionata
potrà impegnarci seriamente nel suo recupero, facendoci
dimenticare che ci sono 20 e più metri da risalire. A questo si aggiunge
l'emozione per la possibile grande cattura che farà diminuire la nostra
fame di ossigeno, con le brutte conseguenze che ciò potrebbe comportare.
Un'altra situazione di incontro potrà
essere la seguente. Molte volte mi è capitato di effettuare normali
aspetti e di ritrovarmi dinanzi una bella cernia in candela che a capo
alto mi guardava incuriosita. Se la conformazione del fondale lo permette
sarà molto efficace effettuare un lungo agguato, nascondendosi di volta
in volta dietro qualche grosso masso o sperone di roccia, per poi colpire
l'animale in un punto vitale.
Qualche consiglio sul momento giusto
in cui bisogna scoccare il tiro e su dove mirare. La cernia in candela
muove sinuosamente le pinne pettorali (tra l'altro è uno spettacolo
ammirarla). Nel momento in cui cesserà questo movimento sarà pronta a
scattare via, ed è quello il momento in cui dobbiamo sparare.
E' molto importante, specialmente sui
grossi esemplari, colpire l'animale sull'ipotetico triangolo avente come
base gli occhi e come vertice la prima spina delle pinne dorsali. Se presa
in questo punto la cernia viene fulminata e "sbianca"
letteralmente.
In ogni caso, conviene comunque
mirare alla testa, dato che si potrebbe sottovalutare la forza e
soprattutto la resistenza che questo serranide può opporre. Naturalmente,
se riusciamo a fulminare l’animale il recupero non ha storia: basta
afferrarlo e tirarlo su. Se invece è colpito male, dovremo fare di tutto
per cercare di non farlo intanare. In tal caso, guadagneremo la superficie
aprendo la frizione del mulinello ma tenendo la sagola sempre in forte
tensione con le mani e cercando di staccare il pesce dal fondo per poi
chiudere il mulinello e fissare il fucile sotto la boa. In tal modo, la
tensione esercitata dalla spinta di galleggiamento della boa impedirà
alla cernia di intanarsi in profondità. Una volta recuperate le forze e
la concentrazione, scenderemo con un secondo fucile a darle il colpo di
grazia.
Il modo migliore per afferrare il
pesce è quello di infilargli il pollice e il medio nelle cavità oculari.
Questa "presa", oltre ad offrire un’ottima tenuta, determina
anche una leggera paralisi della cernia (stato catatonico indotto). Non
infilate invece le mani nelle branchie che sono affilate come rasoi. E'
opportuno, inoltre, uccidere subito la preda con un coltello lungo e
affilato per non farla soffrire inutilmente.
Se invece incontreremo il nostro
cernione già intanato, dovremo essere veramente sicuri di poterlo colpire
in testa, cercando in questo modo assestare un colpo efficace. Una grossa
cernia intanata e colpita male ci costringerà a lunghi e faticosi tuffi
per cercare di stanarla. Può capitare di ferire inutilmente l'animale con
dei tiri maldestri. In questi casi non riusciremo ad estrarlo e la preda
morirà inutilmente dopo qualche tempo. Quindi se non saremo sicuri di
poterla colpire in un buon punto sarà meglio
lasciar perdere, anche perchè memorizzando bene la tana è assai
probabile avere occasioni future per concludere la cattura. A tal
proposito è utile segnarsi su un quadernetto, da conservare gelosamente,
le mire e appunti vari per ritrovare la tana anche se la cattura fosse
andata a buon esito. Capita infatti di effettuare più catture nella
stessa tana a distanza di tempo. Infatti, le tane "buone"
vengono spesso scelte come nuova dimora da altre cernie.
Vediamo quali attrezzature utilizzare.
Per la pesca in caduta, i fucili più adatti sono gli arbalete e gli
oleopneumatici dai 100 cm in su. Capita di dover anticipare il tiro perchè
il pesce si è accorto della nostra presenza, quindi un'arma con una buona
gittata e soprattutto che
conservi una buona potenza anche a fine corsa sarà indispensabile. Per
gli arbalete è assolutamente sconsigliata una leggere asta da 6 mm. Sarà
invece più indicata una da 6,5 mm accoppiata ad una buona coppia di
elastici (magari da 20 mm). Gli oleopneumatici di ultima generazione con
canna da 11 e asta da 7 mm svolgeranno egregiamente il loro compito. Per
la pesca in tana credo che l'arma più indicata sia un buon oleopneumatico
da 70 cm con asta da 7-8mm. Si infila quasi dappertutto e conserva una
buona potenza per i tiri ravvicinati. Particolare attenzione presteremo
alla sagola che dovrà essere molto robusta in modo da evitare pericolose
abrasioni e magari anche di un colore vivace,che ci permetterà
immediatamente di individuare la direzione in cui è arroccata la nostra
preda.Sotto ogni fucile è opportuno tenere un mulinello, la cui capienza
di 50 metri sarà più che sufficiente visto che la sagola avrà la sola
funzione di farci guadagnare la superficie senza problemi.
Concludendo, nel caso in cui si
preveda la cattura di qualche cerna, è opportuno portare con se un fucile
armato di una semplice asta senza aletta (c.d. spaccaossa). Quest'arma avrà
la funzione di trafiggere più volte l’animale intanato malamente in
modo da fiaccarne la resistenza.
Un altro consiglio riguarda
l’orario. Quando il sole e’ più alto, cioè durante le ore centrali
del giorno,la concentrazione di cernie in candela è maggiore
e sono anche più facili da avvicinare visto che con molto
probabilità attraversano la fase delle digestione, che appunto le rende
più vulnerabili. Se a ciò si aggiunge che, soprattutto d'estate, in quel
periodo della giornata anche il traffico di natanti è minore e quindi le
prede saranno meno infastidite, è chiaro che si potranno effettuare belle
catture.
Luigi Puretti
Luigi
con una cernia *Immagine
tratta da "I taccuini di Airone" - Mondadori, 1984
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