Reciprocità istituzionale e civile nel miglioramento della qualità della vita

di Paolo Coluccia

http://digilander.libero.it/paolocoluccia

 

Relazione per il laboratorio

“Ri/Pensando stili di vita e gestione dei rifiuti nell’orizzonte della sostenibilità”

Agenda 21 Scuola / Cittadinanza, Ambiente e Responsabilità

Comune di San Lazzaro di Savena

Scuola Media Statale “G. Rodari – C. Jussi”

15 novembre 2003

 

            Appunti generali ed introduttivi:

1)      Sistemi sociali in collisione e sistemi sociali in interazione.

2)      La mediazione interistituzionale ed interindividuale.

3)      La comunicazione sociale come azione-comune.

4)      Interazione, mediazione, comunicazione: i fondamenti della filosofia della reciprocità.

5)      L’informazione comune.

Individui, gruppi ed istituzioni spesso fanno finta di comunicare, ma di fatto non riescono nemmeno ad ascoltarsi. Come una spada di Damocle, sembra pendere su di noi la maledizione di Gorgia da Lentini che circa 2.500 anni affermò: “Se qualcosa è conoscibile, è incomunicabile agli altri”. Ma lui si riferiva a problemi sull’Essere, sulla sua esistenza, conoscenza e comunicabilità. Ma tutto questo è pessimistico. Oggi, invece, vale più il detto, anche questo antichissimo: “All’asino che non ha orecchie per sentire diventa inutile fischiare!”.

Sui problemi legati all’educazione ambientale e sulla conservazione della natura e della biodiversità si registra troppa “ridondanza” informativa, ovvero, molto “rumore” sociologico. Questo rumore cade in banali argomentazioni e in luoghi comuni, ma non produce effetti rilevanti. Ma meglio di niente, come accadeva 30-40 anni fa, sia a destra, a centro e a sinistra.

Per passare dal rumore alla comunicazione ecologica è necessario che l’informazione circoli nel sistema sociale, diventi comunicazione (leggi: azione-comune), si individuino percorsi di ricerca, si creino sinergie interistituzionali, si compiano azioni sistemiche, si condividano reciprocamente fini ed obiettivi comuni, a livello individuale ed istituzionale.

 

 

Metodi e argomenti:

 

1)      Riflessioni e proposte a breve, medio e lungo termine (Piattaforma per un mondo responsabile, plurale e solidale. Carta delle responsabilità umane).

(Scheda 1)

 

2)      Inversione di tendenza: riconsiderare la ricchezza e il modello di sviluppo occidentale (Rapporto di Patrick Viveret: Riconsiderare la ricchezza. Missione nuovi fattori di ricchezza. Per uno stato ecologicamente e socialmente responsabile).

(Scheda 2)

 

3)      Educazione come apprendimento, comportamento e responsabilità ad ogni livello, un’educazione orientata verso la formazione di un sapere ambientale, con soggetti politici liberi, critici e responsabili (Proposte sull’educazione all’ambiente e alla durabilità).

(Scheda 3)

 

4)      Rinforzi sul comportamento individuale (Un problema di desiderio. L’esperimento brasiliano di Curitiba. La libertà del “fare”).

(Scheda 4)

Scheda 1

 

Dal testo Piattaforma per un mondo responsabile, plurale e solidale

Programma PSES (Polo di Socio-Economia Solidale, www.alliance21.org)

Trad. it. di Paolo Coluccia

In http://digilander.libero.it/paolocoluccia/piattaforma.htm

 

Premessa e diagnosi

Se le nostre società continueranno ancora per lungo tempo a vivere e a svilupparsi nel modo in cui lo fanno, l’umanità si autodistruggerà.

Per evitarlo dobbiamo trasformare profondamente il nostro modo di pensare e di vivere.

Soffriamo tre squilibri molto grandi:

Questi tre squilibri riflettono una triplice crisi delle relazioni e dello scambio:

Queste tre crisi sono inseparabili.

Esse sono il frutto estremo della Modernità.

 

Principi comuni per un mondo responsabile, plurale e solidale

a)      Principio di salvaguardia: la terra non è soltanto nostra, dobbiamo lasciarla alle generazioni future; dobbiamo salvaguardare i beni essenziali, come l’acqua, l’aria, i suoli, gli oceani, il vivente e i grandi equilibri necessari alla vita.

b)      Principio di umanità: una vita dignitosa, il rispetto, l’equità e la solidarietà tra gli uomini e le società.

c)      Principio di responsabilità: gli individui, le imprese, gli stati, gli organismi internazionali devono assumersi le loro responsabilità nella costruzione di un’armonia delle società e degli esseri umani, tra loro e con i loro luoghi. I popoli sono corresponsabili del destino dell’umanità.

d)      Principio di moderazione: i più ricchi, quelli che sono presi dal turbinio dello sperpero, devono riformare il loro modo di vivere, moderare i loro consumi.

e)      Principio di prudenza: occorre essere capaci di individuare i rischi presenti e futuri.

f)        Principio di diversità: la diversità delle culture, come quelle degli esseri viventi, è un bene comune che tutti gli uomini devono preservare. Le risorse genetiche del pianeta devono essere protette.

g)      Principio di cittadinanza: tutti gli esseri umani fanno parte dell’immensa comunità umana.

 

Bozza di una strategia d’azione

Nonostante Agenda 21 e gli impegni presi al livello internazionale, ciò che predomina attualmente è un profondo sentimento d’impotenza.

Occorre un’azione comune e coordinata, occorre individuare le priorità ed articolare diversi livelli d’azione, locale, regionale, planetario.

E’ essenziale rendere visibile un processo coerente di cambiamento.

Questo processo deve dispiegarsi in modo pluridimensionale, a partire dal cambiamento del comportamento dei cittadini e dei consumatori e dalle azioni locali fino alle decisioni prese su scala planetaria.

 

Programmi di mobilitazione

 

I paesi ricchi dovranno apportare un contributo maggiore.

 

La Piattaforma è alla base di una profonda e capillare discussione tra gruppi geoculturali. La via geoculturale riflette la diversità dei luoghi e delle culture.

 

Gruppi Geoculturali

 

 

Dal testo La Carta delle Responsabilità umane

A cura dell’Alleanza per un mondo responsabile, plurale e solidale

(Testo in fase di elaborazione, www.alliance21.org)

Trad. it. di Paolo Coluccia

In http://digilander.libero.it/paolocoluccia/cartaresp.htm

 

La redazione collettiva di una Carta è diventato il principale obbiettivo dell’Alleanza.

 

Le principali caratteristiche della Carta sono le seguenti:

 

Così come le nazioni del mondo hanno accettato l’idea dei “Diritti umani”, diventa ora necessario introdurre la nozione di “Responsabilità umane”. La vita non è creata dagli esseri umani, ma attraverso di loro, che ne fanno parte: la vita è il mistero che collega tutto ciò che è vivente, ciò che si perpetua nella natura, in seno all’umanità. La responsabilità è nei confronti della vita stessa. Una Carta basata su tale presa di coscienza è “universale”. E’ questa visione che ispira la proposta della Carta delle Responsabilità umane.

 

Nella storia dell’umanità, le tradizioni di saggezza, che siano religiose o filosofiche, hanno insegnato i valori guida per il comportamento umano verso un modo di essere responsabile.

 

Principi guida per l’esercizio delle responsabilità umane:

 

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Scheda 2

 

Dal testo Riconsiderare la ricchezza: missione sui “Nuovi fattori di ricchezza”

di Patrick Viveret

Trad. it di Paolo Coluccia

In http://digilander.libero.it/paolocoluccia/riconsiderare.htm

 

La Missione “Nuovi fattori di ricchezza”

 

  1. Termometri che rendono malati.
  2. Gli effetti perversi della nostra rappresentazione della ricchezza.
  3. Ricchezza, valori, utilità: lo sconvolgimento culturale della società di mercato.
  4. La triplice rivoluzione della modernità: intellettuale, politica, tecnologica.
  5. La contabilità nazionale e il fascino dell’era industriale.
  6. La doppia faccia della moneta: strumento di pagamento e riserva di valore.

 

 

Dal testo Per uno stato ecologicamente e socialmente responsabile

di Patrick Viveret

(Parte quinta del Rapporto Riconsiderare la ricchezza: missione sui nuovi fattori di ricchezza)

Trad. it di Paolo Coluccia

In http://digilander.libero.it/paolocoluccia/riconsiderare.htm

 

Le condizioni di un nuovo approccio alla ricchezza

La prima condizione è di svegliarci dal “sonno dogmatico”, che ci fa credere che il calcolo della ricchezza, in particolare quella del PIL, sarebbe oggettiva ed indipendente da criteri ideologici e sociali.

 

Ogni indicatore è una scelta, ogni aggregato privilegiato (come il PIL) è una scelta di società

 Le scelte di rappresentazione e di calcolo della ricchezza, costruiti al tempo delle rivoluzioni industriali, sono sempre più inadatte alle questioni maggiori delle nostre società. I “nuovi fattori” di ricchezza posti spettacolarmente sul davanti della scena economica dalla mutazione informazionale e dalla “rivoluzione del vivente”, che sono la vita e l’intelligenza, sono anche paradossalmente i più antichi.

 

Indicatori ecologici ed antropologici

Oltre al tempo, gli indicatori più robusti e più suscettibili di uso molteplice sono quelli più vicini ai “fondamenti ecologici e antropologici”.

-         Indicatori di nascita e di distruzione per lo stato delle risorse vitali della biosfera e del pianeta.

-         Indicatori demografici, cause di mortalità, cause di malattie molto gravi, di pericolo della vita fisica o psichica degli esseri umani, cause di distruzione del legame sociale più manifeste.

 

Il legame tra indicatori, moneta e sistemi di scambio

E’ con unità monetarie che è “graduata” la maggior parte dei “termometri” utilizzati: produzione, produttività, redditività ecc. Difficilmente ci s’interroga sulla pertinenza dei termometri.

 

La necessità di contare altrimenti e il diritto di non contare tutto

Le riparazioni monetarie lorde scaturite dalle distruzioni e dagli incidenti producono infinitamente più flussi monetari delle riparazioni leggere se il problema viene preso in tempo. La prevenzione stessa diventa contro-produttiva, poiché blocca a monte questo ciclo distruzione/riparazione lorda (ciò non significa che la prevenzione non possa generare altri flussi monetari legati ad attività positive).

È dunque essenziale cambiare paradigma e non limitarsi ai “miglioramenti” interessanti.

 

La responsabilità pubblica

Se gli uomini vivessero nella saggezza e nella pace non avrebbero bisogno di indicatori né di moneta, neppure di politica. E’ la violenza interumana, e la sua origine principale - la paura, all’origine di tutte le invenzioni destinate a costruire degli spazi pacifici, anche quando gli uomini non si amano. La religione per trattare l’angoscia della morte, la politica per canalizzare la violenza e l’economia per tentare di trasformare “dei vizi privati in virtù pubbliche” sono le tre grandi astuzie inventate dall’umanità per trattare il suo principale problema: il disamore. Ma ciascuna di queste astuzie ha il suo rovescio. Il religioso può diventare fonte di angoscia e di violenza se si trasforma in passione identitaria; l’economico può diventare fonte di dominazione se l’obbiettivo del “dolce commercio” cede il posto alla “guerra economica”. Quanto al politico, esso diviene vettore di violenza quando il gusto della dominazione di altri e la volontà di potenza gli fanno girare le spalle agli obbiettivi primari del suo ministero, che è la lotta contro la violenza.

 

Sette assi di trasformazione

I sette assi di trasformazione proposti in questa prospettiva sono i seguenti:

1)      Creare le condizioni di un altro sguardo sulla ricchezza, riaprire il nostro immaginario, dando prioritariamente la parola alle vittime dei nostri attuali modi di contabilizzazione.

2)      Costruire un dibattito democratico sulla natura della ricchezza, il suo calcolo e la sua circolazione.

3)      Elaborare un rapporto nazionale sullo sviluppo umano durevole, integrando gli indicatori di distruzione e di “dissociazione”.

4)      Prendere un’iniziativa europea in vista di un rapporto europeo sullo sviluppo umano e operare a livello mondiale nella stessa direzione.

5)      Creare dei meccanismi di stimolo, tanto sul piano fiscale quanto nella mobilitazione di abilità e di tempi, a profitto dei prodotti, servizi e comportamenti che contribuiscano alla prevenzione o alla limitazione delle distruzioni ecologiche, sociali e sanitarie.

6)      Favorire lo scambio e l’attività con una politica audace dei tempi sociali e la sperimentazione di una moneta sociale incitatrice di comportamenti civili, solidali ed ecologicamente responsabili.

7)      Ideare, per poi metterle in atto, le condizioni di uno stato (e dei poteri pubblici) socialmente ed ecologicamente responsabile.

 

Proposte

- Rivisitare le parole e comprendere il loro senso

- Intendere la parola delle vittime della nostra visione della ricchezza

- Creare le condizioni di un dibattito pubblico

- Per un’iniziativa europea e internazionale

- Per lo sviluppo di meccanismi che incitino a favore della prevenzione e della limitazione  delle distruzioni

- Un progetto di moneta sociale, una grande iniziativa sui tempi sociali

- Per uno stato socialmente ed ecologicamente responsabile

L’insieme delle proposte richiamate qui sopra, che concernono la fiscalità, l’elaborazione di indicatori di distruzione e di dissociazione, l’elaborazione dei rapporti annuali sullo sviluppo umano durevole, dovrà inscriversi in questa prospettiva di riforma strategica del ruolo dei poteri pubblici.

 

L’articolo 14 del bilancio partecipativo.

Tutti i cittadini hanno il diritto per se stessi e per i loro rappresentanti di verificare la necessità della contribuzione pubblica e a determinarne la quota, l’imponibile, l’impiego e la durata.

 

L’articolo 15, che annuncia la valutazione monetaria.

La società ha il diritto di chiedere conto ad ogni agente pubblico della sua amministrazione.

 

Conclusione

Uscire positivamente dalla società di mercato?   

La vera globalizzazione non può realizzarsi contro la maggior parte dell’umanità e distruggendo l’aspetto ecologico e umano. La questione della ricchezza si unisce dunque con quella dello sviluppo umano durevole. Essa non è più prioritariamente quella della produzione materiale, ivi compresi i paesi del sud. Le risorse che la vita e l’intelligenza umana hanno saputo creare non sono un vero ostacolo fisico, ma un doppio avversario psichico: quello che nasce dalla paura e dal desiderio di possesso o quello di dominazione. Di fronte ai giochi di guerra, che questa logica sviluppa, l’economia sociale e solidale propone un’altra risposta: quella dei giochi cooperativi. Ma il principio di cooperazione e di solidarietà non avrà valore esclusivamente nella sfera economica, sarà anche necessario nella sfera pubblica, sociale e culturale. Il vero valore, nel senso etimologico del termine, è quello che dà forza vitale agli uomini.

Occorre inoltre che l’umanità cessi di svalutare la sua condizione e di cercare questo valore introvabile nelle macchine o nelle cifre monetarie. Ciò che ci insegnano la mutazione informazionale e le nuove frontiere della conoscenza e del vivente, è che la vera ricchezza, domani più ancora di ieri, sarà quella dell’intelligenza del cuore.       

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Scheda 3

 

Dal testo Proposte sull’educazione all’ambiente e alla durabilità

(Forum Participa, www.alliance21.org)

Trad. it. di Paolo Coluccia

 

Un’educazione orientata verso la formazione di un sapere ambientale, con soggetti politici liberi, critici e responsabili.

La missione dell’educazione all’ambiente non può soltanto provocare una presa di coscienza: deve prolungarsi con un’azione del cittadino.

-         favorire lo sviluppo di un’economia durevole, ecologica, solidale e distributiva, marcata dall’equità e dalla giustizia sociale;

-         rinforzare lo spirito critico dei cittadini;

-         coniugare il bisogno educativo con l’etica, mediante una relazione armoniosa con l’ambiente;

-         comprendere la realtà e costruire la cittadinanza.

 

I sistemi educativi hanno un ruolo determinante da giocare.

Sviluppo di una formazione specifica degli insegnanti:

-         analisi dei contenuti

-         analisi cencettuale

-         approccio sistemico

-         organizzazione di un progetto

 

Proporre pedagogie e metodiche, favorire l’acquisizione di competenze (scientifiche, tecniche…), stimolare l’impegno dei cittadini.

Le donne hanno un ruolo preponderante, importante soprattutto nella gestione delle risorse naturali (questo è evidente nei paesi in via di sviluppo). Perciò esse devono

-         esprimersi di più negli affari pubblici;

-         avere più mezzi per l’analisi delle situazioni;

-         accedere di più all’educazione, in particolare nei paesi poveri.

I giovani affrontano difficoltà più gravi riguardo ai problemi dell’ambiente. Spesso sono facili prede della società consumistica e produttivistica, specie nei paesi ricchi. Si deve ricordare loro che la terra appartiene anche alle generazioni future.

I consumatori sono una categoria essenziale. Questo gruppo si inscrive chiaramente nella sfera economica. Ora, i problemi ambientali hanno la loro fonte in questo campo e producono effetti nefasti sulla salute e sul benessere delle popolazioni. Pertanto occorre

-    identificare i propri bisogni essenziali,

-    resistere alla pubblicità e all’acquisto,

-     evitare lo spreco,

-     scegliere un’alimentazione sana ed equilibrata,

-     ridurre gli imballaggi.

 

E’ importante costituire gruppi organizzati o socioprofessionali, la cui attività eserciti un forte impatto sull’ambiente, come

-         agricoltori-contadini;

-         ingegneri-architetti;

-         imprenditori-industriali;

-         scienziati-tecnici;

-         gestori del turismo e del divertimento.

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Scheda 4

 

Da testo “Un problema di desiderio”

Intervista allo scienziato cileno Humberto Maturana a cura di Omar Sarras Jaduc

Trad. it. di Paolo Coluccia

In http://digilander.libero.it/paolocoluccia/Matur_intervista.htm

D. Lei ha detto che le nostre decisioni sul e nell’ambiente possono causare o il recupero dello spazio della biosfera o la trasformazione del pianeta in una luna abitata da esseri umani che vivono in una capsula, che producono chimicamente i loro alimenti e dunque non ci sarà posto per altre forme di vita. Però questo non necessariamente può accadere?

R. No, non necessariamente. Mentre più s’incrementa la coscienza ecologica, più potente essa diventa, e così non abbiamo bisogno di prendere provvedimenti drastici, che presuppongono difficoltà per molti, perciò alla lunga conservano lo spazio dove gli esseri umani potranno vivere. Se no, o noi ci estinguiamo o noi ci trasformiamo per forza in esseri che vivranno in un mondo artificiale, che sarà pertanto il nostro nuovo mondo naturale. E’ questo che chiediamo? Poiché la conservazione è un problema di desiderio, di estetica, di star bene; questo non è per principio un tema di argomentazione razionale.

D. Studiando la vita, lei ha incontrato un ordine nel mondo? C’è una razionalità che le sembra inerente?

R. Non c’è una razionalità nel mondo, non c’è finalità in esso. C’è solo un intreccio di relazioni. Il mondo va alla deriva. Alla Terra non importa nulla che si estingua la vita, non sarebbe il primo pianeta che muore. Insisto: la conservazione non è per la Terra, non è per la biosfera, è per noi stessi! La biodiversità è importante per il nostro benessere fisiologico, psichico, relazionale, estetico. Il grande dono degli esseri umani è che possiamo creare tecnologia, ma possiamo anche attenuarla, distruggere le macchine quando non si adeguano più alle nostre richieste. E’ un problema di desiderio!

 

L’esperimento brasiliano di Curitiba

Testo liberamente tratto da Economie senza denaro. I sistemi di scambio non monetario nell’economia di mercato, di Maurizio Pittau (EMI, Bologna 2003).

 

Curitiba è la capitale dello stato do Paranà, nel Brasile sud-orientale. Fino a trent’anni fa contava un milione di abitanti. Nel 1997 sono diventati due milioni e trecentomila, che vivono nelle zone periferiche più degradate, denominate favelas.

Agli inizi degli anni ’70 diventò sindaco Jaime Lerner, un architetto, che pensò di installare dei contenitori per la raccolta differenziata di rifiuti. Molta gente, infatti, a Curitiba viveva tra immensi cumuli di immondizia. L’immondizia era la sola materia prima “gratuita” per la popolazione. Lerner incentivò la raccolta dando in cambio per ogni sacchetto di rifiuti selezionati (carta, vetro, plastica, alluminio ecc.) un buono che poteva essere scambiato con un biglietto di autobus o con alimenti dell’agricoltura locale (ortaggi, verdure ecc.)

Il sistema ha permesso il recupero di molte migliaia di tonnellate di immondizie, ha incentivato i trasporti pubblici popolari e smerciato centinaia di tonnellate di prodotti agricoli.

Curitiba ha vinto nel 1992 il premio di città più ecologica a livello mondiale dato dall’ONU.

Spesso le grandi idee, come i grandi risultati, non hanno bisogno di denaro per essere attuate ed essere ottenuti.

 

La libertà del “fare”

Da alcune Riflessioni di Anne-Marie Beneix

Forum permanente di www.alliance21.org

Trad. it. di Paolo Coluccia

 

La libertà consiste nel “fare” “tutto” ciò che non nuoce all’altro (e all’ambiente, vicino e lontano, attuale o futuro).

La libertà non può essere remunerata.

Il lavoro è pertanto un “servizio per la vita”. Se così considerato, il lavoro non è più competizione, ma un servizio svolto da tutti gli esseri umani al servizio di tutti e di ogni forma vivente.

Cosa è la vita? E’ semplicemente movimento e trasporto di informazioni per la trasformazione degli organismi. E’ apertura. E’ una deriva infinita, è una presa costante di rischio. Ogni individuo ne è consapevole, anche se molti stentano ad ammetterlo.

Ogni individuo è l’unico responsabile delle sue azioni, del suo prodotto, del suo servizio e, soprattutto, della sua parola. Ed autonomamente deve trovare il senso della sua vita, dentro di sé.

Il “senso” è interno ad ogni individuo vivente, non proviene dal suo ambiente. Nella natura non c’è “autorità”. Perciò, non si può accettare la gerarchia.

Oggi possiamo prendere coscienza della relazione “dominati/dominanti”. Possiamo e dobbiamo combattere, anche se molti ce lo impediscono, che il “potere” è, tramite il denaro, il desiderio di imporre agli altri la propria volontà. Questa è soltanto un’illusione nevrotica.

Gli uomini sono nati liberi ed uguali, bisogna permettere loro di organizzarsi nell’armonia, così piace loro, così come sognano fare.

Riponiamo fiducia in questo: è nell’aria da tempo.

Non siamo altro che strumenti al servizio della vita.

 

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Letture consigliate per l’approfondimento tematico delle schede:

 

Carta delle responsabilità umane (in fase di elaborazione), a cura dell’Alleanza per un mondo responsabile, plurale e solidale, in www.alliance21.org (Trad. it. di Paolo Coluccia in http://digilander.libero.it/paolocoluccia/cartaresp.htm).

 

Intervista allo scienziato cileno Humberto Maturana, di Omar Sarras Jaduc (Trad. it. di Paolo Coluccia in http://digilander.libero.it/paolocoluccia/Matur_intervista.htm.).

 

Per uno stato ecologicamente e socialmente responsabile, Parte V del Rapporto di Patrick Viveret (vedi post.).

 

Piattaforma per un mondo responsabile, plurale e solidale, Programma PSES (Polo di SocioEconomia Solidale), in francese nel sito www.alliance21.org. Trad. it. di Paolo Coluccia in http://digilander.libero.it/paolocoluccia/piattaforma.htm.

 

Proposte sull’educazione all’ambiente e alla durabilità, Questionario n. 27 del Forum “Participa”, in www.alliance21.org.

 

Riconsiderare la ricchezza. Missione sui nuovi fattori di ricchezza, Rapporto di Patrick Viveret al Ministro per l’economia solidale francese, in www.placepublique.fr e in http://digilander.libero.it/altroparadigma. (Trad. it. di Paolo Coluccia in http://digilander.libero.it/paolocoluccia/riconsiderare.htm).

 

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Nota Bio-bibliografica
Paolo Coluccia
, dottore in Pedagogia, sensibile a temi sociali, ambientali, economici e culturali, associa ad una formazione filosofica e psico-pedagogica una buona conoscenza della Legislazione Sociale e del Lavoro italiana. Ricercatore sociale indipendente, dal 1997 si interessa in particolare di Sistemi di scambio locale non monetari fondati sulla reciprocità indiretta e di Banche del tempo. E’ stato animatore dal 1997 al 2000 della Banca del tempo Il tempo ritrovato e dell'ASSEM (Associazione per lo Sviluppo Sociale ed Economico di Martano) di Martano (LE).

E’ componente dal 2000 della Rete Meridione, Città della Scienza - Fondazione IDIS, Napoli-Bagnoli e collabora dal 2003 con il Centro Interdipartimentale di Studi e Ricerche sull’Utopia dell’Università di Lecce. Attualmente è promotore e sostenitore, insieme con un nutrito gruppo di intellettuali italiani, della nascita della Rivista del MAUSS/Italia (Movimento AntiUtilitarista nelle Scienze Sociali), in riferimento alla omonima rivista francese (Revue du MAUSS), ispirata dalla celebre opera dell’omonimo antropologo e sociologo francese.

Dal 1999 implementa un sito Internet http://digilander.libero.it/paolocoluccia dove, ai temi della propria ricerca sociale e a quella di altri autori, affianca una casa editrice virtuale denominata Lilliput-on-line (il riferimento alla Rete Lilliput è puramente casuale), i cui testi sono liberamente riproducibili. Un altro sito Internet all’indirizzo http://digilander.libero.it/altroparadigma raccoglie testi e documenti di rilievo tratti dal WEB e centrati sul dibattito odierno sull’economia solidale e di reciprocità, sulla moneta sociale, sull’ambiente, sulla giustizia e sull’antiutilitarismo nelle scienze sociali e umane.

Tra le varie testimonianze e presenze a livello nazionale e internazionale, è stato relatore
- nel Colloque International sur l'après-développement "Défaire le développement, refaire le monde", Parigi, Palazzo dell'UNESCO, 28 feb.-1-2-3 marzo 2002,
- nel Seminario sulle Reti di Economia Solidale dell'European Social Forum "Un'altra Europa è possibile", Firenze, 6-10 novembre 2002, e
- alle giornate finali del
Forum Andaluz por un Reparto Igualitario del Tiempo, organizzato dall'Instituto de la Mujer-Junta de Andalucia, Granada (Spagna), 12-13 dicembre 2002.

Da diversi anni svolge un’intensa attività di pubblicazione on-line e nell’editoria convenzionale. Il suo ultimo lavoro è la traduzione in lingua italiana dei “Rapporti di tappa e di sintesi” di Patrick Viveret  al Ministro per l’economia solidale del Governo francese (2001 e 2002) che formano il testo intitolato Riconsiderare la ricchezza. Missione sui ”nuovi fattori di ricchezza”, Edizioni Lilliput-on-line, Luglio 2003.

Autore di saggi ed articoli su varie riviste e volumi collettivi, ha pubblicato i seguenti libri
:
- Il tempo... non è denaro. Riflessioni sui sistemi di scambio locale non monetari, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 2003.
- La cultura della reciprocità. I sistemi di scambio locale non monetari, Arianna Editrice, Casalecchio (BO) 2002.
- La Banca del Tempo. Un'azione di reciprocità e di solidarietà, con un’Introduzione di Serge Latouche, Bollati Boringhieri Editore, Torino 2001.
 

Il suo indirizzo di posta elettronica è: paconet@libero.it.

Il suo recapito telefonico diretto 368 419399.