Nato a Napoli il 6 agosto 1942 da
padre partenopeo e madre romagnola, Giuseppe Pipino ha vissuto in
varie parti d'Italia, prevalentemente a Genova e a Milano; attualmente vive
in campagna nel comune di Roccagrimalda (AL).
Nel 1960 ha conseguito il
diploma di Computista Commerciale presso l'Istituto Salvator Rosa di Napoli
svolgendo, successivamente, attività lavorative in Romagna (Forlì, Milano
Marittima) e in Liguria (Genova). In quest'ultima regione ha iniziato
ad interessarsi di minerali a livello hobbistico.
Nel 1971 ha conseguito il
Diploma di Maturità Scientifica presso il Liceo Enrico Fermi di Genova.
Nel 1975 ha conseguito il
Diploma di Laurea in Scienze Geologiche presso gli Istituti di Geologia e
di Petrografia, Mineralogia e Geochimica dell'Università di Milano, con una
tesi su “I giacimenti auriferi dei laghi di Lavagnina nel Gruppo di Voltri
orientale”. In seguito ha esteso gli studi a tutto il Gruppo, prima
come collaboratore del CNR, poi come consulente della Noranda,
una delle maggiori compagnie minerarie del mondo.
Nel 1982 è stato inserito nel roster internazionale dell'ONU, quale esperto in “Geological and Geochemical
Exploration”, ed ha eseguito studi e ricerche sui giacimenti minerari
legati alle ofioliti degli emirati arabi.
Dal 1977 al 1991 è stato
Amministratore e tecnico della “TEKNOGEO, Indagini Geologiche e Minerarie”
ed ha eseguito prospezioni minerarie in varie zone d'Italia e all'estero in
partnership con le maggiori compagnie minerarie internazionali: si è
in particolare occupato di prospezione e coltivazione di depositi auriferi
alluvionali, in varie parti del mondo.
Fra il 1984 e il 1986 ha scoperto
le prime manifestazioni di oro epitermale (oro
invisibile) in Toscana meridionale e Lazio e, come consulente dell' AGIP
MINIERE, ha fornito indicazioni per il ritrovamento di analoghe
mineralizzazioni in Sardegna. In seguito ha evidenziato, e segnalato
alla Soprintendenza Archeologica del Piemonte, la presenza di cumuli di
ciottoli, residui di aurifodinae, nell'
Ovadese, nel Canavese e nel Vercellese.
Dal 1980 al 1995 è stato
redattore della Rivista Mineralogica Italiana ed ha collaborato attivamente
con il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino per la compilazione
dell'“Inventario Mineralogico Piemontese”. E' autore di numerose
pubblicazioni a carattere mineralogico, idrogeologico, giacimentologico e
storico-minerario del territorio italiano in generale e dei territori
alpino e padano in particolare.
A lui si debbono in gran parte
le attuali conoscenze sulla presenza dell'oro in Italia, presenza che,
nonostante i trascorsi storici, agli inizi della sua carriera era
misconosciuta, sottovalutata o del tutto negata, anche a livello
accademico. A lui si deve pure lo sviluppo assunto negli ultimi anni
dalla ricerca amatoriale: alla fine degli anni '70 del Novecento la ricerca
hobbistica dell'oro era infatti praticata soltanto da una diecina di appassionati,
distribuiti lungo i corsi d'acqua dell'area compresa fra Torino e Milano,
ma in breve tempo, grazie alle manifestazioni dimostrative e alle gare di
abilità da lui organizzate, subì un notevole incremento. Le prime
manifestazioni pubbliche si tennero nell'Ovadese, a partire dal 1981; con
lo scopo di dimostrare agli scettici la reale presenza dell'oro e la
possibilità di raccoglierlo; ad Ovada venne anche svolto, nel 1985, un
Campionato del Mondo che vide la partecipazione di centinaia di appassionati,
soprattutto stranieri, la cui risonanza contribuì in modo decisivo a far
conoscere le potenzialità aurifere italiane.
Nel corso delle sue ricerche ha
sempre curato di raccogliere e divulgare tutte le testimonianze relative
alla presenza e alla raccolta dell'oro in Italia, attività che, come lui
stesso ha sempre cercato di evidenziare, ha in passato avuto un importante
quanto misconosciuto ruolo economico e sociale. Nel 1981 ha
costituito un primo nucleo museale, a Casalcermelli
(AL), con i materiali raccolti durante le ricerche giacimentologiche e
storico-minerarie sulle antiche miniere della Val Gorzente
e sui depositi alluvionali dell'Orba; l'estendersi delle ricerche a tutto
il bacino padano e in altre parti d'Italia gli consentirono di raccogliere
molte altre testimonianze e di costituire, nel 1987, il Museo Storico
dell'Oro Italiano, il tutto a sue proprie spese e senza alcun contributo
pubblico.
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