NonoBepi - agosto 2000

Leggende bellunesi:

Le bèle stòrie de la Val Belùna - Osvaldo Noro

LA LEGGENDA DEL MONTE PELMO
ovvero
"AL CAREGON DE 'L PADRETERNO"


foto di Leonardo Da Boit - 10.07.1982

Questa che ora vi racconto è unraltra bella leggenda che riguarda una delle più belle montagne delle Dolomiti bellunesi.Io l'ho sentita quand'ero ancora ragazzo e, così come la ricordo, ve la propongo.
Dio, dopo aver creato tutte'le cose belle del mondo, o quasi tutte, per rendersi conto della Sua grandezza e della loro bellezza, scese in terra ad ammirarle da vicino. Giunto in Italia, che già sapeva sarebbe diventata la sede del successore di Pietro, volle creare attorno a questa penisola delle barriere difensive e la circondö per tre parti con il mare ma, non volendo isolarla completamente dal resto del continente,pensò di recintarla a nord con una catena di montagne. E cominciö a plasmare le Alpi. Nacquero in tal modo le Alpi Marittime, le Liguri,le Cozie, le Graie, le Pennine, le Lepontine, le Retiche... Al termine di tutto questo gran lavoro si volse indietro ad osservare la sua opera. Sì, erano belle le Alpi! Spiccava la maestosità del Bianco, la superba bellezza del Cervino... Ma il buon Dio non era ancora del tutto soddisfatto, voleva qualcosa di più, qualcosa di ancor più bello. A questo punto pensò di plasmare delle montagne diverse, se non più alte, almeno più caratteristiche. E diede cosî mano alle Dolomiti. Intanto le plasmö con del materiale diverso da quello fino ad allora adoperato e tale che ai raggi del sole, specialmente al tramonto, potesse assumere e disperdere ovunque dei meravigliosi riflessi color rosa e dei riflessi argentati alla luce della luna, poi, per renderle ancora più diverse, ne appuntî le cime, arricchendole di picchi, di creste, di guglie. E lavorò tutto il giorno. Giunto al tramonto, stanco sfinito, il buon Dio volle riposarsi ma, dovunque volgesse lo sguardo, altro non vedeva che cime appuntite. Si decise, perciò, a compiere un'ultima fatica, con l'ultima dolomia rimastaGli eresse quasi al centro di questo stupendo anfiteatro, un'altra montagna e ne manipolò la vetta a mo' di...poltrona. Da questa montagna,comodamente seduto, potè finalmente ammirare la sua opera. ll Suo sguardo si estese compiaciuto dalla Marmolada alle Tofane, dal Cristallo alle Tre Cime di Lavaredo, dal Peralba all'Antelao... Sì, aveva creato veramente qualcosa di bello, di unico al mondo, di insuperabile e, per la soddisfazione ed anche un po' per la stanchezza, si addormentò. Al risveglio,rialzatosi dalla Sua poltrona, volle rifarne la cima per adeguarla al resto, ma ci ripensò. Quel monte stava bene anche eosì. Non stonava con il circostante paesaggio. E poi gli uomini, vedendolo, avrebbero ricordato il Suo soggiorno fra quelle montagne. Infine diede mano alle Carniche, alle Giulie... Quel monte è, appunto, il Pelmo affettuosamente chiamato dai valligiani "AL CAREGON DE IL PADRETERNO". Per la cronaca pare che tale appellativo risalga alla Grande Guerra e fu attribuito al monte dal cappellano militare rev.don Zangrando.

Osvaldo Noro

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