ANTEPRIMA
DI: HARVEST MOON RUNE FACTORY
LA GIOIOSA VITA DEL FATTORE, QUESTA VOLTA, SI TINGE DI
GIALLO: INTRIGHI, MAGIE ED OCCULTISMO INVADONO LE CAMPAGNE DI NATSUME!
Il
colorato e bucolico mondo di Harvest Moon mi ha sempre affascinato. Chissà,
forse perché mi ricorda tanto i posti del paese, in quel della Liguria, dove
sono nato e cresciuto; o ancora perché magari, neppure tanto inconsciamente
(dato che ho sempre riempito il mio balcone di piante da frutto!), il mio
desiderio è sempre stato quello di fare il contadino…
Insomma, per giocare al titolo di Natsume bisogna essere un
po’ strani, altrimenti non si può assaporare lo spirito del gioco. I miei
amici, quando entravano in casa e mi vedevano intento a seminar rape
virtuali o a mungere una mucca poligonale, aggrottavano le sopracciglia fino
a farle arrivare alle caviglie, mentre non si sarebbero invece mai sorpresi
nel vedermi alle prese con le creature infernali di Doom. Tutto questo
descrive una semplice equazione: se uno videogioca sparando a destra e a
manca va bene, viceversa, se utilizza questa nuova forma d’arte per fuggire
dalla realtà e rifugiarsi in un microcosmo sempre sereno, in cui però c’è da
lavorare sodo, allora si è un po’ fuori. Probabilmente è così… In effetti
non so neanche ancora dove ho trovato la forza per finire il capitolo per
Game Cube: A Wonderful Life!
A Wonderful Life!? Sicuro, sicuro?
Estate
dopo Estate, giorno di vacanza dopo giorno di vacanza, alla fine sono
infatti riuscito a giungere al settimo capitolo. E’ stata dura alzarsi per
più di trent’anni (virtuali) prima dell’alba, per poter così portare le
mucche al pascolo e le galline fuori dal pollaio. Poi c’erano da innaffiare
quei campi che sembravano non voler finire mai ed il tutto andava fatto
rigorosamente prima di mezzogiorno, o il sol-leone della bella stagione
rischiava di far seccare le povere piantine. Le giornate di pioggia, invece,
sprigionavano quel torpore classico di quegli uggiosi pomeriggi autunnali:
si aveva voglia di rimanere in casa al calduccio, a sorseggiare un bel caffè
caldo guardando la tv. Ma non si poteva: piuttosto che niente me ne andavo a
scavare dall’archeologo, nella speranza di trovare qualcosa da vendere al
rigattiere, o a pescare al fiume, in modo da regalare poi la cena al
simpatico Galen, il vecchietto della città che avevo scelto come nonno
adottivo. Del resto, il povero si lamentava sempre della sua solitudine e
passava interi pomeriggi davanti alla tomba della sua Nina, la compagna di
una vita. E vedere la sua sagoma in lontananza sulla collina davanti alla
lapide, sia che piovesse o nevicasse, sia che battesse un sole in grado di
bruciare le sterpaglie secche, mi dava quella spinta necessaria a lavorare
ancora più duramente, anche durante e dopo l’ora di cena (virtuale), fino a
che il povero Carlo (il mio alter-ego) non ce la faceva proprio più e
sveniva dalla stanchezza.
Insomma, si può dire che abbia lavorato più per gioco che
nella realtà. E dire che quell’universo tanto pacifico era infondo troppo
placido e tranquillo: tutti gli abitanti ripetevano sempre le stesse frasi e
di rado accadeva qualcosa di nuovo. Ma io continuavo a seminare e
raccogliere, con la speranza che un giorno avrei ricevuto qualche visita
inaspettata, come quella volta in cui Romana, l’anziana signora che viveva
nell’unica villa della città, era venuta a portarmi un gattino che aveva
trovato per strada.
Poi c’erano altri personaggi, come Cody l’artista
scansafatiche o Vera la contadina, Rock il dongiovanni o i fratelli che
lavoravano alacremente per produrre i fuochi d’artificio, con cui avrei
voluto intessere un rapporto d’amicizia più stretto, ma una sola vita,
caratterizzata da troppo lavoro e poco divertimento, non mi ha permesso
tutto questo. Eppure nel paesello ero benvoluto da tutti e non c’è stato un
solo abitante che non mi abbia mai fatto un regalo. Regalo prontamente
ricambiato con abbondanti scorte di frutta e verdura interamente gratis, sia
ovvio!
Anche mia moglie, Muffy, quando di sera andava al bar, quel
bar in cui lavorava prima di sposarmi, mi faceva intendere neppure
velatamente di non essere molto soddisfatta del suo matrimonio. Non le
mancava nulla, ma lei l’aveva sempre immaginato “un po’ più eccitante”. E
mio figlio? Non era mai in casa. Si alzava a mezzogiorno e andava a dormire
dopo le due. Lo vedevo entrare ed uscire dalla fattoria dai campi, mentre
seminavo l’ultimo melone o mi riposavo all’ombra dei meli che avevo piantato
lungo il confine del mio podere. Evidentemente avevo trascurato anche lui.
Certo, dopo 35 anni di duro e onesto lavoro avevo fruttato una montagna
enorme di soldi, ma forse mi ero anche inaridito proprio come quel terreno
su cui ho versato tante gocce di lacrime e sudore. E così, all’alba del
primo gennaio dell’ottavo capitolo, il mio povero contadino muore. Ormai
vecchio e stanco. Mio figlio corre in paese a chiamare i soccorsi, ma quando
arriva il dottore non c’è più nulla da fare. Ed è qui che un gioco di sicuro
solo in apparenza allegro e spensierato, dispensa la batosta più dura: il
bimbo di casa, ormai diventato un ometto, decide di non prendersi sulle
spalle quella fattoria che aveva allontanato suo padre dalla famiglia;
preferisce, infatti, diventare un artista errabondo, partendo dalla vallata
con il suo mentore ed amico: quel fannullone di Cody. A Muffy, anche lei
ormai anziana e stanca, non rimane altro che rimboccarsi le maniche e
continuare quel duro lavoro che aveva consumato l’esistenza di suo marito.
Anche il vecchio Takakura, vicino di casa nonché l’uomo che, anni prima,
aveva avviato la fattoria col padre del protagonista, decide dunque di dover
rimandare ancora una volta la sua entrata in pensione, perché non se la
sarebbe sentita di lasciare tutto il peso dell’azienda sulle sole spalle di
mia moglie. Insomma, morendo il mio personaggio non se ne è solo andato, ma
ha condizionato anche la vita di chi gli era stato pericolosamente troppo
vicino. E dato che non si può certo parlare di “Happy End”, ho così scoperto
con rammarico che non ho giocato bene come avevo sempre creduto. Far soldi a
palate non significa certo nulla se non ti accorgi neppure dei sentimenti di
chi ti sta vicino e forse l’insegnamento di un gioco tanto strano potrebbe
essere proprio questo. Chissà. Sta di fatto che, dopo tante partite, dopo
tante ore trascorse assieme, con quel povero contadinotto perennemente
spettinato, che è arrivato al villaggio con tanti sogni e speranze e che ho
trasformato in una macchina per far soldi, la sua morte ha saputo comunque
segnarmi. Lui se ne è andato, mentre la valle Non ti scordar di me continua
a vivere…
UN NUOVO INIZIO!
Finito
un Harvest Moon, però, sono sempre pronto ad iniziarne un altro e così ho
accolto di buon grado la notizia dell’arrivo dei due prossimi capitoli su
Game Cube e DS. Se l’episodio per Cubetto, dal canto suo, a sfavore di una
grafica più realistica come quella sfoggiata in A Wonderful Life!,
preferisce uno stile deformed, allegro e scanzonato, molto simile
agli episodi dueddì della saga, il capitolo per DS, invece, punta nuovi
orizzonti. La grafica, difatti, si è fatta più seriosa e particolareggiata,
inutile dire che strizzi di continuo l’occhio a quella dei vari Final
Fantasy; mentre il titolo, “Rune Factory”, fa intendere proprio che le
caratteristiche più classiche dei GDR potrebbero presto invadere le fattorie
virtuali di Natsume.
Il villaggio è diventato un piccolo borgo medievale e tutti
gli abitanti, protagonista compreso, non vestono più con il classico binomio
di jeans e magliette, bensì portano con disinvoltura abiti fiabeschi,
classici dei mondi incantati. Come se tutto questo non bastasse, viaggiando
per il piccolo mondo è possibile imbattersi in tipi davvero strani in grado
di praticare arti occulte o in creature mitologiche che avranno un sicuro
peso nell’avventura. Non mancheranno poi i mostri ed in questo senso è
quindi auspicabile l’entrate in scena dei combattimenti, anche se non
sappiamo ancora se il nostro potrà difendersi unicamente con zappe e
annaffiatoi o se avrà la possibilità di poter comprare spade, archi, scudi…
Quello che è certo, è che la componente magica la farà da
padrone, in questo nuovo episodio, già definito dagli stessi sviluppatori
come lo spin-off della serie.
Il protagonista (si potrà scegliere tra un ragazzo ed una
ragazza), infatti, non è di certo un umano come tutti gli altri ma, non
ricordando nulla sul suo passato e su chi fossero i suoi cari ormai
scomparsi, dovrà indagare tra un periodo di semina e l’altro per far luce
sulle proprie origini. Scopo del gioco non dovrebbe quindi più essere quello
di farsi una famiglia, bensì di addentrarsi nei segreti della mistica
vallata in cui abitiamo. Non mancheranno stagni abitati da creature benevole
in cui viaggiare a bordo di gigantesche ninfee; palazzi fatati e grotte
oscure ricolme di mostri.
Su tutto il resto Natsume tiene le labbra cucite. Non ci è
neppure ancora dato sapere quando Harvest Moon Rune Factory vedrà la luce
sul suolo nipponico, né come ed in che modo potrà essere collegato con le
specifiche del DS, quali il doppioschermo, il visore sensibile al tatto ed
il microfono. Sembra essere stato invece momentaneamente accantonato il
progetto di Harvest Moon DS di cui trovate alcune foto qui accanto. Il gioco
avrebbe dovuto ricalcare i classici canoni della saga e permettere ai
possessori di Magical Melody per Game Cube di far comunicare i due episodi
sbloccando così aree ed items del tutto nuovi. Evidentemente, però, almeno
per ora ci dovremmo “accontentare” di un solo episodio per DS davvero strano
e inaspettato!
A cura di
Carlo Terzano
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Il concept potrà anche
aver subito delle vistose innovazioni, ma i campi da coltivare e le mucche
da mungere rimangono comunque. Per fortuna!
La mappa è molto più
vasta rispetto ai precedenti episodi e può contare su di una lunga serie di
locazioni davvero ispirate.
A differenza degli
altri Harvest Moon, qui i villaggi non sono i soliti agglomerati di palazzine
in stile giapponese, ma borghi medievaleggianti dal forte sapore fantasy...
Come ho più volte
ribadito nell'articolo, diverse locazioni strizzano più volte l'occhio a
quelle già visitate nei vari Final Fantasy e Tales Of. La curiosità
aumenta...
Questo placido stagno
potrebbe portare ad un bosco fatato. Gli scorci pittoreschi in Rune Factory
sembrano proprio non mancare!
Ed ecco, infine, fare
il loro ingresso, per la prima volta nella serie, i mostri, che andranno
affrontanti facendo leva sul nuovo (e ancora misterioso) metodo di
combattimento.
Questa invece è una
delle poche foto che Natsume rilasciò quasi un anno fa quando si iniziò a
parlare di Harvest Moon DS. Evidentemente il progetto deve essere stato ora
accantonato...
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