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"10 domande a..."

-Marco Saya-

di

Monia Di Biagio 

Oggi vorrei presentarvi, non un poeta, ma colui che probabilmente e di buon grado potrebbe essere correttamente definito “Il Poeta”: Marco Saya, che molti di voi conosceranno già e fin troppo bene, vista la vastità e qualità della sua opera letteraria. Marco Saya è nato 52 anni fa, precisamente il 3 aprile 1953, a Buenos Aires dove ha trascorso "i suoi primi tre anni" per poi trasferirsi a Rio de Janeiro per circa 7 anni. Dal '63 risiede a Milano e dopo aver ultimato studi classici ed un tentativo universitario ad Ingegneria Elettronica ha sentito e deciso che la musica e la chitarra jazz (hobby che già coltivava a 14 anni) sarebbero state la sua vita e professione. Scrive testi per canzoni, tentando di avvicinarsi alla poesia e più in generale alla scrittura che è stato un passo naturale e spontaneo. Non ha temi preferenziali, tutto ciò che accade nel quotidiano e che è realmente vissuto merita di essere raccolto in semplici e sincere parole, come pagine di un diario. Come ci viene spiegato su www.cartaepenna.it: “Saya ci propone pensieri filtrati attraverso un'intelligenza lucida, impregnata di sottile e tagliente ironia, che diviene vera e propria "lirica misurata in una metrica quasi musicale"; non a caso la sua qualità di musicista jazz irrompe in una vena letterario-poetica nuova, fuori dagli schemi usuali della poesia tradizionale; si leggono i suoi "pensieri" con la melanconia trasognata di Bill Evans e con il brio satirico di Dizzy Gillespie. Musica , lucidità e arte della parola, formano un tutt'uno, in un composto agrodolce, affascinante e intrigante. Leggendolo, si finisce per condividere i suoi concetti...i suoi paradossi, la sua visione della realtà (che è poi in fondo... più paradossale di qualsiasi descrizione!!!). Leggetelo con sottofondo musicale di Sun Ra.” Difatti per quanto concerne la sua grande passione musicale su Speaker’s Corner cura una rubrica tutta dedicata alle note ed ai loro compositori, dal titolo “La musica: ieri oggi e domani…Note da ascoltare ed i suoi protagonisti”. Rubrica sulla quale, assieme a Marco sarà possibile fare un viaggio attraverso i suoni e i protagonisti che hanno caratterizzato e attraversato la storia della musica del '900, partendo dall'avventura della musica nera, il Blues, come liberazione da storie di schiavitù, per proseguire con il Jazz, le sue contaminazioni, le sue contraddizioni e il suo linguaggio estremo o come dice lui stesso “la libertà della non codifica, l'improvvisazione senza una metrica, il bisogno dunque di sentirsi liberi...” Su “Interactive People”  ha pubblicato le Poesie: Un frammento; Oltre; Coraggio; Vitamusica; Naif; Perché mai?; Tra; Voglia di te; Troppe volte; Amplesso; Sono contento; La vita accade; Passeggeri; Solitudine; Momenti; Immagina; Lancette; Chissà se...; Follia; Fine; Fotocopie; Futuro; Pantegane; Compleanno; Panico; Gabbia; Lente; Riserva; Domande; Il macellaio del 3000; Pensare; Raccontarsi; Bambole di cera; Dedicato a...noi; Set; Il mio funerale; Paura d'amare; Attesa; Uomini nudi...; Pigro; Sogno; Consuetudine; Antipasto d'amore; Acquario; Sfida; Il tempo; Morti; Inquinamento; Una corsa verso il Capolinea; Cinico; Io e te; Indecisi; Così é; Improvvisazione; La grande illusione; Bucce di banana; Nokia; Infedeltà; Perdersi; Stato d'animo; Incompiuta; Strana gente...; Candeline; Donne di oggi; Le stagioni della vita; Chattare; La formichina; Risveglio; Free Jazz; Email; Incontri; Fuochi; Peccato...; Fitti pensieri...; Apice. Su “Pagine d’Autore”  ha pubblicato invece il 1° volume della sua Antologia poetica, che contiene straordinarie poesie come: Mi ricordo Il tempo precipita Voglia di riflettere Perché è così difficile? Sento di morire Vorrei cambiare Un poeta La nevrosi

E' proprio vero! C'é troppa violenza Non vi dovete stupire Rappresentare il tempo Il dettaglio non conta! Esplorazione Tra poco L'amore pretende un dono Amo leggere Comunico Camminavo Da bambino Tempi difficili Penso alle periferie Perché? Ora so Inizia il dramma Fuori dalla finestra Mi piace improvvisare Talvolta A cinquant'anni La depressione Rumori Che schifo Sta per succedere Ho sentito dire C'era una volta. Mentre in “Allucinazioni (sparse)” come ci viene spiegato sul sito dell’ Associazione Dreams.it: “La depressione non guarda in faccia nessuno….La poesia di Marco è la poesia del quotidiano , ma non del banale. Poeta non facile, fa di alcuni passaggi un poco cerebrali l’occasione per una riflessione sulla vita, sull’angoscia dell’uomo, sugli umori che ne avvingono l’esistenza. Il resto è poesia, anzi musicalità disincantata, forse alla Gaber. Sì, forse senza saperlo pienamente, Saya affonda alcune radici della sua ispirazione nel territorio culturale ed emotivo che seppe accendere le note di molti cantautori, che misero in versi e musica la descrizione di una certa “Età del malessere”. Così Marco Saya si mostra poeta del malessere, della cellula-uomo, immerso in una contraddizione sociale senza scampo. Pare che l’uomo descritto in questi versi sia un “nato per caso”, desideroso di incontrare e conoscere, di assaporare e di amare. Ma l’amore e la speranza non possono venire da fuori; devono abitare nel cuore di ogni uomo. Cultura poetica e musicale ( notiamo il Pasoliniano, Gennariello e le citazioni di musicisti classici) giovano a rendere la poesia di Saya un impasto di propositi e desideri, con un occhio ad un mondo di felicità promessa e non mantenuta. E’ una poesia densa di emozioni e parole, dal ritmo inesausto e inconfondibile”. E’ possibile  leggere alcune di queste queste “Poesie-allucinazioni” qui: http://www.pennadoca.net/poesie/saya_poesie_allucinazioni.html. Mentre altre sue Poesie sono presenti su d’ un altro Sito Letterario che ha una rilevanza da un punto di vista editoriale nel campo poetico, si tratta di: www.lietocolle.com in cui molte poesie di Marco Saya sono presenti nella sezione “Pagine”. Dall’ omonima casa editrice inoltre Saya, nel 2005, è stato inserito in due antologie: “L’albero degli aforismi” e “L’agenda il Segreto delle Fragole”. Ed ancora altre sue poesie possono essere lette su:

http://www.raccontare.com/poesia/MarcoSaya.htm; http://www.la-poesia.it/inediti/saya/saya_indice.htm; http://www.poesia-creativa.it/marco_saya_2.htm; http://www.poetare.it/saya.html; http://www.antelitteram.com/colloqui/saya/1.htm; http://www.ippocodrilli.it/saya.htm; http://www.letteraturaalfemminile.it/marcosayapoesie.htm; http://www.poeta40.it/poeti/marcosaya/nuova_pagina_1.htm; http://www.alepalma67.com/saya.htm; http://www.pennadoca.net/poesie/saya_poesie_allucinazioni.html; http://www.mbutozone.it/poesie/saya.htm; http://www.paroladidonna.net/Saya.html; http://win.homolaicus.com/letteratura/poesie2/SAYA.htm; http://web.genie.it/utenti/m/mviola/marcosaya.htm; http://www.annotazioni.com/Poesie/poesiemarcosaya.htm; http://www.nuoviscrittori.it/saya.htm.

Inoltre Marco Saya è stato ultimamente inserito nelle seguenti Antologie Poetiche: Poeti Adda 2001, Premio Città di Melegnano 2001, Premio Città di Monza 2001, Il Club degli autori 2001-2002, Voci (edita da ARPANet), Il teatro del Tempo e Sul Filo dell'Innocenza (edite da Akkuaria), E il naufragar m'è dolce in questa radio e Poesie del nuovo millennio (edite da Giuseppe Aletti), Le migliori 100 poesie del web 2000 e 2001 (a cura dell'associazione Penna D'autore), Antologia poetica (edita dall'Osservatorio Letterario); “4 – poets” (Edizioni Il Filo). Collabora poi con il mensile letterario Il Filo e con la pagina culturale diretta dal poeta Ermanno Eandi sul quotidiano Tuttosport. Presenzia ad alcuni concorsi di narrativa in qualità di membro di giuria, l'ultimo “Parole per Crescere”. Infine è presente su tutti i più importanti siti di poesia dove raccoglie importanti risultati nei vari concorsi proposti. Opere di Marco Saya sono: “Bambole di cera” (edito da Antitesi - Laura Vichi Publisher) con il quale si è classificato secondo al concorso nazionale di poesia "La Cittadella" dedicato alla poetessa Maribruna Toni, del quale, lui stesso, ci dice: “PUBBLICARE UN LIBRO DI POESIA IN UN’EPOCA COME LA NOSTRA RICHIEDE UNA GRANDE PASSIONE e perfino un certo grado di incoscienza, perché si può essere certi di non essere capiti o, peggio, di venire male interpretati. I lettori, infatti, sono ormai dei veri e propri consumatori che vogliono tutto e subito: immediatezza del messaggio, facilità di comprensione, emozioni forti. Il contrario della poesia, insomma, che necessita di uno stato d’animo adeguato, disposto a fermarsi a riflettere sulle troppe contraddizioni di una società ormai giunta allo sfascio in tutti i sensi, sia da un punto di vista economico che spirituale.Raccontarsi” sua seconda raccolta di poesie (edita dall'istituto Italiano di Cultura di Napoli diretto dal Professore e poeta Roberto Pasanisi), Silloge poetica di cui ci parla Tiziana Ciasullo nell’introduzione: “C'è poca empatia verso gli altri che l'autore descrive come imitatori della propria vita, anonimi inconsci che non sanno dove andranno a finire; alcuni si salvano: sono gli artisti e gli artigiani. Tuttavia la donna mantiene un ruolo da protagonista. È attesa, desiderata. Mediante i sensi del corpo, la mente riesce a trovare un senso cosmico. La donna è la musa che permette di comporre non inni alla vita ma inni vitali che convincono a sopravvivere. Ma è anche quella che abbandona e isola. La vera fedele amica è una luce ricorrente che illumina i frammenti di nero inchiostro. Una luce che il poeta segue come una via di uscita, unica via di salvezza. È il filo conduttore che inseguirà per perdersi nel labirinto mentale che l'uomo o il poeta s'inventano per capire meglio il loro tempo e il senso, tanto ricercato, della vita.” Pubblica un e-book dal titolo “Sassolini” e presente sul sito Internet diretto dal poeta Emiliano Cribari. Contemporaneamente esce il suo nuovo libro di poesie e brevi racconti dal titolo “Dirimpettaio” (edito dalla Oceano Edizioni):Il verso è per Saya solo un mezzo, un veicolo per costruire storie, per elaborare una nuova prosa; oppure per tentare altre strade, per sperimentare linguaggio e poetica, nell’evocazione onomatopeica dei futuristi. Deliziose sono le storie tra una Lei e un Lui, che nel breve spazio della pagina rafforzano il dubbio che Saya non sviluppi un diario interiore, ma cerchi la descrizione del mondo che lo circonda, della desolazione di certe città e certe situazioni. Saya osserva il mondo con sguardo cinico e ne fa una sintesi azzeccata. Come inizia: “Parole semplici/ per poter dire chi non sei/ che cosa non vuoi/ perché non riesci ad amare/ un animale con la presunzione di una vita unica…”. Da Natale 2003 è in distribuzione la raccolta di poesie dal titolo “Nei travagli di ogni attimo” (edita da Domina Editrice).

1-Gent.mo Marco innanzitutto vorrei ringraziarla per la repentina disponibilità a questa nostra spero gradevole “chiacchierata”. Ed ancor prima di iniziare a parlare della sua vastissima opera letteraria e poetica, vorrei partire a parlare proprio della sua passione per la musica, alla quale lei stesso ha voluto introdurre il lettore utilizzando una descrizione di J.W.Goethe: "Colore e suono non si possono in alcun modo paragonare. Entrambi possono però essere riferiti a una formula superiore e da questa essere derivati, sebbene separatamente. Colore e suono sono come due fiumi che nascono da un'unica montagna, ma che scorrono in condizioni del tutto diverse, in due regioni che nulla hanno di simile, cosicché nessun tratto dei due corsi può essere confrontato con l'altro." (J.W.Goethe, La teoria dei colori) questo per quanto concerne colore e musica. Poesia e Musica, invece, secondo lei, quanto e come possono essere mescolati su d’un'unica tavolozza di colori?

Note e parole sono suoni, sensi che si intersecano e che viaggiano su unici binari che talvolta sembrano allontanarsi per poi ricongiungersi. La poesia è ritmo, un rigo musicale che componiamo con valori temporali e pause così come quando prendiamo un pennello e cominciamo a imbrattare una tela o riempiamo di lettere un foglio bianco. La scelta dei colori è tutto ciò che crea le dinamiche, il movimento con il quale l’immaginazione disegna suoni e parole sulla tavolozza delle nostre esistenze.     

2- E sempre riguardo alla musica, una mia momentanea curiosità: cosa vorrebbe scrivere o quale delle sue poesie vorrebbe fosse accompagnata dalle note di Charlie Parker? Se ha già un testo in mente può riproporcelo qui di seguito?

Un testo metropolitano, pubblicata nell’antologia Swing in versi edita da Guido Michelone, che potrebbe adattarsi a un accompagnamento “Bird-iano”  è “Sax”.

Un sax accenna la melodia
Il basso lo segue freneticamente
L’ansia di una batteria prosegue
nel ritmo caotico della mia città
e il tacchettio agitato di una donna
s’intrufola nella stazione della metro
Si chiudono le porte e inizia la folle corsa
degli strumenti ora impazziti e un grido
mitiga la disperazione di una libertà
galera di malati di testa e il caffè della
pausa - pausa nell’assordante ridda di rumori
si stringe la testa e la ripetizione uccide il
singolo gesto - gesto di tutti e all’unisono
si spoliano degli indumenti perchè la misura
è vuota e bisogna aspettare i prossimi passi
ora lenti infine sempre più veloci ( incespicano )
e la donna cade travolta da un clochard il
cui bastone rotola lungo le scale e il tempo
lo lascia là...e altri incespicano e ruzzolano...

3- E proprio per quanto riguarda il momento principe della creazione musicale, in questo senso la sua, parlandoci di “Improvvisazione” (Tratta dal libro «Bambole di Cera» edito da Antitesi e dalla raccolta di poeti e narratori «Il teatro del Tempo» edito da Akkuaria.) ci dice: “Le note scorrono veloci sulla tastiera mai soddisfatta... Melodia e armonia si rincorrono e si corteggiano. L'improvvisazione cresce piano piano sino a raggiungere il suo apice... Ritorna il tema così caro e sussurrato. Vorrei essere con un'altra pelle. Ma... sono solo uno sporco musicista bianco.” Dunque quale è in questo senso il genere musicale che più apprezza, quello a cui desidera giungere, non appena in lei impellente nasce il bisogno di comporre musica?

Mi piace la buona musica, anche se il blues e il jazz modale di Miles Davis mi permettono una capacità improvvisativa decisamente maggiore. So What, ad esempio,  "così è" e così è sempre stato per Miles, una naturale e geniale improvvisazione che andava oltre il tempo che viveva. So What, i più begli accordi della storia del Jazz, tonalità minori che sublimavano il modale, un'autentica rivoluzione e evoluzione nella metrica musicale jazzistica di tutti i tempi, un tappeto armonico che dal bebop, attraverso l'hard si avventurava nel cool, nel free sino a recuperare le proprie radici nere. La sintesi di tutto il Novecento in un accordo di d/minor e ebM/ minor; incredibili le linee improvvisative che di volta in volta Davis sviluppava, note lunghe, brevi fraseggi cromatici, diminuite che accentuavano un lirismo talvolta cupo e disperato, scale esatonali che dirigevano la mente dell'artista in luoghi remoti, lontani, inavvicinabili per chiunque tentasse di carpirne il profondo mistero…, un po’ come la poesia….

4- Per quanto concerne invece la sua poesia, o meglio il suo modo di comporre poesia, quanto vale questa frase che ha lei stesso usato, ma per descrivere il Blues: “la libertà della non codifica, l'improvvisazione senza una metrica, il bisogno dunque di sentirsi liberi...” ?

"Spesso, di notte, mi capita di restare a lungo affacciato alla finestra ad osservare il ponte ferroviario che collega la mia città al resto del mondo e che appare, nel buio, come una lunga linea luminosa sospesa sull'acqua. Tra quelle luci, vicino ad una curva che fa sparire inesorabilmente l'ultimo vagone dei treni che se ne vanno verso la terraferma, posso affermare con sicurezza di aver intravisto, almeno un paio di volte, aggirarsi lo spirito del Blues". Lirica, questa celebre frase di Paolo Ganz, che, in qualche modo, evoca in chiave moderna i tempi nei quali chi cantava e suonava il blues campava alla giornata, con la schiena spezzata raccoglieva il cotone, si fermava a ubriacarsi nelle locande, poi saltava su un treno merci e partiva per il Nord dove, eterno emigrante, cercava di esistere giorno dopo giorno, un lavoro saltuario e mal pagato nelle fabbriche, altro stop nei bar e nelle taverne dove cercare un po' di sesso (tema spesso ripreso nei primi canti di inizio novecento) alleviava le pesanti giornate in fabbrica, anno dopo anno con l'industrializzazione che reclamava i nuovi rapporti di produzione e il lento abbandono dalle sconfinate piantagioni del Sud. Il Blues è, quindi, storicamente, la musica del popolo nero, il popolo nero inteso come quella gente forte, indomita, oppressa,che è morta di fame, dolore e tristezza per raggiungere la propria libertà e che continua a lottare per essa! Dunque, più in generale, oggi, il Blues è un modo per esprimersi dove non è più una discriminante importante se a strimpellare le proprie disgrazie con la chitarra è un contadino nero del delta del Mississipi o un bianco e pallido impiegato milanese che vive nel quartiere di Quarto Oggiaro…Il bisogno di sentirsi liberi si sposa con il gusto della ricerca, della sperimentazione, della lotta  e soprattutto della comunicazione adoperando un linguaggio che parli il tempo che si vive. Il Blues è oggi la poesia del quotidiano con tutte le sue difficoltà e con la voglia di cambiare i “connotati” a questa cultura dei non valori che abbrutisce la dignità umana.

5- Giulio Perrone curatore dell’Antologia “4 – poets”, dice di lei: “Marco Saya procede sicuramente nella direzione di una poesia pura e caratterizzata da una comunicazione diretta, quasi asciutta in alcuni passaggi, ma in grado di dimostrare straordinaria attenzione nei confronti della ritmicità del verso e dell’assonanza.” E’ d’accordo?

Si, nel senso che amo la sintesi del contenuto e la musicalità dell’io narrante. Naturalmente bisogna stare attenti a non farsi intrappolare dalle famigerate gabbie della forma-struttura. È un po’ come il dibattito che vi è nella musica tra i fautori della musica colta e coloro che ,al contrario, amano la pura improvvisazione. Come sempre la ragione, forse, sta a metà…

6- Cosa sono le “Allucinazioni (sparse)” di Marco Saya? Da dove giungono, dove vorrebbero arrivare?

Le allucinazioni sono…un album di fotografie, istantanee del nostro (mio) mal di vivere, flash del nostro vissuto quotidiano, rabbie sopite di chi vorrebbe cambiare ma…che aspetta fattori esterni che possano aiutare a cambiare una realtà stanca e annichilita. Non penso che il singolo-nichilista possa aiutare a creare delle dinamiche di cambiamento ma solo un movimento cosciente e collettivo può contribuire nella definizione di allucinazioni che siano la prospettiva di un domani più gratificante. La crisi dei valori identificano il tempo che viviamo...dove,oggi, forse, un capitalismo esasperato e portato all'eccesso sta creando non dei figli dei fiori ma dei nuovi figli di fiori clonati, una post-beat-generation che ricavalca idealmente le vecchie Harley Davidson ma, oggi, le strade sono battute dall'indifferenza di automobilisti distratti e frettolosi, una fretta che ammazza quel poco tempo che ci rimane... L'apparire, il non essere, è il vero problema che non permette una cultura della libertà e della pace in tutte le sue precipue forme intellettuali. Ritengo, a mio avviso, che sia compito delle nuove generazioni, riprendere il possesso e il controllo di cio che ci succede attorno e che talvolta passivamente subiamo e sembra sfuggirci di mano...

7- E la sua Prosa, quella ad esempio di “Dirimpettaio”, quanto si avvicina o si distanzia dalla sua Poesia?

Si avvicina molto alla mia poesia, direi che ne amplifica alcuni aspetti, quali l’ironia e il sarcasmo. Non viviamo “tempi felici” e lo sdrammatizzare alcune situazioni e aspetti aiuta ad espletare quel sano cinismo che permette un distacco ma anche una maggiore consapevolezza della realtà oggettiva.

8- Come ci dice Tiziana Ciasullo nell’introduzione a “Raccontarsi”, credo la sua opera più autobiografica: “La donna è la musa che permette di comporre non inni alla vita ma inni vitali che convincono a sopravvivere.” La donna dunque, e la vita che rappresenta, è la sua “unica” musa ispiratrice?

La donna assume un’importanza fondamentale, l’aspetto del sentimento che permette di creare una visione, un progetto e una costruzione del mondo e della propria intimità scevra da false e pudiche retoriche.

9- In “Bambole di cera” scrive: “Bambole di cera vestite con pizzi e merletti tessono tele per soldatini di carta. Fragili e delicate porcellane aspettano un ricco compratore, mercante di schiave, ignare merci offerte al mercato delle vacche. Bambole di cera, vestite con pizzi e merletti, insanguinate le uniformi degli uomini di cartone.” Chi secondo lei oggi, è “bambola di cera” e “soldatino di carta”?

Bambole di cera riassume, a mio avviso, la visione di un universo di “deboli-clonati”, arroganti, egoisti, senza scrupoli, privi di idee (una cultura sempre più fragile), e il soldatino di carta cerca un’autoaffermazione e un bisogno di sopraffazione sulla Barby mediatica che facilmente si lascia comprare e che vorrebbe insanguinare un’uniforme… Insomma una “guerra di poveri” dove non c’è chi trionfa ma vince la mediocrità del quotidiano vissuto.      

10- Ultima, classica, immancabile domanda di ogni mia intervista, quella che vuol tracciare un filo conduttore tra le varie vedute degli intervistati a proposito di un consiglio da dare all’esordiente. Cosa consiglierebbe dunque, in primis, Marco saya, ad uno scrittore esordiente, che nel mondo letterario sta muovendo i primi impacciati passi?

Penso che la visibilità dei propri scritti sia sicuramente l’aspetto principale per chi voglia farsi leggere. Internet è, ad esempio, un’ottima vetrina che permette un passa parola sempre più rapido e agevola la comunicazione con i potenziali lettori e/o addetti ai lavori. Personalmente trovo l’invio del manoscritto ad alcune case editrici  utile anche se non gratificante per i soliti motivi…ma c’è, anche, chi ha il tempo di valutare con competenza. Infine proporsi direttamente, cercare un contatto con chi, tra gli operatori del settore, ci sembra attento ai “nuovi fermenti” letterari.

Grazie a Marco Saya, per la sua cortese e graditissima partecipazione.

Caramente, Monia Di Biagio.

 

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