Lusiana è un paese di montagna che occupa una posizione particolare
nell’ambito del più esteso gruppo delle Prealpi Venete, l’Altopiano dei Sette Comuni. Si trova sull’orlo superiore della grande scarpata che segna il passaggio tra la pianura veneta e l’altopiano vero e proprio.
Vista dalla pianura, la grande scarpata si presenta come un muro montuoso grigio che fa da sipario all’ambiente alpino, rampa e fascia di transizione verso un mondo diverso e lontano.
Vista dall’orlo superiore della grande scarpata, la pianura appare come un paesaggio profondamente umanizzato, una miniatura di centri abitati, strade e campi coltivati, spesso immersa in una nebbiola azzurrognola che accentua il senso di lontananza.
Da sempre gli abitanti della pianura sono rimasti affascinati dalla lontana montagna, mentre gli abitanti della montagna si sono sentiti attratti dalle agglomerazioni e dalla fertilità dei campi coltivati della pianura.
D’altro canto, gli abitanti di un centro di scarpata, come Lusiana, portano l’eredità di una lunga avventura che si è svolta nel loro territorio. Qui, subito dopo l’ultima glaciazione, nel corso della quale più di un terzo dell’altopiano è stato coperto da un complesso ghiacciaio, sono saliti i cacciatori di stambecchi che
seguivano le mandrie di questi grossi erbivori per farne delle prede; qui sono transitati i pastori e gli agricoltori neolitici e protostorici che hanno disboscato il suolo per usarlo per il pascolo e per creare campi coltivati, hanno costruito capanne e villaggi; qui nel Medioevo, i boscaioli hanno fatto fumare molte
carbonaie per produrre il carbone di legna, un materiale molto richiesto dalle città della pianura; attraverso queste aree sono state condotte all’alpe i grandi greggi di pecore e le mandrie di bovini; qui si sono sentite forti le esplosioni delle battaglie della grande guerra e sono transitati i convogli militari; attraverso
queste strade è iniziata la riconquista della montagna da parte dei cittadini che hanno riscoperto nel verde, nel fresco e nella neve motivi per evadere dagli ambienti affollati della pianura.
Questa posizione ha dunque rappresentato un luogo privilegiato di esperienza umana e continua ad essere punto di osservazione dei cambiamenti in corso della nostra cultura e dei nostri ambienti.
Anni fa i montanari avvertivano un senso di inferiorità nei confronti degli abitanti delle città, che derivava sia dalla percezione di sentirsi diversi e lontani, sia dal minor benessere economico. Fortunatamente questo senso di inferiorità è stato in gran parte superato grazie all’incontro con i cittadini e alla presa di
coscienza di godere del privilegio di un contatto più diretto con la natura e di essere tenutari di un patrimonio culturale e ambientale rilevante.
Tratto dalla prefazione del Prof. Ugo Sauro nel libro “Lusiana, natura, ambiente, paesaggio”
Sonia
Gandy
Che
dire? Fa una certa impressione pensare che Sonia Gandhi
abbia ballato il twist in un bar di Lusiana. E’ come se
qualcuno ci volesse far credere che Bush ha festeggiato un
compleanno alla sagra della sopressa a Valli del Pasubio.
Panzanate che puzzano di osteria, verrebbe da commentare. Se
non fosse che la prima notizia è incredibilmente vera.
Sonia Maino Gandhi, nata a Lusiana 58 anni fa, moglie di
Rajiv Gandhi, dopo aver lasciato la contrada Maini in tenera
età, a Lusiana è tornata più di qualche volta a ritrovare le
sue origini. Negli anni '60, lei che veniva dalla cintura
torinese, dove era emigrata con la famiglia, era una ragazza
sveglia e al passo con le mode. «Me la ricordo bene -dice il
coscritto Remo Pernechele-. Una volta venne qui al bar di
Vitarolo, noi eravamo ragazzi di montagna, sicuramente meno
svegli di lei che viveva vicino alla città. Rammento che ci
disse: "beh! Cosa aspettate a ballare, visto che avete un
juke box?"
Fu
così che ci scatenammo in un twist, ballo appena uscito,
all'epoca. Era proprio una bella figliola e
con
un carattere ben deciso. Si vedeva che aveva i numeri per
fare carriera». Remo Pernechele potrà sempre dire, dunque,
di aver ballato con la donna che governa un paese da un
miliardo di abitanti. Mentre Battista Lupato, 70 anni, può
vantarsi di essere parente della Maino.”Sono cugino di
secondo grado - dice - e mi ricordo che Sonia è venuta più
di qualche volta qui. Una donna tutta d'un pezzo, come una
vera montanara, mica una che si fa mettere i piedi in testa.
Mi ricordo anche Rajiv, era un uomo bravissimo, alla mano,
disponibile. Gente eccezionale davvero”.
C'è anche chi ricorda altri aneddoti. «La Maino è sempre
stata una donna forte, che non risentiva del fatto che il
marito era un uomo potente - racconta un Lusianese che
preferisce rimanere nell’anonimato - E lui si adattava anche
alle cose più semplici, come accudire i bambini. Una volta
vidi che cambiava il pannolino al piccolo Rahul, non era
impacciato, si vedeva che era abituato a fare anche quello.
I figli di Sonia, quindi anche Priyanka, venivano più di
qualche volta a soggiornare qui, dai parenti”.
Sonia Maino, che all’anagrafe di Lusiana risulta come
Antonia Edwige, conobbe Rajiv a Cambridge, dove si era
recata per studiare lingue, nel 1968. Fu dopo il matrimonio
con l’ex primo ministro indiano che cominciò ad occuparsi di
politica. Poi, dopo l’assassinio del marito, nel 1991 ad
opera degli indipendentisti Tamil, la Maino restò assente
dalla scena, anche perché spesso accusata di non essere
all’altezza di guidare un governo in India per via delle sue
origini italiane.
Tratto
da un articolo di Egidio Zampese da “ll Giornale di
Vicenza”.
|
|