Perchè, spiegatemi perchè...

-“Non possiamo non andare…”-
-“…in che senso Cate?”-
-“…non fare il pirla, è un invito per un vernissage importante, una stilista che inaugura una sua manifestazione nel cuore della settimana della moda, dai ti mando l’invito via mail; ma non accetto discussioni: Domenica sera si va!; tra modelle e modelli ci rifacciamo gli occhi…”-.
Chiusi la telefonata con un solo pensiero… a me per rifarmi gli occhi basti tu…, dolce, incantevole Caterina, chissà cosa te ne fai di un Uomo di 20 anni più vecchio di te.
Dopo 10 minuti avevo già tra le mani l’invito “bellechestampato”; diceva più o meno così:





E venne la domenica sera. Il fine settimana era stato fantastico. Come tutti i fine settimana, come tutti i momenti che passavamo insieme.
La Galleria Sozzani era un casino furibondo già alle sette e un quarto.
Si faceva fatica persino a trovare un posto per stare in piedi, stretti, urtati, insolentiti da una “genìa” di SuperTopModels e relative traduzioni al maschile.
A disagio?
No, ma figurati: datemi un angolo, la mia Donna vicino ed un bicchiere in mano e mi sentirei a mio agio anche nel peggiore locale del Bronx.
Il bicchiere in mano.
Ecco cosa mi mancava.
Ispezionai ad occhio quel girone Dantesco, ed intravidi ad una decina di metri una sorta di zona Bar.
-“ Cate, ci proviamo?”-
-“Sì, però ti aspetto qui, prendi una cosa anche per me”-
La lasciai intenta a chiacchierare in inglese con la tipa che ci aveva fornito l’invito.
Sinceramente non fu come in Metropolitana alle otto del mattino, se non altro perché il mix di profumi ed odori era fantastico e dopo una sudata non da poco per essere febbraio; giunsi all’agognata meta: il Bar, o meglio un tavolino con sopra due caraffe multicolori e ciotoline di verdure di diverso tipo.
Davanti a me un ultimo ostacolo.
Alto più di un metro ottanta, capelli castano chiaro oltre le spalle ed un inconfondibile profumo di Chanel N°5 che la circondava.
Fu un attimo, si girò di scatto.
Aveva nella destra un flùt del liquido della caraffa di destra e con la sinistra reggeva una ciotolina. Manovra troppo repentina in un ambito del genere… il contenuto del flùt si adagiò per metà sulla
mia cravatta blu e per l’altra metà sulla camicia dello stesso colore.
Gli occhi verde smeraldo della mia investitrice si spensero in un frettoloso “I’m sorry”.
Prima che evaporasse in mezzo alla calca feci appena in tempo a notare che la tipa era curiosamente vestita come la Cate: jeans, camicia bianca generosamente sbottonata, foulard  di Hermes sulle spalle e scarpa nera con tacco 10.
Il peggio?
No, doveva ancora arrivare.
Il tipo del Bar mi allungò un paio di fazzolettini e con aria complice:
-“Carina è? Si chiama Ruslana, è una Top Russa”-
-“sarà pure carina, ma mi ha reso inservibile una cravatta e sputtanato una camicia… allora cosa bevo?”-.
-“serviamo solo centrifugati, nella caraffa di destra ACE, in quella di sinistra carote; accompagnate da crùdite nelle ciotoline. Cosa le servo?”-
Eccolo, il peggio era arrivato.
Al rientro alla base la Cate, che aveva intravisto la scena da lontano, scoppiò a ridere e non si sorprese del fatto che fossi tornato indietro a mani vuote.
-“…ma si dai, andiamocene qui dietro all’Executive ci facciamo un aperitivo: li almeno ci facciamo un po’ di coccole e beviamo qualcosa di serio…”-
-“hai ragione Tesoro… qui c’è troppo casino”-.
E Ci incamminammo.
L’Executive.
Ci tornavamo spesso.
Era stato il locale del nostro primo appuntamento, e delle nostre prime coccole.
Al limite dell’arresto.
Strada facendo cominciammo a scherzare sull’episodio, sul fatto che la tipa fosse una modella, sulla mia povera cravatta.

Il cameriere Cingalese raccolse la solita ordinazione: un Negroni Sbagliato per la Cate, ed un Mojito per me, ma quando al suo ritorno con i cocktail feci per pagare…
-“signori questa sera siete Ospiti”-
-“come Ospiti?”-
-“potete prendere quello che volete: è già pagato”-
-“da chi?”-
non disse niente, ma fece un sorriso e si voltò fissando qualche tavolo più in là, dove due occhi smeraldo ci salutavano con un sorriso.
Io e la Cate ci avvicinammo al tavolo, dove oltre a Ruslana c’era un ragazzo che in uno stentato italiano ci disse:
-“la signorina Korshunova voleva scusarsi per il piccolo incidente di prima, posso presentarvela?”-.
Jeff e Ruslana erano due tipi simpatici, passammo una serata deliziosa, lui Americano, scarsamente trentenne, lei Kazhaka (…e guai se le “davi” della Russa) ventenne con poco Inglese e tanta voglia di vivere.
Scherzammo su qualsiasi cosa, sul fatto che Lei e la Cate erano vestite uguali, sul film Borat, sulla sua bellezza.
La Sua Bellezza.
La Sua Dolcezza.
La Bellezza e la Dolcezza dei suoi venti Anni.
Una serata fantastica.

Quando qualche settimana fa Caterina mi ha telefonato, quasi piangeva.
18 febbraio 2007 ore 19.00
"Maison Martin Margiela - Collezione Artisanal"
Vernissage
Galleria Carla Sozzani - Corso Como 10
L'Appunto.
...fogli di carta sparsi per casa...
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Vivere è come girare un film, senza poter provare le scene prima.
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