Io e Giulia

La cena era stata abbondante, esageratamente abbondante.
Due ore di corsa al parco nel pomeriggio, mi avevano sfinito fisicamente e mi avevano procurato un senso di fame quasi ancestrale, quindi alla sera mi avventai sulla cena manco fosse la prima volta nella vita che provavo il piacere del cibo.
Con un forte senso di sonnolenza pesante mi andai ad allungare sul divano, lasciandomi andare a quello strano stato di dormiveglia post-pasto, che sempre mi prendeva dopo aver esagerato con le libagioni.

Marco finì di rassettare la cucina e venne in soggiorno.
Sedutosi in poltrona accese il televisore e cominciò la solita danza.
Insopportabile.
Volume oltre ogni limite, e cambio continuo di canale…
Roba da azzannarlo alla gola e farlo morire lentamente dissanguato.

Volevo bene a Marco e lui ne voleva a me.
Erano quasi cinque anni che andava avanti la nostra convivenza; con alti e bassi, ma avevamo trovato un punto di equilibrio: ognuno aveva i suoi spazi, le sue cose, le sue abitudini e cercavamo di ricavare da quella situazione il massimo possibile in positivo, minimizzandone gli aspetti negativi.

Quella sera avevo notato che, finito di sistemare la cucina, aveva preparato la macchinetta del caffè.
Era un segnale, era “il” segnale.
Da lì a poco sarebbe arrivata Valentina.
La Vale era la sua ultima fiamma, la cosa durava da un paio di mesi ed immancabilmente, un paio di volte a settimana, la musica era la stessa, stucchevole e banale: lei suonava alla porta, lui apriva e… -“Tesoro sei uno splendore, dai vieni in cucina che accendo il caffè e ce la raccontiamo su…”-; lei entrava, e senza neanche darmi un vago cenno di saluto, si chiudeva con Marco in cucina, e via che si avventavano uno sull’altro combinandosene di tutti i colori infischiandosene di me nella stanza a fianco, e della caffettiera che dopo pochi minuti cominciava a gorgogliare inutilmente….
Quella cosa mi faceva girare le scatole.
A parte quella cretina che aveva la curiosa abitudine di entrare in una casa che era anche mia, senza degnarmi di uno sguardo; il fatto che si rifugiassero in cucina a “darsi da fare” senza minimamente preoccuparsi che i loro mugolii giungessero a me, mi mandava letteralmente in bestia.
Il campanello suonò strappandomi ai miei istinti omicidi.
Era arrivata.
Marco, come tarantolato,  spense la tivvù, corse alla porta e la spalancò nella mia totale indifferenza.
Era la Vale, ma stavolta non era sola.
-“Hey Bob, vieni qua…”-
Mi avvicinai alla porta e la vidi.
Giulia.
Dopo un velocissimo giro di presentazioni, i due colombi arrapati si rifugiarono in cucina dando vita al solito rito ed io e Giulia ci ritrovammo soli in soggiorno.
Rimasi stordito dalla sua bellezza molto sensuale e faticai ad articolare pensieri che avessero una minima traccia di lucidità.
Giulia era una tipa di poche parole e di molti sguardi: complici, provocatori; di lei poi mi aveva colpito il fisico dirompente ed il profumo.
Il suo profumo.
Non lo conoscevo; ma se fosse toccato a me dargli un nome, sarebbe stato facile e non avrei avuto dubbi: “saltami addosso”.

In cucina nel frattempo, le cose avevano preso la piega abituale: la caffettiera aveva cominciato a gorgogliare inutilmente, e Marco e Valentina emettevano i soliti rantolii indistinguibili. Tutto come da copione.

Ma Giulia, non faceva parte del “solito” copione: era lì vicina a me e continuava a fissarmi.
Con quegli occhi, con quel fisico e quel profumo…
Era tanto che non avevo una compagna e mi feci trascinare dai miei sensi ormai ben svegli.
Mi avvicinai lentamente e cominciai a baciarla dappertutto.
Non mi posi mai il problema di un rifiuto, e lei non rifiutò.
Anzi.
In breve ci ritrovammo sul tappeto davanti alla televisione.
Uno sull’altro.
I nostri gemiti si confondevano e aumentavano di tono allo stesso ritmo che stavamo dando al nostro improvvisato Amore.

Fu un attimo, i mugolii indistinti che arrivavano dalla cucina si zittirono di colpo e intesi alla perfezione il dialogo tra Marco e la Vale:
-“Marco, ma cosa sta succedendo in soggiorno?”-
-“…non lo so Tesoro, che ce ne importa… dai continua a…”-
la porta si spalancò di colpo e irruppe una urlante Valentina, mezza nuda, seguita di un passo da un trafelato Marco:

-“Giuliaaa!!!… posso capire cosa succede quiii!!”-
quasi contemporaneamente Marco, il mio amico Marco; la scostò e, con tutta la forza che aveva in corpo; mi sferrò un poderoso calcio nelle reni, che mi fece violentemente uscire dalla mia dolce Giulia.
Valentina era sconvolta.
-“Marco, ma di che razza è quel cane bastardo che ti tieni in casa?!?!… Giulia! …la mia povera cockerina…”-

Con un balzo riuscii a saltare dalla finestra a piano terreno, e corsi ad ululare alla luna il mio dolore.
L'Appunto.
...fogli di carta sparsi per casa...
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Vivere è come girare un film, senza poter provare le scene prima.
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