2 gennaio 2004 - Bologna non sogna
Lividi fuochi notturni sotto le luci
del Natale, fiamme che anneriscono i portici sotto casa Prodi,
qualcosa che è già oltre la goliardia insurrezionale
e non è ancora terrorismo, bombe che graffiano una tranquillità
già perduta per altri motivi e strade. Bologna insicura,
ma non per questi lampi di violenza. La questione è altra:
gallina vecchia farà davvero buon brodo? Il dubbio sulla
futura felicità urbana e collettiva è in fondo tutto
qui: la proverbiale qualità della vita bolognese invecchia,
qua e là declina, ma la "virtù civica"
della città è ancora in forze. Si accomoderanno
dunque a consumare più o meno immobili quel che resta,
e non è poco, della rendita di decenni di buon vivere o,
da razza di contadini tenaci, si inventeranno più o meno
tutti insieme come cucinarsi e mangiarsi anche la dura e finora
indigesta pietanza della modernità? La sentenza, ardua,
non è però riservata ai posteri, tocca ai contemporanei
emetterla perchè la realtà mette fretta a Bologna
e già questa, la fretta, è cosa che disturba e inquieta
i bolognesi.
Dal tempo dei tempi in città non decidono né muovono
più nulla. Lo fanno con l'arguzia e l'ironia del cittadino
che, avendo appreso che forse si costruirà una metropolitana
di circa sette chilometri al costo di 135 miliardi di lire al
chilometro, fa i suoi calcoli e scrive alla locale redazione di
"Repubblica": facciamola di 12 metri più corta,
con i soldi di quel mini tratto si eliminano le buche sotto casa
della piazza in cui abito e 12 metri si fanno a piedi in un amen.
Oppure realizzano il cambiar nulla facendo finta di niente: le
telecamere per impedire l'accesso delle auto al centro storico,
enorme, ci sono. Ma non sono accese. La futura stazione ferroviaria
che dovrebbe vedere il traffico passeggeri salire da 80mila a
180mila al giorno ed essere tutta diversa quanto diverso sarà
il movimento dell'Alta velocità ultimata, avrà la
stessa facciata attuale, quasi a rassicurare che il mondo in fondo
non muta. Insomma la città confessa ad ogni occasione di
amare il "no news, good news", di voler restare sdraiata
su quel morbido divano che è il presente.
Ma al divano stanno saltando le molle. Cinquecento dipendenti
dell'azienda pubblica dei trasporti hanno "selvaggiamente"
bloccato la città il 22 dicembre, a riprova che anche qui
due anni di redistribuzione della ricchezza a vantaggio di alcuni
e danno di altri hanno scavato un fossato: commercianti e lavoro
salariato l'uno contro l'altro ostili e sprezzanti.
L'Istituto Cattaneo documenta come Bologna sia prima nella classifica
nazionale dei borseggi, il doppio che a Roma. E seconda nella
graduatoria dei furti in appartamento, preceduta solo da Torino.
Sono dati 2002: a delinquere restano in maggioranza immigrati
extracomunitari, ma quasi un 40 per cento dei reati è di
mano italiana. Il mercato nero-grigio degli appartamenti in affitto
dice che per 80 metri quadrati ci vogliono mille e passa euro
al mese. Sotto la duplice spinta del carovita e dell'insicurezza,
in un quarto di secolo da Bologna se ne sono andati in 200mila,
soprattutto giovani coppie, rimpiazzati in parte da 70mila nuovi
arrivi. Risultato: una città che superava i 500mila abitanti
oggi ne conta 373mila. A mezzanotte. A mezzogiorno invece sono
il doppio, perchè chi se ne è andato a vivere fuori
torna comunque qui a lavorare, perchè 103mila sono gli
studenti iscritti all'Università di cui circa 50mila sono
ogni giorno in qualche modo in città. Risultato: inquinamento
da traffico che avverti a pelle, attraversi un paio di incroci
e la temperatura sale di circa tre gradi. E inquinamento acustico:
sotto buona parte dei magnifici quaranta chilometri di portici
fai fatica a parlare con chi ti cammina accanto. Traffico massiccio
e, quel che non ti aspetti, selvaggio. E, quel che proprio non
immagini, paura e solitudine: il 42 per cento delle famiglie bolognesi
è composto da una sola persona, in gran parte anziani diventati
single per lutto o abbandono. Piano piano smettono di uscire di
casa, si murano vivi. La città dei vecchi, la demografia
che punisce Bologna come e più del resto d'Italia e di
Europa, infliggendole il più alto tasso di invecchiamento.
D'accordo, ma mica ci sarà solo questa di città.
Infatti ci sono i giovani studenti. Dice Fabio Roversi Monaco,
presidente della Fondazione Cassa di Risparmio: "Commercianti
e residenti dovrebbero tassarsi perchè gli studenti non
vadano via". Invece da decenni ne approfittano con affitti
da rapina venendone ricambiati da una franca ostilità.
Come che sia, le due città, quella giovanile e quella anziana,
restano da decenni reciprocamente diffidenti, si tollerano ma
non si fondono. E invecchia anche la classe docente, o almeno
non contempla trasfusioni: il 70 per cento dei professori è
nato in un raggio di un chilometro dalle Due Torri.
C'è la città dei ricchi, la terza per reddito pro
capite in Italia. Ma, avverte Paolo Mascagni, presidente della
Piccola industria: "Il ceto imprenditoriale è pigro,
sazio, preferisce consumare che rischiare". Infatti i figli
e i nipoti delle famiglie imprenditoriali hanno "crisi di
vocazione", vendono e vivono felici. Invecchiano anche i
mitici servizi sociali. Restano sempre tali che un italiano medio
se li sogna, ma chi a Bologna ha i soldi non va più negli
ospedali bolognesi, cerca l'eccellenzaq fuori dai confini. E gli
asili nido conoscono l'onta delle liste di attesa, richieste soddisfatte
all'81 per cento, per Bologna uno choc.
La diagnosi è univoca e melanconica. Roberto Roversi dice
che la città è affetta da "opulenza batteriologica".
Romano Montroni, una vita nelle librerie Feltrinelli e 40 anni
sotto le due Torri, lamenta la "mediocrità della classe
dirigente politica che si riflette, in una complicità perversa,
con l'arroccarsi dei cittadini dentro i fatti propri". Roberto
Grandi, pro Rettore, parla di "una città di provincia
con le contraddizioni delle grandi metropoli, di fronte alle quali
si ritrae, la grande metafora è la stazione ferroviaria".
Federico Stame che fa il notaio, ma studia la società e
la politica rileva "l'allargarsi della forbice tra i redditi,
nascosta dall'ideale cartello affisso in città in cui c'è
scritto: qui non si fa politica, si lavora". Il sociologo
PierPaolo Donati misura la "diminuzione del capitale sociale,
cioè la quantità e la qualità delle relazioni
tra i cittadini". Vittorio Prodi, presidente della Provincia,
pensa con dispetto alla "mala abitudine di lasciarsi accadere
le cose addosso, alla paura del nuovo che si fonde con la paura
fisica". PierLuigi Stefanini, presidente della Coop Adriatica,
concorda sul "divario sociale che si allarga, anzi si respira
rassegnazione che potrebbe precludere al declino, non si mangia
neanche più tanto bene". Anche questa, che suona bestemmia
e invece non lo è. Marzio Barbagli, che Bologna la sottopone
regolarmente a radiografia, stima "radicalmente cambiata
la qualità della vita".
Eppure la prognosi non è infausta. Ancora Donati: "Scommetto
che tra 20 anni sarà ancora un posto dove scegliere di
venire a vivere, se Bologna si distende, se si lega e se si scioglie
nel suo hinterland, se fa degli immigrati dei cittadini".
E Prodi: "La città può smetterla di reagire
come gli anziani paurosi, dare invece residenza stabile agli studenti,
costruire accoglienza a buon prezzo per il turismo di affari e
sanitario". E Stefanini: "Non tutto è finito,
non tutto è perso, anzi. Qui c'è un mare di gente
che fa volontariato, che fa donazioni sociali, che usa la biblioteca
pubblica. Che fa aumentare del 10 per cento il consumo di merci
ecosolidali, cioè quel caffè, cacao, banane e succhi
di frutta che a loro costano più o meno uguale ma sanno
che è stato comprato nel mondo a prezzi equi per chi lo
ha coltivato. Sì, ci sarà l'imprenditore pigro,
ma le associazioni dei cittadini sono piene di energie".
Vero, a Bologna sono quasi tutti associati a qualcosa ed è
forse qui l'antidoto alla senescenza. Dalla Polisportiva alle
librerie, al bolognese piace agire in collettività. Roversi
Monaco usa per definire il fenomeno la formula di "virtù
civiche". "Qualcosa che fa da contrappeso alla prudenza
talvolta esasperata, che ha consentito di assorbire, anzi di trasformare
in occasioni tutte le crisi del Novecento". Qualcosa che
Montroni ritrova nella passione con cui i bolognesi leggono, terzi
in Italia per consumo di libri, vanno a teatro, usano e praticano
ogni forma di cultura. Qualcosa che secondo Barbagli rinvia a
quella "famiglia" più grande della famiglia mononucleare,
qualcosa che qui vive, sfocia e si confonde con la società.
"C'è ancora grande disponibilità ad azioni
collettive che però non trovano organizzazioni e obiettivi".
Organizzazioni ed obiettivi politici, altrimenti cos'altro? A
Bologna di idee della politica ne circolano un paio, o forse tre.
Una è quella del sindaco, Giorgio Guazzaloca. "Consustanziale",
la definisce Grandi, ad un'anima profonda della città,
quella del sindaco "genitore civico", secondo Donati.
Quella insomma che meno le istituzioni architettano e pasticciano
meglio è. Quella del non è obbligatorio cambiare
e pericoloso è sperimentare, la saggezza anoressica delle
società anziane. Per capire occorre sapere che Guazzaloca,
eletto dalla destra, non è uomo della destra né
in fondo di destra. Non è l'antipolitica ma l'apolitica.
Non ha il coraggio di confessare che gran parte dei fenomeni di
decadenza sono fuori dal controllo dell'amministrazione, come
la demografia e la criminalità. Non ha il gusto civico
dell'eleganza e infatti inonda la città di automobili e
fa installare nella piazza più bella un mostriciattolo
di plexiglas chiamato le Gocce che darebbe nell'occhio e apparirebbe
cafone con i suoi riflessi al neon a El Paso. Ma interpreta e
raccoglie un'aspirazione genuina della città. Alberto Sordi
avrebbe detto su scala romana la filosofia del "come stamo,
stamo". Consapevoli di essere stati viziati dal benessere,
non vogliono essere consapevoli del suo erodersi e, comunque,
l'erosione sarà, se sarà, tanto lenta che non me
ne accorgerò. E, se anche me ne accorgessi, restaurerò.
Più saggio, più pratico e meno azzardato che ricostruire.
Se Sergio Cofferati sfida Guazzaloca sulla "manutenzione"
della città e della società, nonostante i soli 1500
voti di differenza tra centro-destra e centro-sinistra nel 1999,
nonostante il trend nazionale sfavorevole al centro-destra, rischia
seriamente di perdere quando qui si voterà nel 2004. La
seconda idea della politica infatti è che il centro-sinistra,
gli eredi del miracolo che fu, siano più bravi di Guazzaloca
e soci e che quindi Bologna riconoscerà loro questo primato,
questo diritto "professionale" e "storico"
a governare. La Bologna di oggi consente di definire questa ipotesi
un'illusione.
La terza idea della politica potrebbe essere quella che Cofferati
comincia a chiamare del "Nuovo Welfare" ed è
singolare nemesi storica che sia chiamato a suscitarla lui che
il vecchio Welfare ha, spesso a ragione, talvolta a torto, difeso.
Consiste nel convincere gli anziani ad uscire di casa, i ricchi
ad investire, i giovani a tornare, l'università a farsi
industria e l'impresa a farsi ateneo. Convincere in nome della
necessità, per virtù e anche per divertimento alzando
tutti dal divano. I bolognesi se ne inventeranno un'altra per
stupire e stupirsi oppure si riassesteranno sugli ultimi ma non
per questo meno comodi cuscini e braccioli?
di Mino Fuccillo - l'Espresso
22 novembre
A proposito di Mazzanti e la Resistenza
Chi scrive è un cittadino bolognese
iscritto all'Anpi e portavoce dell'associazione "L'altrainformazione".
E' giusto, è possibile replicare in modo diplomatico e
pacato alle parole insultanti di Massimiliano Mazzanti (An) -
in consiglio comunale, non al bar! - sulla Resistenza e, quindi,
sulla Repubblica Italiana. Se il bolognese Fini fosse coerente
con la sacrosanta espulsione dal suo partito di quel tale che
ha distribuito in Parlamento una videocassetta con l'apologia
del nazista Priebke, penso che dovrebbe cacciare a pedate anche
questo signor Mazzanti.
Penso inoltre che se fossi nei panni di un colonnello dell'esercito
o di un maresciallo dei Carabinieri, mi sentirei profondamente
offeso da questa sfacciata strumentalizzazione dei miei colleghi
morti in Iraq. Strumentalizzazione doppiamente odiosa proprio
perché proviene dall'esponente di un partito che da sempre
pretende di rappresentare le forze armate e le forze dell'ordine.
"Spero che nel museo della Resistenza [in San Mattia] ci
venga spiegata la differenza tra i partigiani e i SOGGETTI che
hanno colpito a Nassiriya".
Spero vivamente - in quanto iscritto all'Anpi di una città
Medaglia d'oro per la Resistenza - che William Michelini, dopo
aver letto i giornali, voglia rispondere con la dovuta fermezza
a questa provocatoria "richiesta di spiegazioni". Credo
inoltre che quest'ultimo episodio dimostri per l'ennesima volta
come non sia possibile rapportarsi in modo asettico a questa giunta,
se si rappresentano i valori della Resistenza: non perché
è una giunta "di destra", ma perché ha
più volte dimostrato verso questi valori mancanza di rispetto
(Raisi a Montesole) e ha suscitato legittimi sospetti di strumentalizzazione
(Museo della Resistenza, restauro statue Porta Lame).
Personalmente non ho mai creduto nelle virtù taumaturgiche
dell'acqua di Fiuggi. Sono invece convinto che se i partigiani
avessero vinto oltre la guerra anche il dopoguerra, il Movimento
Sociale Italiano non avrebbe mai messo piede in Parlamento, visto
che la Costituzione (nata dalla Resistenza) vieta la ricostituzione
del partito fascista. Ricordo a Mazzanti - che evidentemente non
conosce la storia - che i più "antiamericani"
sono da sempre proprio i fascisti, i quali oltre ad essere stati
sconfitti, per sopravvivere durante la guerra fredda hanno dovuto
obbedire agli ordini dei loro acerrimi nemici, spesso facendo
per conto terzi il lavoro sporco in chiave anticomunista!
C'è una targa - ha presente signor Mazzanti? - nella stazione
di Bologna che ricorda a tutti di cosa sono capaci i fascisti,
anche in tempo di pace.
E si ricordi anche che i partigiani (giovani o anziani) sono sempre
qui, pronti a difendere la Costituzione e la pace, in particolare
da coloro che, avendole "subite", cercano ancora un'improbabile
rivincita.
lettera di Riccardo Lenzi, l'Unità, 22 novembre 2003
Mazzante cade da cavallo - Frate Tuck
15 novembre
La richiesta era stata fatta dal Comitato dei genitori. Già disposta l´ispezione Abusi edilizi in San Mattia il Comune manda i vigili Lite Ulivo-Monaco: volete la sanatoria Critiche anche da parte di An: o la giunta smentisce le accuse Ds o noi non voteremo
I vigili urbani dovranno verificare
l´esistenza di eventuali abusi edilizi nel cantiere di San
Mattia. Su quel che sta accadendo nell´ex convento chiedono
chiarimenti sia il centrosinistra che il consigliere comunale
di An Massimiliano Mazzanti. Ma la Giunta è decisa a tirare
dritto. Come è già successo in Sala Borsa - dove
indaga la Procura - il nucleo della polizia municipale che si
occupa dei controlli nel campo dell´edilizia è stato
chiamato a «indagare» su una attività del Comune
stesso: i lavori nel complesso di via Sant´Isaia. A sollecitare
l´intervento della squadra «anti abusi» è
stato il comitato San Mattia - vicino ad An - che si batte contro
il trasferimento delle scuole Manzolini e che ora non esclude
di presentare una segnalazione anche ai Carabinieri. I vigili
dipendono dal settore comunale Territorio e Riqualificazione urbana
che ha disposto l´ispezione. Il caso San Mattia registra
una accelerazione.
La Giunta Guazzaloca - ieri l´assessore all´Urbanistica
Carlo Monaco ha illustrato la pratica in commissione - è
infatti intenzionata a portare in consiglio già lunedì,
per l´approvazione, «la variante al piano regolatore
per la riqualificazione dell´ex convento». Una delibera
contestata in commissione dai Ds e dalla Margherita. «Si
parla di presunti abusi, in San Mattia, non è che adesso
volete fare una sanatoria?» chiedono le opposizioni. Il
testo della variante (a firma del settore Territorio e riqualificazione
urbana e dell´Area Opere pubbliche) è stato passato
ai raggi x dal centrosinistra. In particolare - è l´accusa
- si cambia destinazione d´uso mentre i lavori per i nuovi
«inquilini» dell´ex convento sono già
stati fatti. Ecco le carte (illustrate da Davide Ferrari dei Ds
e da Giovanni Maria Mazzanti della Margherita). La delibera che
la Giunta propone al consiglio comunale recita: «...una
piccola parte dell´edificio, circa 600 metri quadrati, verrà
destinato a sede della Soprintendenza regionale ai Beni culturali
e ambientali». Per Quercia e Margherita sarebbe stato meglio
parlare al passato, visto che gli uffici del soprintendente Garzillo
sono già stati assegnati con tanto di numero di telefono
attivo (basta chiedere alla Telecom). Sempre le opposizioni, per
avvalorare la tesi della variante-sanatoria, mostrano un documento
del 9 luglio scorso del direttore generale Enrico Biscaglia, che
citando il direttore delle Opere pubbliche Pierluigi Bottino -
ieri assente in commissione - scriveva: «I lavori relativi
alla convenzione/concessione con la Soprintendenza regionale sono
a scomputo dell´affitto dei locali, vengono eseguiti a cura
della Soprintendenza. I lavori sono in corso». Dunque, si
chiedono Ferrari e Mazzanti per il centrosinitra «se i lavori
erano già in corso in estate cosa autorizza la variante
urbanistica?».
Insiste nella sua denuncia Mazzanti della Margherita: «Ci
sono regole che sono state violate, in questa storia ci sono forti
analogie con quella della Sala Borsa, dove si è voluto
gettare il cuore oltre l´ostacolo. Dove l´ostacolo
sono le norme, che tutti siamo tenuti a rispettare, e il cuore
è la volontà del sindaco di fronte alla quale tutto
si piega». A chiedere garanzie alla Giunta è anche
Massimiliano Mazzanti di Alleanza nazionale: «Sulla permuta
per il cinema Manzoni la minoranza diceva che era la truffa delle
truffe. Abbiamo chiesto verifiche e abbiamo votato sicuri al 100%
di aver fatto il nostro dovere. Ma prima di votare questa delibera
voglio che le accuse della minoranza siano smentite». Monaco
invece in commissione non è entrato nel merito dei rilievi
del centrosinistra e della richiesta di An. «Vedo che i
consiglieri sono documentatissimi sui pareri dei vigili del fuoco,
sui metri quadrati... - ha detto l´assessore - l´oggetto
della delibera è di decidere la destinazione futura dell´immobile
e qui ci sono solo tre soluzioni: lasciare l´immobile in
un deplorevole stato di abbandono, rimetterci una scuola, trovare
altri usi urbanistici. Escludo le prime due ipotesi: se c´erano
altre scuole da mettere lì sarebbe già successo.
L´unica strada che ci resta è prevedere nuove destinazioni.
A meno che qualcuno non mi dimostri che è meglio lasciare
San Mattia abbandonato». La variante prevede il coinvolgimento
di più soggetti: il museo virtuale della Resistenza, la
Soprintendenza, l´Istituto Parri, l´Università.
Al momento sono stati già assegnati locali al soprintendente
Garzillo e al dipartimento universitario Dapt. Le scuole Manzolini
resteranno, almeno per quest´anno scolastico.
di Andrea Chiarini, la Repubblica, 15 novembre 2003
18 ottobre
Sala Borsa "liberata" dai cittadini
- Riccomini presenta una nuova memoria contro il progetto commerciale
di Guazzaloca.
Dopo l'esposto
in Procura che ha portato all'interruzione delle opere, l'intellettuale
bolognese torna alla carica contro il Comune "Adesso alziamo
il tiro" "C'è il tempo e la possibilità
di tornare all'idea originaria, quella proposta da Umberto Eco
e portata avanti dall'amministrazione Vitali"
di Leonardo Sacchetti, l'Unità, 18 ottobre 2003
"La Sala Borsa è carta straccia" - Dopo l'esposto Riccomini consegna una memoria ai carabinieri. Lo storico dell'arte: "Vi dimostro perché la convenzione tra Comune e privati è fuorilegge e va annullata"
di Paola Frontera, il Domani, 18 ottobre 2003
Monaco: "Utile un chiarimento"
Vitali interroga il ministro Urbani. Il patron di Sala Borsa spa diventa
un caso politico. Mazzanti: "Adesso fuori tutte le carte"
di Luciano Nigro, la Repubblica, 18 ottobre 2003
Bellentani ha una procura per trattare
con la giunta - Il caso-bancarotta sul tavolo dei magistrati
di Andrea Chiarini, la Repubblica, 18 ottobre 2003
"Un progetto che non amo più" - Moreno Cedroni titolare della Madonnina del Pescatore che dovrebbe gestire il ristorante
di Luigi Spezia, la Repubblica, 18 ottobre 2003
Garagnani: "Locale vessato". Eppure non è in regola - Il consigliere di FI attacca il quartiere San Vitale. Ma l'Altrainformazione rileva un'infrazione
di Adriana Comaschi, l'Unità, 18 ottobre 2003
Per un disguido nel servizio di recapito delle copie agli abbonati, l'Onorevole Fabio Garagnani non aveva ricevuto l'ultimo numero de il Resto del Giorgino, dove il caso della "terza goccia" di Bologna, alias la veranda del Gran Café di via Altabella, era ampiamente trattato. Ce ne scusiamo con l'Onorevole, che non ha potuto - ovviamente - avere informazioni preziose per l'interpellanza che aveva come oggetto le "vessazioni" operate dal Quartiere San Vitali ai danni dell'esercizio in questione; faremo in modo che non capiti mai più.
15 ottobre - Lettera del soprintendente regionale ai 23 intellettuali: "Oggi sarebbe inopportuno che ci esprimessimo io e il mio ufficio" Sala Borsa, Garzillo risponde a Riccomini "Le vostre preoccupazioni sulla biblioteca sono state anche le mie"
di ANDREA CHIARINI, la Repubblica, 15 ottobre 2003
Un carteggio tra il soprintendente regionale
Elio Garzillo e lo storico dell´arte Eugenio Riccomini.
Una richiesta di una assemblea pubblica per capire che sta succedendo
nel cantiere. E´ ancora la Sala Borsa al centro della polemica,
dopo la conferma che per gli abusi edilizi nella biblioteca multimediale
sono state iscritte nel registro degli indagati quattro persone.
Garzillo risponde alla «lettera dei 23», primo firmatario
Riccomini, un grido d´allarme sulla sorte della Sala Borsa
ristrutturata coi soldi di Bologna 2000. Chiamato in causa, il
soprintende regionale, con toni a metà tra il cortese e
il burocratico, conferma che «le vostre preoccupazioni sono
state anche le mie ed hanno trovato, a suo tempo, valutazione
e considerazione nelle fasi istruttorie ed anche nella parte dei
provvedimenti a mia firma». Quanto alla situazione attuale,
che presenta alcuni abusi edilizi accertati dai vigili urbani,
Garzillo - che ha lasciato il suo posto alla soprintendenza provinciale
a Sabina Ferrari - aggiunge: «Sarebbe del tutto indelicato
e inopportuno che ci esprimessimo io e l´ufficio da me diretto
che, nella differenziazione delle funzioni, è sprovvisto
di poteri accertativi ed eventualmente di intervento tecnico,
nel merito». Per il professor Riccomini la missiva conferma
che «Garzillo mostra di condividere le nostre preoccupazioni».
Lo storico dell´arte torna sugli abusi edilizi. L´assessore
Carlo Monaco a questo proposito nei giorni scorsi ha detto: «Mi
sembra che l´entità dei rilievi sia assolutamente
modesta e non proporzionata all´enfasi con cui i critici
sostengono che si deve cambiare il progetto».
«Posso anche concordare con le posizioni di Monaco - dice
Riccomini - ma non si tratta di rilevare l´entità
degli abusi, il fatto è che il Comune ha dato un cattivo
ed esempio. Che succede se un cittadino apre una piccola finestra
di un bagno su un cortile interno? Succede che se i vigili urbani
scoprono l´abuso quel cittadino passa dei guai. La Giunta
in un immobile che non gli appartiene - perché la Sala
Borsa è un edificio pubblico - ha lavorato come coloro
che fanno un po´ quello che vogliono, sperando poi che nessuno
se ne accorga. Ripeto: un pessimo esempio». Ma il punto
sul quale Riccomini insiste di più è «la trasformazione
del progetto culturale di Sala Borsa» all´origine
di parte degli attuali guai.
«C´è una mentalità purtroppo trasversale
- dice - che tende a considerare il mercato come una medicina
per ogni male. E invece così non dovrebbe essere. A nessuno
è venuto in mente di fare dei negozi nella loggia dell´Archiginnasio,
perché in quel caso prevale una sorta di sacralità
della cultura. Invece per la sala Borsa, una biblioteca, questo
discorso alla fine non vale, si parla di mercato: forse perché
quello è un luogo frequentato da molti giovani? Nessuno,
credo, arrivi a immaginare una scuola tutta privata, una sanità
solo privata, una magistratura privata. Per la cultura invece
la parola mercato corre sulla bocca di tutti».
Intanto l´associazione «L´Altrainformazione»,
che si batte contro quello che viene definito «lo scempio
di Sala Borsa» chiama in causa la Giunta comunale. «Riteniamo
a questo punto doveroso - si legge in un comunicato - che i responsabili
politici spieghino a tutti gli ignari cittadini bolognesi la vera
natura del progetto. Magari con una pubblica assemblea, per mettere
a tacere gli intellettuali che ci confondono le idee raccontandoci
che la Sala Borsa era la più grande Biblioteca-mediateca
europea e che non abbiamo bisogno di una nuova libreria, ma di
una biblioteca pubblica dove i libri sono gratuiti».
12 ottobre - Idee di destra per le elezioni
di MARCELLO FOIS, l'Unità, 12 ottobre 2003
Il Guazzaloca preelettorale è una fucina di idee. Quando non c'è più niente da inaugurare, quando tutte le statue sono state spostate, quando tutti i bidoni della spazzatura sono stati romanamente fascistizzati, allora si procede alla riinaugurazione. Il sistema prevede di inaugurare cose già fatte. Capiamoci bene: non è la stessa storia di appropriarsi di progetti pensati e impostati da altri, ma di inaugurare di nuovo cose già esistenti. Il monumento ai Partigiani di Porta Lame per esempio, una bella lucidata e via con l'inaugurazione, non del monumento in quanto tale, ma della lucidatura del monumento. La cittadinanza più distratta potrebbe pensare, non si sa mai, che quel monumento sia un altro degli obiettivi "centrati" di questa giunta. A questa lucidatura tuttavia non ha corrisposto una politica altrettanto linda. Lo stesso Sindaco che ha inaugurato la lucidatura del monumento ai partigiani, ha proposto di lucidare, fino alla scomparsa, la parola Fascista dalla lapide delle vittime del 2 Agosto, ha dato un contributo ai vigilantes di Forza Nuova, si riconosce in quel politico italiano che ha definito Mussolini un brav'uomo tour operator che mandava in vacanza i dissidenti, ha messo Raisi nel Cda di Monte Sole. Certo, Guazzaloca ha promesso all'Anpi l'inaugurazione, entro l'anno, del Museo della Resistenza, il che dovrebbe essere garanzia di antifascismo conclamato, peccato che l'abbia fatto per strategia, in vista della dismissione di un istituto scolastico pubblico, Le scuole Manzolini, che ha la maledizione di trovarsi in un punto troppo centrale e appetibile della città. Mentre si prepara la nuova, prestigiosa Sede del presunto Museo della Resistenza, infatti si lasciano decadere aule e strutture della scuola, in modo tale che sia il tempo a sfrattare i bambini dall'edificio. Intanto Guazzaloca inaugura una scuola privata cattolica, cablata, computerizzata, aerata, attrezzata di tutto punto. Sarebbe il caso di chiedere all'Anpi di "resistere" alle malìe del soldo e della sede prestigiosa per l'istituto Parri onlus che dovrebbe gestire il Museo promesso, se questo deve costare il venir meno ad uno dei principi fondamentali che rappresenta: la democrazia dei fatti, non quella degli spot.
12 ottobre - Il "bell'Esempio" della Sala Borsa
di GIANCARLA CODRIGNANI, l'Unità, 12 ottobre 2003
Sala Borsa. Mi sembra evidente che alla
nostra attuale amministrazione la parola «borsa» appare
carica di suggestioni che con la funzione dell'omonima sala hanno
poco a che fare. Il progetto dell'amministrazione Vitali e del
suo assessore alla Cultura, Roberto Grandi, era una cosa che riguardava
la cultura: era in grado non solo di dare alla città una
nuova biblioteca, ma di fare di Bologna la città dotata
di un «servizio pubblico informatizzato» del più
alto livello, che le avrebbe dato risonanza internazionale più
di un qualunque progetto di metropolitana.
Peccato quel nome. La borsa evoca suggestioni affaristiche, sia
nel tradizionale senso di contenitore personale in cui si tengono
i quattrini che in quello di luogo in cui si compra e vende il
danaro. Così i bellissimi ambienti storici e l'aula liberty
dedicati a una modernizzazione degli strumenti culturali che,
valorizzando i libri, utilizzano i collegamenti globali di internet,
sono sembrati al sindaco Guazzaloca e al suo Assessorato alla
Cultura (ma c'è ancora a Bologna un assessorato alla «cultura»?)
luoghi un po' sprecati. Quindi si sono mano a mano ridotti gli
spazi per la lettura, via i ragazzini (che cosa ci stanno a fare
in una biblio-videoteca?), via un bel numero di postazioni video
per fare posto a ristoranti e negozi, fonte di guadagno. E via
ai lavori destinati al mercato.
Adesso viene fuori che mancavano le autorizzazioni. E le magagne
vengono fuori perché le proteste dell'opposizione non hanno
mai prodotto una piega dentro al Palazzo (quello che si chiama
«comunale», cioè nostro, di noi cittadini)
e c'è voluta la testardaggine della società «civile»
(oggi lavoriamo bene sulla semantica) che è riuscita a
far fermare i lavori.
Vedremo come andrà a finire e come verranno interpretati
i limiti posti dalla lettera del sovrintendente Garzillo alle
concessioni consentite per negozi e sushi-bar. È importante,
invece, fare una considerazione conclusiva su una questione su
cui i cittadini che si informano dovrebbero sapere tutto e tenerne
conto nelle loro valutazioni «partitiche» per le prossime
elezioni.
Non so voi, ma io mi scandalizzo che chi governa non tenga conto
dei regolamenti e delle leggi. Qui non solo mancano i concetti
di base di ciò che comunemente si intende per cultura e
delle differenze che la distinguono dal mercato, ivi compresi
i vantaggi che dalla cultura il mercato moderno deriva. Manca
il senso della legalità: proprio il Comune deve essere
richiamato dai cittadini a rispettarla? Il solito «bell'esempio».
9 ottobre - Un pasticcio che si avvita su se stesso
di ALDO BALZANELLI, La Repubblica, 9 ottobre 2003
Quello di Sala Borsa non sarà lo scandalo del secolo, ma ogni giorno che passa emergono nuovi particolari che indicano quantomeno un preoccupante dilettantismo del Comune nella gestione di una vicenda partita male e continuata peggio. E' bene ricordare che in origine il progetto di Sala Borsa prevedeva che il contenitore fosse quasi completamente adibito a biblioteca multimediale. Ai libri e agli spazi di consultazione (cartacea ed elettronica) doveva essere affiancata soltanto una caffetteria. La giunta Guazzaloca, appena insediata, ha compiuto invece una scelta diversa, sposando un progetto di privatizzazione che ha ridotto lo spazio della biblioteca per far posto a negozi e ristorante. «Per sostenere i costi», è sempre stata la spiegazione. Ma nessuno ha mai chiarito in modo convincente perché si sia rinunciato a un affitto di un miliardo e mezzo di vecchie lire garantito dall' università, in favore di un canone di poco superiore (due miliardi) chiesto ai privati, che in cambio però hanno preteso, comprensibilmente dal loro punto di vista, spazi commerciali adeguati a tutto discapito dei libri e dei computer. Questa scelta ha portato con sé una cascata di guai, a cominciare dalla necessità di costruireuna scala mobile, togliendo spazio alla biblioteca dei ragazzi. Poi si è scoperto che erano necessarie le bussole, per dividere la parte commerciale dalla biblioteca come pretendevano i vigili del fuoco.Fatte le bussole è stato necessario prevederne l' aerazione: ed ecco spuntare i fori nei solai. E il ristorante aveva bisogno di una cucina: e allora altri buchi per far passare i camini e muri posticci per coprire il manufatto del '300 che l' allora soprintendente ai beni architettonici Garzillo aveva raccomandato di lasciare bene in vista. Come se non bastasse, per far posto alle cucine è stato letteralmente distrutto l' impianto di cablaggio telematico che Telecom aveva donato per le postazioni multimediali della biblioteca, sopravvissute, ma più che dimezzate, nella sala Collamarini. Ci fermiamo qui per amor di patria, anche se il professor Riccomini potrebbe proseguire per ore a raccontare quello che ha definito «un vero e proprio scempio». In questi ultimi giorni si è scoperto che alcuni dei lavori effettuati per mettere una toppa dopo l' altra al pasticcio che si era combinato non erano neppure autorizzati. Con il paradosso dei vigili comunali che vanno ad accertare un abuso del Comune. E' vero che in epoca di condoni potrebbe apparire un peccato veniale, ma non è certo edificante scoprire che un ente pubblico lavora come un qualunque palazzinaro, infischiandosene delle regole, sperando che nessuno scopra gli abusi e confidando nel buon cuore della soprintendenza, per muovere la quale, a quanto si sa, c' è voluto un esposto alla magistratura. Nel frattempo i privati che dovrebbero occupare gli spazi commerciali in Sala <Borsa (ristorante, libreria, vendita di dischi ecc.) restano senza volto, qualcuno dice perché in realtà non sono ancora stati trovati. Fatta eccezione per Sala Borsa spa, la società che ha vinto l' appalto e che nel frattempo, visti i ritardi nella consegna dei locali, ha già ottenuto un bello sconto sul canone di affitto.
9 ottobre - E ora andate a controllare le Manzolini
di MARCELLO FOIS, l'Unità, 9 ottobre 2003
La sala Borsa è a un punto vivo. Gli appelli alla legalità restati inascoltati a lungo hanno ricevuto una risposta, tardiva, ma inequivocabile: abusivismo. In questi tre anni di lavori di "riqualificazione commerciale" dello spazio le opere procedevano su due piani distinti: da un lato le modifiche ufficiali, dall'altro quelle ufficiose, che, evidentemente, erano state implicitamente permesse. Un sistema che è diventato il marchio dell'attuale Giunta. Per riassumere le cose vanno così: si annunciano dei lavori, se ne fanno degli altri. I controllori si distraggono. I cittadini si trovano di fronte ai fatti compiuti. Che si dovessero aprire camini di aerazione, con conseguente sfondamento dei solai, per esempio, non risultava da alcun progetto ufficiale. Ma questo non ha preoccupato nessuno dei nostri amministratori e uffici tecnici, pronti, in caso di emergenza a riunirsi e variare ad hoc il progetto di cui sopra. Un sistema diffuso che accomuna l'affare Sala Borsa all'affare San Mattia e Manzolini. Proviamo a mettere ordine: le scuole Manzolini andrebbero ristrutturate, ci sono i soldi per farlo, una bella cifra che andrebbe sprecata a migliorare un istituto in perdita. Come la Sala Borsa in quanto polo bibliotecario e basta, anche le Manzolini in quanto scuola e basta non hanno quell'appeal aziendal-mercantile che tanto piace ai Berluscones locali. Detta in soldoni ristrutturare scuole e biblioteche è un'idea di sinistra, perché scuole e biblioteche significano servizi, ma non guadagni. Così si avviano lavori per rendere conveniente uno spazio di pubblica lettura come la Sala Borsa e contemporaneamente si assegnano gli spazi scolastici come le Manzolini ad attività più remunerative. L'occasione ghiotta arriva nel gennaio 2003 quando lo scandalo della Fondazione Monte Sole, con l'elezione di Raisi, AN, a rappresentante del Comune di Bologna nel suo CdA, consiglia una reazione uguale e contraria. Il Museo della Resistenza appare immediatamente perfetto alla bisogna. La teoria è questa: certo abbiamo mandato un ex fascista a Monte Sole, ma in compenso abbiamo trovato gli spazi per il nuovo Museo della Resistenza. Quegli spazi, inutile dirlo, sono le Manzolini. Tre piccioni con una fava: mandare via 250 bambini da un edificio appetitoso in centro; provocare una crisi di coscienza tutta politica tra chi deve scegliere tra i partigiani e gli scolari; accreditarsi come Giunta a 360° che dà alla Destra e alla Sinistra. I lavori per ripulirsi la faccetta nera possono iniziare. Ma il sacco del complesso San Mattia ha origine almeno nel novantanove, quando, dopo l'assegnazione della chiesa sconsacrata a spazio espositivo si dà un'occhiata al convento che ospita l'istituto scolastico e si decide che è il caso di metterci un piede dentro. Si inizia con una biblioteca della facoltà d'Ingegneria, poi si vedrà. Ma non è finita perché a latere, silenziosamente, erano nel frattempo iniziati, in un'altra ala delle Manzolini, i lavori di ristrutturazione per la nuova sede della Soprintendenza Regionale ai Beni Architettonici. Tali lavori, ben inteso, procedono sfruttando i fondi per la ristrutturazione della scuola, dal momento che le Manzolini, frantumate tra il Parri Onlus, formalmente non più l'Istituto Regionale per la Storia della Resistenza e della Guerra di Liberazione, la Sovrintendenza Regionale ai Beni Architettonici e Biblioteca della facoltà di Ingegneria, restano sempre, per PRG, un polo scolastico. Un giochetto da ragazzi: con i soldi della scuola si finanziano le ristrutturazioni di tutte le altre strutture fuorché quelle della scuola. Ancora una volta i controllori si distraggono. Ma questa volta i controllori sono parte in causa. Rispondere delle Manzolini per la Soprintendenza ai Beni Architettonici Regionale, significa rispondere di se stessa, in quanto occupante uno spazio che avrebbe dovuto salvaguardare. Per questo, sotto la canicola di luglio, una riunione del'Ufficio Tecnico del Comune stabilisce che la struttura delle Manzolini cambia destinazione d'uso, che non di scuole si tratta, ma di polo cultural-museale. In questo modo si legalizzano retroattivamente spese già fatte. Nella Democrazia dei corridoi non ci si può aspettare di meglio: un Museo della Resistenza, che non si farà mai come l'Anpi s'aspetta; una biblioteca testa di ponte che non ha nemmeno i bagni; la sede della Sovrintendenza che gratta via via sempre più spazi all'istituto scolastico. Ai bambini delle Manzolini resta la precarietà di sentirsi ospiti a casa propria, a tempo determinato s'intende. la Sovrintendenza Regionale munita di uno spazio prestigioso per cui non ha dovuto pagare niente, troppo presa ad acquisire spazi e ad arredare i nuovi uffici, non ha avuto tempo di rispondere agli appelli che gli giungevano pressanti a proposito della congruità dei lavori in Sala Borsa. E siamo da capo.
9 ottobre
- Abusi edilizi: a Bologna li fa il Comune
I vigili
"scoprono" che in Sala Borsa sono stati effettuati lavori
senza autorizzazione
di Andrea Bonzi, l'Unità, 9 ottobre 2003
25 settembre - Spuntano anche le vignette in favore di Guazzaloca
di ANDREA CHIARINI, La Repubblica, 25 settembre 2003
E´ ORMAI l´angolo dello
sberleffo, il tazebao che illustra con ironia, voglia di satira
e qualche colpo basso la vita, le delibere e, direbbe il critico
Vittorio Sgarbi, «gli illeciti estetici» della Giunta
Guazzaloca. E´ una striscia quotidiana dove vige l´extraterritorialità
politica, dove prima un gruppo di cittadini organizzato, poi tanti
liberi pensatori scrivono ogni giorno una nuova puntata delle
mille storie della città e della sua amministrazione. Finirci
dentro è facile, basta girare attorno all´infobox
di piazza Re Enzo, lasciandosi il bar la Linea alla sinistra e
alzare lo sguardo. E l´edicola fai da te comparirà
sulla recinzione in legno di uno dei tanti cantieri infiniti,
mai come in questo caso tanto preziosi. Così viaggia l´altrainformazione,
senza assilli mediatici, ansia da televisioni, incontinenza da
dichiarazione. Basta una manciata di puntine, un po´ di
nastro adesivo e tanta fantasia.
Ogni giorno decine e decine di persone si fermano a leggere le
vignette di Zap e Ida, la saga delle «gocce» di Guazzaloca
e i nuovi personaggi: i «pulisman» sparamulte che,
pare, si stiano accanendo proprio contro l´utilitaria dei
due autori.Lo sberleffo è più potente di un dibattito
in consiglio comunale, soprattutto delle ultime sedute andate
deserte per mancanza di consiglieri e assessori. E, per alcuni,
è parimenti, se non più, democratico. Tanto che
chi vuole, sul tazebao artigianale, può fare a piacer suo.
All´inizio sempre i vigili, ahi loro, venivano spediti a
staccare una ad una le vignette che il Palazzo non amava leggere,
non il sindaco, ma nemmeno gli uomini dell´opposizione per
certi riferimenti sulla lentezza del centrosinistra a schiacciare
in campo avversario le palle che, di rado, Guazzaloca alza troppo
per errore sopra la sua testa. Tutto registrato da qualche attento
testimone che a pennarello chiosa i blitz alla scolorina dei fischietti
(«come se non avessero altro da fare») e le lamentele
di consiglieri in difetto di humor. Ma c´è di più,
a dimostrazione del successo del muro del riso di piazza Re Enzo,
da ieri è comparsa la firma di Amir che fa contro informazione
all´altrainformazione, raddrizza con la satira ciò
che con la satira si tenta di ridicolizzare: chi si prende troppo
sul serio e in Municipio la categoria è affollata, molto.
«Sono contento, grazie al sindaco la città è
più pulita e non è mai stata così bella»,
dice un personaggio uscito dalla penna di Amir, «Vero -
fa l´altro - non capisco le due gocce... forse sono le gocce
di pianto della sinistra che non sa più cosa criticare».
Non passa mattina senza che su quel pezzo di legno compaiono spunti
nuovi. Si possono leggere le tre pagine del dossier su Mussolini
che mandava in vacanza gli italiani (al confino Berlusconi non
lo dice), oppure, in fotocopia con tanto di evidenziatore giallo,
quel passaggio firmato Wu Ming dedicato alla stampa locale di
allora, che «arrivò a negare l´eccidio di Marzabotto».
Ma il colpo grosso l´hanno messo a segno gli inventori di
piazza Barattoli, così è stato ribattezzato quest´angolo
di Bologna, gli stessi che curano il sito dell´Altrainformazione
e che editano il Resto del Giorgino, tabloid ispirato alle scelte
amministrative di Guazzaloca. Nell´ultimo numero c´è
un piccolo scoop. Pare proprio che le «gocce» disegnate
dall´architetto Mario Cucinella, non siano le sole al mondo
e che anzi si assomiglino ai padiglioni di una Esplanade realizzata
in quel di Singapore. Come due gocce d´acqua.
23 settembre - LA POLEMICA Lite in Comune per le inaugurazioni fatte all´insaputa del sindaco
I guazzalochiani
accusano l´Ulivo: "Ci scippa i tagli del nastro"
Merola: li ho invitati, ma non mi hanno risposto
di ANDREA CHIARINI, La Repubblica, 23 settembre 2003
Parcheggi e giardini, vie e rotonde.
E´ iniziata la corsa all´inaugurazione, corollario
ormai indispensabile alla campagna elettorale che avanza. Assessori
in prima fila, quando può il sindaco, tutti in posa per
la foto di rito. Ma i presidenti di Quartiere dell´Ulivo
non ci stanno a finire ai margini e, se possono, sgomitano un
po´. «Fatti più in là» cantavano
le Sorelle Bandiera, ritornello tornato in voga sotto le Due Torri.
Da qualche giorno il taglio dei nastri si è fatto ancora
più fitto e Giorgio Guazzaloca ha redarguito i suoi: svegliatevi
e non fatevi più rubare la scena dall´opposizione...
Tanto che una sua consigliera, Maria Cristina Marri, Udc, strapazza
a stretto giro in diretta radiofonica i presidenti di Quartiere
del centrosinistra. «Questi fanno inaugurazioni di contrabbando,
senza avvertirci» è l´accusa. Il 19 settembre
alla Cirenaica è stata aperto un giardino pubblico, poi
è toccato a via Giovanni Favilli, domenica con tanto di
banda c´è stato il taglio del nastro in piazza Lambrakis,
mentre oggi ben due assessori, Franco Pellizzer e Carlo Monaco,
saranno a mezzogiorno in piazza Galileo dopo il restyling. Ieri
in consiglio comunale nuova puntata. Alberto Vannini, guazzalochiano
doc, si presenta a inizio seduta con un discorso scritto per mettere
nel mirino il presidente del Savena, il diessino Virginio Merola.
«Ha inaugurato via Favilli e piazza Lambrakis, per la quale
il Comune ha speso 282 mila euro, senza dire nulla all´amministrazione
- dice - nei volantini firmati da Merola, con l´annuncio
dell´iniziativa, non compariva il nome di alcun rappresentante
del sindaco o della Giunta, non voglio ipotizzare altre ragioni,
oltre a quella della carenza comunicativa, anche se ci vedo più
anche altro un mancato rispetto istituzionale». Merola,
udito Vannini, alza la mano per prendere la parola e mordersi
la lingua.
«Carenza comunicativa? Ma scherziamo - dice in aula - ho
scritto al sindaco e da qualche parte la lettera sarà pur
protocollata, e per sicurezza, siccome dall´ufficio di Guazzaloca
non arrivavano risposte, ho telefonato alla sua segretaria, ma
senza ottenere risultati. Quando si lanciano certe accuse bisognerebbe
prima sapere come sono andate le cose, se qualcuno ha peccato
di scarsa trasparenza questo è il sindaco, che del resto
è abituato a mancare gli appuntamenti istituzionali, come
le inaugurazioni, salvo poi presentarsi più tardi come
"semplice cittadino", tanto per restare nel rispetto
istituzionale». Vannini, preso in contropiede, reagisce
con un comunicato: «Non avrei voluto, ma Merola se l´è
proprio cercata. Non può inaugurare un´opera non
sua, certe manifestazioni vanno concordate e caso mai è
il sindaco che chiama Merola e non il contrario. Ma si capisce...
l´opposizione è spaventata dalla concretezza della
Giunta e non ha ancora digerito l´infobox di piazza re Enzo».
Fra qualche giorno toccherà all´inaugurazione del
nuovo centro sociale in via Sante Vincenzi. I cittadini sono ansiosi
di sapere chi sarà invitato e chi sarà effettivamente
presente.
18 settembre - "Povera Sala Borsa devastata da bussole, ascensore e cucine"
Lo storico
d' arte Riccomini
"ispeziona" il cantiere della biblioteca . "Tanti
piccoli interventi per un massacro"
"L' attività culturale diventerà l' appendice
ingombrante del ristorantino" "Sono stati eliminati
infissi storici, nascosti muri del Trecento, murate portefinestre"
Negli anni in cui è stato vice sindaco ha visto il nascere
del progetto "Mediateca" "Demolizioni, divisioni
e nuove costruzioni hanno snaturato i ballatoi"
di BRUNELLA TORRESIN, La Repubblica, 18 settembre 2003
Negli anni in cui è stato vice sindaco di Bologna, assessore alla cultura, poi consigliere comunale, Eugenio Riccomini ha visto il nascere del progetto Sala Borsa: il recupero dell' edificio, la sua destinazione a biblioteca multimediale, in una città che scontava l' handicap di una biblioteca centrale, a palazzo Montanari, stritolata dalla mancanza di spazio e inadeguata. Ieri mattina, da privato cittadino, il più amato tra gli storici e divulgatori dell' arte è tornato in Sala Borsa, per constatare con i suoi occhi, quanto e cosa sia cambiato in questi ultimi quattro anni. Ha chiesto di poter parlare con gli architetti del Comune, Roberto Scannavini e Nullo Bellodi, autori del progetto originale. Ha guardato, ha domandato e ottenuto spiegazioni. Riccomini, che è anche stato soprintendente, ne è uscito incredulo e scandalizzato. Vi sono lavori in corso, che dureranno fino alla fine di novembre, e che, su richiesta dei gestori privati, servono a trasformare in «centro commerciale» (questa è l' espressione usata non dai comitati di cittadini bensì dai Vigili del Fuoco) spazi e locali in origine destinat i alla biblioteca: libreria, agenzia di viaggio, negozio di design, aule informatiche, bar, wine bar e ristorante. «Dal 1999 - dice Riccomini - si sono sommati tanti interventi apparentemente di piccola entità, il cui risultato finale è il massacro della Sala Borsa. Nel '99 tutto era pronto per allestire la più grande biblioteca italiana, oggi le hanno tolto il futuro». Ultimi in ordine di tempo i lavori per le «bussole»: quattro corridoi di circa due metri che separeranno gli ingressi alla biblioteca dallo spazio commerciale. «Verranno costruiti in cemento armato». Ne sono previste due ai lati dell' ingresso nella piazza coperta, all' imbocco delle scale che conducono ai ballatoi. Una terza all' ingresso dell' emeroteca. Una quarta all' altro lato della piazza. «Questi corridoi, isolati, dovranno essere ventilati con due prese d' aria. Due grossi tubi dovranno essere collegati al soffitto delle bussole e sbucare sul tetto: la legge dice che dovranno superare d i un metro il colmo del coperto. Sul tetto della Sala Borsa cresceranno otto alti comignoli del diametro di 40 centimetri». Salendo le scale che conducono ai ballatoi, dove sono visibili i fori nei muri per il passaggio delle canalizzazioni verticali, è possibile dare un' occhiata al vano della scala mobile, l' elemento «attrattivo» chiesto dalla cordata Edison Touring, vincitrice della gara, e creato demolendo una sala di lettura della Biblioteca Ragazzi. Il vano è stato isolato dal muro esterno (che prospetta sull' esedra) con una contro parete: «queste - dice Riccomini indicando le finestre esterne - non si apriranno più». I locali del primo e secondo ballatoio ospiteranno a sinistra negozi, e ristoranti a destra (lato di via Ugo Bassi). Gli interventi più invasivi sono stati fatti a destra: «Le porte finestre che prospettano sui ballatoi di destra sono state in parte murate, e si è persa la simmetria con l' ala sinistra. Gli infissi storici sono stati eliminati. E qui - indica Riccomini - sono previste le cucine». Una grossa conduttura di metallo scende dal soffitto. Lo spazio, in origine aperto, perché avrebbe dovuto ospitare postazioni per la lettura e la navigazione in rete, è stato suddiviso in diverse stanze con nuove pareti. In fondo a destra è stato costruito un ascensore montacarichi, che collega piano terra e terzo piano, con ingresso da via Ugo Bassi. Parte del muro esterno, il muro del Trecento, è stato nascosto da una controparete. «Qui, al secondo ballatoio, erano stati predisposti e realizzati tutti i servizi per la sala di lettura universitaria: sono stati demoliti. Se non ricordo male, nel 1999 la convenzione con l' università era già stata redatta: avrebbe garantito al Comune entrate per 1,5 miliardi di lire l' anno». La scala mobile, l' ascensore, le cucine, la sala lettura demolita e le bussole, le canalizzazioni, le porte murate e le contropareti, gli infissi sostituiti e i se rvizi demoliti: «Tutte queste operazioni devastanti, sono state autorizzate?», domanda Riccomini. Il «progetto di adeguamento commerciale di Sala Borsa» è stato autorizzato dalle Soprintendenze. La struttura in muratura delle bussole tagliafuoco è stata autorizzata dalla soprintendente ai beni architettonici il 7 maggio di quest' anno. Mancano, così ha riferito l' assessore Monaco in Consiglio Comunale, i permessi per gli impianti di ventilazione delle bussole. Verranno chiesti, e saranno concessi: autorizzate le bussole, sarebbe paradossale non autorizzarne gli impianti: «è stata esercitato un controllo puramente burocratico», dice Riccomini. «Se questo cambio di destinazione d' uso avrà successo, molta gente entrerà per fare shopping o andare a ristorante, fregandosene della biblioteca, che diventerà l' appendice un po' ingombrante del ristorantino. Questi non sono servizi aggiuntivi alla biblioteca, ma servizi che ne soffocano la futura poss ibilità di sviluppo», commenta Riccomini, «e non c' è più niente da fare. I denari sono stati buttati via, e non se ne troveranno altri per far tornare tutto come prima».
16 settembre - Partire
dalle "gocce" per fermare altri scempi
l'intervento
di Walter Vitali su la Repubblica
Le parole di Vittorio Sgarbi in Piazza
Maggiore meritano qualche ulteriore riflessione.
"Non siamo i padroni della città, ma i suoi custodi"
E' stato il passaggio più applaudito del suo discorso
sull'Infobox, ed è esattamente il concetto da cui Giovanna
Grignaffini ed io siamo partiti per rivolgere un'interrogazione
parlamentare al Ministro Urbani.
Si potrebbe aggiungere, e anche su questo Sgarbi ha mostrato piena
condivisione, che le regole di tutela della città storica
non devono mutare a seconda delle maggioranze al governo a Roma
o a Bologna.
La questione che ponemmo allora riguardava esattamente questo
punto: perché quello che valeva con i precedenti Soprintendenti
e le precedenti amministrazioni, cioè l'applicazione rigorosa
dei criteri di salvaguardia del complesso monumentale di Piazza
Maggiore, non doveva valere più oggi? Evidentemente per
compiacere alla volontà politica dell'attuale maggioranza
di Palazzo d'Accursio.
Alla luce delle parole di Sgarbi pare ancor più chiaro
che il rifiuto di Urbani di sottoporre il progetto dell'Infobox
al parere del competente Comitato di settore del Ministero è
stato un autentico sopruso, come avevano giustamente osservato
Vittorio Emiliani e il Comitato Nazionale per la Bellezza.
"Potevano chiedere il parere di Pierluigi Cervellati"
Non l'hanno fatto e non lo hanno ascoltato neanche quando
egli, insieme a Campos Venuti, a Eugenio Riccomini e a tanti altri
esponenti della cultura cittadina, si è pronunciato risolutamente
contro.
Si è così manifestata ancora una volta l'indole
di questa amministrazione a non ascoltare la città. Peggio:
a pensare che lo scintillio di un Infobox (ma quelli veri sono
tutta un'altra cosa!) e una mostra di progetti di là da
venire potessero distogliere i cittadini dall'osservazione quotidiana
di cosa non va e di cosa è stato promesso ma non realizzato.
Poteva funzionare. Anche Berlusconi ci prova sempre. Se non ci sono riusciti il merito
è in gran parte del gruppo di cittadini de L'Altrainformazione,
che ha sollecitato con ironia e intelligenza l'attenzione
dell'opinione pubblica, e dell'opposizione consiliare, la quale
è intervenuta più volte sul tema.
"Piazza Maggiore è il
luogo più importante d'Europa per la scultura del Rinascimento" E' un concetto che anche Guazzaloca avrebbe
fatto bene ad ascoltare l'altra sera, anziché svignarsela
in modo poco elegante.
Richiama l'importanza artistica di Bologna, poco valorizzata e
poco conosciuta anche dai suoi cittadini. E il grande significato
architettonico del nostro centro storico, la cui conservazione
non è un peso o un tributo pagato al passato, ma una delle
principali opportunità per rendere più vivibile
ed accogliente la nostra città negli anni a venire.
La tutela della città storica che abbiamo invocato per
l'Infobox significa allora rispettare la vocazione culturale dei
grandi contenitori del centro, evitando lo scempio di Sala Borsa e destinando
San Mattia alle scuole e al Museo della Resistenza.
Significa difendere l'ex STAVECO dall'aggressione speculativa,
e rivedere drasticamente il progetto per l'area SEABO (Mai più
Borgo Masini!).
E significa affrontare correttamente il tema conservazione - innovazione
architettonica nella città storica.
La critica all'Infobox in Piazza Re Enzo non significa che non
si debba pensare ad importanti interventi di architettura contemporanea.
Ad esempio dopo l'inizio dei lavori per l'Alta Velocità
il tema della Stazione ferroviaria è ormai ineludibile.
E va riaperto.
16 settembre - Skiantos, 25 anni intelligentemente demenziali
intervista di Chiara
Affronte, da l'Unità del 16 settembre 2003
Ironia che scuote le coscienze, sarcasmo
che le provoca e demenzialità che le diverte. In una parola
Skiantos, gruppo rock demenziale che da 25 anni prosegue nella
sua attività, a tratti "a-logica", e che festeggia
questo primato oggi, dalle 19 alle 24, all'arena della Festa nazionale
dell'Unità con altri musicisti e artisti impegnati nella
maratona "Io sono un demente (una giornata a perdere)"
condotta da Patrizio Roversi. Ci saranno, tra gli altri, Donatella
Rettore, Righeira, Diego Abatantuono, Luca Carboni, Claudio Lolli,
Antonio Albanese, Jimmy Villotti, (passeranno Paolo Cavoli
ed Enzo Iacchetti). Infine Elio e le storie tese si cimenteranno
in una burla "demente" con gli Skiantos. Domani, invece,
in programma un convegno sul genere demenziale (con Roberto Grandi,
Paolo Fabbri e Omar Calabrese).
Parliamo di questo e di altro con Roberto "Freak"
Antoni, anima del gruppo.
Siete considerati da sempre i detentori
di quella potente arma di indagine della realtà che è
l'ironia. Dove e come l'ironia incontra il demenziale?
Il demenziale (genere propriamente
classificato dalla semiologia Maria Corti dell'Università
di Pavia) è da un lato goliardia, ma non solo. E' piuttosto
l'unione di ironia, sarcasmo, surrealismo, a-logicità.
E' l'aggancio di concetti spesso assurdi o gratuiti; è
la giustapposizione di elementi su cui si è costruito il
concetto freudiano di inconscio, quello bretoniano di surreale.
Il demenziale nasce dalla libera associazione di idee che tutta
la letteratura dei primi del '900 ha indagato, evidenziando come
da questi accostamenti nascessero intuizioni spesso più
esilaranti di quelle scaturite dal senso comune.
Ironia sovversiva e rivoluzionaria?
A suo tempo siamo stati inseriti tra le avanguardie artistiche,
perché, pur partendo dal rock, costituivamo un'alternativa.
Gli Skiantos sono un frutto del '77 bolognese: riesci a fare
un confronto tra l'utilizzo dell'ironia allora rispetto ad oggi,
con un panorama politico-culturale di fondo diverso?
Credo che di ironia ci sia sempre bisogno perché è
uno strumento che permette di essere reattivi. Il '77 a Bologna
è stato un momento travolgente, in cui la città
si muoveva, faceva, proponeva. Si assisteva ad un incredibile
rigurgito di creatività e sperimentazione, notevolmente
testimoniate da pubblicazioni come "Frigidaire" e "Valvoline",
da artisti come Andrea Pazienza, da scrittori come Pier Vittorio
Tondelli, da esperienze come quella di Radio Alice. Forse la stasi
dopo una tale sbornia creativa era necessaria, ma adesso c'è
senz'altro bisogno di rinnovarsi. L'onda lunga del '77 è
arrivata fino ad oggi a Bologna, dove il fermento culturale non
manca. Però l'apatia si sente e c'è bisogno di reazione.
Se il fermento culturale c'è, allora cosa manca?
Manca la capacità e il desiderio di scambio, di confronto,
e una piazza piena di capannelli di persone che parlano di tutto:
di sport, di musica e di politica.
Perché la politica è vita?
Sì, ma manca la passione civile, la voglia di polemizzare,
di manifestare un dissenso di fronte ad un potere troppo rigido.
Un potere forse oggi anche più subdolo?
Sì. Il potere oggi ha affinato le sue armi, è
un grande comunicatore e sa perfettamente quali mezzi usare. Ha
imparato a confrontarsi con i mass media: sfugge e non si palesa.
E' un potere agguerrito, che indossa una maschera accomodante.
Per questo è più difficile manifestare un dissenso,
tenendo sempre conto che la reazione non deve essere irregimentazione.
Così come è accaduto ai "creativi" del
'77 che, dopo la spaccatura del movimento, non sono approdati
al terrorismo.
C'è della nostalgia nella celebrazione dei prossimi
giorni?
No, nostalgia è regredire. Il nostro passato è
servito a farci crescere e la giornata di oggi è piuttosto
un ricordare per ripartire, chiesto e pensato innanzitutto da
Oderso Rubini, da intellettuali bolognesi come Roberto Grandi
(prorettore dell'Università di Bologna), da Nicola Sinisi
(assessore alla cultura di passate amministrazioni di centrosinistra)
e dalla festa dell'Unità. E noi non possiamo che accettare
con immenso piacere questo invito.
Certo che festeggiare dal centro della città, da piazza
Maggiore, sarebbe stato divertente, non credi?
Senz'altro. Facciamo così: diamo appuntamento alla
festa per il trentennale degli Skiantos proprio dalla piazza!
Tornando ad oggi. Come collochi gli Skiantos nel panorama musicale
attuale?
Siamo ancora dei disadattati. Che amano suonare dal vivo,
che usano l'ironia come un mezzo e non come un fine, che le major
della discografia evitano. Del resto pensiamo che "sarà
una risata a seppellire il potere".
Tutte le risate? Anche quelle di Zelig? Non sembra che aprano
sempre gli occhi, ma che anzi a volte facciano apparire il "padrone"
magnanimo, visto che si fa sbeffeggiare sulle sue televisioni.
Certo: alcune cose paiono bellamente ipocrite. La conclusione
sembra sempre "Il re è inamovibile". Un divertimento
disimpegnato, insomma.
E di Cofferati sindaco cosa pensi?
Perché no! Non è bolognese, ma è il bello
di Bologna essere "apolide", di non essere abitata solo
da autoctoni, ma da trapiantati. Cofferati può ben rappresentare
Bologna.
Progetti?
Un cd con rarità Skiantos: cammei rimasti nei cassetti.
E chissà, forse un progetto che volevamo fare qualche mese
fa: incatenarci in piazza e fare una colletta per quei poveri
ricchi di Confindustria che piangono miseria. Con tanto di conto
corrente. Aiutiamoli!
14 settembre
- Infobox e cassonetti,
intellettuali che fatica!
Articolo
non firmato - da Il Resto del Carlino, 14 settembre
Dura è la vita degli intellettuali
bolognesi. Non passa giorno che non debbano esercitare un'acuta
e profonda azione di "vigilanza" in nome dei
principi di libertà e di democrazia. Una vera faticaccia.
Tanto per cominciare, la mattina devono svegliarsi alle 7.30.
Bei tempi quando potevano concedersi un sonnellino fino alle 10-10.30.
Con la democrazia in pericolo c'è poco da sonnecchiare.
Dunque, alle 7.30 tutti in piedi, pronti ad intervenire. Ma dove?
In difesa dei bambini? In difesa degli anziani? In difesa dei
cittadini rimasti ingiustamente senza lavoro? No, le loro preoccupazioni
sono essenzialmente rivolte in due direzioni. La prima è
l'Infobox di Piazza Re Enzo. A loro non piace. Poco importa
che l'abbiano visitato oltre 70mila cittadini, gran parte dei
quali hanno invece apprezzato la funzione dell'opera: informare
direttamente la gente sulle opere che a Bologna saranno realizzate
o si stanno realizzando. E' il solito popolo bue, grugniscono
gonfiandosi d'immenso, senza una guida si lascia abbindolare.
Per loro andava meglio prima. Quando, dove ora sorge l'Infobox,
c'era un sottopassaggio semidistrutto nel quale regnavano sporcizia
e degrado. Proprio nel bel mezzo della città. Ma si sa:
tutti i gusti son gusti. La seconda "missione"
a proposito di gusti e di odori vede impegnati gli intellettuali
nella difesa del color "rosso mattone" di cestini
e cassonetti. E' una battaglia dura, durissima, per la quale,
annunciano pensosi, "occorre riflettere". Che cosa si
nasconde dietro la cancellazione del "rosso mattone"?
In quale piano antidemocratico, filoamericano e ohibò,
occidentale si inserisce il fatto di dipingere gli stessi cestini,
gli stessi cassonetti con colori che vanno dal bruno all'antracite?
Scrittori, docenti universitari, architetti hanno così
deciso, seduta stante, di tirar fuori carta e penna. E giù
una firma dietro l'altra, a testimonianza di una preoccupazione
profonda, palpabile, irrefrenabile. L'appello è partito:
fermate lo scempio! Niente antracite sui cassonetti! Viva il rosso
mattone! Ora la lettera passa di casa in casa, di quartiere in
quartiere. Il popolo, i cittadini leggono e si volgono compiaciuti
verso gli intellettuali che ancora una volta hanno assolto - fedeli
all'insegnamento marxista-leninista il loro compito di guida.
Una guida lucida e determinata. Tanto da preparare già
la prossima mossa: una catena umana attorno ai cassonetti. Per
difenderli dall'antracite. Bologna ringrazia.
Ringraziamo il Direttore del Resto del Carlino e l'anonimo estensore del profondo ragionamento qui sopra riportato per aver indirettamente informato i cittadini bolognesi dell'esistenza di opinioni diverse da quelle normalmente passate attraverso le veline di Palazzo D'Accursio. Ci permettiamo di dare un suggerimento: per sancire in maniera più trasparente l'essenza del giornale, cambieremmo il nome della testata. Ci rendiamo conto che il Resto del Carlino ha ormai un valore storico, ma con la ventata di modernità che si respira a Bologna, tutto si può cambiare. Si possono snaturare luoghi storici e monumentali, si possono cambiare i colori della città, figuriamoci se non si può cambiare il nome di un giornale. E allora senza remore, e senza rimpianti, verso una nuova testata, Il Resto del Giorgino: ci sembra molto più aderente alla realtà.
Censurare e Leccare, servitori che goduria!
Comoda la vita della servitù
bolognese. Non passa giorno che non possa (debba) evitare di riportare
certe notizie, per accontentare la voglia di censura dei loro
padroni. Una vera pacchia!
Tanto per cominciare possono "pensare" ai fatti loro
durante le conferenze stampa; poi non sono costretti a controllare
sul vocabolario se "scuola" si scrive col "q"
o col "cq".
Se poi dovessero capitare fatti inconsueti e/o allarmanti
come consiglieri che girano armati per la piazzola, o (post)fascisti
spediti a Montesole per conto del Comune il Resto del Giorgino
proclama uno "sciopero azzurro". Tutti i redattori sono
invitati al "ME NE FREGO party",
una festa alla quale si può partecipare solo se in possesso
dell'apposito equipaggiamento:
scolapasta in testa, manganello nella destra e compasso nella
sinistra. Tutti ballano e cantano per dimenticare. L'alcol però
è severamente proibito: qualcuno potrebbe scrivere delle
boiate.
Come dar torto a questa filosofia di vita? Si sa: i veri intellettuali
come il direttore Mazzucca si interessano solo dei
massimi sistemi. Come, ad esempio, la "bolognesità",
l'epistemologia del tortellino o il re-visionismo storico.
Pr evitèr
i znèster, s'as ha da fèr un inchén l'è
méi fèrel a un sparlungàn piotòst
che a un mazacròc.
(Per evitare le lombaggini, se si
deve fare un inchino è meglio farlo ad uno spilungone
che ad un nano.)
Riccardo Lenzi
14 settembre - LE PAROLE CONGELATE
di Marcello
Fois - da Unità, 14 settembre
A me questa storia dell'Infobox mi sembra
come quella di certe famiglie dei telefilm americani. Là
tutti lavorano, i padri se ne fregano dei figli e le madri anche.
A tavola mangiano schifezze tali che non vedono l'ora di alzarsi
e mettersi davanti alla televisione. Là tutti si lamentano
con tutti perché in famiglia non si parla mai. I genitori
dicono ai figli che non rompano le scatole, che loro lavorano
tutto il giorno e lavorano per loro. I figli dicono ai genitori
che non ci sono mai, che vorrebbero partecipare e non subire.
Così, in genere, nei telefilm americani si inventa l'infobox,
che è poi il frigorifero, dove genitori troppo occupati
a fare i cazzi loro per parlare con i figli, appiccicano ogni
sorta di messaggi e pecette e foto e disegnetti. Ecco, quel frigorifero
mi sembra un monumento al fallimento. Al fallimento della comunicazione.
Nelle famiglie sane si discute faccia a faccia.
A me l'infobox mi sembra quel frigorifero. Un monumento all'incomunicabilità.
E forse è vero il contrario: la storia di certi telefilm
americani a me mi sembra come l'Infobox. Qua tutti quelli della
giunta dicono di avere tanto da lavorare. Il sindaco se ne frega
dei cittadini e gli assessori anche. Si prendono decisioni talmente
schifose che viene voglia di alzarsi e trasferirsi da un'altra
parte. Qua tutti si lamentano con tutti perché nella società
civile non si parla mai. Gli amministratori dicono ai cittadini
che non rompano le scatole, che loro lavorano alacremente e, dicono,
lavorano per loro. I cittadini dicono agli amministratori che
non ci sono mai, che vorrebbero partecipare e non subire. Così
in genere nelle amministrazioni di destra s'inventa l'Infobox,
che è poi un obbrobrio nel cuore storico della città,
dove amministratori troppo occupati a fare i cazzi loro per "parlare"
con i cittadini, organizzano ogni sorta di millantato credito
con mostre e progetti di cui si sono appropriati dalle giunte
precedenti. Ecco, quell'infobox mi sembra un monumento al fallimento.
Nelle amministrazioni sane, con i cittadini, si discute faccia
a faccia. A me quel frigorifero sembra l'Infobox. Un monumento
all'incomunicabilità.
14 settembre - Dopo lo show di Vittorio Sgarbi davanti alle "vetrine" di piazza Re Enzo - Gocce, la promessa dei Ds "Le tiriamo giù noi" - E anche la destra ora snobba l´Infobox - Garagnani (Fi): non mi sono piaciute - Bignami (An): non sono belle e neanche una novità
di Andrea Chiarini - da la Repubblica, 14 settembre
Le certezze del centrodestra vacillano, da venerdì sera, sotto i colpi dell´ipercritico Vittorio Sgarbi che dal palco di piazza Maggiore - parlando dei monumenti di Bologna - ha demolito l´infobox guazzalochiano proponendone la rimozione: «E´ un illecito sul piano estetico. Dicono che le gocce resteranno non più di due anni... speriamo». Nella maggioranza, adesso, si faticano a trovare gli sponsor di un tempo alle «gocce» di piazza Re Enzo. A denti molto stretti alcuni consiglieri comunali del Polo sillabano «non mi sono mai piaciute». E´ grande la sorpresa nella Casa delle libertà per l´epitaffio al piccolo Louvre nostrano - «ciò di cui non c´è bisogno, non va fatto» - che l´ex vice ministro Sgarbi (governo Berlusconi) ha firmato davanti a un migliaio di spettatori nella sua lezione serale. Alla fine Sgarbi ha chiamato sul palco (e davanti alle telecamere della rossa Iride Tv) il diessino Maurizio Cevenini, che ha tentato il colpo di grazia: «Non si preoccupi professore, tra due anni le tiriamo giù noi» ha detto di fronte alle insistenze del critico d´arte sempre più convinto della necessità di liberare piazza Re Enzo la creazione dell´architetto Mario Cucinella (costo 3,5 milioni di euro secondo l´associazione Altrainformazione). E´ proprio l´improvviso feeling tra Sgarbi e gli oppositori delle gocce a irritare Angelo Scavone di Forza Italia: «La sinistra non sa più a che santo votarsi e si mette ad applaudire Sgarbi dopo averlo contrastato tante volte come avversario politico». Poi però richiesto di un giudizio estetico anche Scavone si iscrive al partito dei denti stretti. «La copertura è sicuramente di dubbio gusto estetico, mi fido di quel che Sgarbi dice». E l´onorevole berlusconiano Fabio Garagnani aggiunge: «Le ho viste di sfuggita, ma non mi sono piaciute. Per favore non facciamone un caso». Ancora: il capogruppo di An Galeazzo Bignami che ha il dono, spesso represso per ragioni di partito, di dire le cose senza fronzoli: «Che le gocce non siano belle non è una novità, in generale non difendo una cosa che non mi piace e a me questa non piace». Alberto Vannini della Tua Bologna l´ha presa bene. Per lui più se ne parla - anche male - e meglio è. «E´ tutta pubblicità - dice - e poi Sgarbi fa un ragionamento sul filo del paradosso». Lo stesso, par di capire, che ha portato il Cavaliere a definire matti i giudici e a dire che Mussolini mandava la gente non al confino, ma in vacanza. E comunque «Sgarbi non è il padrone assoluto della verità e alle sue sfuriate ormai siamo abituati». Daniele Carella, Forza Italia, si mette a guardia delle gocce: «Sgarbi non è un oracolo, anzi. Usa toni presuntuosi. Il suo è un parere tra i tanti. Se rimuoveremo le gocce? Mi risulta che l´autorizzazione, salvo ulteriori decisioni, sia di durata biennale. Quindi chi ora dice, come Cevenini dei ds, che bisogna togliere l´infobox, afferma una cosa scontata». Il consigliere della destra Niccolò Rocco di Torrepadula paga ancora il peccato originale di avere per primo introdotto Sgarbi all´interno delle gocce provocando indirettamente il terremoto dell´altra sera. Ora dice: «In effetti l´impatto dell´opera è un po´ forte, ma resta il fatto che l´infobox stia riscuotendo un vastissimo consenso, almeno a giudicare dall´alto numero dei visitatori, che sin qui sono stati 80mila». In piazza Maggiore, venerdì, a rappresentare la Giunta c´era solo il vicesindaco Giovanni Salizzoni. Il sindaco, considerato il vento non proprio in poppa, ha invece preferito abbandonare il crescentone prima del Vittorio Sgarbi Show. «E´ bastato proprio poco per far fuggire Guazzaloca, forse non voleva assistere alla sua bocciatura, ma non sempre ci si può "esibire" davanti a folle acclamanti. A volte bisogna essere anche pronti al confronto» dicono i responsabili dell´Altrainformazione, associazione che si batte contro l´infobox. Sgarbi - nel silenzio del centrosinistra in Comune - ha convinto anche Alberto Zanni che sta traghettando l´associazione che presiede, l´Uppi dei piccoli proprietari immobiliari, dal centrodestra all´Ulivo, sponda Margherita. «Siamo stati i primi a contrastare l´infobox - ricorda Zanni - perché siamo interessati all´aspetto urbanistico della città. E poi, dal momento che Bologna c´è l´Ici più cara d´Italia, ci secca che questi soldi vengano spesi anche per opere del genere. Abbiamo raccolto 15 mila firme che consegneremo a Sergio Cofferati chiedendogli, in caso di elezione, di rimuovere le gocce dalla piazza»
13 settembre - L'INFOBOX è "FUORI LUOGO"
Grande successo della premiazione per
la miglior definizione dell'opera di Cucinella
in Piazza Re Enzo. I cittadini bolognesi e Vittorio Sgarbi "demoliscono"
i barattoli!
Guazzaloca, tanto per cambiare, si dà alla fuga.
La Repubblica: Sgarbi, una lezione contro le "gocce"
Il critico ieri sera ha
ricevuto il premio dai contestatori dell'Infobox. "Sono un
illecito estetico". Le pesanti critiche di Campos Venuti,
Mingardi, Riccomini. Il
sindaco se n'è andato.
L'Unità: SGARBI 2, la conferma: "Le
gocce sono brutte"
"Un illecito estetico, una scelta da guardare con preoccupazione".
Vittorio Sgarbi stronca per la seconda volta il Mausoleo voluto
da Guazzaloca per celebrare la sua Amministrazione. I cittadini
de "L'altrainformazione", che da mesi protestano con
l'arma dell'ironia contro l'opera, gli attribuiscono la menzione
speciale del loro originalissimo concorso che chiedeva la definizione
più originale. Sgarbi, infatti, aveva definito il Mausoleo
"discoteca di Riccione".
il Domani di
Bologna: Sgarbi:
"Una schifezza e un pugno nell'occhio"
Al parlamentare e critico
d'arte premio per le sue critiche alle "gocce". "Due
cerchi messi lì che non servono a niente". "Sono
due cose di plastica messe in mezzo alla storia della città.
Io ossessionato? Il mio è un giudizio oggettivo".
"LA LIBERTA' E' PARTECIPAZIONE" (cronaca di una stroncatura annunciata)
Nonostante la censura del Carlino
sempre più "velina" della giunta guazzalochesca
, la premiazione, avvenuta ieri sera (venerdì 12
settembre) in Piazza Barattoli, per le migliori definizioni
dell'Infobox è stata un successone!
Ieri più che mai, l'ex piazza Re Enzo è finalmente
tornata ad essere agorà: un luogo in cui i cittadini
possono esprimere pubblicamente le loro opinioni, scambiandosi
pareri e informazioni sulle scelte e sui comportamenti dell'amministrazione
comunale e, più in generale, sullo stato e sulla salute
della propria città. Scarsa la presenza di politici e amministratori
bolognesi - tra questi Cevenini, Vitali, Zamboni, Mariucci e (udite,
udite) Rocco di Torrepadula -, ma grande la partecipazione dei
cittadini. Presenti anche esponenti dei movimenti (Zacchiroli)
e della società civile (Codrignani).
Le due definizioni premiate sono state
quella di "Toilette
pubblica di una stazione",
scelta dalla maggioranza dei cittadini; "Fuori luogo" è invece la definizione scelta - tra
quelle inventate dai partecipanti al nostro sondaggio - dalla
giuria che, come spiega Eugenio
Riccomini, "per decidere
ci ha messo 20 minuti e lo ha fatto all'unanimità".
La simpatia di Andrea
Mingardi, una giuria prestigiosa
(composta da Eugenio Riccomini, Concetto Pozzati, Antonietta
Laterza, Vittorio Boarini, Laura Renzoni e Marcello Fois) e
le vignette di Zap&Ida hanno intrattenuto un centinaio
di cittadini, divertiti e partecipi. Una signora, per esempio, è intervenuta
criticando pesantemente i "barattoli" e incitando i
cittadini, in un crescendo wagneriano, addirittura a "prenderli
a sassate".
In attesa delle decisioni della giuria, il pubblico già
presente in Piazza Barattoli è stato intrattenuto dalle
vignette di Zap&Ida, disegnate "in diretta" e commentate
dallo stesso Zap, tra le risate del pubblico.
E' poi toccato ad Andrea Mingardi dare inizio alle danze, leggendo
alcune tra le definizioni inventate dai cittadini, veri protagonisti
della serata: chi con le proprie definizioni, chi con la presenza
fisica in piazza. L'atmosfera si surriscalda, al punto che Mingardi
si chiede cosa scriveranno i giornalisti. Pronta la battuta di
Fois: "Basta
dire che restiamo sul filo del paradosso, così possiamo
dire quello che ci pare. Tanto siamo tutti un po' matti e antropologicamente
diversi". Ogni riferimento
al cavaliere non è puramente casuale...
Boarini spiega quali sono stati i criteri per la selezione
della definizione premiata: sono state scelte dalla giuria sei
definizioni "finaliste"; tra queste è stata scelta
la vincitrice.
Un altro intervento, particolarmente
severo nei confronti dei "vasi da notte" di Cucinella,
è stato quello di Campos Venuti, invitato da L'altrainformazione
per ritirare una menzione
speciale, conferitagli per aver (inconsapevolmente) ribattezzato
piazza Re Enzo in Piazza Barattoli. "Bubi" nome
di battaglia del partigiano-urbanista , presente e combattivo
come sempre nonostante la febbre, ha stroncato senza possibilità
di appello l'opera di Cucinella, auspicandone la rimozione, non
appena verrà "rimossa" a sua volta la giunta
di destra, insediatasi nel 1999 a Palazzo D'Accursio tra i saluti
romani dei fascisti bolognesi.
"Da bambino prendevo a calci i barattoli per strada in mancanza
di un pallone ha detto Campos -: perciò mi è
venuto in mente questo nome per definire l'Infobox. L'Infobox
di Berlino era una cosa seria, democratica e artistica. Queste
due cose, invece, sono brutte".
Altrettanto "spietato" è stato il giudizio di
Concetto Pozzati, il quale, pur essendo favorevole agli
inserimenti moderni in contesti architettonici preesistenti, sottolinea
come questi a differenza delle "gocce" debbano
essere di altissima qualità.
Antonietta Laterza ha messo in evidenza la totale mancanza
di sensibilità del Comune verso i disabili, facendo notare
ai presenti come la struttura in questione non rispetti le normative
sulle barriere architettoniche.
Anche Laura Renzoni esprime il proprio dissenso rispetto
alla scelta di sperperare soldi pubblici in un'opera brutta e
inutile.
Tra le definizioni che hanno riscosso il plauso di pubblico e
giuria, vanno segnalate "l'incubatrice
di Alien", "due rotonde sul mare, senza mare",
"una gabbia per criceti gigante", "merda
d'artista", "l'aplique del cesso dei ciclopi"
Riccomini,
commentando la scelta della definizione "fuori luogo", afferma che l'opera in questione "sembra
l'ingresso di una squaloteca"
e che "in questa piazza davvero non ha senso". "Durerà aggiunge Riccomini finché riusciremo a mettere
il nostro candidato sulla sedia che merita".
Dimostrandosi come sempre sprezzante
del pericolo (in questo caso, però, disarmato), è
intervenuto verso la fine anche Rocco di Torrepadula
detto anche Smoking Gun ("pistola fumante"; n.d.r.)
-, unico politico della maggioranza presente in piazza, sottolineando
il fatto che ben 82.000 persone hanno visitato l'Infobox dal giorno
dell'inaugurazione. Rocco ha inoltre detto che, secondo lui, una
delle schede de L'altrainformazione sui progetti esposti nell'Infobox
contiene delle falsità. L'ospite inatteso (ma accolto
con compostezza dagli astanti) è stato da noi invitato
a mettere per iscritto le sue riserve e a spedirle a laltrainformazione@libero.it
: come tutte le cose che riceviamo, anche le considerazioni di
Rocco sarebbero inserite nel nostro sito. Magari seguite da una
risposta nel merito e da una domanda: su 82.000 visitatori, a
quanti di loro l'Infobox è piaciuto? Noi, ad esempio, siamo
tra questi 82.000 e a noi non è piaciuto. Ma in fondo siamo
solo 8
A Rocco ha replicato per "par condicio"
il vicepresidente del Consiglio comunale Maurizio Cevenini,
ricordando come da sempre la giunta Guazzaloca non dialoga con
i cittadini e fa orecchie da mercante davanti alle proteste dei
numerosi comitati nati negli ultimi anni, e snobbando la richiesta
di partecipazione attiva dei bolognesi alle scelte sul futuro
della propria città.
Città della quale - come ha detto
Vittorio Sgarbi tra gli applausi delle tante persone presenti
in piazza, ignorando gli inviti del sindaco a glissare sull'argomento
"noi
non siamo padroni, ma dovremmo esserne custodi".
Al termine della premiazione, infatti, L'altrainformazione si
è spostata in piazza Maggiore, dove Sgarbi stava per iniziare
la sua lezione sul Giambologna (organizzata dal Comune; n.d.r.).
Lì un volontario de L'altrainformazione ha avvicinato il
palco tremando per una possibile reazione negativa (ad esempio
una barattolata in testa!) da parte dell'onorevole e
gli ha consegnato una collezione di barattoli ed una pergamena
con la menzione speciale.
"E' tutta la sera
che cercano di convincermi a comportarmi bene esordisce Sgarbi -, a non far traboccare le gocce
dal vaso che è già colmo... Forse hanno cercato
di indirizzare la mia ira verso chi mi ha lasciato senza audio,
e mi ha tolto i libri per distrarmi dall'obiettivo". A questo punto il Re (Giorgio) è
nudo, e scompare nel nulla: "Ogni intervento doveva essere proibito
in un organismo che ci è pervenuto integro dal Duecento
all'Ottocento. Non ci sono stati bombardamenti in questa piazza,
non c'era nulla da ricostruire, altrimenti potremmo chiamare un
bravo architetto per completare la facciata di San Petronio. L'amministrazione
ha avuto il nulla osta dal ministero perché l'Infobox durerà
solo due anni: una buona ragione per non farlo proprio. Questa
piazza è il luogo più importante in Europa per la
scultura del Rinascimento".
Quando si dice un boomerang... Con questi chiari di luna il Sindaco
ha pensato bene di defilarsi, dopo essere apparso (come una visione)
per pochi attimi in piazza Nettuno. Non sappiamo perché,
ma la cosa non ci ha sorpresi...
Cominciamo seriamente a pensare che Re Giorgio abbia bisogno di
un esorcista. Infatti, dopo che quest'estate Sgarbi aveva picconato
i barattoli una prima volta, il Sindaco ha voluto fare il bis.
Errare è umano, perseverare è diabolico!
A maggior ragione ci pare giusto aver
consegnato il BARATTOLO
D'ORO alla
giunta Guazzaloca "per
aver compiuto lo sproposito numero uno: la realizzazione dell'Infobox".
Chi si meriterà il secondo barattolo d'oro? Purtroppo
o per fortuna, c'è l'imbarazzo della scelta! A 360 gradi...
6 settembre - LA "FINANZA CREATIVA DEL
COMUNE: NIENTE AD ASILI E MATERNE
da l'Unità,
6 settembre
I soldi della quotazione in borsa di
Hera sono ormai tutti entrati nelle casse del Comune, compresa
l,ultima tranche da 18 milioni di euro. Per un totale di 161milioni.
Una cifra imponente che la giunta, parola dell,assessore al bilancio
Galletti, intendeva impegnare non solo nel buco del metrò,
ma anche sulla costruzione di "asilo nido e materne, strutture
per anziani e handicappati, e parcheggi. Belle intenzioni, su
cui l,opposizione da luglio chiede delucidazioni. Che non sono
arrivate.
E tuttavia l,assessore, che ieri a palazzo d,Accursio ha presentato
l,adeguamento al programma dei Lavori pubblici 2003, si è
detto ottimista. Messi da parte nidi e materne, su cui le cifre
sono risibili, la giunta ha messo a punto un programma di investimenti
fatto a pennello per la prossima campagna elettorale. Seguendo
il motto, "a ciascuno il suo, caro a Leonardo Sciascia. Ecco
dunque spuntare per gli amici della Curia ben 458 mila di euro
per il museo della Madonna di San Luca al cassero di Porta Saragozza,
cifra che va a sommarsi ai 330 mila già stanziati. Ci sono
però anche gli amici di Anglad, associazione per il recupero
dei tossicodipendenti che collabora con San Patrignano: per ristrutturare
la loro sede di Castelmaggiore (di proprietà del Comune
di Bologna) sono stati investiti ben 614mila euro. E tuttavia
il sindaco non intende buttare alle ortiche il suo passaporto
a 360 gradi: di qui l,idea di destinare 350mila euro per l,acquisto
di arredi e la realizzazione dell,ascensore nel museo della Resistenza
che dovrebbe sorgere nell,ex convento di San Mattia, per il "consolidamento
del voltone sud e il rifacimento di pavimentazioni. Numeri che,
secondo l,opposizione, non chiariscono in nessun modo quando l,Istituto
storico della Resistenza "Parri sarà trasferito e
che fine faranno le scuole Manzolini. A domanda l,assessore Galletti
ha chiesto aiuto ai tecnici comunali: senza però trovare
il bandolo della matassa.
Chiaro invece il rinvio degli investimenti sulla Sala Borsa, evidentemente
ritenuta non prioritaria. Tanto che il consigliere Ds Claudio
Merighi attacca: "Nel luglio 2002 l,assessore Deserti disse
che il recupero di 90 metri quadrati per la biblioteca ragazzi
era praticamente cosa fatta: mentre, a oggi, non si è visto
niente. Nel dimenticatoio finisce anche la bonifica dell,area
ex Lunetta Mariotti, nel quartiere Navile: un,area degradata,
dove da anni sorgono costruzioni abusive, che il comune avrebbe
dovuto riscattare dal demanio militare per avviarne il risanamento.
Interessante anche il percorso seguito sul fronte della manutenzione
urbana: drastici tagli alla manutenzione ordinaria di strade e
verde, affidati al global service, e mano libera alla voce manutenzione
straordinaria. Che tradotto vuol dire tappare i buchi più
vistosi e trascurare tutti quegli investimenti che guardano oltre
la data delle elezioni. Basta guardare i numeri: sulle strade
l,investimento ordinario passa da 2milioni e mezzo a 415mila euro;
stessa sorte per il verde, che passa da oltre un milione di euro
a 215mila. E tuttavia, alcune arterie del centro (come via Indipendenza,
Santo Stefano e Sant,Isaia) vengono depennate anche dagli interventi
straordinari. "Necessitano di una ripavimentazione urgente,
ma i lavori vengono rinviati attacca Merighi -. La verità
è che non si vogliono cantieri sotto elezioni.
Infine la giunta si appresta ad acquistare la nuova sede dei vigili
urbani di via Ferrari (nella zona di via Larga). Quanto costerà
ai bolognesi non è dato sapere: l,assessore Galletti non
ha voluto dare informazioni.
a. c.
6 settembre - Cevenini a Monaco sui nuovi condotti d'aria delle bussole - "No ai maxitubi in Sala Borsa"
da la Repubblica, 6 settembre
Otto grandi condotte in muratura dovranno
assicurare il ricambio d'aria nelle ormai celebri "bussole"
che divideranno gli spazi commerciali dell'ex Sala Borsa dalla
biblioteca: otto "canne" di 40 centimetri di lato, a
partire dal soffitto delle quattro bussole, attraverseranno i
solai della sala storica, invaderanno il vano dell'ascensore in
legno del primo Novecento e sbucheranno sul tetto, visibili dal
Canton dei Fiori e dai piani alti degli edifici circostanti piazza
Nettuno. La notizia è stata diffusa ieri da Maurizio Cevenini,
Ds, vicepresidente del consiglio comunale, che ha assistito all,arrivo
dei "tubi" in via Ugo Bassi e ha chiesto informazioni
agli architetti dell,unità operativa Centro Storico del
Comune, Scannavini e Bellodi.
Cevenini ha scritto una lettera a Carlo Monaco, assessore all'urbanistica
e braccio destro del sindaco, per avere spiegazioni sull'andamento
dei lavori. In particolare, Cevenini chiede se questo ulteriore
intervento di "stravolgimento" privatistico della Sala
Borsa - dopo lo sfondamento dei solai per la costruzione della
scala mobile, il ridimensionamento della Biblioteca dei Ragazzi,
la realizzazione di un montacarichi e di cucine attrezzate al
secondo ballatoio nell'ala trecentesca - sia stato autorizzato
o meno dalla Soprintendente ai beni architettonici Sabina Ferrari.
La Ferrari ha autorizzato le bussole, ma a quel progetto vistato
mancava la descrizione dei condotti per l'aerazione.
I lavori comporteranno la chiusura della biblioteca in novembre.
I costi sono a carico del Comune di Bologna.
2 settembre - l'assicurazione
dalla
rubrica EHI, CH'AL SCUSA - il Resto del Carlino
L'infobox di piazza Re Enzo è stato finora visitato da
oltre 70mila persone. Davvero un buon segno, perchè significa
che la gente è interessata. Un esempio di democrazia e
partecipazione, un esempio concreto, non le solite e scontate
parole. C'è che invece non perde le vecchie abitudini e
confeziona sull'Infobox sarcasmo, offese e dileggio contro l'Amministrazione
comunale, credendo forse di essere simpatico e spiritoso. Così
dà gratis del cretino a illustri professionisti che hanno
realizzato l'Infobox e agli oltre 70mila cittadini che un'opinione
hanno voluto giustamente farsela sul posto, e fa così un
regalo all'Amministrazione: i "contestatori" rendono
infatti ancor più visibile la differenza tra chi amministra
e chi fa folclore di piccolo cabotaggio. Ci sembra che anche questo
caso confermi quanto ha detto più volte il Sindaco: questa
"opposizione" è un'assicurazione sulla vita per
chi governa la città.
Ringraziamo commossi
il Resto del Carlino per averci dedicato così tanto spazio,
regalandoci un attimo di immeritata visibilità sulle sue
pagine. Certo, unico tra i giornali di Bologna, ha completamente
ignorato la presentazione del nostro sito web di qualche giorno
fa, dando un concreto esempio di cosa intende per democrazia e
partecipazione.
Per il resto, invece di trattare i cittadini come numeri da usare
come e quando fa comodo, sarebbe utile ricordarsi che sono dotati
anche di facoltà di giudizio. Non basta contarli all'entrata
dell'Infobox; bisogna anche vederli e sentirli all'uscita! Noi
lo abbiamo fatto, raccogliendo le opinioni di tante persone; e
non abbiamo raccolto solo i commenti, ma spesso anche i cittadini
stessi, a volte consolandoli, a volte rianimandoli dopo la visita...
Comunque, se davvero rappresentiamo un'assicurazione per questa
amministrazione, allora dedicateci tutti i giorni almeno una pagina;
siamo pronti a riempirla!
31 agosto - I commenti alla vicenda del Consigliere-pistolero Rocco di Torrepadula
l'editoriale di Frate
Tuck - La
Balestra del Cavaliere
Vogliamo Rocco alle Olimpiadi!
Secondo quanto riporta oggi il quotidiano
la Repubblica, Il consigliere indipendente Rocco di Torrepadula
gira armato per la città e si vanta di essere un infallibile
cecchino: 48 centri di fila in un bersaglio di 20 cm. Suggeriamo
alla Unione Italiana di Tiro a Segno di inserire Rocco nel dream
team azzurro che parteciperà il prossimo anno alle
Olimpiadi di Atene. Abbiamo sempre raggranellato medaglie nelle
varie discipline del tiro, ma con Rocco di Torrepadula possiamo
fare razzia, soprattutto se nel frattempo, la prova di tiro al
senegalese dovesse essere ammessa tra le discipline olimpiche.
Oltre a far dormire sonni più tranquilli ai cittadini bolognesi,
che per qualche settimana se lo toglierebbero di torno, la sua
partecipazione ai giochi li riempirebbe di legittimo orgoglio.
Unico ostacolo possibile, gli impegni politici del consigliere.
Non si preoccupi Rocco e neppure il CONI; i cittadini bolognesi
lo solleveranno da questi gravosi incarichi in tempo utile per
i Giochi: tra maggio e giugno del 2004 sarà libero da impegni
e avrà la possibilità di rifinire a puntino la preparazione
per le gare in programma per metà agosto.
M.R.
La sicurezza è un argomento molto
rischioso su cui si sono giocate e si continuano a giocare le
campagne elettorali locali e nazionali. Riempirsi la bocca di
propositi mirabilanti è facile e porta voti; altra cosa
è poi dar seguito alle chiacchiere e garantire davvero
la sicurezza dei cittadini.
A Bologna ne sappiamo qualcosa. Dopo l'ingloriosa e prematura
fine dell'esperienza Preziosa, ora siamo nell'era Monduzzi, ovvero
dalla padella alla brace. Che dire di Gianni Monduzzi se non che
sta interpretando in modo del tutto originale il mandato ricevuto.
Può darsi che, magari per un banale errore di sintassi,
il nostro abbia inteso di essere diventato assessore in sicurezza. E difatti non si vede, non si sente, non risponde
al telefono: probabilmente si è messo al sicuro da qualche
parte.
Ora con la vicenda del consigliere pistolero Rocco di Torrepadula
abbiamo toccato il fondo: il degrado già esistente non
bastava, ci voleva anche la sicurezza fai da te di chi, ormai
scaricato dai vecchi amici a cui procura solo imbarazzo, ha iniziato
in questo modo la sua campagna elettorale (a proposito, come si
chiamerà la lista di Rocco: La tua pistola, Canne fumanti
o nascerà un nuovo più ampio soggetto politico,
la lista Ruocco-(ba)Rocco?).
Caro assessore in sicurezza Monduzzi, se
non riuscirà a chiarire come e perchè un consigliere
gira armato per le strade di Bologna con tanto di vigili addetti
al reparto sicurezza al seguito, ci saranno poche alternative:
o si dà un taglio alla farsa e si abolisce l'inutile assessorato,
oppure si prende atto della situazione e si passa la mano al consigliere
Rocco per gli ultimi mesi di questa amministrazione. Nella seconda
ipotesi, consigliamo a Cofferati di tener d'occhio le gomme della
sua auto...
M.R.
Lezione di buon umore.
La risata può scaturire da 5 diverse sorgenti: 1) una battuta
voluta; 2) una battuta o una gaffe involontaria; 3) immaginarsi
o vedere un atteggiamento comico; 4) il ricordo di una circostanza;
5) l'assunzione di alcol o stupefacenti. Ciò che accomuna
queste cinque categorie di risata è l'effetto benefico
che hanno sul corpo e sullo spirito di chi la emette (ovviamente
senza prendere in considerazione gli effetti collaterali del quinto
tipo di risata...).
Ridere fa sempre bene. Non ho mai sopportato il detto "il
riso abbonda sulla bocca degli stolti". Trovo che chi lo
sostiene sia fondamentalmente un represso. Comunque sia, a sostegno
di questa superficiale "fenomenologia dello sghignazzo",
porto un esempio a caso.
La giunta Guazzaloca non ride mai. Effettivamente, leggendo i
primi sondaggi in circolazione, c'è poco da ridere. Però
un po' di buon umore - magari rispondendo "per le rime"
alle nostre innocenti punzecchiature non guasterebbe e, ne sono
certo, renderebbe più indolore il trasloco da Palazzo D'Accursio
(il conto alla rovescia è già iniziato...). No:
loro, di fronte alle battute, o scappano o fanno il muso.
E dire che una faccia simpatica come quella del Sindaco non può
che suscitare ilarità. Evidentemente il signor Lombroso
aveva torto: in realtà l'apparenza inganna. Tant'è
vero che, non solo il Sindaco non dimostra nemmeno un briciolo
di autoironia, ma i suoi consiglieri non trovano di meglio che
reagire ai nostri sberleffi sguinzagliando squadre di pulismani
dappertutto (tranne dove servirebbero davvero!).
La ciliegina sul... barattolo ce l'ha regalata il mitico Rocco
di Torrepadula, girando armato di 38 special per la Piazzola.
La Repubblica di oggi (31 agosto) titola così: "Rocco
in Piazzola con la pistola". Il protagonista si giustifica
dicendo che si sente minacciato e che ha il porto d'armi. La cosa
non ci stupisce più di tanto: ogni "pistola"
che si rispetti necessita di un porto d'armi.
Andando per esclusione, le risate che ci siamo fatti leggendo
di questa impresa non possono che appartenere alla terza categoria.
Infatti le battute o si sanno fare o si devono almeno capire.
Non è il caso di Rocco. Personalmente non ricordo circostanze
(comiche e non) "memorabili" che riguardino il soggetto
in questione. Deduco, non avendo oggi bevuto nemmeno un crodino,
che la causa delle mie risate incontenibili sia l'immaginazione:
invidio coloro che si sono gustati la scena in diretta. Invidio
meno i "senegalesi" che avrebbero minacciato il soldato
Rocco.
Parafrasando il titolo di un film americano, la battuta è
scontata:
"SOTTO LA PISTOLA NIENTE".
R. L.
27 agosto - Jack Folla e i barattoli
Sulle pagine nazionali de l'Unità di oggi, Jack Folla si occupa dell'Infobox di Bologna, rispondendo ad una lettera di un lettore. Le riportiamo integralmente.
BOLOGNA "LA ROTTA" ROTOLA SUI BARATTOLI DI GUAZZALOCA
Caro Jack,
se ti dovesse capitare di passare dal sottosuolo di Bologna, la
mia città, uno di questi giorni (ti consiglio di seguire
il percorso del torrente Aposa: passerai anche sotto un ponte
romano!), fermati sotto piazza Re Enzo.
In superficie sono apparse inaugurate il 15 luglio
le cosiddette "gocce", meglio conosciute come il mausoleo
di Guazzaloca. Questa "mirabile opera di architettura contemporanea",
creata dall'architetto Cucinella (allievo di Renzo Piano), funge
da ingresso di un sotterraneo, ristrutturato per l'occasione (una
volta c'erano dei negozi), che ospita un'esposizione dei progetti
urbanistici del comune, in chiave "ipertecnologica".
La definizione ufficiale del coso è "Infobox".
A Bologna lo chiamiamo "bagài" o "box doccia".
L'intera opera che per legge può restare al suo posto
per soli due anni è costata complessivamente 3,5
milioni di euro.
Guazzaloca è un sindaco schivo e di poche parole, ma chi
come me ha avuto modo di farsene un'idea abbastanza precisa, ha
cominciato da tempo a "snocciolare" una profezia autoavverante:
tra un annetto (non ho voglia di fare il conto preciso) avremo
un sindaco cinese e barbuto.
Noi industriosi epicurei, però, invece di pregare o di
sederci sulla riva del fiume Reno ad aspettare, abbiamo iniziato
a fare i birichini con una serie di iniziative di informazione
non politically correct. Per non disperdere le energie e per "esistere"
abbiamo creato un sito sul quale puoi trovare le fotografie di
piazza Re Enzo, da noi ribattezzata piazza Barattoli (maiuscolo,
perché sono grossi), e tutte le informazioni e i pareri
dei cittadini che abbiamo raccolto in poco più di un mese.
Ti consiglio anche di leggere il libro (appena uscito) di Benedetto
Zacchiroli, "Bologna la rotta" (fratelli Frilli editori):
trattasi di un ottimo vademecum per bolognesi distratti o viandanti
smarriti.
Se incontri Re Giorgio (lo puoi trovare tutti i giorni al bar
di piazza Maggiore) non dire che ci conosci: quando ci vede scappa!
L'indirizzo del nostro sito è:
digilander.libero.it/laltrainformazione/index.html
Ciao, Riccardo
P.S. Dì a Furio Colombo che 0,10 euro in più valgon
bene la messa laica di Jack, i pezzi di Travaglio e i suoi editoriali
domenicali.
Ciao Riccardo,
grazie dei dieci cent anche a nome del Tenente Colombo, l'Infobox
detto bagài non me lo perdo, se una di queste notti vedi
spuntare una Merit lunga da un barattolo, quello sono io, e se
tu avrai l'accendino pronto, e ti vesti da Braccio di Ferro con
la pipa, vengo su con una scavatrice carica di spinaci, li ficchiamo
nei barattoli, e ci facciamo una spadellata con le salsicce fino
all'alba, aspettando il Cinese.
Mentre
con tutti voi ci facciamo forza e coraggio venerdì prossimo,
sempre nel barattolo de l'Unità, ci si sta comodi, e poi
di tutti gli altri barattoli in edicola è uno dei pochissimi
senza il tappo sopra.
Hasta siempre, giovani e vecchi albatros, e per ingannare l'attesa,
vi scasso i timpani con quattro barattolini che mi porto sempre
appresso come fanno le macchine nuziali. Cliccateci dentro!
www.jackfolla.it
www.unita.it
www.diegocugia.com
www.jackfolla.splinder.it
25 agosto: Guazzaloca il comunicatore al meeting di Rimini
I giornali locali riportano ampi resoconti sull'intervento di Giorgio Guazzaloca al meeting di CL a Rimini. Speravamo in qualcosa di nuovo e di significativo, invece niente, la solita minestra riscaldata, nessuna nuova ricetta da aggiungere alla linea di zio Giorgio. Oltre alle pagelle a politici locali e nazionali, il nostro Sindaco ha voluto di nuovo accreditare quell'immagine di sè che tanto gli piace (e che ricorda - in piccolo - il signor B.): quella dell'instancabile lavoratore che non fa chiacchiere ma produce, andando al lavoro alle sette del mattino, ben prima di tutti i suoi assessori. Un suggerimento, signor Sindaco: in questi giorni d'estate, mentre aspetta i suoi assessori, ne approfitti per leggere tutte quelle lettere inviate da cittadini bolognesi relative a problemi che riguardano la città e che non hanno mai avuto risposta. Dove sono le lettere? Proprio lì, signor Sindaco, su quella scrivania, in fondo alla bottega sulla destra, sotto tutta quella polvere... |
21 agosto: Guazzaloca il comunicatore
I quotidiani Repubblica e l'Unità riportano l'esito di un sondaggio
dell'Istituto Cattaneo sulle capacità di comunicazione
di personalità politico-istituzionali nei confronti dei
giovani. Fa scalpore la bocciatura ricevuta dal nostro sindaco
Giorgio Guazzaloca; i giovani bolognesi di età
compresa tra i 18 e i 24 anni alla domanda "il sindaco del
tuo comune quanto si fa capire?" rispondono: abbastanza,
42,3%, molto, 1,5%. Per il 56,2% il nostro sindaco si farebbe
capire poco (45,2%) o addirittura per niente (11%). In pratica
Giorgio Guazzaloca si colloca all'ultimo posto di questa speciale
classifica con solo il 43,8% di giudizi positivi, in compagnia
del sindaco di Palermo.
Noi vogliamo andare controcorrente: facciamo i nostri complimenti a Giorgio Guazzaloca per quello che consideriamo un lusinghiero risultato e che probabilmente va oltre le sue stesse aspettative: per un sindaco che non parla mai con i cittadini, non li riceve, non risponde alle loro lettere, concede interviste col contagocce e solo a giornali e tv amiche, si defila durante le (poche) inaugurazioni, possiamo tranquillamente affermare che un 43,8% di consensi è un traguardo straordinario, tanto che non si riesce a capire come sia stato possibile conseguirlo. Il fatto straordinario di per sé è che sia stato inserito in classifica.
Cari amici dell'Istituto Cattaneo, avete fatto l'antidoping agli intervistati?
Marco Roveri
Intervista
all'urbanista G. CAMPOS VENUTI:
"IL
METRO' CI INDEBITERA' PER 50 ANNI.
Vogliono guadagnare voti con un'opera sbagliata;
la Regione non ha creduto fino in fondo al passante nord"
di Andrea
Bonzi
Promossa la linea 1 del metrò
di Bologna, ignorato il passante nord. E' questo il verdetto del
governo sulle grandi infrastrutture del territorio bolognese.
Una scelta formalizzata dal Dpef, nel quale la bretella a nord
di Bologna compare nell'elenco delle opere senza però fare
riferimento al finanziamento, sia dalla decisione del Cipe di
erogare 21 milioni di euro per l'attivazione dei lavori del metrò.
Una posizione "del tutto politica" che non va giù
a Giuseppe Campos Venuti, urbanista e "padre" del passante
a nord.
Campos Venuti,
in poche settimane sembra deciso il futuro infrastrutturale di
Bologna. Poteva andare meglio?
Direi che peggio di così
non poteva andare. Il metrò è stato finanziato nella
sua tratta dalla Fiera alla Staveco, mentre anche il Comune sarebbe
stato soddisfatto per un ok solo fino alla stazione. Adesso Palazzo
D'Accursio (che dovrà investire di suo 147 milioni di euro,
ndr) raschierà il fondo del barile, mettendo le casse comunali
in braghe di tela. La metropolitana, così com'è,
è un progetto sovradimensionato, che punta a generare offerta
concentrando migliaia di macchine in enormi parcheggi, come quello
Michelino. Parcheggi che diventeranno centri di congestione: si
ammassano su Bologna utenti che non hanno bisogno di andarci.
Invece di decentrare, si accentra. L'altra follia è stata
bocciare il passante autostradale a nord, che era un elemento
di riequilibrio territoriale e avrebbe garantito la sottrazione
di 80-100 mila auto al giorno dalla città. Sono due provvedimenti
sfacciatamente elettorali, che faranno dei micidiali danni alla
città.
La Regione, con
l'assessore ai trasporti, Alfredo Peri, ha detto che il Cipe ha
raccolto buona parte delle loro osservazioni, invitando a rivedere
il progetto in più parti
Spero che l'assessore scherzi.
L'enormità del finanziamento necessario per arrivare alla
Staveco ammanetterà le finanze bolognesi per almeno 50
anni, rastrellando i proventi della quotazione in Borsa di Hera.
La Regione deve insistere sul fatto che l'intero progetto di metrò
è talmente irragionevole, centralistico, fuori scala e
dispendioso da non essere utile nemmeno alla città, figurarsi
a un territorio più ampio.
Ormai il mandato
di Guazzaloca sta finendo. E' realistico pensare che, in seguito
a un possibile cambio di amministrazione, il progetto di metrò
possa essere fermato?
La decisione del Cipe rende
difficoltosi eventuali cambiamenti, soprattutto dal punto di vista
economico-finanziario. Speravo che la parte compromessa non andasse
oltre il tratto Fiera-Stazione, che sarebbe forse possibile rimodellare
in chiave più leggera, ma tutta la linea 1 è stata
approvata. Prima del prossimo giugno la giunta non potrà
fare altro che iniziare i lavori, tanto per vantarsene in chiave
elettorale, ma cercheranno di mantenere gli appalti. Così
si incastra l'amministrazione in un'operazione complicatissima
da rigovernare: prevedo spese ingenti, blocchi con le imprese
appaltanti, questioni legali allucinanti con le ditte appaltanti.
Una volta che queste saranno andate in giudicato, gli imprenditori
faranno valere i loro diritti. Credo che il centrodestra abbia
la sensazione di perdere la città, e che voglia impedire
qualsiasi alternativa su scala territoriale più grande,
come quella simboleggiata dal passante. Resto perplesso per la
posizione della Regione che, a mio avviso, non ha creduto fino
in fondo nel passante, pensando che non fosse urgente. Un segnale
che il governo nazionale ha colto al balzo: se neanche la Regione
di centrosinistra l'appoggia avranno pensato possiamo
depennarlo dal Dpef. Al contrario, il metrò alla fine è
passato.
La Provincia
è rimasta sola, quindi?
Lei e molti Comuni della cintura.
Il Piano strutturale comunale di Palazzo D'Accursio nasconde un
disegno strategico micidiale: la volontà di ignorare il
territorio provinciale, salvo annettere quei pochi Comuni confinanti
che continueranno ad essere usati come valvola di sfogo della
congestione del capoluogo. Non è un problema di conflitto
istituzionale, ma di strategia generale che la Regione non ha
contrastato, lasciando Provincia e Comuni senza la protezione
che l'ente maggiore deve garantire. Al di là del segno
politico. Per capirci, 14 Comuni hanno dato vita a due piani che
sostengono il passante, rifiutano l'annessione della fascia dei
Comuni vicini a Bologna e una struttura autonoma in grado di dialogare
con gli altri soggetti. Ed è strano che l'ente di via Aldo
Moro abbia dimenticato le 900 mila persone che insistono sull'area
metropolitana di Bologna e rappresentano un emiliano romagnolo
su quattro. Quando discuteremo del programma regionale dovremo
avanzare pesanti critiche alla politica di equilibrio territoriale.
Infine c'è
il problema del tram su gomma da San Lazzaro a Casalecchio, la
cui gara è stata vinta dal solo concorrente che vi ha partecipato.
E' un peccato. L'offerta è
in sostanza un grande filobus, che garantisce solo un piccolo
apporto ai fini della risoluzione del problema. Ho l'impressione
che, invece di mandare deserta la gara, il Comune voglia assegnare
l'appalto e bloccare anche l'unica alternativa reale al metrò.
Anche qui l'unico che ha fatto obiezioni è stato il rappresentante
della Provincia, che però è rimasto solo.
"Low profile"
di Marcello Fois
Il sindaco di Bologna sembra entrato in un nuovo, ennesimo, periodo di "low profile", che tradotto in italiano significa rispolverare l'abito ecumenico del sindaco di tutti e il tono morbido del grande saggio. Dalla villeggiatura solo parole di modesto sussiego. Oh, come paiono lontane le frasi tonanti contro l'orrido, e odiato, nemico comunista! Come paiono lontani gli anatemi filoleghisti contro i falsi bolognesi che infestano la nostra città, le sfuriate piccate ad ogni critica nei suoi confronti, le assenze teatrali agli appuntamenti pubblici! Ma i tempi cambiano, le elezioni si avvicinano, e il cittadino bolognese appare decisamente meno beota di quanto si credesse. Un chiaro esempio di questo ennesimo riposizionamento guazzalochiano l'abbiamo percepito ascoltando le sue parole in merito alla questione Virtus. Riassumiamo brevemente: con grande rammarico il primo cittadino afferma di non poter prendere posizione costretto dalla sua funzione istituzionale. Pare che il suo stile abbia sempre impedito, nei tre e passa anni di florido governo, al Comune di schierarsi. Ha ragione: tranne che a favore del traffico, dei commercianti, dello smog, della scala mobile in Sala Borsa, di Raisi a Monte Sole, della cementificazione diffusa, degli aumenti indiscriminati nei prezzi dei mezzi pubblici, questo sindaco non si è mai schierato. Certo non si è schierato a favore dei cittadini comuni, ma non l'ha fatto solo per una questione di stile, per il pudore che lo contraddistingue, lo stesso che l'ha fatto entrare da un ingresso secondario dell'Infobox, il giorno della sua inaugurazione. Tutti abbiamo pensato che volesse evitare i fischi di tutti quelli che si erano radunati per dargli il benvenuto, e invece no, lui all'Infobox c'è entrato alla chetichella perché è una persona modesta, un uomo comune. Tanto più che siamo troppo vicini alla consultazione elettorale per alzare la voce. Dunque, dal baule in soffitta, è d'uopo tirar fuori l'abito buono, quello del bonario patriarca. Lo stesso indossato quattro anni fa, quando giurò alla popolazione di essere assolutamente sciolto da qualsiasi legame partitico. Eppure, qualunque abito rispolveri, per l'ultimo anno di regno, il re è nudo.
31 luglio - giovedì trippa, sabato gnocchi!!
I titoli
il Resto
del Carlino:
Parla l'architetto Trippa: "Le 'gocce? Un valore per l'intera
città" Già 40mila visitatori - PDF file (184 kb)
30 luglio - primi risultati del sondaggio - 92% di commenti (pesantemente) negativi
I titoli
la Repubblica:
"Le gocce del sindaco? E' la rivincita dei geometri" - Sondaggio sulla definizione più originale
il Domani:
"Quelle gocce somigliano a un'ecografia ai reni" Il gruppo di cittadini contro l'Infobox distribuisce schede in Piazza Re Enzo - I risultati del sondaggio de "L'altrainformazione"
26 luglio
- Grazie Vittorio!
Nella notte tra giovedì e venerdì Vittorio Sgarbi visita le "gocce" e le boccia senza appello
I titoli
il Resto del Carlino:
la Repubblica: Sgarbi boccia le "gocce" di Guazzaloca.
In città per preparare una performance, ha visitato l'infobox
aperto apposta per lui a tarda sera
l'Unità: "Sgarbi "demolisce" il Mausoleo.
Visita dell'ex sottosegretario alle "gocce": "Io
avrei impedito l'intervento"
il Domani: Sgarbi: "Non dovevano autorizzarlo".
Il critico d'arte si è fatto aprire i locali dell'infobox
in piena notte
"Cos'è, la discoteca Guazzaloca?" "Perchè
non le vendono al Paradiso di Rimini?" "E' come andare
in bikini in chiesa"
Il Giornale: Una buona legge e tanti
cattiv architetti
Da molto tempo penso che sia meglio un bravo giudice che una buona
legge. E non soltanto con riferimento alla giustizia, ai vani
tentativi di corregegre ciò che è deviato nella
mente degli uomini, ma in tutti i campi della esistenza. Un buon
insegnante vale la riforma della scuola (...........)Così
, c'è qualche motivo di preoccupazione anche per il nuovo
disegno di legge sulla qualità architettonica che incita
a demolire (il brutto) per ricostruire (il bello). Difficile stabilire
con quali criteri, con quali regole, se è vero che a Bologna,
in nome della qualità architettonica e con l'approvazione
del soprintendente e degli ispettori del ministero ( gli stessi
che avranno voce in capitolo sulle ricostruzioni), in prossimità
di Piazza Maggiore, a cento metri dal Nettuno di Giambologna,
si sono materializzate due gocce di vetro totalmente estranee
al contesto urbano, per segnalare un sottopassaggio recuperato
alla città come centro di informazioni sulle "magnifiche
sorti (...) e progressive" della amministrazione. Un'insensatezza
giustificata dalla provvisorietà: la struttura dovrebbe
essere smontata fra due anni. In quel caso non si è demolito
ma si è aggiunto e, si spera, si demolirà. Ma altri
errori sono stati ........
15 luglio - 21:30 - Giorgio ha aperto i barattoli!
i commenti sulla stampa bolognese
I titoli
il Resto del Carlino: "Gocce
di fantasia. Ma i comitati e Uppi sono contrari"
la Repubblica: "Le "gocce" della discordia.
Un grande striscione, le vignette di Zap distribuite dall'autore.
In piazza la protesta dei comitati"
l'Unità: "Mausoleo, inaugurazione senza parole.
La Digos identifica i contestatori"
il Domani: "Quelle gocce fanno male. Il sindaco inaugura
il suo "museo" e schiva la protesta"
Due gocce di cronaca - Riccardo Lenzi
Quasi tutti i quotidiani sottolineano l'assenza (o per meglio dire la "fuga") del sindaco Giorgio Guazzaloca, il quale ha evitato la protesta e i giornalisti entrando da un ingresso secondario nel sottopassaggio, senza rilasciare alcuna dichiarazione ai giornalisti, tranne una: "E' finita la festa", ha detto ai cronisti che gli chiedevano una battuta: "Io non dico battute", ha risposto sedendosi ad un tavolino (i bar sono la sua passione) in Piazza Maggiore. Un uomo veramente coraggioso e assolutamente non permaloso. Insomma: un sindaco con le palle pardon: i barattoli. Forse chi ha trovato le parole migliori per descrivere l'atteggiamento di Guazzaloca è il direttore de Il Domani di Bologna: "alla fine ha prevalso LA SINDROME DEL FARAONE. Che ieri sera, ancora una volta, ha confermato scarso stile".
Naturalmente come riportato su l'Unità - anche stavolta (come dopo il blitz a Porta Galliera) due di noi che stavano appendendo lo striscione sono stati identificati dalle forze dell'ordine. Pazienza. L'obiettivo di informare correttamente i cittadini è stato raggiunto. Tutto il resto è roba da ridere. A cominciare dalle vignette di Zap e Ida che hanno riscosso molto successo. A differenza dei barattoli
Gli approfondimenti
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Il Domani |
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Il Carlino paragona i neonati barattoli all'Infobox di Potsdamerplatz a Berlino: "Per anni è stato il simbolo di Berlino, come la Porta di Brandeburgo, o la Siegesaule, la colonna della vittoria, il parallelepipedo rosso eretto su lunghi trampoli innanzi ai cantieri () dei nuovi palazzi progettati da Renzo Piano. L'Infobox, inaugurato alla fine del 1995, fino all'alba del nuovo millennio è stato il luogo più visitato dai turisti e dai berlinesi. Nel frattempo molti cantieri si sono chiusi, e altri sono ancora aperti, ma l'Infobox non esiste più. Era una costruzione provvisoria ed è stata smantellata al momento previsto, nonostante la ribellione dei berlinesi che ormai si erano affezionati al container rosso che custodiva la loro storia Dopo la festa di chiusura, fatto a pezzi è stato messo all'asta per beneficenza. Il frammento più ambito, dove erano riportate le firme dei visitatori più illustri, ha raggiunto la cifra di 25mila marchi, 25 milioni di lire".
Ricapitolando possiamo trarre alcune conclusioni: i barattoli dovrebbero diventare il simbolo di Bologna (una città "sotto vuoto"!); la giunta Guazzaloca ci ha dato due ellissi "bianco balena" invece di un parallelepipedo rosso (basta con i comunisti!); non sempre l'allievo (Cucinella) supera il maestro (Piano); si attendono sondaggi sui pareri dei turisti e dei bolognesi; si attende di vedere se i bolognesi, quando finalmente i barattoli saranno tolti dalle scatole, opteranno per la "ribellione" o per la "festa"; vale la pena riflettere su quale potrà essere il "frammento più pregiato" dei due barattoli e su chi avrà il coraggio di spendere 25mila lire per acquistarlo!
Molto più interessanti ci sembrano i pareri, riportati da Repubblica, di Peter Weiermair (direttore della Galleria d'Arte Moderna) e di Davide Rondoni (poeta e leader dei "Cattolici Popolari").
Il primo sostiene che i due padiglioni di vetro sono "un po' come il Mickey Mouse Museum di Hollywood", infatti hanno "anche la forma delle orecchie"; inoltre aggiunge Weiermair benché l'opera abbia "l'ambizione di suggerire un'idea di leggerezza", risulta "veramente pesante: è piombo".
Rondoni esprime a sua volta un giudizio a dir poco impietoso: "Penso che stia a metà tra un autogrill e una cucina avveniristica. Intendiamoci, non sto dicendo che sia sbagliata l'idea di un infobox, e nemmeno penso che nel centro storico ogni inserto di architettura contemporanea vada evitato. Credo che il rischio vada corso, ma in questo caso il risultato mi sembra molto modesto".
Altri giudizi poco lusinghieri arrivano da Glauco Gresleri,
noto architetto bolognese che parla di "architettura fieristica, inutile, fredda e perciò
inospitale", criticando anche
il sottopassaggio che dà una "sensazione del chiuso
e del poco equilibrato" e da Roberto Scannavini -
grande architetto e dirigente comunale che considera i barattoli
"un danno per
la città" perché sembrano "un ingrandimento
su vasta scala di due lampade da tavolo"
e considera sbagliato un paragone con la famosa piramide del Louvre:
"lì c'era un progetto organico, con grande attenzione
e rispetto per gli spazi: proprio quell'equilibrio di cui hanno
bisogno antico e moderno per convivere".
Ampio risalto su l'Unità ai commenti e alla cronaca della serata di controinformazione. Secondo lo storico dell'arte Enzo Rossi Roiss (i barattoli) "sono irritanti, ingombranti e volgari".
Mentre il sindaco si allontanava, un vecchietto lo ha avvicinato e gli ha detto: "Guazzaloca, spendi meglio i nostri soldi".
La difesa di Monaco: "Vogliamo essere giudicati per questi progetti, non solo per la percezione della sicurezza".
L'Unità punta poi il dito sulla mancanza totale delle traduzione dei testi in altre lingue sui pannelli: "Ci sono dei pieghevoli in inglese all'entrata", si giustifica il vicesindaco. Ma non bastano due depliant e una struttura in plexiglass per dirsi in Europa; anche perchè le gocce ricordano più la muraglia di vetro che blinda l'ufficio del sindaco che la piramide del Louvre (Andrea Bonzi e Andrea Carugati).
Luca Molinari, sempre sul Domani, racconta così
la protesta
dei cittadini:
"Una selva
di barattoli vuoti [con la scritta "Questo l'ha fatto Giorgio";
n.d.r.] per dimostrare che "le gocce sono piene di niente", oltre 800 volantini che sono andati a ruba
in meno di un'ora. Uno striscione con scritto "Sergio tirali
giù". E poi un solo grido di rabbia ritmato: "Ridacci
la giostra [che occupava la piazza prima del "restyling";
n.d.r.], Guazzaloca spendi meglio i nostri soldi".
Così centinaia di bolognesi hanno accolto l'inaugurazione dell'Infobox in Piazza Re Enzo. Una manifestazione sobria che il sindaco Guazzaloca non ha neppure sentito e visto perché ha preferito un'entrata secondaria evitando il confronto con la piazza. Una protesta arrivata al termine di una giornata calda, che ha visto l'opposizione e un gruppo di associazioni e quartieri di centrosinistra criticare una costruzione bollata dai più come "faraonica". "Con quei 3,5 milioni di euro attacca Silvia Zamboni, presidente del quartiere Reno si potevano fare 95 nuovi posti negli asili nido di Bologna o 20 chilometri di nuove piste ciclabili, tappare i buchi nelle strade e dei marciapiedi per un anno oppure assicurare per 10 anni tutti i cittadini di Bologna contro i furti". Una requisitoria dura che però riscuote molti consensi.
"E' una cosa orrenda spiega Silvia Ferraro della "Contrada delle torri e delle acque" e poi c'è il trucco: la maggior parte dei progetti che sono esposti lì dentro appartengono alla precedente amministrazione. La "firma" di Guazzaloca può essere posta solo sotto la metropolitana, l'ex area Seabo e la nuova sede unica del Comune"
Ricorre al pallottoliere anche Claudio Merighi, vicecapogruppo dei Ds in Consiglio comunale. "Per progettare l'infobox spiega Merighi ci sono voluti due milioni e mezzo di euro a cui vanno aggiunti quelli dei 69 addetti agli eventi e all'immagine elettorale di Guazzaloca, per un costo di 2 milioni di euro: totale quattro milioni e mezzo di euro, ossia nove miliardi di vecchie lire". Il centrosinistra, continua Merighi "andrà casa per casa a rendere trasparenti quelle gocce così opache che sono costate tanti soldi"
"Dopo quattro anni di sogni e di nessuna progettazione i consulenti assunti per curare e promuovere l'immagine di Guazzaloca candidato sindaco del centrodestra vogliono stupirci con gli effetti speciali e i mattoncini Lego. Non entro nell'estetica: c'è chi li ha paragonati a due enormi box doccia: chissà, forse l'abitudine a vivere dietro un vetro opaco [quello che il sindaco ha fatto montare nel suo ufficio per evitare contatti con i cittadini; n.d.r.] è difficile da abbandonare per gli uomini del sindaco".
Nell'elenco degli arrabbiati si iscrive anche Alberto Zanni, presidente dell'Uppi, l'Unione piccoli proprietari immobiliari, che in contemporanea con l'inaugurazione delle gocce ha lanciato la raccolta di firme in calce a una petizione indirizzata al sindaco Guazzaloca per farle abbattere. "Lo so spiega Zanni che ci snobberanno, ma noi porteremo la voce dei cittadini. Daremo la petizione anche a Cofferati, chiedendogli, una volta eletto, di togliere le gocce". Anche da Zanni arriva un calcolo economico: "E' possibile che nella città con l'Ici più alta il Comune non trovi un modo migliore per spendere i soldi, e non ci dicano che sono i soci a pagare perché allora chiedo: come mai Atc non ha risparmiato per non aumentare il biglietto dell'autobus?". Sulla stessa linea Ciro Rispoli, del Comitato San Mattia, che parla di "uno spreco di denaro"
Inaugurate le "Gocce"
di Guazzaloca
I diessini infuriati: "Vanno abbattute"
Di Luca Telese, con commenti
della redazione de L'altrainformazione
"Non sono belle? Vedrà
quando le inauguriamo, vedrà". Solo pochi giorni fa
il sindaco indicava orgoglioso le impalcature al cronista. Le
"Gocce" della discordia erano già lì,
sotto le transenne, ancora invisibili ma già contestatissime,
al punto che La Repubblica e l'Unità usavano
un nomignolo malizioso e sarcastico: "E' il mausoleo di Guazzaloca!".
Ora che i teloni sono calati e i ponteggi sono stati rimossi,
la campagna elettorale di Giorgio Guazzaloca a Bologna è
virtualmente iniziata, e trova la sua incarnazione architettonica
in una compenetrazione fisica tra memoria storica e arditezza futurista. Insomma: l'era delle "realizzazioni Guazzalochiane"
si apre con una delle realizzazioni più innovative e contestate
degli ultimi anni. Le ormai celebratissime (sic!) "Gocce
di cristallo" di Mario Cucinella, ovvero la doppia struttura
in vetro e acciaio che ha trovato posto in piazza Re Enzo, in
pieno centro storico, suscitando passioni discordi. Cinquecento
metri quadri di esposizione sotterranea in pieno centro, musica
new age, giochi di luce e addirittura "possibilità
di vibrare": "Vanno abbattute", ripetevano ieri
gli uomini della sinistra cittadina con furia quasi iconoclasta;
sono "le nuove porte della città", facevano eco
il vicesindaco Salizzoni e l'assessore Carlo Monaco, menti (sic!) dell'amministrazione
e padrini battesimali della nuova opera.
Infuriavano le polemiche, si celebravano nuove prospettive, ma
intanto lui Giorgio Guazzaloca all'inaugurazione mattutina
non c'era. Con uno studiato colpo di scena, infatti, il sindaco
di Bologna non si è presentato alla conferenza stampa,
applicando (per ora) uno dei suoi motti preferiti: "Io non
taglio nastri, lavoro". Chissà che non sia stata una
scelta altrettanto curata quella del suo rivale, Sergio Cofferati,
che mentre le associazioni e gli amministratori di quartiere legati
ai Ds annunciavano fuoco e fiamme e un sit-in (durante la serata
di gala) ha scelto prudentemente di non commentare. Quanto all'assenza
di Guazzaloca, alle domande dei cronisti Salizzoni rispondeva:
"Non è venuto perché ci sono io, non vi basto?" [no comment...].
Insomma, sobrietà e teatralità guazzalochesche,
ma intanto in una delle piazze medievali più belle della
città ha trovato posto una struttura ultramoderna: si tratta
in realtà di una nuova copertura che permette l'accesso
ad un ex sottopassaggio, fino a dieci anni fa un luogo di riunione
cittadino, e negli ultimi tempi simbolo di degrado, ritrovo di
spacciatori, tossicodipendenti e barboni. Ora i saloni ristrutturati
ospitano una esposizione murale di tutti i progetti in corso:
"E' il nostro modo di informare i cittadini bolognesi",
spiegava Monaco. Entrati nel sottosuolo pare di trovarsi in un
salotto, pavimenti in cemento lucido, illuminazione a incasso,
saletta dibattiti. "Al Comune non è costato nulla
aggiungeva Salizzoni 500mila euro l'anno per la gestione,
e 3 milioni di euro per tutto il resto, che sono stati coperti
dagli sponsor". Mentre i guazzalochiani magnificavano la
nuova vetrina, pochi metri sopra, al Caffè Linea, il comitato
"L'altra informazione" dava fuoco alle polveri. "Con
quei soldi si potevano fare venti chilometri di piste ciclabili
osservava Silvia Zamboni, presidente diessina del quartiere
Reno si potevano assicurare i sessantenni contro gli scippi,
costruire sessanta posti asilo". E ancora: "E' vero
che pagano tutto gli sponsor, ma tra i finanziatori ci sono anche
delle municipalizzate". In realtà, oltre a Era [Hera; n.d.r.],
Cariplo [Cassa di
Risparmio; n.d.r.], Aeroporto ed
Eurofiera [?], la quota più consistente, un milione
e mezzo di euro, la stanzia le Ferrovie, che allestiscono un loro
spazio espositivo nei saloni. E così, tra i vasetti di
vetro con la pecetta "Questo l'ha fatto Giorgio" distribuiti
dai contestatori e la "Moderna stanza di Tutankhamon"
magnificata dall'architetto Cucinella [e dal "critico di
architettura" Pippo Ciorra, Guazzaloca si frega le mani e
ottiene il risultato che più gli sta a cuore: presentarsi
come il sindaco che fa, contrastato dagli oppositori che non vogliono
fare. [che non vogliono
fare scempiaggini come questa; n.d.r.]
eBO - due gocce nel mare del nulla - eMO'?
immagini
commenti dei cittadini