rassegna stampa


2 gennaio 2004 - Bologna non sogna

Lividi fuochi notturni sotto le luci del Natale, fiamme che anneriscono i portici sotto casa Prodi, qualcosa che è già oltre la goliardia insurrezionale e non è ancora terrorismo, bombe che graffiano una tranquillità già perduta per altri motivi e strade. Bologna insicura, ma non per questi lampi di violenza. La questione è altra: gallina vecchia farà davvero buon brodo? Il dubbio sulla futura felicità urbana e collettiva è in fondo tutto qui: la proverbiale qualità della vita bolognese invecchia, qua e là declina, ma la "virtù civica" della città è ancora in forze. Si accomoderanno dunque a consumare più o meno immobili quel che resta, e non è poco, della rendita di decenni di buon vivere o, da razza di contadini tenaci, si inventeranno più o meno tutti insieme come cucinarsi e mangiarsi anche la dura e finora indigesta pietanza della modernità? La sentenza, ardua, non è però riservata ai posteri, tocca ai contemporanei emetterla perchè la realtà mette fretta a Bologna e già questa, la fretta, è cosa che disturba e inquieta i bolognesi.
Dal tempo dei tempi in città non decidono né muovono più nulla. Lo fanno con l'arguzia e l'ironia del cittadino che, avendo appreso che forse si costruirà una metropolitana di circa sette chilometri al costo di 135 miliardi di lire al chilometro, fa i suoi calcoli e scrive alla locale redazione di "Repubblica": facciamola di 12 metri più corta, con i soldi di quel mini tratto si eliminano le buche sotto casa della piazza in cui abito e 12 metri si fanno a piedi in un amen. Oppure realizzano il cambiar nulla facendo finta di niente: le telecamere per impedire l'accesso delle auto al centro storico, enorme, ci sono. Ma non sono accese. La futura stazione ferroviaria che dovrebbe vedere il traffico passeggeri salire da 80mila a 180mila al giorno ed essere tutta diversa quanto diverso sarà il movimento dell'Alta velocità ultimata, avrà la stessa facciata attuale, quasi a rassicurare che il mondo in fondo non muta. Insomma la città confessa ad ogni occasione di amare il "no news, good news", di voler restare sdraiata su quel morbido divano che è il presente.
Ma al divano stanno saltando le molle. Cinquecento dipendenti dell'azienda pubblica dei trasporti hanno "selvaggiamente" bloccato la città il 22 dicembre, a riprova che anche qui due anni di redistribuzione della ricchezza a vantaggio di alcuni e danno di altri hanno scavato un fossato: commercianti e lavoro salariato l'uno contro l'altro ostili e sprezzanti.
L'Istituto Cattaneo documenta come Bologna sia prima nella classifica nazionale dei borseggi, il doppio che a Roma. E seconda nella graduatoria dei furti in appartamento, preceduta solo da Torino. Sono dati 2002: a delinquere restano in maggioranza immigrati extracomunitari, ma quasi un 40 per cento dei reati è di mano italiana. Il mercato nero-grigio degli appartamenti in affitto dice che per 80 metri quadrati ci vogliono mille e passa euro al mese. Sotto la duplice spinta del carovita e dell'insicurezza, in un quarto di secolo da Bologna se ne sono andati in 200mila, soprattutto giovani coppie, rimpiazzati in parte da 70mila nuovi arrivi. Risultato: una città che superava i 500mila abitanti oggi ne conta 373mila. A mezzanotte. A mezzogiorno invece sono il doppio, perchè chi se ne è andato a vivere fuori torna comunque qui a lavorare, perchè 103mila sono gli studenti iscritti all'Università di cui circa 50mila sono ogni giorno in qualche modo in città. Risultato: inquinamento da traffico che avverti a pelle, attraversi un paio di incroci e la temperatura sale di circa tre gradi. E inquinamento acustico: sotto buona parte dei magnifici quaranta chilometri di portici fai fatica a parlare con chi ti cammina accanto. Traffico massiccio e, quel che non ti aspetti, selvaggio. E, quel che proprio non immagini, paura e solitudine: il 42 per cento delle famiglie bolognesi è composto da una sola persona, in gran parte anziani diventati single per lutto o abbandono. Piano piano smettono di uscire di casa, si murano vivi. La città dei vecchi, la demografia che punisce Bologna come e più del resto d'Italia e di Europa, infliggendole il più alto tasso di invecchiamento. D'accordo, ma mica ci sarà solo questa di città. Infatti ci sono i giovani studenti. Dice Fabio Roversi Monaco, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio: "Commercianti e residenti dovrebbero tassarsi perchè gli studenti non vadano via". Invece da decenni ne approfittano con affitti da rapina venendone ricambiati da una franca ostilità. Come che sia, le due città, quella giovanile e quella anziana, restano da decenni reciprocamente diffidenti, si tollerano ma non si fondono. E invecchia anche la classe docente, o almeno non contempla trasfusioni: il 70 per cento dei professori è nato in un raggio di un chilometro dalle Due Torri.
C'è la città dei ricchi, la terza per reddito pro capite in Italia. Ma, avverte Paolo Mascagni, presidente della Piccola industria: "Il ceto imprenditoriale è pigro, sazio, preferisce consumare che rischiare". Infatti i figli e i nipoti delle famiglie imprenditoriali hanno "crisi di vocazione", vendono e vivono felici. Invecchiano anche i mitici servizi sociali. Restano sempre tali che un italiano medio se li sogna, ma chi a Bologna ha i soldi non va più negli ospedali bolognesi, cerca l'eccellenzaq fuori dai confini. E gli asili nido conoscono l'onta delle liste di attesa, richieste soddisfatte all'81 per cento, per Bologna uno choc.
La diagnosi è univoca e melanconica. Roberto Roversi dice che la città è affetta da "opulenza batteriologica". Romano Montroni, una vita nelle librerie Feltrinelli e 40 anni sotto le due Torri, lamenta la "mediocrità della classe dirigente politica che si riflette, in una complicità perversa, con l'arroccarsi dei cittadini dentro i fatti propri". Roberto Grandi, pro Rettore, parla di "una città di provincia con le contraddizioni delle grandi metropoli, di fronte alle quali si ritrae, la grande metafora è la stazione ferroviaria". Federico Stame che fa il notaio, ma studia la società e la politica rileva "l'allargarsi della forbice tra i redditi, nascosta dall'ideale cartello affisso in città in cui c'è scritto: qui non si fa politica, si lavora". Il sociologo PierPaolo Donati misura la "diminuzione del capitale sociale, cioè la quantità e la qualità delle relazioni tra i cittadini". Vittorio Prodi, presidente della Provincia, pensa con dispetto alla "mala abitudine di lasciarsi accadere le cose addosso, alla paura del nuovo che si fonde con la paura fisica". PierLuigi Stefanini, presidente della Coop Adriatica, concorda sul "divario sociale che si allarga, anzi si respira rassegnazione che potrebbe precludere al declino, non si mangia neanche più tanto bene". Anche questa, che suona bestemmia e invece non lo è. Marzio Barbagli, che Bologna la sottopone regolarmente a radiografia, stima "radicalmente cambiata la qualità della vita".
Eppure la prognosi non è infausta. Ancora Donati: "Scommetto che tra 20 anni sarà ancora un posto dove scegliere di venire a vivere, se Bologna si distende, se si lega e se si scioglie nel suo hinterland, se fa degli immigrati dei cittadini". E Prodi: "La città può smetterla di reagire come gli anziani paurosi, dare invece residenza stabile agli studenti, costruire accoglienza a buon prezzo per il turismo di affari e sanitario". E Stefanini: "Non tutto è finito, non tutto è perso, anzi. Qui c'è un mare di gente che fa volontariato, che fa donazioni sociali, che usa la biblioteca pubblica. Che fa aumentare del 10 per cento il consumo di merci ecosolidali, cioè quel caffè, cacao, banane e succhi di frutta che a loro costano più o meno uguale ma sanno che è stato comprato nel mondo a prezzi equi per chi lo ha coltivato. Sì, ci sarà l'imprenditore pigro, ma le associazioni dei cittadini sono piene di energie". Vero, a Bologna sono quasi tutti associati a qualcosa ed è forse qui l'antidoto alla senescenza. Dalla Polisportiva alle librerie, al bolognese piace agire in collettività. Roversi Monaco usa per definire il fenomeno la formula di "virtù civiche". "Qualcosa che fa da contrappeso alla prudenza talvolta esasperata, che ha consentito di assorbire, anzi di trasformare in occasioni tutte le crisi del Novecento". Qualcosa che Montroni ritrova nella passione con cui i bolognesi leggono, terzi in Italia per consumo di libri, vanno a teatro, usano e praticano ogni forma di cultura. Qualcosa che secondo Barbagli rinvia a quella "famiglia" più grande della famiglia mononucleare, qualcosa che qui vive, sfocia e si confonde con la società. "C'è ancora grande disponibilità ad azioni collettive che però non trovano organizzazioni e obiettivi".
Organizzazioni ed obiettivi politici, altrimenti cos'altro? A Bologna di idee della politica ne circolano un paio, o forse tre. Una è quella del sindaco, Giorgio Guazzaloca. "Consustanziale", la definisce Grandi, ad un'anima profonda della città, quella del sindaco "genitore civico", secondo Donati. Quella insomma che meno le istituzioni architettano e pasticciano meglio è. Quella del non è obbligatorio cambiare e pericoloso è sperimentare, la saggezza anoressica delle società anziane. Per capire occorre sapere che Guazzaloca, eletto dalla destra, non è uomo della destra né in fondo di destra. Non è l'antipolitica ma l'apolitica. Non ha il coraggio di confessare che gran parte dei fenomeni di decadenza sono fuori dal controllo dell'amministrazione, come la demografia e la criminalità. Non ha il gusto civico dell'eleganza e infatti inonda la città di automobili e fa installare nella piazza più bella un mostriciattolo di plexiglas chiamato le Gocce che darebbe nell'occhio e apparirebbe cafone con i suoi riflessi al neon a El Paso. Ma interpreta e raccoglie un'aspirazione genuina della città. Alberto Sordi avrebbe detto su scala romana la filosofia del "come stamo, stamo". Consapevoli di essere stati viziati dal benessere, non vogliono essere consapevoli del suo erodersi e, comunque, l'erosione sarà, se sarà, tanto lenta che non me ne accorgerò. E, se anche me ne accorgessi, restaurerò. Più saggio, più pratico e meno azzardato che ricostruire. Se Sergio Cofferati sfida Guazzaloca sulla "manutenzione" della città e della società, nonostante i soli 1500 voti di differenza tra centro-destra e centro-sinistra nel 1999, nonostante il trend nazionale sfavorevole al centro-destra, rischia seriamente di perdere quando qui si voterà nel 2004. La seconda idea della politica infatti è che il centro-sinistra, gli eredi del miracolo che fu, siano più bravi di Guazzaloca e soci e che quindi Bologna riconoscerà loro questo primato, questo diritto "professionale" e "storico" a governare. La Bologna di oggi consente di definire questa ipotesi un'illusione.
La terza idea della politica potrebbe essere quella che Cofferati comincia a chiamare del "Nuovo Welfare" ed è singolare nemesi storica che sia chiamato a suscitarla lui che il vecchio Welfare ha, spesso a ragione, talvolta a torto, difeso. Consiste nel convincere gli anziani ad uscire di casa, i ricchi ad investire, i giovani a tornare, l'università a farsi industria e l'impresa a farsi ateneo. Convincere in nome della necessità, per virtù e anche per divertimento alzando tutti dal divano. I bolognesi se ne inventeranno un'altra per stupire e stupirsi oppure si riassesteranno sugli ultimi ma non per questo meno comodi cuscini e braccioli?

di Mino Fuccillo - l'Espresso

 


22 novembre

A proposito di Mazzanti e la Resistenza

Chi scrive è un cittadino bolognese iscritto all'Anpi e portavoce dell'associazione "L'altrainformazione".
E' giusto, è possibile replicare in modo diplomatico e pacato alle parole insultanti di Massimiliano Mazzanti (An) - in consiglio comunale, non al bar! - sulla Resistenza e, quindi, sulla Repubblica Italiana. Se il bolognese Fini fosse coerente con la sacrosanta espulsione dal suo partito di quel tale che ha distribuito in Parlamento una videocassetta con l'apologia del nazista Priebke, penso che dovrebbe cacciare a pedate anche questo signor Mazzanti.
Penso inoltre che se fossi nei panni di un colonnello dell'esercito o di un maresciallo dei Carabinieri, mi sentirei profondamente offeso da questa sfacciata strumentalizzazione dei miei colleghi morti in Iraq. Strumentalizzazione doppiamente odiosa proprio perché proviene dall'esponente di un partito che da sempre pretende di rappresentare le forze armate e le forze dell'ordine.
"Spero che nel museo della Resistenza [in San Mattia] ci venga spiegata la differenza tra i partigiani e i SOGGETTI che hanno colpito a Nassiriya".
Spero vivamente - in quanto iscritto all'Anpi di una città Medaglia d'oro per la Resistenza - che William Michelini, dopo aver letto i giornali, voglia rispondere con la dovuta fermezza a questa provocatoria "richiesta di spiegazioni". Credo inoltre che quest'ultimo episodio dimostri per l'ennesima volta come non sia possibile rapportarsi in modo asettico a questa giunta, se si rappresentano i valori della Resistenza: non perché è una giunta "di destra", ma perché ha più volte dimostrato verso questi valori mancanza di rispetto (Raisi a Montesole) e ha suscitato legittimi sospetti di strumentalizzazione (Museo della Resistenza, restauro statue Porta Lame).
Personalmente non ho mai creduto nelle virtù taumaturgiche dell'acqua di Fiuggi. Sono invece convinto che se i partigiani avessero vinto oltre la guerra anche il dopoguerra, il Movimento Sociale Italiano non avrebbe mai messo piede in Parlamento, visto che la Costituzione (nata dalla Resistenza) vieta la ricostituzione del partito fascista. Ricordo a Mazzanti - che evidentemente non conosce la storia - che i più "antiamericani" sono da sempre proprio i fascisti, i quali oltre ad essere stati sconfitti, per sopravvivere durante la guerra fredda hanno dovuto obbedire agli ordini dei loro acerrimi nemici, spesso facendo per conto terzi il lavoro sporco in chiave anticomunista!
C'è una targa - ha presente signor Mazzanti? - nella stazione di Bologna che ricorda a tutti di cosa sono capaci i fascisti, anche in tempo di pace.
E si ricordi anche che i partigiani (giovani o anziani) sono sempre qui, pronti a difendere la Costituzione e la pace, in particolare da coloro che, avendole "subite", cercano ancora un'improbabile rivincita.

lettera di Riccardo Lenzi, l'Unità, 22 novembre 2003

Mazzante cade da cavallo - Frate Tuck



15 novembre

La richiesta era stata fatta dal Comitato dei genitori. Già disposta l´ispezione Abusi edilizi in San Mattia il Comune manda i vigili Lite Ulivo-Monaco: volete la sanatoria Critiche anche da parte di An: o la giunta smentisce le accuse Ds o noi non voteremo

I vigili urbani dovranno verificare l´esistenza di eventuali abusi edilizi nel cantiere di San Mattia. Su quel che sta accadendo nell´ex convento chiedono chiarimenti sia il centrosinistra che il consigliere comunale di An Massimiliano Mazzanti. Ma la Giunta è decisa a tirare dritto. Come è già successo in Sala Borsa - dove indaga la Procura - il nucleo della polizia municipale che si occupa dei controlli nel campo dell´edilizia è stato chiamato a «indagare» su una attività del Comune stesso: i lavori nel complesso di via Sant´Isaia. A sollecitare l´intervento della squadra «anti abusi» è stato il comitato San Mattia - vicino ad An - che si batte contro il trasferimento delle scuole Manzolini e che ora non esclude di presentare una segnalazione anche ai Carabinieri. I vigili dipendono dal settore comunale Territorio e Riqualificazione urbana che ha disposto l´ispezione. Il caso San Mattia registra una accelerazione.
La Giunta Guazzaloca - ieri l´assessore all´Urbanistica Carlo Monaco ha illustrato la pratica in commissione - è infatti intenzionata a portare in consiglio già lunedì, per l´approvazione, «la variante al piano regolatore per la riqualificazione dell´ex convento». Una delibera contestata in commissione dai Ds e dalla Margherita. «Si parla di presunti abusi, in San Mattia, non è che adesso volete fare una sanatoria?» chiedono le opposizioni. Il testo della variante (a firma del settore Territorio e riqualificazione urbana e dell´Area Opere pubbliche) è stato passato ai raggi x dal centrosinistra. In particolare - è l´accusa - si cambia destinazione d´uso mentre i lavori per i nuovi «inquilini» dell´ex convento sono già stati fatti. Ecco le carte (illustrate da Davide Ferrari dei Ds e da Giovanni Maria Mazzanti della Margherita). La delibera che la Giunta propone al consiglio comunale recita: «...una piccola parte dell´edificio, circa 600 metri quadrati, verrà destinato a sede della Soprintendenza regionale ai Beni culturali e ambientali». Per Quercia e Margherita sarebbe stato meglio parlare al passato, visto che gli uffici del soprintendente Garzillo sono già stati assegnati con tanto di numero di telefono attivo (basta chiedere alla Telecom). Sempre le opposizioni, per avvalorare la tesi della variante-sanatoria, mostrano un documento del 9 luglio scorso del direttore generale Enrico Biscaglia, che citando il direttore delle Opere pubbliche Pierluigi Bottino - ieri assente in commissione - scriveva: «I lavori relativi alla convenzione/concessione con la Soprintendenza regionale sono a scomputo dell´affitto dei locali, vengono eseguiti a cura della Soprintendenza. I lavori sono in corso». Dunque, si chiedono Ferrari e Mazzanti per il centrosinitra «se i lavori erano già in corso in estate cosa autorizza la variante urbanistica?».
Insiste nella sua denuncia Mazzanti della Margherita: «Ci sono regole che sono state violate, in questa storia ci sono forti analogie con quella della Sala Borsa, dove si è voluto gettare il cuore oltre l´ostacolo. Dove l´ostacolo sono le norme, che tutti siamo tenuti a rispettare, e il cuore è la volontà del sindaco di fronte alla quale tutto si piega». A chiedere garanzie alla Giunta è anche Massimiliano Mazzanti di Alleanza nazionale: «Sulla permuta per il cinema Manzoni la minoranza diceva che era la truffa delle truffe. Abbiamo chiesto verifiche e abbiamo votato sicuri al 100% di aver fatto il nostro dovere. Ma prima di votare questa delibera voglio che le accuse della minoranza siano smentite». Monaco invece in commissione non è entrato nel merito dei rilievi del centrosinistra e della richiesta di An. «Vedo che i consiglieri sono documentatissimi sui pareri dei vigili del fuoco, sui metri quadrati... - ha detto l´assessore - l´oggetto della delibera è di decidere la destinazione futura dell´immobile e qui ci sono solo tre soluzioni: lasciare l´immobile in un deplorevole stato di abbandono, rimetterci una scuola, trovare altri usi urbanistici. Escludo le prime due ipotesi: se c´erano altre scuole da mettere lì sarebbe già successo. L´unica strada che ci resta è prevedere nuove destinazioni. A meno che qualcuno non mi dimostri che è meglio lasciare San Mattia abbandonato». La variante prevede il coinvolgimento di più soggetti: il museo virtuale della Resistenza, la Soprintendenza, l´Istituto Parri, l´Università. Al momento sono stati già assegnati locali al soprintendente Garzillo e al dipartimento universitario Dapt. Le scuole Manzolini resteranno, almeno per quest´anno scolastico.

di Andrea Chiarini, la Repubblica, 15 novembre 2003


18 ottobre

Sala Borsa "liberata" dai cittadini - Riccomini presenta una nuova memoria contro il progetto commerciale di Guazzaloca.
Dopo l'esposto in Procura che ha portato all'interruzione delle opere, l'intellettuale bolognese torna alla carica contro il Comune "Adesso alziamo il tiro" "C'è il tempo e la possibilità di tornare all'idea originaria, quella proposta da Umberto Eco e portata avanti dall'amministrazione Vitali"

di Leonardo Sacchetti, l'Unità, 18 ottobre 2003

"La Sala Borsa è carta straccia" - Dopo l'esposto Riccomini consegna una memoria ai carabinieri. Lo storico dell'arte: "Vi dimostro perché la convenzione tra Comune e privati è fuorilegge e va annullata"

di Paola Frontera, il Domani, 18 ottobre 2003


Monaco: "Utile un chiarimento" Vitali interroga il ministro Urbani. Il patron di Sala Borsa spa diventa un caso politico. Mazzanti: "Adesso fuori tutte le carte"

di Luciano Nigro, la Repubblica, 18 ottobre 2003


Bellentani ha una procura per trattare con la giunta - Il caso-bancarotta sul tavolo dei magistrati

di Andrea Chiarini, la Repubblica, 18 ottobre 2003

 

"Un progetto che non amo più" - Moreno Cedroni titolare della Madonnina del Pescatore che dovrebbe gestire il ristorante

di Luigi Spezia, la Repubblica, 18 ottobre 2003

 

Garagnani: "Locale vessato". Eppure non è in regola - Il consigliere di FI attacca il quartiere San Vitale. Ma l'Altrainformazione rileva un'infrazione

di Adriana Comaschi, l'Unità, 18 ottobre 2003

 

Per un disguido nel servizio di recapito delle copie agli abbonati, l'Onorevole Fabio Garagnani non aveva ricevuto l'ultimo numero de il Resto del Giorgino, dove il caso della "terza goccia" di Bologna, alias la veranda del Gran Café di via Altabella, era ampiamente trattato. Ce ne scusiamo con l'Onorevole, che non ha potuto - ovviamente - avere informazioni preziose per l'interpellanza che aveva come oggetto le "vessazioni" operate dal Quartiere San Vitali ai danni dell'esercizio in questione; faremo in modo che non capiti mai più.


 

 

15 ottobre - Lettera del soprintendente regionale ai 23 intellettuali: "Oggi sarebbe inopportuno che ci esprimessimo io e il mio ufficio" Sala Borsa, Garzillo risponde a Riccomini "Le vostre preoccupazioni sulla biblioteca sono state anche le mie"

di ANDREA CHIARINI, la Repubblica, 15 ottobre 2003

Un carteggio tra il soprintendente regionale Elio Garzillo e lo storico dell´arte Eugenio Riccomini. Una richiesta di una assemblea pubblica per capire che sta succedendo nel cantiere. E´ ancora la Sala Borsa al centro della polemica, dopo la conferma che per gli abusi edilizi nella biblioteca multimediale sono state iscritte nel registro degli indagati quattro persone.
Garzillo risponde alla «lettera dei 23», primo firmatario Riccomini, un grido d´allarme sulla sorte della Sala Borsa ristrutturata coi soldi di Bologna 2000. Chiamato in causa, il soprintende regionale, con toni a metà tra il cortese e il burocratico, conferma che «le vostre preoccupazioni sono state anche le mie ed hanno trovato, a suo tempo, valutazione e considerazione nelle fasi istruttorie ed anche nella parte dei provvedimenti a mia firma». Quanto alla situazione attuale, che presenta alcuni abusi edilizi accertati dai vigili urbani, Garzillo - che ha lasciato il suo posto alla soprintendenza provinciale a Sabina Ferrari - aggiunge: «Sarebbe del tutto indelicato e inopportuno che ci esprimessimo io e l´ufficio da me diretto che, nella differenziazione delle funzioni, è sprovvisto di poteri accertativi ed eventualmente di intervento tecnico, nel merito». Per il professor Riccomini la missiva conferma che «Garzillo mostra di condividere le nostre preoccupazioni». Lo storico dell´arte torna sugli abusi edilizi. L´assessore Carlo Monaco a questo proposito nei giorni scorsi ha detto: «Mi sembra che l´entità dei rilievi sia assolutamente modesta e non proporzionata all´enfasi con cui i critici sostengono che si deve cambiare il progetto».
«Posso anche concordare con le posizioni di Monaco - dice Riccomini - ma non si tratta di rilevare l´entità degli abusi, il fatto è che il Comune ha dato un cattivo ed esempio. Che succede se un cittadino apre una piccola finestra di un bagno su un cortile interno? Succede che se i vigili urbani scoprono l´abuso quel cittadino passa dei guai. La Giunta in un immobile che non gli appartiene - perché la Sala Borsa è un edificio pubblico - ha lavorato come coloro che fanno un po´ quello che vogliono, sperando poi che nessuno se ne accorga. Ripeto: un pessimo esempio». Ma il punto sul quale Riccomini insiste di più è «la trasformazione del progetto culturale di Sala Borsa» all´origine di parte degli attuali guai.
«C´è una mentalità purtroppo trasversale - dice - che tende a considerare il mercato come una medicina per ogni male. E invece così non dovrebbe essere. A nessuno è venuto in mente di fare dei negozi nella loggia dell´Archiginnasio, perché in quel caso prevale una sorta di sacralità della cultura. Invece per la sala Borsa, una biblioteca, questo discorso alla fine non vale, si parla di mercato: forse perché quello è un luogo frequentato da molti giovani? Nessuno, credo, arrivi a immaginare una scuola tutta privata, una sanità solo privata, una magistratura privata. Per la cultura invece la parola mercato corre sulla bocca di tutti».
Intanto l´associazione «L´Altrainformazione», che si batte contro quello che viene definito «lo scempio di Sala Borsa» chiama in causa la Giunta comunale. «Riteniamo a questo punto doveroso - si legge in un comunicato - che i responsabili politici spieghino a tutti gli ignari cittadini bolognesi la vera natura del progetto. Magari con una pubblica assemblea, per mettere a tacere gli intellettuali che ci confondono le idee raccontandoci che la Sala Borsa era la più grande Biblioteca-mediateca europea e che non abbiamo bisogno di una nuova libreria, ma di una biblioteca pubblica dove i libri sono gratuiti».



12 ottobre - Idee di destra per le elezioni

di MARCELLO FOIS, l'Unità, 12 ottobre 2003

 

Il Guazzaloca preelettorale è una fucina di idee. Quando non c'è più niente da inaugurare, quando tutte le statue sono state spostate, quando tutti i bidoni della spazzatura sono stati romanamente fascistizzati, allora si procede alla riinaugurazione. Il sistema prevede di inaugurare cose già fatte. Capiamoci bene: non è la stessa storia di appropriarsi di progetti pensati e impostati da altri, ma di inaugurare di nuovo cose già esistenti. Il monumento ai Partigiani di Porta Lame per esempio, una bella lucidata e via con l'inaugurazione, non del monumento in quanto tale, ma della lucidatura del monumento. La cittadinanza più distratta potrebbe pensare, non si sa mai, che quel monumento sia un altro degli obiettivi "centrati" di questa giunta. A questa lucidatura tuttavia non ha corrisposto una politica altrettanto linda. Lo stesso Sindaco che ha inaugurato la lucidatura del monumento ai partigiani, ha proposto di lucidare, fino alla scomparsa, la parola Fascista dalla lapide delle vittime del 2 Agosto, ha dato un contributo ai vigilantes di Forza Nuova, si riconosce in quel politico italiano che ha definito Mussolini un brav'uomo tour operator che mandava in vacanza i dissidenti, ha messo Raisi nel Cda di Monte Sole. Certo, Guazzaloca ha promesso all'Anpi l'inaugurazione, entro l'anno, del Museo della Resistenza, il che dovrebbe essere garanzia di antifascismo conclamato, peccato che l'abbia fatto per strategia, in vista della dismissione di un istituto scolastico pubblico, Le scuole Manzolini, che ha la maledizione di trovarsi in un punto troppo centrale e appetibile della città. Mentre si prepara la nuova, prestigiosa Sede del presunto Museo della Resistenza, infatti si lasciano decadere aule e strutture della scuola, in modo tale che sia il tempo a sfrattare i bambini dall'edificio. Intanto Guazzaloca inaugura una scuola privata cattolica, cablata, computerizzata, aerata, attrezzata di tutto punto. Sarebbe il caso di chiedere all'Anpi di "resistere" alle malìe del soldo e della sede prestigiosa per l'istituto Parri onlus che dovrebbe gestire il Museo promesso, se questo deve costare il venir meno ad uno dei principi fondamentali che rappresenta: la democrazia dei fatti, non quella degli spot.

 


 

12 ottobre - Il "bell'Esempio" della Sala Borsa

di GIANCARLA CODRIGNANI, l'Unità, 12 ottobre 2003

Sala Borsa. Mi sembra evidente che alla nostra attuale amministrazione la parola «borsa» appare carica di suggestioni che con la funzione dell'omonima sala hanno poco a che fare. Il progetto dell'amministrazione Vitali e del suo assessore alla Cultura, Roberto Grandi, era una cosa che riguardava la cultura: era in grado non solo di dare alla città una nuova biblioteca, ma di fare di Bologna la città dotata di un «servizio pubblico informatizzato» del più alto livello, che le avrebbe dato risonanza internazionale più di un qualunque progetto di metropolitana.
Peccato quel nome. La borsa evoca suggestioni affaristiche, sia nel tradizionale senso di contenitore personale in cui si tengono i quattrini che in quello di luogo in cui si compra e vende il danaro. Così i bellissimi ambienti storici e l'aula liberty dedicati a una modernizzazione degli strumenti culturali che, valorizzando i libri, utilizzano i collegamenti globali di internet, sono sembrati al sindaco Guazzaloca e al suo Assessorato alla Cultura (ma c'è ancora a Bologna un assessorato alla «cultura»?) luoghi un po' sprecati. Quindi si sono mano a mano ridotti gli spazi per la lettura, via i ragazzini (che cosa ci stanno a fare in una biblio-videoteca?), via un bel numero di postazioni video per fare posto a ristoranti e negozi, fonte di guadagno. E via ai lavori destinati al mercato.
Adesso viene fuori che mancavano le autorizzazioni. E le magagne vengono fuori perché le proteste dell'opposizione non hanno mai prodotto una piega dentro al Palazzo (quello che si chiama «comunale», cioè nostro, di noi cittadini) e c'è voluta la testardaggine della società «civile» (oggi lavoriamo bene sulla semantica) che è riuscita a far fermare i lavori.
Vedremo come andrà a finire e come verranno interpretati i limiti posti dalla lettera del sovrintendente Garzillo alle concessioni consentite per negozi e sushi-bar. È importante, invece, fare una considerazione conclusiva su una questione su cui i cittadini che si informano dovrebbero sapere tutto e tenerne conto nelle loro valutazioni «partitiche» per le prossime elezioni.
Non so voi, ma io mi scandalizzo che chi governa non tenga conto dei regolamenti e delle leggi. Qui non solo mancano i concetti di base di ciò che comunemente si intende per cultura e delle differenze che la distinguono dal mercato, ivi compresi i vantaggi che dalla cultura il mercato moderno deriva. Manca il senso della legalità: proprio il Comune deve essere richiamato dai cittadini a rispettarla? Il solito «bell'esempio».


9 ottobre - Un pasticcio che si avvita su se stesso

di ALDO BALZANELLI, La Repubblica, 9 ottobre 2003

 

Quello di Sala Borsa non sarà lo scandalo del secolo, ma ogni giorno che passa emergono nuovi particolari che indicano quantomeno un preoccupante dilettantismo del Comune nella gestione di una vicenda partita male e continuata peggio. E' bene ricordare che in origine il progetto di Sala Borsa prevedeva che il contenitore fosse quasi completamente adibito a biblioteca multimediale. Ai libri e agli spazi di consultazione (cartacea ed elettronica) doveva essere affiancata soltanto una caffetteria. La giunta Guazzaloca, appena insediata, ha compiuto invece una scelta diversa, sposando un progetto di privatizzazione che ha ridotto lo spazio della biblioteca per far posto a negozi e ristorante. «Per sostenere i costi», è sempre stata la spiegazione. Ma nessuno ha mai chiarito in modo convincente perché si sia rinunciato a un affitto di un miliardo e mezzo di vecchie lire garantito dall' università, in favore di un canone di poco superiore (due miliardi) chiesto ai privati, che in cambio però hanno preteso, comprensibilmente dal loro punto di vista, spazi commerciali adeguati a tutto discapito dei libri e dei computer. Questa scelta ha portato con sé una cascata di guai, a cominciare dalla necessità di costruireuna scala mobile, togliendo spazio alla biblioteca dei ragazzi. Poi si è scoperto che erano necessarie le bussole, per dividere la parte commerciale dalla biblioteca come pretendevano i vigili del fuoco.Fatte le bussole è stato necessario prevederne l' aerazione: ed ecco spuntare i fori nei solai. E il ristorante aveva bisogno di una cucina: e allora altri buchi per far passare i camini e muri posticci per coprire il manufatto del '300 che l' allora soprintendente ai beni architettonici Garzillo aveva raccomandato di lasciare bene in vista. Come se non bastasse, per far posto alle cucine è stato letteralmente distrutto l' impianto di cablaggio telematico che Telecom aveva donato per le postazioni multimediali della biblioteca, sopravvissute, ma più che dimezzate, nella sala Collamarini. Ci fermiamo qui per amor di patria, anche se il professor Riccomini potrebbe proseguire per ore a raccontare quello che ha definito «un vero e proprio scempio». In questi ultimi giorni si è scoperto che alcuni dei lavori effettuati per mettere una toppa dopo l' altra al pasticcio che si era combinato non erano neppure autorizzati. Con il paradosso dei vigili comunali che vanno ad accertare un abuso del Comune. E' vero che in epoca di condoni potrebbe apparire un peccato veniale, ma non è certo edificante scoprire che un ente pubblico lavora come un qualunque palazzinaro, infischiandosene delle regole, sperando che nessuno scopra gli abusi e confidando nel buon cuore della soprintendenza, per muovere la quale, a quanto si sa, c' è voluto un esposto alla magistratura. Nel frattempo i privati che dovrebbero occupare gli spazi commerciali in Sala <Borsa (ristorante, libreria, vendita di dischi ecc.) restano senza volto, qualcuno dice perché in realtà non sono ancora stati trovati. Fatta eccezione per Sala Borsa spa, la società che ha vinto l' appalto e che nel frattempo, visti i ritardi nella consegna dei locali, ha già ottenuto un bello sconto sul canone di affitto.


9 ottobre - E ora andate a controllare le Manzolini

di MARCELLO FOIS, l'Unità, 9 ottobre 2003

La sala Borsa è a un punto vivo. Gli appelli alla legalità restati inascoltati a lungo hanno ricevuto una risposta, tardiva, ma inequivocabile: abusivismo. In questi tre anni di lavori di "riqualificazione commerciale" dello spazio le opere procedevano su due piani distinti: da un lato le modifiche ufficiali, dall'altro quelle ufficiose, che, evidentemente, erano state implicitamente permesse. Un sistema che è diventato il marchio dell'attuale Giunta. Per riassumere le cose vanno così: si annunciano dei lavori, se ne fanno degli altri. I controllori si distraggono. I cittadini si trovano di fronte ai fatti compiuti. Che si dovessero aprire camini di aerazione, con conseguente sfondamento dei solai, per esempio, non risultava da alcun progetto ufficiale. Ma questo non ha preoccupato nessuno dei nostri amministratori e uffici tecnici, pronti, in caso di emergenza a riunirsi e variare ad hoc il progetto di cui sopra. Un sistema diffuso che accomuna l'affare Sala Borsa all'affare San Mattia e Manzolini. Proviamo a mettere ordine: le scuole Manzolini andrebbero ristrutturate, ci sono i soldi per farlo, una bella cifra che andrebbe sprecata a migliorare un istituto in perdita. Come la Sala Borsa in quanto polo bibliotecario e basta, anche le Manzolini in quanto scuola e basta non hanno quell'appeal aziendal-mercantile che tanto piace ai Berluscones locali. Detta in soldoni ristrutturare scuole e biblioteche è un'idea di sinistra, perché scuole e biblioteche significano servizi, ma non guadagni. Così si avviano lavori per rendere conveniente uno spazio di pubblica lettura come la Sala Borsa e contemporaneamente si assegnano gli spazi scolastici come le Manzolini ad attività più remunerative. L'occasione ghiotta arriva nel gennaio 2003 quando lo scandalo della Fondazione Monte Sole, con l'elezione di Raisi, AN, a rappresentante del Comune di Bologna nel suo CdA, consiglia una reazione uguale e contraria. Il Museo della Resistenza appare immediatamente perfetto alla bisogna. La teoria è questa: certo abbiamo mandato un ex fascista a Monte Sole, ma in compenso abbiamo trovato gli spazi per il nuovo Museo della Resistenza. Quegli spazi, inutile dirlo, sono le Manzolini. Tre piccioni con una fava: mandare via 250 bambini da un edificio appetitoso in centro; provocare una crisi di coscienza tutta politica tra chi deve scegliere tra i partigiani e gli scolari; accreditarsi come Giunta a 360° che dà alla Destra e alla Sinistra. I lavori per ripulirsi la faccetta nera possono iniziare. Ma il sacco del complesso San Mattia ha origine almeno nel novantanove, quando, dopo l'assegnazione della chiesa sconsacrata a spazio espositivo si dà un'occhiata al convento che ospita l'istituto scolastico e si decide che è il caso di metterci un piede dentro. Si inizia con una biblioteca della facoltà d'Ingegneria, poi si vedrà. Ma non è finita perché a latere, silenziosamente, erano nel frattempo iniziati, in un'altra ala delle Manzolini, i lavori di ristrutturazione per la nuova sede della Soprintendenza Regionale ai Beni Architettonici. Tali lavori, ben inteso, procedono sfruttando i fondi per la ristrutturazione della scuola, dal momento che le Manzolini, frantumate tra il Parri Onlus, formalmente non più l'Istituto Regionale per la Storia della Resistenza e della Guerra di Liberazione, la Sovrintendenza Regionale ai Beni Architettonici e Biblioteca della facoltà di Ingegneria, restano sempre, per PRG, un polo scolastico. Un giochetto da ragazzi: con i soldi della scuola si finanziano le ristrutturazioni di tutte le altre strutture fuorché quelle della scuola. Ancora una volta i controllori si distraggono. Ma questa volta i controllori sono parte in causa. Rispondere delle Manzolini per la Soprintendenza ai Beni Architettonici Regionale, significa rispondere di se stessa, in quanto occupante uno spazio che avrebbe dovuto salvaguardare. Per questo, sotto la canicola di luglio, una riunione del'Ufficio Tecnico del Comune stabilisce che la struttura delle Manzolini cambia destinazione d'uso, che non di scuole si tratta, ma di polo cultural-museale. In questo modo si legalizzano retroattivamente spese già fatte. Nella Democrazia dei corridoi non ci si può aspettare di meglio: un Museo della Resistenza, che non si farà mai come l'Anpi s'aspetta; una biblioteca testa di ponte che non ha nemmeno i bagni; la sede della Sovrintendenza che gratta via via sempre più spazi all'istituto scolastico. Ai bambini delle Manzolini resta la precarietà di sentirsi ospiti a casa propria, a tempo determinato s'intende. la Sovrintendenza Regionale munita di uno spazio prestigioso per cui non ha dovuto pagare niente, troppo presa ad acquisire spazi e ad arredare i nuovi uffici, non ha avuto tempo di rispondere agli appelli che gli giungevano pressanti a proposito della congruità dei lavori in Sala Borsa. E siamo da capo.


9 ottobre - Abusi edilizi: a Bologna li fa il Comune
I vigili "scoprono" che in Sala Borsa sono stati effettuati lavori senza autorizzazione

di Andrea Bonzi, l'Unità, 9 ottobre 2003


 

25 settembre - Spuntano anche le vignette in favore di Guazzaloca

di ANDREA CHIARINI, La Repubblica, 25 settembre 2003

 

E´ ORMAI l´angolo dello sberleffo, il tazebao che illustra con ironia, voglia di satira e qualche colpo basso la vita, le delibere e, direbbe il critico Vittorio Sgarbi, «gli illeciti estetici» della Giunta Guazzaloca. E´ una striscia quotidiana dove vige l´extraterritorialità politica, dove prima un gruppo di cittadini organizzato, poi tanti liberi pensatori scrivono ogni giorno una nuova puntata delle mille storie della città e della sua amministrazione. Finirci dentro è facile, basta girare attorno all´infobox di piazza Re Enzo, lasciandosi il bar la Linea alla sinistra e alzare lo sguardo. E l´edicola fai da te comparirà sulla recinzione in legno di uno dei tanti cantieri infiniti, mai come in questo caso tanto preziosi. Così viaggia l´altrainformazione, senza assilli mediatici, ansia da televisioni, incontinenza da dichiarazione. Basta una manciata di puntine, un po´ di nastro adesivo e tanta fantasia.
Ogni giorno decine e decine di persone si fermano a leggere le vignette di Zap e Ida, la saga delle «gocce» di Guazzaloca e i nuovi personaggi: i «pulisman» sparamulte che, pare, si stiano accanendo proprio contro l´utilitaria dei due autori.Lo sberleffo è più potente di un dibattito in consiglio comunale, soprattutto delle ultime sedute andate deserte per mancanza di consiglieri e assessori. E, per alcuni, è parimenti, se non più, democratico. Tanto che chi vuole, sul tazebao artigianale, può fare a piacer suo. All´inizio sempre i vigili, ahi loro, venivano spediti a staccare una ad una le vignette che il Palazzo non amava leggere, non il sindaco, ma nemmeno gli uomini dell´opposizione per certi riferimenti sulla lentezza del centrosinistra a schiacciare in campo avversario le palle che, di rado, Guazzaloca alza troppo per errore sopra la sua testa. Tutto registrato da qualche attento testimone che a pennarello chiosa i blitz alla scolorina dei fischietti («come se non avessero altro da fare») e le lamentele di consiglieri in difetto di humor. Ma c´è di più, a dimostrazione del successo del muro del riso di piazza Re Enzo, da ieri è comparsa la firma di Amir che fa contro informazione all´altrainformazione, raddrizza con la satira ciò che con la satira si tenta di ridicolizzare: chi si prende troppo sul serio e in Municipio la categoria è affollata, molto. «Sono contento, grazie al sindaco la città è più pulita e non è mai stata così bella», dice un personaggio uscito dalla penna di Amir, «Vero - fa l´altro - non capisco le due gocce... forse sono le gocce di pianto della sinistra che non sa più cosa criticare». Non passa mattina senza che su quel pezzo di legno compaiono spunti nuovi. Si possono leggere le tre pagine del dossier su Mussolini che mandava in vacanza gli italiani (al confino Berlusconi non lo dice), oppure, in fotocopia con tanto di evidenziatore giallo, quel passaggio firmato Wu Ming dedicato alla stampa locale di allora, che «arrivò a negare l´eccidio di Marzabotto». Ma il colpo grosso l´hanno messo a segno gli inventori di piazza Barattoli, così è stato ribattezzato quest´angolo di Bologna, gli stessi che curano il sito dell´Altrainformazione e che editano il Resto del Giorgino, tabloid ispirato alle scelte amministrative di Guazzaloca. Nell´ultimo numero c´è un piccolo scoop. Pare proprio che le «gocce» disegnate dall´architetto Mario Cucinella, non siano le sole al mondo e che anzi si assomiglino ai padiglioni di una Esplanade realizzata in quel di Singapore. Come due gocce d´acqua.

 


 

23 settembre - LA POLEMICA Lite in Comune per le inaugurazioni fatte all´insaputa del sindaco

I guazzalochiani accusano l´Ulivo: "Ci scippa i tagli del nastro"
Merola: li ho invitati, ma non mi hanno risposto

di ANDREA CHIARINI, La Repubblica, 23 settembre 2003

Parcheggi e giardini, vie e rotonde. E´ iniziata la corsa all´inaugurazione, corollario ormai indispensabile alla campagna elettorale che avanza. Assessori in prima fila, quando può il sindaco, tutti in posa per la foto di rito. Ma i presidenti di Quartiere dell´Ulivo non ci stanno a finire ai margini e, se possono, sgomitano un po´. «Fatti più in là» cantavano le Sorelle Bandiera, ritornello tornato in voga sotto le Due Torri. Da qualche giorno il taglio dei nastri si è fatto ancora più fitto e Giorgio Guazzaloca ha redarguito i suoi: svegliatevi e non fatevi più rubare la scena dall´opposizione... Tanto che una sua consigliera, Maria Cristina Marri, Udc, strapazza a stretto giro in diretta radiofonica i presidenti di Quartiere del centrosinistra. «Questi fanno inaugurazioni di contrabbando, senza avvertirci» è l´accusa. Il 19 settembre alla Cirenaica è stata aperto un giardino pubblico, poi è toccato a via Giovanni Favilli, domenica con tanto di banda c´è stato il taglio del nastro in piazza Lambrakis, mentre oggi ben due assessori, Franco Pellizzer e Carlo Monaco, saranno a mezzogiorno in piazza Galileo dopo il restyling. Ieri in consiglio comunale nuova puntata. Alberto Vannini, guazzalochiano doc, si presenta a inizio seduta con un discorso scritto per mettere nel mirino il presidente del Savena, il diessino Virginio Merola.
«Ha inaugurato via Favilli e piazza Lambrakis, per la quale il Comune ha speso 282 mila euro, senza dire nulla all´amministrazione - dice - nei volantini firmati da Merola, con l´annuncio dell´iniziativa, non compariva il nome di alcun rappresentante del sindaco o della Giunta, non voglio ipotizzare altre ragioni, oltre a quella della carenza comunicativa, anche se ci vedo più anche altro un mancato rispetto istituzionale». Merola, udito Vannini, alza la mano per prendere la parola e mordersi la lingua.
«Carenza comunicativa? Ma scherziamo - dice in aula - ho scritto al sindaco e da qualche parte la lettera sarà pur protocollata, e per sicurezza, siccome dall´ufficio di Guazzaloca non arrivavano risposte, ho telefonato alla sua segretaria, ma senza ottenere risultati. Quando si lanciano certe accuse bisognerebbe prima sapere come sono andate le cose, se qualcuno ha peccato di scarsa trasparenza questo è il sindaco, che del resto è abituato a mancare gli appuntamenti istituzionali, come le inaugurazioni, salvo poi presentarsi più tardi come "semplice cittadino", tanto per restare nel rispetto istituzionale». Vannini, preso in contropiede, reagisce con un comunicato: «Non avrei voluto, ma Merola se l´è proprio cercata. Non può inaugurare un´opera non sua, certe manifestazioni vanno concordate e caso mai è il sindaco che chiama Merola e non il contrario. Ma si capisce... l´opposizione è spaventata dalla concretezza della Giunta e non ha ancora digerito l´infobox di piazza re Enzo». Fra qualche giorno toccherà all´inaugurazione del nuovo centro sociale in via Sante Vincenzi. I cittadini sono ansiosi di sapere chi sarà invitato e chi sarà effettivamente presente.


18 settembre - "Povera Sala Borsa devastata da bussole, ascensore e cucine"

Lo storico d' arte Riccomini "ispeziona" il cantiere della biblioteca . "Tanti piccoli interventi per un massacro"

"L' attività culturale diventerà l' appendice ingombrante del ristorantino" "Sono stati eliminati infissi storici, nascosti muri del Trecento, murate portefinestre" Negli anni in cui è stato vice sindaco ha visto il nascere del progetto "Mediateca" "Demolizioni, divisioni e nuove costruzioni hanno snaturato i ballatoi"

di BRUNELLA TORRESIN, La Repubblica, 18 settembre 2003

Negli anni in cui è stato vice sindaco di Bologna, assessore alla cultura, poi consigliere comunale, Eugenio Riccomini ha visto il nascere del progetto Sala Borsa: il recupero dell' edificio, la sua destinazione a biblioteca multimediale, in una città che scontava l' handicap di una biblioteca centrale, a palazzo Montanari, stritolata dalla mancanza di spazio e inadeguata. Ieri mattina, da privato cittadino, il più amato tra gli storici e divulgatori dell' arte è tornato in Sala Borsa, per constatare con i suoi occhi, quanto e cosa sia cambiato in questi ultimi quattro anni. Ha chiesto di poter parlare con gli architetti del Comune, Roberto Scannavini e Nullo Bellodi, autori del progetto originale. Ha guardato, ha domandato e ottenuto spiegazioni. Riccomini, che è anche stato soprintendente, ne è uscito incredulo e scandalizzato. Vi sono lavori in corso, che dureranno fino alla fine di novembre, e che, su richiesta dei gestori privati, servono a trasformare in «centro commerciale» (questa è l' espressione usata non dai comitati di cittadini bensì dai Vigili del Fuoco) spazi e locali in origine destinat i alla biblioteca: libreria, agenzia di viaggio, negozio di design, aule informatiche, bar, wine bar e ristorante. «Dal 1999 - dice Riccomini - si sono sommati tanti interventi apparentemente di piccola entità, il cui risultato finale è il massacro della Sala Borsa. Nel '99 tutto era pronto per allestire la più grande biblioteca italiana, oggi le hanno tolto il futuro». Ultimi in ordine di tempo i lavori per le «bussole»: quattro corridoi di circa due metri che separeranno gli ingressi alla biblioteca dallo spazio commerciale. «Verranno costruiti in cemento armato». Ne sono previste due ai lati dell' ingresso nella piazza coperta, all' imbocco delle scale che conducono ai ballatoi. Una terza all' ingresso dell' emeroteca. Una quarta all' altro lato della piazza. «Questi corridoi, isolati, dovranno essere ventilati con due prese d' aria. Due grossi tubi dovranno essere collegati al soffitto delle bussole e sbucare sul tetto: la legge dice che dovranno superare d i un metro il colmo del coperto. Sul tetto della Sala Borsa cresceranno otto alti comignoli del diametro di 40 centimetri». Salendo le scale che conducono ai ballatoi, dove sono visibili i fori nei muri per il passaggio delle canalizzazioni verticali, è possibile dare un' occhiata al vano della scala mobile, l' elemento «attrattivo» chiesto dalla cordata Edison Touring, vincitrice della gara, e creato demolendo una sala di lettura della Biblioteca Ragazzi. Il vano è stato isolato dal muro esterno (che prospetta sull' esedra) con una contro parete: «queste - dice Riccomini indicando le finestre esterne - non si apriranno più». I locali del primo e secondo ballatoio ospiteranno a sinistra negozi, e ristoranti a destra (lato di via Ugo Bassi). Gli interventi più invasivi sono stati fatti a destra: «Le porte finestre che prospettano sui ballatoi di destra sono state in parte murate, e si è persa la simmetria con l' ala sinistra. Gli infissi storici sono stati eliminati. E qui - indica Riccomini - sono previste le cucine». Una grossa conduttura di metallo scende dal soffitto. Lo spazio, in origine aperto, perché avrebbe dovuto ospitare postazioni per la lettura e la navigazione in rete, è stato suddiviso in diverse stanze con nuove pareti. In fondo a destra è stato costruito un ascensore montacarichi, che collega piano terra e terzo piano, con ingresso da via Ugo Bassi. Parte del muro esterno, il muro del Trecento, è stato nascosto da una controparete. «Qui, al secondo ballatoio, erano stati predisposti e realizzati tutti i servizi per la sala di lettura universitaria: sono stati demoliti. Se non ricordo male, nel 1999 la convenzione con l' università era già stata redatta: avrebbe garantito al Comune entrate per 1,5 miliardi di lire l' anno». La scala mobile, l' ascensore, le cucine, la sala lettura demolita e le bussole, le canalizzazioni, le porte murate e le contropareti, gli infissi sostituiti e i se rvizi demoliti: «Tutte queste operazioni devastanti, sono state autorizzate?», domanda Riccomini. Il «progetto di adeguamento commerciale di Sala Borsa» è stato autorizzato dalle Soprintendenze. La struttura in muratura delle bussole tagliafuoco è stata autorizzata dalla soprintendente ai beni architettonici il 7 maggio di quest' anno. Mancano, così ha riferito l' assessore Monaco in Consiglio Comunale, i permessi per gli impianti di ventilazione delle bussole. Verranno chiesti, e saranno concessi: autorizzate le bussole, sarebbe paradossale non autorizzarne gli impianti: «è stata esercitato un controllo puramente burocratico», dice Riccomini. «Se questo cambio di destinazione d' uso avrà successo, molta gente entrerà per fare shopping o andare a ristorante, fregandosene della biblioteca, che diventerà l' appendice un po' ingombrante del ristorantino. Questi non sono servizi aggiuntivi alla biblioteca, ma servizi che ne soffocano la futura poss ibilità di sviluppo», commenta Riccomini, «e non c' è più niente da fare. I denari sono stati buttati via, e non se ne troveranno altri per far tornare tutto come prima».



16 settembre - Partire dalle "gocce" per fermare altri scempi

l'intervento di Walter Vitali su la Repubblica

Le parole di Vittorio Sgarbi in Piazza Maggiore meritano qualche ulteriore riflessione.
"Non siamo i padroni della città, ma i suoi custodi" ­ E' stato il passaggio più applaudito del suo discorso sull'Infobox, ed è esattamente il concetto da cui Giovanna Grignaffini ed io siamo partiti per rivolgere un'interrogazione parlamentare al Ministro Urbani.
Si potrebbe aggiungere, e anche su questo Sgarbi ha mostrato piena condivisione, che le regole di tutela della città storica non devono mutare a seconda delle maggioranze al governo a Roma o a Bologna.
La questione che ponemmo allora riguardava esattamente questo punto: perché quello che valeva con i precedenti Soprintendenti e le precedenti amministrazioni, cioè l'applicazione rigorosa dei criteri di salvaguardia del complesso monumentale di Piazza Maggiore, non doveva valere più oggi? Evidentemente per compiacere alla volontà politica dell'attuale maggioranza di Palazzo d'Accursio.
Alla luce delle parole di Sgarbi pare ancor più chiaro che il rifiuto di Urbani di sottoporre il progetto dell'Infobox al parere del competente Comitato di settore del Ministero è stato un autentico sopruso, come avevano giustamente osservato Vittorio Emiliani e il Comitato Nazionale per la Bellezza.
"Potevano chiedere il parere di Pierluigi Cervellati" ­ Non l'hanno fatto e non lo hanno ascoltato neanche quando egli, insieme a Campos Venuti, a Eugenio Riccomini e a tanti altri esponenti della cultura cittadina, si è pronunciato risolutamente contro.
Si è così manifestata ancora una volta l'indole di questa amministrazione a non ascoltare la città. Peggio: a pensare che lo scintillio di un Infobox (ma quelli veri sono tutta un'altra cosa!) e una mostra di progetti di là da venire potessero distogliere i cittadini dall'osservazione quotidiana di cosa non va e di cosa è stato promesso ma non realizzato.
Poteva funzionare. Anche Berlusconi ci prova sempre.
Se non ci sono riusciti il merito è in gran parte del gruppo di cittadini de L'Altrainformazione, che ha sollecitato con ironia e intelligenza l'attenzione dell'opinione pubblica, e dell'opposizione consiliare, la quale è intervenuta più volte sul tema.
"Piazza Maggiore è il luogo più importante d'Europa per la scultura del Rinascimento"
­ E' un concetto che anche Guazzaloca avrebbe fatto bene ad ascoltare l'altra sera, anziché svignarsela in modo poco elegante.
Richiama l'importanza artistica di Bologna, poco valorizzata e poco conosciuta anche dai suoi cittadini. E il grande significato architettonico del nostro centro storico, la cui conservazione non è un peso o un tributo pagato al passato, ma una delle principali opportunità per rendere più vivibile ed accogliente la nostra città negli anni a venire.
La tutela della città storica che abbiamo invocato per l'Infobox significa allora rispettare la vocazione culturale dei grandi contenitori del centro,
evitando lo scempio di Sala Borsa e destinando San Mattia alle scuole e al Museo della Resistenza.
Significa difendere l'ex STAVECO dall'aggressione speculativa, e rivedere drasticamente il progetto per l'area SEABO (Mai più Borgo Masini!).
E significa affrontare correttamente il tema conservazione - innovazione architettonica nella città storica.
La critica all'Infobox in Piazza Re Enzo non significa che non si debba pensare ad importanti interventi di architettura contemporanea. Ad esempio dopo l'inizio dei lavori per l'Alta Velocità il tema della Stazione ferroviaria è ormai ineludibile. E va riaperto.


16 settembre - Skiantos, 25 anni intelligentemente demenziali

intervista di Chiara Affronte, da l'Unità del 16 settembre 2003

Ironia che scuote le coscienze, sarcasmo che le provoca e demenzialità che le diverte. In una parola Skiantos, gruppo rock demenziale che da 25 anni prosegue nella sua attività, a tratti "a-logica", e che festeggia questo primato oggi, dalle 19 alle 24, all'arena della Festa nazionale dell'Unità con altri musicisti e artisti impegnati nella maratona "Io sono un demente (una giornata a perdere)" condotta da Patrizio Roversi. Ci saranno, tra gli altri, Donatella Rettore, Righeira, Diego Abatantuono, Luca Carboni, Claudio Lolli, Antonio Albanese, Jimmy Villotti, (passeranno Paolo Cavoli ed Enzo Iacchetti). Infine Elio e le storie tese si cimenteranno in una burla "demente" con gli Skiantos. Domani, invece, in programma un convegno sul genere demenziale (con Roberto Grandi, Paolo Fabbri e Omar Calabrese).
Parliamo di questo e di altro con Roberto "Freak" Antoni, anima del gruppo.

Siete considerati da sempre i detentori di quella potente arma di indagine della realtà che è l'ironia. Dove e come l'ironia incontra il demenziale?
Il demenziale (genere propriamente classificato dalla semiologia Maria Corti dell'Università di Pavia) è da un lato goliardia, ma non solo. E' piuttosto l'unione di ironia, sarcasmo, surrealismo, a-logicità. E' l'aggancio di concetti spesso assurdi o gratuiti; è la giustapposizione di elementi su cui si è costruito il concetto freudiano di inconscio, quello bretoniano di surreale. Il demenziale nasce dalla libera associazione di idee che tutta la letteratura dei primi del '900 ha indagato, evidenziando come da questi accostamenti nascessero intuizioni spesso più esilaranti di quelle scaturite dal senso comune.
Ironia sovversiva e rivoluzionaria?
A suo tempo siamo stati inseriti tra le avanguardie artistiche, perché, pur partendo dal rock, costituivamo un'alternativa.
Gli Skiantos sono un frutto del '77 bolognese: riesci a fare un confronto tra l'utilizzo dell'ironia allora rispetto ad oggi, con un panorama politico-culturale di fondo diverso?
Credo che di ironia ci sia sempre bisogno perché è uno strumento che permette di essere reattivi. Il '77 a Bologna è stato un momento travolgente, in cui la città si muoveva, faceva, proponeva. Si assisteva ad un incredibile rigurgito di creatività e sperimentazione, notevolmente testimoniate da pubblicazioni come "Frigidaire" e "Valvoline", da artisti come Andrea Pazienza, da scrittori come Pier Vittorio Tondelli, da esperienze come quella di Radio Alice. Forse la stasi dopo una tale sbornia creativa era necessaria, ma adesso c'è senz'altro bisogno di rinnovarsi. L'onda lunga del '77 è arrivata fino ad oggi a Bologna, dove il fermento culturale non manca. Però l'apatia si sente e c'è bisogno di reazione.
Se il fermento culturale c'è, allora cosa manca?
Manca la capacità e il desiderio di scambio, di confronto, e una piazza piena di capannelli di persone che parlano di tutto: di sport, di musica e di politica.
Perché la politica è vita?
Sì, ma manca la passione civile, la voglia di polemizzare, di manifestare un dissenso di fronte ad un potere troppo rigido.
Un potere forse oggi anche più subdolo?
Sì. Il potere oggi ha affinato le sue armi, è un grande comunicatore e sa perfettamente quali mezzi usare. Ha imparato a confrontarsi con i mass media: sfugge e non si palesa. E' un potere agguerrito, che indossa una maschera accomodante. Per questo è più difficile manifestare un dissenso, tenendo sempre conto che la reazione non deve essere irregimentazione. Così come è accaduto ai "creativi" del '77 che, dopo la spaccatura del movimento, non sono approdati al terrorismo.
C'è della nostalgia nella celebrazione dei prossimi giorni?
No, nostalgia è regredire. Il nostro passato è servito a farci crescere e la giornata di oggi è piuttosto un ricordare per ripartire, chiesto e pensato innanzitutto da Oderso Rubini, da intellettuali bolognesi come Roberto Grandi (prorettore dell'Università di Bologna), da Nicola Sinisi (assessore alla cultura di passate amministrazioni di centrosinistra) e dalla festa dell'Unità. E noi non possiamo che accettare con immenso piacere questo invito.
Certo che festeggiare dal centro della città, da piazza Maggiore, sarebbe stato divertente, non credi?
Senz'altro. Facciamo così: diamo appuntamento alla festa per il trentennale degli Skiantos proprio dalla piazza!
Tornando ad oggi. Come collochi gli Skiantos nel panorama musicale attuale?
Siamo ancora dei disadattati. Che amano suonare dal vivo, che usano l'ironia come un mezzo e non come un fine, che le major della discografia evitano. Del resto pensiamo che "sarà una risata a seppellire il potere".
Tutte le risate? Anche quelle di Zelig? Non sembra che aprano sempre gli occhi, ma che anzi a volte facciano apparire il "padrone" magnanimo, visto che si fa sbeffeggiare sulle sue televisioni.
Certo: alcune cose paiono bellamente ipocrite. La conclusione sembra sempre "Il re è inamovibile". Un divertimento disimpegnato, insomma.
E di Cofferati sindaco cosa pensi?
Perché no! Non è bolognese, ma è il bello di Bologna essere "apolide", di non essere abitata solo da autoctoni, ma da trapiantati. Cofferati può ben rappresentare Bologna.
Progetti?
Un cd con rarità Skiantos: cammei rimasti nei cassetti. E chissà, forse un progetto che volevamo fare qualche mese fa: incatenarci in piazza e fare una colletta per quei poveri ricchi di Confindustria che piangono miseria. Con tanto di conto corrente. Aiutiamoli!



14 settembre - Infobox e cassonetti, intellettuali che fatica!
Articolo non firmato - da Il Resto del Carlino, 14 settembre

 

Dura è la vita degli intellettuali bolognesi. Non passa giorno che non debbano esercitare un'acuta e profonda azione di "vigilanza" in nome dei principi di libertà e di democrazia. Una vera faticaccia. Tanto per cominciare, la mattina devono svegliarsi alle 7.30. Bei tempi quando potevano concedersi un sonnellino fino alle 10-10.30. Con la democrazia in pericolo c'è poco da sonnecchiare. Dunque, alle 7.30 tutti in piedi, pronti ad intervenire. Ma dove? In difesa dei bambini? In difesa degli anziani? In difesa dei cittadini rimasti ingiustamente senza lavoro? No, le loro preoccupazioni sono essenzialmente rivolte in due direzioni. La prima è l'Infobox di Piazza Re Enzo. A loro non piace. Poco importa che l'abbiano visitato oltre 70mila cittadini, gran parte dei quali hanno invece apprezzato la funzione dell'opera: informare direttamente la gente sulle opere che a Bologna saranno realizzate o si stanno realizzando. E' il solito popolo bue, grugniscono gonfiandosi d'immenso, senza una guida si lascia abbindolare. Per loro andava meglio prima. Quando, dove ora sorge l'Infobox, c'era un sottopassaggio semidistrutto nel quale regnavano sporcizia e degrado. Proprio nel bel mezzo della città. Ma si sa: tutti i gusti son gusti. La seconda "missione" ­ a proposito di gusti e di odori ­ vede impegnati gli intellettuali nella difesa del color "rosso mattone" di cestini e cassonetti. E' una battaglia dura, durissima, per la quale, annunciano pensosi, "occorre riflettere". Che cosa si nasconde dietro la cancellazione del "rosso mattone"? In quale piano antidemocratico, filoamericano e ohibò, occidentale si inserisce il fatto di dipingere gli stessi cestini, gli stessi cassonetti con colori che vanno dal bruno all'antracite? Scrittori, docenti universitari, architetti hanno così deciso, seduta stante, di tirar fuori carta e penna. E giù una firma dietro l'altra, a testimonianza di una preoccupazione profonda, palpabile, irrefrenabile. L'appello è partito: fermate lo scempio! Niente antracite sui cassonetti! Viva il rosso mattone! Ora la lettera passa di casa in casa, di quartiere in quartiere. Il popolo, i cittadini leggono e si volgono compiaciuti verso gli intellettuali che ancora una volta hanno assolto - fedeli all'insegnamento marxista-leninista ­ il loro compito di guida. Una guida lucida e determinata. Tanto da preparare già la prossima mossa: una catena umana attorno ai cassonetti. Per difenderli dall'antracite. Bologna ringrazia.

Ringraziamo il Direttore del Resto del Carlino e l'anonimo estensore del profondo ragionamento qui sopra riportato per aver indirettamente informato i cittadini bolognesi dell'esistenza di opinioni diverse da quelle normalmente passate attraverso le veline di Palazzo D'Accursio. Ci permettiamo di dare un suggerimento: per sancire in maniera più trasparente l'essenza del giornale, cambieremmo il nome della testata. Ci rendiamo conto che il Resto del Carlino ha ormai un valore storico, ma con la ventata di modernità che si respira a Bologna, tutto si può cambiare. Si possono snaturare luoghi storici e monumentali, si possono cambiare i colori della città, figuriamoci se non si può cambiare il nome di un giornale. E allora senza remore, e senza rimpianti, verso una nuova testata, Il Resto del Giorgino: ci sembra molto più aderente alla realtà.

 

Censurare e Leccare, servitori che goduria!

Comoda la vita della servitù bolognese. Non passa giorno che non possa (debba) evitare di riportare certe notizie, per accontentare la voglia di censura dei loro padroni. Una vera pacchia!
Tanto per cominciare possono "pensare" ai fatti loro durante le conferenze stampa; poi non sono costretti a controllare sul vocabolario se "scuola" si scrive col "q" o col "cq".
Se poi dovessero capitare fatti inconsueti e/o allarmanti ­ come consiglieri che girano armati per la piazzola, o (post)fascisti spediti a Montesole per conto del Comune ­ il Resto del Giorgino proclama uno "sciopero azzurro". Tutti i redattori sono invitati al "ME NE FREGO party",
una festa alla quale si può partecipare solo se in possesso dell'apposito equipaggiamento:
scolapasta in testa, manganello nella destra e compasso nella sinistra. Tutti ballano e cantano per dimenticare. L'alcol però è severamente proibito: qualcuno potrebbe scrivere delle boiate.
Come dar torto a questa filosofia di vita? Si sa: i veri intellettuali ­ come il direttore Mazzucca ­ si interessano solo dei massimi sistemi. Come, ad esempio, la "bolognesità", l'epistemologia del tortellino o il re-visionismo storico.

Pr evitèr i znèster, s'as ha da fèr un inchén l'è méi fèrel a un sparlungàn piotòst che a un mazacròc.
(Per evitare le lombaggini, se si deve fare un inchino è meglio farlo ad uno spilungone
che ad un nano.)

Riccardo Lenzi



14 settembre - LE PAROLE CONGELATE

di Marcello Fois - da Unità, 14 settembre

A me questa storia dell'Infobox mi sembra come quella di certe famiglie dei telefilm americani. Là tutti lavorano, i padri se ne fregano dei figli e le madri anche. A tavola mangiano schifezze tali che non vedono l'ora di alzarsi e mettersi davanti alla televisione. Là tutti si lamentano con tutti perché in famiglia non si parla mai. I genitori dicono ai figli che non rompano le scatole, che loro lavorano tutto il giorno e lavorano per loro. I figli dicono ai genitori che non ci sono mai, che vorrebbero partecipare e non subire. Così, in genere, nei telefilm americani si inventa l'infobox, che è poi il frigorifero, dove genitori troppo occupati a fare i cazzi loro per parlare con i figli, appiccicano ogni sorta di messaggi e pecette e foto e disegnetti. Ecco, quel frigorifero mi sembra un monumento al fallimento. Al fallimento della comunicazione. Nelle famiglie sane si discute faccia a faccia.
A me l'infobox mi sembra quel frigorifero. Un monumento all'incomunicabilità. E forse è vero il contrario: la storia di certi telefilm americani a me mi sembra come l'Infobox. Qua tutti quelli della giunta dicono di avere tanto da lavorare. Il sindaco se ne frega dei cittadini e gli assessori anche. Si prendono decisioni talmente schifose che viene voglia di alzarsi e trasferirsi da un'altra parte. Qua tutti si lamentano con tutti perché nella società civile non si parla mai. Gli amministratori dicono ai cittadini che non rompano le scatole, che loro lavorano alacremente e, dicono, lavorano per loro. I cittadini dicono agli amministratori che non ci sono mai, che vorrebbero partecipare e non subire. Così in genere nelle amministrazioni di destra s'inventa l'Infobox, che è poi un obbrobrio nel cuore storico della città, dove amministratori troppo occupati a fare i cazzi loro per "parlare" con i cittadini, organizzano ogni sorta di millantato credito con mostre e progetti di cui si sono appropriati dalle giunte precedenti. Ecco, quell'infobox mi sembra un monumento al fallimento. Nelle amministrazioni sane, con i cittadini, si discute faccia a faccia. A me quel frigorifero sembra l'Infobox. Un monumento all'incomunicabilità.


14 settembre - Dopo lo show di Vittorio Sgarbi davanti alle "vetrine" di piazza Re Enzo - Gocce, la promessa dei Ds "Le tiriamo giù noi" - E anche la destra ora snobba l´Infobox - Garagnani (Fi): non mi sono piaciute - Bignami (An): non sono belle e neanche una novità

di Andrea Chiarini - da la Repubblica, 14 settembre

Le certezze del centrodestra vacillano, da venerdì sera, sotto i colpi dell´ipercritico Vittorio Sgarbi che dal palco di piazza Maggiore - parlando dei monumenti di Bologna - ha demolito l´infobox guazzalochiano proponendone la rimozione: «E´ un illecito sul piano estetico. Dicono che le gocce resteranno non più di due anni... speriamo». Nella maggioranza, adesso, si faticano a trovare gli sponsor di un tempo alle «gocce» di piazza Re Enzo. A denti molto stretti alcuni consiglieri comunali del Polo sillabano «non mi sono mai piaciute». E´ grande la sorpresa nella Casa delle libertà per l´epitaffio al piccolo Louvre nostrano - «ciò di cui non c´è bisogno, non va fatto» - che l´ex vice ministro Sgarbi (governo Berlusconi) ha firmato davanti a un migliaio di spettatori nella sua lezione serale. Alla fine Sgarbi ha chiamato sul palco (e davanti alle telecamere della rossa Iride Tv) il diessino Maurizio Cevenini, che ha tentato il colpo di grazia: «Non si preoccupi professore, tra due anni le tiriamo giù noi» ha detto di fronte alle insistenze del critico d´arte sempre più convinto della necessità di liberare piazza Re Enzo la creazione dell´architetto Mario Cucinella (costo 3,5 milioni di euro secondo l´associazione Altrainformazione). E´ proprio l´improvviso feeling tra Sgarbi e gli oppositori delle gocce a irritare Angelo Scavone di Forza Italia: «La sinistra non sa più a che santo votarsi e si mette ad applaudire Sgarbi dopo averlo contrastato tante volte come avversario politico». Poi però richiesto di un giudizio estetico anche Scavone si iscrive al partito dei denti stretti. «La copertura è sicuramente di dubbio gusto estetico, mi fido di quel che Sgarbi dice». E l´onorevole berlusconiano Fabio Garagnani aggiunge: «Le ho viste di sfuggita, ma non mi sono piaciute. Per favore non facciamone un caso». Ancora: il capogruppo di An Galeazzo Bignami che ha il dono, spesso represso per ragioni di partito, di dire le cose senza fronzoli: «Che le gocce non siano belle non è una novità, in generale non difendo una cosa che non mi piace e a me questa non piace». Alberto Vannini della Tua Bologna l´ha presa bene. Per lui più se ne parla - anche male - e meglio è. «E´ tutta pubblicità - dice - e poi Sgarbi fa un ragionamento sul filo del paradosso». Lo stesso, par di capire, che ha portato il Cavaliere a definire matti i giudici e a dire che Mussolini mandava la gente non al confino, ma in vacanza. E comunque «Sgarbi non è il padrone assoluto della verità e alle sue sfuriate ormai siamo abituati». Daniele Carella, Forza Italia, si mette a guardia delle gocce: «Sgarbi non è un oracolo, anzi. Usa toni presuntuosi. Il suo è un parere tra i tanti. Se rimuoveremo le gocce? Mi risulta che l´autorizzazione, salvo ulteriori decisioni, sia di durata biennale. Quindi chi ora dice, come Cevenini dei ds, che bisogna togliere l´infobox, afferma una cosa scontata». Il consigliere della destra Niccolò Rocco di Torrepadula paga ancora il peccato originale di avere per primo introdotto Sgarbi all´interno delle gocce provocando indirettamente il terremoto dell´altra sera. Ora dice: «In effetti l´impatto dell´opera è un po´ forte, ma resta il fatto che l´infobox stia riscuotendo un vastissimo consenso, almeno a giudicare dall´alto numero dei visitatori, che sin qui sono stati 80mila». In piazza Maggiore, venerdì, a rappresentare la Giunta c´era solo il vicesindaco Giovanni Salizzoni. Il sindaco, considerato il vento non proprio in poppa, ha invece preferito abbandonare il crescentone prima del Vittorio Sgarbi Show. «E´ bastato proprio poco per far fuggire Guazzaloca, forse non voleva assistere alla sua bocciatura, ma non sempre ci si può "esibire" davanti a folle acclamanti. A volte bisogna essere anche pronti al confronto» dicono i responsabili dell´Altrainformazione, associazione che si batte contro l´infobox. Sgarbi - nel silenzio del centrosinistra in Comune - ha convinto anche Alberto Zanni che sta traghettando l´associazione che presiede, l´Uppi dei piccoli proprietari immobiliari, dal centrodestra all´Ulivo, sponda Margherita. «Siamo stati i primi a contrastare l´infobox - ricorda Zanni - perché siamo interessati all´aspetto urbanistico della città. E poi, dal momento che Bologna c´è l´Ici più cara d´Italia, ci secca che questi soldi vengano spesi anche per opere del genere. Abbiamo raccolto 15 mila firme che consegneremo a Sergio Cofferati chiedendogli, in caso di elezione, di rimuovere le gocce dalla piazza»


13 settembre - L'INFOBOX è "FUORI LUOGO"

Grande successo della premiazione per la miglior definizione dell'opera di Cucinella
in Piazza Re Enzo. I cittadini bolognesi e Vittorio Sgarbi "demoliscono" i barattoli!
Guazzaloca, tanto per cambiare, si dà alla fuga.

La Repubblica: Sgarbi, una lezione contro le "gocce"
Il critico ieri sera ha ricevuto il premio dai contestatori dell'Infobox. "Sono un illecito estetico". Le pesanti critiche di Campos Venuti, Mingardi, Riccomini. Il sindaco se n'è andato.

L'Unità: SGARBI 2, la conferma: "Le gocce sono brutte"
"Un illecito estetico, una scelta da guardare con preoccupazione". Vittorio Sgarbi stronca per la seconda volta il Mausoleo voluto da Guazzaloca per celebrare la sua Amministrazione. I cittadini de "L'altrainformazione", che da mesi protestano con l'arma dell'ironia contro l'opera, gli attribuiscono la menzione speciale del loro originalissimo concorso che chiedeva la definizione più originale. Sgarbi, infatti, aveva definito il Mausoleo "discoteca di Riccione".

il Domani di Bologna: Sgarbi: "Una schifezza e un pugno nell'occhio"
Al parlamentare e critico d'arte premio per le sue critiche alle "gocce". "Due cerchi messi lì che non servono a niente". "Sono due cose di plastica messe in mezzo alla storia della città. Io ossessionato? Il mio è un giudizio oggettivo".


"LA LIBERTA' E' PARTECIPAZIONE" (cronaca di una stroncatura annunciata)

Nonostante la censura del Carlino ­ sempre più "velina" della giunta guazzalochesca ­, la premiazione, avvenuta ieri sera (venerdì 12 settembre) in Piazza Barattoli, per le migliori definizioni dell'Infobox è stata un successone!
Ieri più che mai, l'ex piazza Re Enzo è finalmente tornata ad essere agorà: un luogo in cui i cittadini possono esprimere pubblicamente le loro opinioni, scambiandosi pareri e informazioni sulle scelte e sui comportamenti dell'amministrazione comunale e, più in generale, sullo stato e sulla salute della propria città. Scarsa la presenza di politici e amministratori bolognesi - tra questi Cevenini, Vitali, Zamboni, Mariucci e (udite, udite) Rocco di Torrepadula -, ma grande la partecipazione dei cittadini. Presenti anche esponenti dei movimenti (Zacchiroli) e della società civile (Codrignani).

Le due definizioni premiate sono state quella di "Toilette pubblica di una stazione", scelta dalla maggioranza dei cittadini; "Fuori luogo" è invece la definizione scelta - tra quelle inventate dai partecipanti al nostro sondaggio - dalla giuria che, come spiega Eugenio Riccomini, "per decidere ci ha messo 20 minuti e lo ha fatto all'unanimità".
La simpatia di
Andrea Mingardi, una giuria prestigiosa (composta da Eugenio Riccomini, Concetto Pozzati, Antonietta Laterza, Vittorio Boarini, Laura Renzoni e Marcello Fois) e le vignette di Zap&Ida hanno intrattenuto un centinaio di cittadini, divertiti e partecipi. Una signora, per esempio, è intervenuta criticando pesantemente i "barattoli" e incitando i cittadini, in un crescendo wagneriano, addirittura a "prenderli a sassate".
In attesa delle decisioni della giuria, il pubblico già presente in Piazza Barattoli è stato intrattenuto dalle vignette di Zap&Ida, disegnate "in diretta" e commentate dallo stesso Zap, tra le risate del pubblico.
E' poi toccato ad Andrea Mingardi dare inizio alle danze, leggendo alcune tra le definizioni inventate dai cittadini, veri protagonisti della serata: chi con le proprie definizioni, chi con la presenza fisica in piazza. L'atmosfera si surriscalda, al punto che Mingardi si chiede cosa scriveranno i giornalisti. Pronta la battuta di Fois:
"Basta dire che restiamo sul filo del paradosso, così possiamo dire quello che ci pare. Tanto siamo tutti un po' matti e antropologicamente diversi". Ogni riferimento al cavaliere non è puramente casuale...
Boarini spiega quali sono stati i criteri per la selezione della definizione premiata: sono state scelte dalla giuria sei definizioni "finaliste"; tra queste è stata scelta la vincitrice.

Un altro intervento, particolarmente severo nei confronti dei "vasi da notte" di Cucinella, è stato quello di Campos Venuti, invitato da L'altrainformazione per ritirare una menzione speciale, conferitagli per aver (inconsapevolmente) ribattezzato piazza Re Enzo in Piazza Barattoli. "Bubi" ­ nome di battaglia del partigiano-urbanista ­, presente e combattivo come sempre nonostante la febbre, ha stroncato senza possibilità di appello l'opera di Cucinella, auspicandone la rimozione, non appena verrà "rimossa" a sua volta la giunta di destra, insediatasi nel 1999 a Palazzo D'Accursio tra i saluti romani dei fascisti bolognesi. "Da bambino prendevo a calci i barattoli per strada in mancanza di un pallone ­ ha detto Campos -: perciò mi è venuto in mente questo nome per definire l'Infobox. L'Infobox di Berlino era una cosa seria, democratica e artistica. Queste due cose, invece, sono brutte".
Altrettanto "spietato" è stato il giudizio di Concetto Pozzati, il quale, pur essendo favorevole agli inserimenti moderni in contesti architettonici preesistenti, sottolinea come questi ­ a differenza delle "gocce" ­ debbano essere di altissima qualità.
Antonietta Laterza ha messo in evidenza la totale mancanza di sensibilità del Comune verso i disabili, facendo notare ai presenti come la struttura in questione non rispetti le normative sulle barriere architettoniche.
Anche Laura Renzoni esprime il proprio dissenso rispetto alla scelta di sperperare soldi pubblici in un'opera brutta e inutile.
Tra le definizioni che hanno riscosso il plauso di pubblico e giuria, vanno segnalate
"l'incubatrice di Alien", "due rotonde sul mare, senza mare", "una gabbia per criceti gigante", "merda d'artista", "l'aplique del cesso dei ciclopi"
Riccomini
, commentando la scelta della definizione "fuori luogo", afferma che l'opera in questione "sembra l'ingresso di una squaloteca" e che "in questa piazza davvero non ha senso". "Durerà ­ aggiunge Riccomini ­ finché riusciremo a mettere il nostro candidato sulla sedia che merita".

Dimostrandosi come sempre sprezzante del pericolo (in questo caso, però, disarmato), è intervenuto verso la fine anche Rocco di Torrepadula ­ detto anche Smoking Gun ("pistola fumante"; n.d.r.) -, unico politico della maggioranza presente in piazza, sottolineando il fatto che ben 82.000 persone hanno visitato l'Infobox dal giorno dell'inaugurazione. Rocco ha inoltre detto che, secondo lui, una delle schede de L'altrainformazione sui progetti esposti nell'Infobox contiene delle falsità. L'ospite inatteso (ma accolto con compostezza dagli astanti) è stato da noi invitato a mettere per iscritto le sue riserve e a spedirle a laltrainformazione@libero.it : come tutte le cose che riceviamo, anche le considerazioni di Rocco sarebbero inserite nel nostro sito. Magari seguite da una risposta nel merito e da una domanda: su 82.000 visitatori, a quanti di loro l'Infobox è piaciuto? Noi, ad esempio, siamo tra questi 82.000 e a noi non è piaciuto. Ma in fondo siamo solo 8
A Rocco ha replicato ­ per "par condicio" ­ il vicepresidente del Consiglio comunale Maurizio Cevenini, ricordando come da sempre la giunta Guazzaloca non dialoga con i cittadini e fa orecchie da mercante davanti alle proteste dei numerosi comitati nati negli ultimi anni, e snobbando la richiesta di partecipazione attiva dei bolognesi alle scelte sul futuro della propria città.

Città della quale - come ha detto Vittorio Sgarbi tra gli applausi delle tante persone presenti in piazza, ignorando gli inviti del sindaco a glissare sull'argomento ­ "noi non siamo padroni, ma dovremmo esserne custodi".
Al termine della premiazione, infatti, L'altrainformazione si è spostata in piazza Maggiore, dove Sgarbi stava per iniziare la sua lezione sul Giambologna (organizzata dal Comune; n.d.r.). Lì un volontario de L'altrainformazione ha avvicinato il palco ­ tremando per una possibile reazione negativa (ad esempio una barattolata in testa!) da parte dell'onorevole ­ e gli ha consegnato una collezione di barattoli ed una pergamena con la menzione speciale.

"E' tutta la sera che cercano di convincermi a comportarmi bene ­ esordisce Sgarbi -, a non far traboccare le gocce dal vaso che è già colmo... Forse hanno cercato di indirizzare la mia ira verso chi mi ha lasciato senza audio, e mi ha tolto i libri per distrarmi dall'obiettivo". A questo punto il Re (Giorgio) è nudo, e scompare nel nulla: "Ogni intervento doveva essere proibito in un organismo che ci è pervenuto integro dal Duecento all'Ottocento. Non ci sono stati bombardamenti in questa piazza, non c'era nulla da ricostruire, altrimenti potremmo chiamare un bravo architetto per completare la facciata di San Petronio. L'amministrazione ha avuto il nulla osta dal ministero perché l'Infobox durerà solo due anni: una buona ragione per non farlo proprio. Questa piazza è il luogo più importante in Europa per la scultura del Rinascimento".
Quando si dice un boomerang... Con questi chiari di luna il Sindaco ha pensato bene di defilarsi, dopo essere apparso (come una visione) per pochi attimi in piazza Nettuno. Non sappiamo perché, ma la cosa non ci ha sorpresi...
Cominciamo seriamente a pensare che Re Giorgio abbia bisogno di un esorcista. Infatti, dopo che quest'estate Sgarbi aveva picconato i barattoli una prima volta, il Sindaco ha voluto fare il bis. Errare è umano, perseverare è diabolico!

A maggior ragione ci pare giusto aver consegnato il BARATTOLO D'ORO alla giunta Guazzaloca "per aver compiuto lo sproposito numero uno: la realizzazione dell'Infobox". Chi si meriterà il secondo barattolo d'oro? Purtroppo o per fortuna, c'è l'imbarazzo della scelta! A 360 gradi...


 

6 settembre - LA "FINANZA CREATIVA DEL COMUNE: NIENTE AD ASILI E MATERNE

da l'Unità, 6 settembre

I soldi della quotazione in borsa di Hera sono ormai tutti entrati nelle casse del Comune, compresa l,ultima tranche da 18 milioni di euro. Per un totale di 161milioni. Una cifra imponente che la giunta, parola dell,assessore al bilancio Galletti, intendeva impegnare non solo nel buco del metrò, ma anche sulla costruzione di "asilo nido e materne, strutture per anziani e handicappati, e parcheggi. Belle intenzioni, su cui l,opposizione da luglio chiede delucidazioni. Che non sono arrivate.
E tuttavia l,assessore, che ieri a palazzo d,Accursio ha presentato l,adeguamento al programma dei Lavori pubblici 2003, si è detto ottimista. Messi da parte nidi e materne, su cui le cifre sono risibili, la giunta ha messo a punto un programma di investimenti fatto a pennello per la prossima campagna elettorale. Seguendo il motto, "a ciascuno il suo, caro a Leonardo Sciascia. Ecco dunque spuntare per gli amici della Curia ben 458 mila di euro per il museo della Madonna di San Luca al cassero di Porta Saragozza, cifra che va a sommarsi ai 330 mila già stanziati. Ci sono però anche gli amici di Anglad, associazione per il recupero dei tossicodipendenti che collabora con San Patrignano: per ristrutturare la loro sede di Castelmaggiore (di proprietà del Comune di Bologna) sono stati investiti ben 614mila euro. E tuttavia il sindaco non intende buttare alle ortiche il suo passaporto a 360 gradi: di qui l,idea di destinare 350mila euro per l,acquisto di arredi e la realizzazione dell,ascensore nel museo della Resistenza che dovrebbe sorgere nell,ex convento di San Mattia, per il "consolidamento del voltone sud e il rifacimento di pavimentazioni. Numeri che, secondo l,opposizione, non chiariscono in nessun modo quando l,Istituto storico della Resistenza "Parri sarà trasferito e che fine faranno le scuole Manzolini. A domanda l,assessore Galletti ha chiesto aiuto ai tecnici comunali: senza però trovare il bandolo della matassa.
Chiaro invece il rinvio degli investimenti sulla Sala Borsa, evidentemente ritenuta non prioritaria. Tanto che il consigliere Ds Claudio Merighi attacca: "Nel luglio 2002 l,assessore Deserti disse che il recupero di 90 metri quadrati per la biblioteca ragazzi era praticamente cosa fatta: mentre, a oggi, non si è visto niente. Nel dimenticatoio finisce anche la bonifica dell,area ex Lunetta Mariotti, nel quartiere Navile: un,area degradata, dove da anni sorgono costruzioni abusive, che il comune avrebbe dovuto riscattare dal demanio militare per avviarne il risanamento.
Interessante anche il percorso seguito sul fronte della manutenzione urbana: drastici tagli alla manutenzione ordinaria di strade e verde, affidati al global service, e mano libera alla voce manutenzione straordinaria. Che tradotto vuol dire tappare i buchi più vistosi e trascurare tutti quegli investimenti che guardano oltre la data delle elezioni. Basta guardare i numeri: sulle strade l,investimento ordinario passa da 2milioni e mezzo a 415mila euro; stessa sorte per il verde, che passa da oltre un milione di euro a 215mila. E tuttavia, alcune arterie del centro (come via Indipendenza, Santo Stefano e Sant,Isaia) vengono depennate anche dagli interventi straordinari. "Necessitano di una ripavimentazione urgente, ma i lavori vengono rinviati attacca Merighi -. La verità è che non si vogliono cantieri sotto elezioni.
Infine la giunta si appresta ad acquistare la nuova sede dei vigili urbani di via Ferrari (nella zona di via Larga). Quanto costerà ai bolognesi non è dato sapere: l,assessore Galletti non ha voluto dare informazioni.

a. c.


6 settembre - Cevenini a Monaco sui nuovi condotti d'aria delle bussole - "No ai maxitubi in Sala Borsa"

da la Repubblica, 6 settembre

Otto grandi condotte in muratura dovranno assicurare il ricambio d'aria nelle ormai celebri "bussole" che divideranno gli spazi commerciali dell'ex Sala Borsa dalla biblioteca: otto "canne" di 40 centimetri di lato, a partire dal soffitto delle quattro bussole, attraverseranno i solai della sala storica, invaderanno il vano dell'ascensore in legno del primo Novecento e sbucheranno sul tetto, visibili dal Canton dei Fiori e dai piani alti degli edifici circostanti piazza Nettuno. La notizia è stata diffusa ieri da Maurizio Cevenini, Ds, vicepresidente del consiglio comunale, che ha assistito all,arrivo dei "tubi" in via Ugo Bassi e ha chiesto informazioni agli architetti dell,unità operativa Centro Storico del Comune, Scannavini e Bellodi.
Cevenini ha scritto una lettera a Carlo Monaco, assessore all'urbanistica e braccio destro del sindaco, per avere spiegazioni sull'andamento dei lavori. In particolare, Cevenini chiede se questo ulteriore intervento di "stravolgimento" privatistico della Sala Borsa - dopo lo sfondamento dei solai per la costruzione della scala mobile, il ridimensionamento della Biblioteca dei Ragazzi, la realizzazione di un montacarichi e di cucine attrezzate al secondo ballatoio nell'ala trecentesca - sia stato autorizzato o meno dalla Soprintendente ai beni architettonici Sabina Ferrari. La Ferrari ha autorizzato le bussole, ma a quel progetto vistato mancava la descrizione dei condotti per l'aerazione.
I lavori comporteranno la chiusura della biblioteca in novembre. I costi sono a carico del Comune di Bologna.


2 settembre - l'assicurazione

dalla rubrica EHI, CH'AL SCUSA - il Resto del Carlino

L'infobox di piazza Re Enzo è stato finora visitato da oltre 70mila persone. Davvero un buon segno, perchè significa che la gente è interessata. Un esempio di democrazia e partecipazione, un esempio concreto, non le solite e scontate parole. C'è che invece non perde le vecchie abitudini e confeziona sull'Infobox sarcasmo, offese e dileggio contro l'Amministrazione comunale, credendo forse di essere simpatico e spiritoso. Così dà gratis del cretino a illustri professionisti che hanno realizzato l'Infobox e agli oltre 70mila cittadini che un'opinione hanno voluto giustamente farsela sul posto, e fa così un regalo all'Amministrazione: i "contestatori" rendono infatti ancor più visibile la differenza tra chi amministra e chi fa folclore di piccolo cabotaggio. Ci sembra che anche questo caso confermi quanto ha detto più volte il Sindaco: questa "opposizione" è un'assicurazione sulla vita per chi governa la città.

Ringraziamo commossi il Resto del Carlino per averci dedicato così tanto spazio, regalandoci un attimo di immeritata visibilità sulle sue pagine. Certo, unico tra i giornali di Bologna, ha completamente ignorato la presentazione del nostro sito web di qualche giorno fa, dando un concreto esempio di cosa intende per democrazia e partecipazione.
Per il resto, invece di trattare i cittadini come numeri da usare come e quando fa comodo, sarebbe utile ricordarsi che sono dotati anche di facoltà di giudizio. Non basta contarli all'entrata dell'Infobox; bisogna anche vederli e sentirli all'uscita! Noi lo abbiamo fatto, raccogliendo le opinioni di tante persone; e non abbiamo raccolto solo i commenti, ma spesso anche i cittadini stessi, a volte consolandoli, a volte rianimandoli dopo la visita...
Comunque, se davvero rappresentiamo un'assicurazione per questa amministrazione, allora dedicateci tutti i giorni almeno una pagina; siamo pronti a riempirla!


31 agosto - I commenti alla vicenda del Consigliere-pistolero Rocco di Torrepadula


l'editoriale di Frate Tuck - La Balestra del Cavaliere

 

Vogliamo Rocco alle Olimpiadi!

Secondo quanto riporta oggi il quotidiano la Repubblica, Il consigliere indipendente Rocco di Torrepadula gira armato per la città e si vanta di essere un infallibile cecchino: 48 centri di fila in un bersaglio di 20 cm. Suggeriamo alla Unione Italiana di Tiro a Segno di inserire Rocco nel dream team azzurro che parteciperà il prossimo anno alle Olimpiadi di Atene. Abbiamo sempre raggranellato medaglie nelle varie discipline del tiro, ma con Rocco di Torrepadula possiamo fare razzia, soprattutto se nel frattempo, la prova di tiro al senegalese dovesse essere ammessa tra le discipline olimpiche.
Oltre a far dormire sonni più tranquilli ai cittadini bolognesi, che per qualche settimana se lo toglierebbero di torno, la sua partecipazione ai giochi li riempirebbe di legittimo orgoglio. Unico ostacolo possibile, gli impegni politici del consigliere. Non si preoccupi Rocco e neppure il CONI; i cittadini bolognesi lo solleveranno da questi gravosi incarichi in tempo utile per i Giochi: tra maggio e giugno del 2004 sarà libero da impegni e avrà la possibilità di rifinire a puntino la preparazione per le gare in programma per metà agosto.

M.R.

 

L'assessore in sicurezza

La sicurezza è un argomento molto rischioso su cui si sono giocate e si continuano a giocare le campagne elettorali locali e nazionali. Riempirsi la bocca di propositi mirabilanti è facile e porta voti; altra cosa è poi dar seguito alle chiacchiere e garantire davvero la sicurezza dei cittadini.
A Bologna ne sappiamo qualcosa. Dopo l'ingloriosa e prematura fine dell'esperienza Preziosa, ora siamo nell'era Monduzzi, ovvero dalla padella alla brace. Che dire di Gianni Monduzzi se non che sta interpretando in modo del tutto originale il mandato ricevuto. Può darsi che, magari per un banale errore di sintassi, il nostro abbia inteso di essere diventato
assessore in sicurezza. E difatti non si vede, non si sente, non risponde al telefono: probabilmente si è messo al sicuro da qualche parte.
Ora con la vicenda del consigliere pistolero Rocco di Torrepadula abbiamo toccato il fondo: il degrado già esistente non bastava, ci voleva anche la sicurezza fai da te di chi, ormai scaricato dai vecchi amici a cui procura solo imbarazzo, ha iniziato in questo modo la sua campagna elettorale (a proposito, come si chiamerà la lista di Rocco: La tua pistola, Canne fumanti o nascerà un nuovo più ampio soggetto politico, la lista Ruocco-(ba)Rocco?).
Caro assessore in sicurezza Monduzzi, se non riuscirà a chiarire come e perchè un consigliere gira armato per le strade di Bologna con tanto di vigili addetti al reparto sicurezza al seguito, ci saranno poche alternative: o si dà un taglio alla farsa e si abolisce l'inutile assessorato, oppure si prende atto della situazione e si passa la mano al consigliere Rocco per gli ultimi mesi di questa amministrazione. Nella seconda ipotesi, consigliamo a Cofferati di tener d'occhio le gomme della sua auto...

M.R.

 

Sotto la pistola niente

Lezione di buon umore. La risata può scaturire da 5 diverse sorgenti: 1) una battuta voluta; 2) una battuta o una gaffe involontaria; 3) immaginarsi o vedere un atteggiamento comico; 4) il ricordo di una circostanza; 5) l'assunzione di alcol o stupefacenti. Ciò che accomuna queste cinque categorie di risata è l'effetto benefico che hanno sul corpo e sullo spirito di chi la emette (ovviamente senza prendere in considerazione gli effetti collaterali del quinto tipo di risata...).
Ridere fa sempre bene. Non ho mai sopportato il detto "il riso abbonda sulla bocca degli stolti". Trovo che chi lo sostiene sia fondamentalmente un represso. Comunque sia, a sostegno di questa superficiale "fenomenologia dello sghignazzo", porto un esempio a caso.
La giunta Guazzaloca non ride mai. Effettivamente, leggendo i primi sondaggi in circolazione, c'è poco da ridere. Però un po' di buon umore - magari rispondendo "per le rime" alle nostre innocenti punzecchiature non guasterebbe e, ne sono certo, renderebbe più indolore il trasloco da Palazzo D'Accursio (il conto alla rovescia è già iniziato...). No: loro, di fronte alle battute, o scappano o fanno il muso.
E dire che una faccia simpatica come quella del Sindaco non può che suscitare ilarità. Evidentemente il signor Lombroso aveva torto: in realtà l'apparenza inganna. Tant'è vero che, non solo il Sindaco non dimostra nemmeno un briciolo di autoironia, ma i suoi consiglieri non trovano di meglio che reagire ai nostri sberleffi sguinzagliando squadre di pulismani dappertutto (tranne dove servirebbero davvero!).
La ciliegina sul... barattolo ce l'ha regalata il mitico Rocco di Torrepadula, girando armato di 38 special per la Piazzola. La Repubblica di oggi (31 agosto) titola così: "Rocco in Piazzola con la pistola". Il protagonista si giustifica dicendo che si sente minacciato e che ha il porto d'armi. La cosa non ci stupisce più di tanto: ogni "pistola" che si rispetti necessita di un porto d'armi.
Andando per esclusione, le risate che ci siamo fatti leggendo di questa impresa non possono che appartenere alla terza categoria. Infatti le battute o si sanno fare o si devono almeno capire. Non è il caso di Rocco. Personalmente non ricordo circostanze (comiche e non) "memorabili" che riguardino il soggetto in questione. Deduco, non avendo oggi bevuto nemmeno un crodino, che la causa delle mie risate incontenibili sia l'immaginazione: invidio coloro che si sono gustati la scena in diretta. Invidio meno i "senegalesi" che avrebbero minacciato il soldato Rocco.
Parafrasando il titolo di un film americano, la battuta è scontata:
"SOTTO LA PISTOLA NIENTE".

R. L.


 

27 agosto - Jack Folla e i barattoli

 

Sulle pagine nazionali de l'Unità di oggi, Jack Folla si occupa dell'Infobox di Bologna, rispondendo ad una lettera di un lettore. Le riportiamo integralmente.

 

BOLOGNA "LA ROTTA" ROTOLA SUI BARATTOLI DI GUAZZALOCA

Caro Jack,
se ti dovesse capitare di passare dal sottosuolo di Bologna, la mia città, uno di questi giorni (ti consiglio di seguire il percorso del torrente Aposa: passerai anche sotto un ponte romano!), fermati sotto piazza Re Enzo.
In superficie sono apparse ­ inaugurate il 15 luglio ­ le cosiddette "gocce", meglio conosciute come il mausoleo di Guazzaloca. Questa "mirabile opera di architettura contemporanea", creata dall'architetto Cucinella (allievo di Renzo Piano), funge da ingresso di un sotterraneo, ristrutturato per l'occasione (una volta c'erano dei negozi), che ospita un'esposizione dei progetti urbanistici del comune, in chiave "ipertecnologica". La definizione ufficiale del coso è "Infobox". A Bologna lo chiamiamo "bagài" o "box doccia".
L'intera opera ­ che per legge può restare al suo posto per soli due anni ­ è costata complessivamente 3,5 milioni di euro.
Guazzaloca è un sindaco schivo e di poche parole, ma chi come me ha avuto modo di farsene un'idea abbastanza precisa, ha cominciato da tempo a "snocciolare" una profezia autoavverante: tra un annetto (non ho voglia di fare il conto preciso) avremo un sindaco cinese e barbuto.
Noi industriosi epicurei, però, invece di pregare o di sederci sulla riva del fiume Reno ad aspettare, abbiamo iniziato a fare i birichini con una serie di iniziative di informazione non politically correct. Per non disperdere le energie e per "esistere" abbiamo creato un sito sul quale puoi trovare le fotografie di piazza Re Enzo, da noi ribattezzata piazza Barattoli (maiuscolo, perché sono grossi), e tutte le informazioni e i pareri dei cittadini che abbiamo raccolto in poco più di un mese.
Ti consiglio anche di leggere il libro (appena uscito) di Benedetto Zacchiroli, "Bologna la rotta" (fratelli Frilli editori): trattasi di un ottimo vademecum per bolognesi distratti o viandanti smarriti.
Se incontri Re Giorgio (lo puoi trovare tutti i giorni al bar di piazza Maggiore) non dire che ci conosci: quando ci vede scappa!
L'indirizzo del nostro sito è:
digilander.libero.it/laltrainformazione/index.html
Ciao, Riccardo
P.S. Dì a Furio Colombo che 0,10 euro in più valgon bene la messa laica di Jack, i pezzi di Travaglio e i suoi editoriali domenicali.

Ciao Riccardo,
grazie dei dieci cent anche a nome del Tenente Colombo, l'Infobox detto bagài non me lo perdo, se una di queste notti vedi spuntare una Merit lunga da un barattolo, quello sono io, e se tu avrai l'accendino pronto, e ti vesti da Braccio di Ferro con la pipa, vengo su con una scavatrice carica di spinaci, li ficchiamo nei barattoli, e ci facciamo una spadellata con le salsicce fino all'alba, aspettando il Cinese.

Mentre con tutti voi ci facciamo forza e coraggio venerdì prossimo, sempre nel barattolo de l'Unità, ci si sta comodi, e poi di tutti gli altri barattoli in edicola è uno dei pochissimi senza il tappo sopra.
Hasta siempre, giovani e vecchi albatros, e per ingannare l'attesa, vi scasso i timpani con quattro barattolini che mi porto sempre appresso come fanno le macchine nuziali. Cliccateci dentro!
www.jackfolla.it
www.unita.it
www.diegocugia.com
www.jackfolla.splinder.it



25 agosto: Guazzaloca il comunicatore al meeting di Rimini

Guazzaloca sotto la doccia; che abbia saputo
dei primi risultati del sondaggio sull'Infobox?
(foto tratta dal settimanale CHI)

 I giornali locali riportano ampi resoconti sull'intervento di Giorgio Guazzaloca al meeting di CL a Rimini. Speravamo in qualcosa di nuovo e di significativo, invece niente, la solita minestra riscaldata, nessuna nuova ricetta da aggiungere alla linea di zio Giorgio.

Oltre alle pagelle a politici locali e nazionali, il nostro Sindaco ha voluto di nuovo accreditare quell'immagine di sè che tanto gli piace (e che ricorda - in piccolo - il signor B.): quella dell'instancabile lavoratore che non fa chiacchiere ma produce, andando al lavoro alle sette del mattino, ben prima di tutti i suoi assessori.

Un suggerimento, signor Sindaco: in questi giorni d'estate, mentre aspetta i suoi assessori, ne approfitti per leggere tutte quelle lettere inviate da cittadini bolognesi relative a problemi che riguardano la città e che non hanno mai avuto risposta.

Dove sono le lettere? Proprio lì, signor Sindaco, su quella scrivania, in fondo alla bottega sulla destra, sotto tutta quella polvere...

 


21 agosto: Guazzaloca il comunicatore


I quotidiani Repubblica e l'Unità riportano l'esito di un sondaggio dell'Istituto Cattaneo sulle capacità di comunicazione di personalità politico-istituzionali nei confronti dei giovani. Fa scalpore la bocciatura ricevuta dal nostro sindaco Giorgio Guazzaloca; i giovani bolognesi di età compresa tra i 18 e i 24 anni alla domanda "il sindaco del tuo comune quanto si fa capire?" rispondono: abbastanza, 42,3%, molto, 1,5%. Per il 56,2% il nostro sindaco si farebbe capire poco (45,2%) o addirittura per niente (11%). In pratica Giorgio Guazzaloca si colloca all'ultimo posto di questa speciale classifica con solo il 43,8% di giudizi positivi, in compagnia del sindaco di Palermo.

Noi vogliamo andare controcorrente: facciamo i nostri complimenti a Giorgio Guazzaloca per quello che consideriamo un lusinghiero risultato e che probabilmente va oltre le sue stesse aspettative: per un sindaco che non parla mai con i cittadini, non li riceve, non risponde alle loro lettere, concede interviste col contagocce e solo a giornali e tv amiche, si defila durante le (poche) inaugurazioni, possiamo tranquillamente affermare che un 43,8% di consensi è un traguardo straordinario, tanto che non si riesce a capire come sia stato possibile conseguirlo. Il fatto straordinario di per sé è che sia stato inserito in classifica.

Cari amici dell'Istituto Cattaneo, avete fatto l'antidoping agli intervistati?

Marco Roveri


17 agosto - l'Unità

Intervista all'urbanista G. CAMPOS VENUTI:
"IL METRO' CI INDEBITERA' PER 50 ANNI.
Vogliono guadagnare voti con un'opera sbagliata;
la Regione non ha creduto fino in fondo al passante nord"

di Andrea Bonzi

Promossa la linea 1 del metrò di Bologna, ignorato il passante nord. E' questo il verdetto del governo sulle grandi infrastrutture del territorio bolognese. Una scelta formalizzata dal Dpef, nel quale la bretella a nord di Bologna compare nell'elenco delle opere senza però fare riferimento al finanziamento, sia dalla decisione del Cipe di erogare 21 milioni di euro per l'attivazione dei lavori del metrò. Una posizione "del tutto politica" che non va giù a Giuseppe Campos Venuti, urbanista e "padre" del passante a nord.
Campos Venuti, in poche settimane sembra deciso il futuro infrastrutturale di Bologna. Poteva andare meglio?
Direi che peggio di così non poteva andare. Il metrò è stato finanziato nella sua tratta dalla Fiera alla Staveco, mentre anche il Comune sarebbe stato soddisfatto per un ok solo fino alla stazione. Adesso Palazzo D'Accursio (che dovrà investire di suo 147 milioni di euro, ndr) raschierà il fondo del barile, mettendo le casse comunali in braghe di tela. La metropolitana, così com'è, è un progetto sovradimensionato, che punta a generare offerta concentrando migliaia di macchine in enormi parcheggi, come quello Michelino. Parcheggi che diventeranno centri di congestione: si ammassano su Bologna utenti che non hanno bisogno di andarci. Invece di decentrare, si accentra. L'altra follia è stata bocciare il passante autostradale a nord, che era un elemento di riequilibrio territoriale e avrebbe garantito la sottrazione di 80-100 mila auto al giorno dalla città. Sono due provvedimenti sfacciatamente elettorali, che faranno dei micidiali danni alla città.
La Regione, con l'assessore ai trasporti, Alfredo Peri, ha detto che il Cipe ha raccolto buona parte delle loro osservazioni, invitando a rivedere il progetto in più parti
Spero che l'assessore scherzi. L'enormità del finanziamento necessario per arrivare alla Staveco ammanetterà le finanze bolognesi per almeno 50 anni, rastrellando i proventi della quotazione in Borsa di Hera. La Regione deve insistere sul fatto che l'intero progetto di metrò è talmente irragionevole, centralistico, fuori scala e dispendioso da non essere utile nemmeno alla città, figurarsi a un territorio più ampio.
Ormai il mandato di Guazzaloca sta finendo. E' realistico pensare che, in seguito a un possibile cambio di amministrazione, il progetto di metrò possa essere fermato?
La decisione del Cipe rende difficoltosi eventuali cambiamenti, soprattutto dal punto di vista economico-finanziario. Speravo che la parte compromessa non andasse oltre il tratto Fiera-Stazione, che sarebbe forse possibile rimodellare in chiave più leggera, ma tutta la linea 1 è stata approvata. Prima del prossimo giugno la giunta non potrà fare altro che iniziare i lavori, tanto per vantarsene in chiave elettorale, ma cercheranno di mantenere gli appalti. Così si incastra l'amministrazione in un'operazione complicatissima da rigovernare: prevedo spese ingenti, blocchi con le imprese appaltanti, questioni legali allucinanti con le ditte appaltanti. Una volta che queste saranno andate in giudicato, gli imprenditori faranno valere i loro diritti. Credo che il centrodestra abbia la sensazione di perdere la città, e che voglia impedire qualsiasi alternativa su scala territoriale più grande, come quella simboleggiata dal passante. Resto perplesso per la posizione della Regione che, a mio avviso, non ha creduto fino in fondo nel passante, pensando che non fosse urgente. Un segnale che il governo nazionale ha colto al balzo: se neanche la Regione di centrosinistra l'appoggia ­ avranno pensato ­ possiamo depennarlo dal Dpef. Al contrario, il metrò alla fine è passato.
La Provincia è rimasta sola, quindi?
Lei e molti Comuni della cintura. Il Piano strutturale comunale di Palazzo D'Accursio nasconde un disegno strategico micidiale: la volontà di ignorare il territorio provinciale, salvo annettere quei pochi Comuni confinanti che continueranno ad essere usati come valvola di sfogo della congestione del capoluogo. Non è un problema di conflitto istituzionale, ma di strategia generale che la Regione non ha contrastato, lasciando Provincia e Comuni senza la protezione che l'ente maggiore deve garantire. Al di là del segno politico. Per capirci, 14 Comuni hanno dato vita a due piani che sostengono il passante, rifiutano l'annessione della fascia dei Comuni vicini a Bologna e una struttura autonoma in grado di dialogare con gli altri soggetti. Ed è strano che l'ente di via Aldo Moro abbia dimenticato le 900 mila persone che insistono sull'area metropolitana di Bologna e rappresentano un emiliano romagnolo su quattro. Quando discuteremo del programma regionale dovremo avanzare pesanti critiche alla politica di equilibrio territoriale.
Infine c'è il problema del tram su gomma da San Lazzaro a Casalecchio, la cui gara è stata vinta dal solo concorrente che vi ha partecipato.
E' un peccato. L'offerta è in sostanza un grande filobus, che garantisce solo un piccolo apporto ai fini della risoluzione del problema. Ho l'impressione che, invece di mandare deserta la gara, il Comune voglia assegnare l'appalto e bloccare anche l'unica alternativa reale al metrò. Anche qui l'unico che ha fatto obiezioni è stato il rappresentante della Provincia, che però è rimasto solo.


17 agosto - l'Unità

"Low profile"

di Marcello Fois

Il sindaco di Bologna sembra entrato in un nuovo, ennesimo, periodo di "low profile", che tradotto in italiano significa rispolverare l'abito ecumenico del sindaco di tutti e il tono morbido del grande saggio. Dalla villeggiatura solo parole di modesto sussiego. Oh, come paiono lontane le frasi tonanti contro l'orrido, e odiato, nemico comunista! Come paiono lontani gli anatemi filoleghisti contro i falsi bolognesi che infestano la nostra città, le sfuriate piccate ad ogni critica nei suoi confronti, le assenze teatrali agli appuntamenti pubblici! Ma i tempi cambiano, le elezioni si avvicinano, e il cittadino bolognese appare decisamente meno beota di quanto si credesse. Un chiaro esempio di questo ennesimo riposizionamento guazzalochiano l'abbiamo percepito ascoltando le sue parole in merito alla questione Virtus. Riassumiamo brevemente: con grande rammarico il primo cittadino afferma di non poter prendere posizione costretto dalla sua funzione istituzionale. Pare che il suo stile abbia sempre impedito, nei tre e passa anni di florido governo, al Comune di schierarsi. Ha ragione: tranne che a favore del traffico, dei commercianti, dello smog, della scala mobile in Sala Borsa, di Raisi a Monte Sole, della cementificazione diffusa, degli aumenti indiscriminati nei prezzi dei mezzi pubblici, questo sindaco non si è mai schierato. Certo non si è schierato a favore dei cittadini comuni, ma non l'ha fatto solo per una questione di stile, per il pudore che lo contraddistingue, lo stesso che l'ha fatto entrare da un ingresso secondario dell'Infobox, il giorno della sua inaugurazione. Tutti abbiamo pensato che volesse evitare i fischi di tutti quelli che si erano radunati per dargli il benvenuto, e invece no, lui all'Infobox c'è entrato alla chetichella perché è una persona modesta, un uomo comune. Tanto più che siamo troppo vicini alla consultazione elettorale per alzare la voce. Dunque, dal baule in soffitta, è d'uopo tirar fuori l'abito buono, quello del bonario patriarca. Lo stesso indossato quattro anni fa, quando giurò alla popolazione di essere assolutamente sciolto da qualsiasi legame partitico. Eppure, qualunque abito rispolveri, per l'ultimo anno di regno, il re è nudo.


31 luglio - giovedì trippa, sabato gnocchi!!


I titoli

il Resto del Carlino:

Parla l'architetto Trippa: "Le 'gocce? Un valore per l'intera città" Già 40mila visitatori - PDF file (184 kb)


 

30 luglio - primi risultati del sondaggio - 92% di commenti (pesantemente) negativi


I titoli

la Repubblica:

"Le gocce del sindaco? E' la rivincita dei geometri" - Sondaggio sulla definizione più originale

 

il Domani:

"Quelle gocce somigliano a un'ecografia ai reni" Il gruppo di cittadini contro l'Infobox distribuisce schede in Piazza Re Enzo - I risultati del sondaggio de "L'altrainformazione"

 


26 luglio - Grazie Vittorio!

Nella notte tra giovedì e venerdì Vittorio Sgarbi visita le "gocce" e le boccia senza appello


I titoli

il Resto del Carlino:

la Repubblica: Sgarbi boccia le "gocce" di Guazzaloca. In città per preparare una performance, ha visitato l'infobox aperto apposta per lui a tarda sera

l'Unità: "Sgarbi "demolisce" il Mausoleo. Visita dell'ex sottosegretario alle "gocce": "Io avrei impedito l'intervento"

il Domani: Sgarbi: "Non dovevano autorizzarlo". Il critico d'arte si è fatto aprire i locali dell'infobox in piena notte
"Cos'è, la discoteca Guazzaloca?" "Perchè non le vendono al Paradiso di Rimini?" "E' come andare in bikini in chiesa"

Il Giornale: Una buona legge e tanti cattiv architetti
Da molto tempo penso che sia meglio un bravo giudice che una buona legge. E non soltanto con riferimento alla giustizia, ai vani tentativi di corregegre ciò che è deviato nella mente degli uomini, ma in tutti i campi della esistenza. Un buon insegnante vale la riforma della scuola (...........)Così , c'è qualche motivo di preoccupazione anche per il nuovo disegno di legge sulla qualità architettonica che incita a demolire (il brutto) per ricostruire (il bello). Difficile stabilire con quali criteri, con quali regole, se è vero che a Bologna, in nome della qualità architettonica e con l'approvazione del soprintendente e degli ispettori del ministero ( gli stessi che avranno voce in capitolo sulle ricostruzioni), in prossimità di Piazza Maggiore, a cento metri dal Nettuno di Giambologna, si sono materializzate due gocce di vetro totalmente estranee al contesto urbano, per segnalare un sottopassaggio recuperato alla città come centro di informazioni sulle "magnifiche sorti (...) e progressive" della amministrazione. Un'insensatezza giustificata dalla provvisorietà: la struttura dovrebbe essere smontata fra due anni. In quel caso non si è demolito ma si è aggiunto e, si spera, si demolirà. Ma altri errori sono stati .......
.


15 luglio - 21:30 - Giorgio ha aperto i barattoli!

i commenti sulla stampa bolognese

I titoli

il Resto del Carlino: "Gocce di fantasia. Ma i comitati e Uppi sono contrari"

la Repubblica: "Le "gocce" della discordia. Un grande striscione, le vignette di Zap distribuite dall'autore. In piazza la protesta dei comitati"

l'Unità: "Mausoleo, inaugurazione senza parole. La Digos identifica i contestatori"

il Domani: "Quelle gocce fanno male. Il sindaco inaugura il suo "museo" e schiva la protesta"


Due gocce di cronaca - Riccardo Lenzi

Quasi tutti i quotidiani sottolineano l'assenza (o per meglio dire la "fuga") del sindaco Giorgio Guazzaloca, il quale ha evitato la protesta e i giornalisti entrando da un ingresso secondario nel sottopassaggio, senza rilasciare alcuna dichiarazione ai giornalisti, tranne una: "E' finita la festa", ha detto ai cronisti che gli chiedevano una battuta: "Io non dico battute", ha risposto sedendosi ad un tavolino (i bar sono la sua passione) in Piazza Maggiore. Un uomo veramente coraggioso e assolutamente non permaloso. Insomma: un sindaco con le palle pardon: i barattoli. Forse chi ha trovato le parole migliori per descrivere l'atteggiamento di Guazzaloca è il direttore de Il Domani di Bologna: "alla fine ha prevalso LA SINDROME DEL FARAONE. Che ieri sera, ancora una volta, ha confermato scarso stile".

Naturalmente ­ come riportato su l'Unità - anche stavolta (come dopo il blitz a Porta Galliera) due di noi che stavano appendendo lo striscione sono stati identificati dalle forze dell'ordine. Pazienza. L'obiettivo di informare correttamente i cittadini è stato raggiunto. Tutto il resto è roba da ridere. A cominciare dalle vignette di Zap e Ida che hanno riscosso molto successo. A differenza dei barattoli


Gli approfondimenti

 Il Resto del Carlino

 La Repubblica

 l'Unità
  Il Domani

Il Giornale

 

Il Carlino paragona i neonati barattoli all'Infobox di Potsdamerplatz a Berlino: "Per anni è stato il simbolo di Berlino, come la Porta di Brandeburgo, o la Siegesaule, la colonna della vittoria, il parallelepipedo rosso eretto su lunghi trampoli innanzi ai cantieri () dei nuovi palazzi progettati da Renzo Piano. L'Infobox, inaugurato alla fine del 1995, fino all'alba del nuovo millennio è stato il luogo più visitato dai turisti e dai berlinesi. Nel frattempo molti cantieri si sono chiusi, e altri sono ancora aperti, ma l'Infobox non esiste più. Era una costruzione provvisoria ed è stata smantellata al momento previsto, nonostante la ribellione dei berlinesi che ormai si erano affezionati al container rosso che custodiva la loro storia Dopo la festa di chiusura, fatto a pezzi è stato messo all'asta per beneficenza. Il frammento più ambito, dove erano riportate le firme dei visitatori più illustri, ha raggiunto la cifra di 25mila marchi, 25 milioni di lire".

Ricapitolando possiamo trarre alcune conclusioni: i barattoli dovrebbero diventare il simbolo di Bologna (una città "sotto vuoto"!); la giunta Guazzaloca ci ha dato due ellissi "bianco balena" invece di un parallelepipedo rosso (basta con i comunisti!); non sempre l'allievo (Cucinella) supera il maestro (Piano); si attendono sondaggi sui pareri dei turisti e dei bolognesi; si attende di vedere se i bolognesi, quando finalmente i barattoli saranno tolti dalle scatole, opteranno per la "ribellione" o per la "festa"; vale la pena riflettere su quale potrà essere il "frammento più pregiato" dei due barattoli e su chi avrà il coraggio di spendere 25mila lire per acquistarlo!


La Repubblica

Molto più interessanti ci sembrano i pareri, riportati da Repubblica, di Peter Weiermair (direttore della Galleria d'Arte Moderna) e di Davide Rondoni (poeta e leader dei "Cattolici Popolari").

Il primo sostiene che i due padiglioni di vetro sono "un po' come il Mickey Mouse Museum di Hollywood", infatti hanno "anche la forma delle orecchie"; inoltre ­ aggiunge Weiermair ­ benché l'opera abbia "l'ambizione di suggerire un'idea di leggerezza", risulta "veramente pesante: è piombo".

Rondoni esprime a sua volta un giudizio a dir poco impietoso: "Penso che stia a metà tra un autogrill e una cucina avveniristica. Intendiamoci, non sto dicendo che sia sbagliata l'idea di un infobox, e nemmeno penso che nel centro storico ogni inserto di architettura contemporanea vada evitato. Credo che il rischio vada corso, ma in questo caso il risultato mi sembra molto modesto".


Altri giudizi poco lusinghieri arrivano da
Glauco Gresleri, noto architetto bolognese che parla di "architettura fieristica, inutile, fredda e perciò inospitale", criticando anche il sottopassaggio che dà una "sensazione del chiuso e del poco equilibrato" e da Roberto Scannavini - grande architetto e dirigente comunale ­ che considera i barattoli "un danno per la città" perché sembrano "un ingrandimento su vasta scala di due lampade da tavolo" e considera sbagliato un paragone con la famosa piramide del Louvre: "lì c'era un progetto organico, con grande attenzione e rispetto per gli spazi: proprio quell'equilibrio di cui hanno bisogno antico e moderno per convivere".


l'Unità

Ampio risalto su l'Unità ai commenti e alla cronaca della serata di controinformazione. Secondo lo storico dell'arte Enzo Rossi Roiss (i barattoli) "sono irritanti, ingombranti e volgari".

Mentre il sindaco si allontanava, un vecchietto lo ha avvicinato e gli ha detto: "Guazzaloca, spendi meglio i nostri soldi".

La difesa di Monaco: "Vogliamo essere giudicati per questi progetti, non solo per la percezione della sicurezza".

L'Unità punta poi il dito sulla mancanza totale delle traduzione dei testi in altre lingue sui pannelli: "Ci sono dei pieghevoli in inglese all'entrata", si giustifica il vicesindaco. Ma non bastano due depliant e una struttura in plexiglass per dirsi in Europa; anche perchè le gocce ricordano più la muraglia di vetro che blinda l'ufficio del sindaco che la piramide del Louvre (Andrea Bonzi e Andrea Carugati).

 



Il Domani

Luca Molinari, sempre sul Domani, racconta così la protesta dei cittadini:

"Una selva di barattoli vuoti [con la scritta "Questo l'ha fatto Giorgio"; n.d.r.] per dimostrare che "le gocce sono piene di niente", oltre 800 volantini che sono andati a ruba in meno di un'ora. Uno striscione con scritto "Sergio tirali giù". E poi un solo grido di rabbia ritmato: "Ridacci la giostra [che occupava la piazza prima del "restyling"; n.d.r.], Guazzaloca spendi meglio i nostri soldi".

Così centinaia di bolognesi hanno accolto l'inaugurazione dell'Infobox in Piazza Re Enzo. Una manifestazione sobria che il sindaco Guazzaloca non ha neppure sentito e visto perché ha preferito un'entrata secondaria evitando il confronto con la piazza. Una protesta arrivata al termine di una giornata calda, che ha visto l'opposizione e un gruppo di associazioni e quartieri di centrosinistra criticare una costruzione bollata dai più come "faraonica". "Con quei 3,5 milioni di euro ­ attacca Silvia Zamboni, presidente del quartiere Reno ­ si potevano fare 95 nuovi posti negli asili nido di Bologna o 20 chilometri di nuove piste ciclabili, tappare i buchi nelle strade e dei marciapiedi per un anno oppure assicurare per 10 anni tutti i cittadini di Bologna contro i furti". Una requisitoria dura che però riscuote molti consensi.

"E' una cosa orrenda ­ spiega Silvia Ferraro della "Contrada delle torri e delle acque" ­ e poi c'è il trucco: la maggior parte dei progetti che sono esposti lì dentro appartengono alla precedente amministrazione. La "firma" di Guazzaloca può essere posta solo sotto la metropolitana, l'ex area Seabo e la nuova sede unica del Comune"

Ricorre al pallottoliere anche Claudio Merighi, vicecapogruppo dei Ds in Consiglio comunale. "Per progettare l'infobox ­ spiega Merighi ­ ci sono voluti due milioni e mezzo di euro a cui vanno aggiunti quelli dei 69 addetti agli eventi e all'immagine elettorale di Guazzaloca, per un costo di 2 milioni di euro: totale quattro milioni e mezzo di euro, ossia nove miliardi di vecchie lire". Il centrosinistra, continua Merighi "andrà casa per casa a rendere trasparenti quelle gocce così opache che sono costate tanti soldi"

"Dopo quattro anni di sogni e di nessuna progettazione i consulenti assunti per curare e promuovere l'immagine di Guazzaloca candidato sindaco del centrodestra vogliono stupirci con gli effetti speciali e i mattoncini Lego. Non entro nell'estetica: c'è chi li ha paragonati a due enormi box doccia: chissà, forse l'abitudine a vivere dietro un vetro opaco [quello che il sindaco ha fatto montare nel suo ufficio per evitare contatti con i cittadini; n.d.r.] è difficile da abbandonare per gli uomini del sindaco".

Nell'elenco degli arrabbiati si iscrive anche Alberto Zanni, presidente dell'Uppi, l'Unione piccoli proprietari immobiliari, che in contemporanea con l'inaugurazione delle gocce ha lanciato la raccolta di firme in calce a una petizione indirizzata al sindaco Guazzaloca per farle abbattere. "Lo so ­ spiega Zanni ­ che ci snobberanno, ma noi porteremo la voce dei cittadini. Daremo la petizione anche a Cofferati, chiedendogli, una volta eletto, di togliere le gocce". Anche da Zanni arriva un calcolo economico: "E' possibile che nella città con l'Ici più alta il Comune non trovi un modo migliore per spendere i soldi, e non ci dicano che sono i soci a pagare perché allora chiedo: come mai Atc non ha risparmiato per non aumentare il biglietto dell'autobus?". Sulla stessa linea Ciro Rispoli, del Comitato San Mattia, che parla di "uno spreco di denaro"


Il Giornale - 16 luglio

Inaugurate le "Gocce" di Guazzaloca
I diessini infuriati: "Vanno abbattute"
Di Luca Telese, con commenti della redazione de L'altrainformazione

"Non sono belle? Vedrà quando le inauguriamo, vedrà". Solo pochi giorni fa il sindaco indicava orgoglioso le impalcature al cronista. Le "Gocce" della discordia erano già lì, sotto le transenne, ancora invisibili ma già contestatissime, al punto che La Repubblica e l'Unità usavano un nomignolo malizioso e sarcastico: "E' il mausoleo di Guazzaloca!". Ora che i teloni sono calati e i ponteggi sono stati rimossi, la campagna elettorale di Giorgio Guazzaloca a Bologna è virtualmente iniziata, e trova la sua incarnazione architettonica in una compenetrazione fisica tra memoria storica e arditezza futurista. Insomma: l'era delle "realizzazioni Guazzalochiane" si apre con una delle realizzazioni più innovative e contestate degli ultimi anni. Le ormai celebratissime (sic!) "Gocce di cristallo" di Mario Cucinella, ovvero la doppia struttura in vetro e acciaio che ha trovato posto in piazza Re Enzo, in pieno centro storico, suscitando passioni discordi. Cinquecento metri quadri di esposizione sotterranea in pieno centro, musica new age, giochi di luce e addirittura "possibilità di vibrare": "Vanno abbattute", ripetevano ieri gli uomini della sinistra cittadina con furia quasi iconoclasta; sono "le nuove porte della città", facevano eco il vicesindaco Salizzoni e l'assessore Carlo Monaco, menti (sic!) dell'amministrazione e padrini battesimali della nuova opera.
Infuriavano le polemiche, si celebravano nuove prospettive, ma intanto lui ­ Giorgio Guazzaloca ­ all'inaugurazione mattutina non c'era. Con uno studiato colpo di scena, infatti, il sindaco di Bologna non si è presentato alla conferenza stampa, applicando (per ora) uno dei suoi motti preferiti: "Io non taglio nastri, lavoro". Chissà che non sia stata una scelta altrettanto curata quella del suo rivale, Sergio Cofferati, che mentre le associazioni e gli amministratori di quartiere legati ai Ds annunciavano fuoco e fiamme e un sit-in (durante la serata di gala) ha scelto prudentemente di non commentare. Quanto all'assenza di Guazzaloca, alle domande dei cronisti Salizzoni rispondeva: "Non è venuto perché ci sono io, non vi basto?"
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Insomma, sobrietà e teatralità guazzalochesche, ma intanto in una delle piazze medievali più belle della città ha trovato posto una struttura ultramoderna: si tratta in realtà di una nuova copertura che permette l'accesso ad un ex sottopassaggio, fino a dieci anni fa un luogo di riunione cittadino, e negli ultimi tempi simbolo di degrado, ritrovo di spacciatori, tossicodipendenti e barboni. Ora i saloni ristrutturati ospitano una esposizione murale di tutti i progetti in corso: "E' il nostro modo di informare i cittadini bolognesi", spiegava Monaco. Entrati nel sottosuolo pare di trovarsi in un salotto, pavimenti in cemento lucido, illuminazione a incasso, saletta dibattiti. "Al Comune non è costato nulla ­ aggiungeva Salizzoni ­ 500mila euro l'anno per la gestione, e 3 milioni di euro per tutto il resto, che sono stati coperti dagli sponsor". Mentre i guazzalochiani magnificavano la nuova vetrina, pochi metri sopra, al Caffè Linea, il comitato "L'altra informazione" dava fuoco alle polveri. "Con quei soldi si potevano fare venti chilometri di piste ciclabili ­ osservava Silvia Zamboni, presidente diessina del quartiere Reno ­ si potevano assicurare i sessantenni contro gli scippi, costruire sessanta posti asilo". E ancora: "E' vero che pagano tutto gli sponsor, ma tra i finanziatori ci sono anche delle municipalizzate". In realtà, oltre a Era [
Hera; n.d.r.], Cariplo [Cassa di Risparmio; n.d.r.], Aeroporto ed Eurofiera [?], la quota più consistente, un milione e mezzo di euro, la stanzia le Ferrovie, che allestiscono un loro spazio espositivo nei saloni. E così, tra i vasetti di vetro con la pecetta "Questo l'ha fatto Giorgio" distribuiti dai contestatori e la "Moderna stanza di Tutankhamon" magnificata dall'architetto Cucinella [e dal "critico di architettura" Pippo Ciorra, Guazzaloca si frega le mani e ottiene il risultato che più gli sta a cuore: presentarsi come il sindaco che fa, contrastato dagli oppositori che non vogliono fare. [che non vogliono fare scempiaggini come questa; n.d.r.]




eBO - due gocce nel mare del nulla - eMO'?

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