L'Atalanta ferma l'Inter: 1-1
Inzaghi e Nesta, Como in B
Chievo tris, Piacenza disperato
 

L'Atalanta ferma l'Inter: 1-1

Al vantaggio di Martins, in campo dall'inizio con Vivas e Guly, risponde Gautieri. Molte occasioni nerazzurre, ma Calderoni è insuperabile.

BERGAMO, 3 maggio 2003 - Niente da fare. La Juve si ferma sul pareggio con la Lazio, ma l'Inter a sua volta raccoglie un solo punto contro l'Atalanta a Bergamo (dopo che, per ben 16 volte, la squadra nerazzurra aveva vinto contro squadre posizionate dal nono posto in giù), e dunque le distanze in vetta rimangono invariate. E 8 lunghezze di differenza con 9 punti ancora in palio la dicono tutta sulle chance degli uni e degli altri. Del resto l'Inter le ha provate tutte, ma ha trovato anche un super-Calderoni, all'esordio in A per la squalifica di Taibi, a sbarrarle il passo. Così al primo gol di Martins nel massimo campionato, giunto al 13' del primo tempo, risponde la rete di Gautieri al 26' della ripresa, e così finiscono gara e illusioni interiste. Quanto all'Atalanta, le contemporanee sconfitte di Reggina e Piacenza rendono importante il punticino strappato all'Inter: la squadra di Finardi è sempre quart'ultima, ma a pari merito con i calabresi.Cuper festeggia la panchina nerazzurra n. 65, che in casa nerazzurra significa record: mai nessun allenatore con Moratti presidente era durato tanto. Poi considerazioni tecniche (leggi il derby di Champions League di mercoledì) lo portano a schierare dall'inizio Vivas in difesa, Guly a centrocampo e Martins in attacco, per un'Inter inedita ma sufficiente a frenare i residui bollori di un'Atalanta che dimostra di crederci nei primi 10 minuti del primo tempo e fra il 13' e il 26' della ripresa, da quando la Reggina passa in svantaggio fino a che Gautieri firma il pareggio. Per il resto è un'Atalanta in campo più per dovere che per convinzione.Eppure l'avvio dei padroni di casa era stato buono. Anzi, nei primo 10 minuti la squadra di Finardi era andata vicino al gol con Rossini e Pià. Poi però il gol di Martins (più quattro capriole), giunto al 13', spezza le gambe ai bergamaschi, che da quel momento non riescono più a declinare calcio. Il ritmo della gara cala, è sempre l'Inter a fare la partita, ma i padroni di casa non riescono più a ripartire in contropiede e soprattutto a farsi pericolosi dalla trequarti in su. Insomma, l'Atalanta perde mordente, limitandosi ad arginare la pressione offensiva interista.La ripresa inizia sulla stessa falsariga, non fosse che la Roma passa in vantaggio al Granillo: è il 13' al Comunale, per la squadra di Finardi è la spinta in più che ci voleva. Il moto d'orgoglio porta i padroni di casa al pareggio: è Gautieri a siglarlo, al 26'. L'Inter non ci sta e si ributta in avanti, ma lucidità ed energie non sono più quelle di prima. Cuper gioca anche la carta Recoba, ma Calderoni non ne vuole proprio sapere. Anzi, è Rossini che, a tempo scaduto, sfiora il raddoppio. Ma per l'Inter sarebbe stata una punizione eccessiva.

Fonte Gazzetta dello sport 03|05|2003

Inzaghi e Nesta, Como in B

A quattro giorni dal derby di Champions, il Milan batte 2-0 la squadra di Fascetti grazie a un rigore di Superpippo e a una rete del difensore.

MILANO, 3 maggio 2003 - Il cielo sopra San Siro è così azzurro e caldo da condizionare Milan-Como. Nemmeno una nuvola: l'unica ombra netta che si intravede è quella della spada di Damocle che penzola sulla testa della partita. Si chiama derby, quel Milan-Inter di Champions League, la cui andata è in programma mercoledì prossimo. Ma il senso di responsabilità non manca ai rossoneri che pensano al secondo posto: finisce così 2-0 con gol di Inzaghi dal dischetto e Nesta che così concede il bis dopo la rete al Perugia in coppa Italia. Un risultato che per i lariani significa aritmetica retrocessione in serie B.La vera novità della sfida è Seedorf in panchina, dopo l'infortunio che lasciava presagire lunghi recuperi. Poi formazione qua e là incerottata, con Roque Junior in difesa, Gattuso, Ambrosini e Brocchi a centrocampo, con Rivaldo trequartista dietro Shevchenko e Inzaghi. Fascetti cambia invece solo in mezzo, preferendo Corrent a Pecchia. Primo tempo a due facce, con partenza a razzo dei rossoneri che, inevitabilmente, frenano dopo il rigore di Inzaghi all'11', assegnato da Dondarini per una spinta da tergo su Ambrosini. La rete numero 16 dell'attaccante (la prima su rigore) addormenta inevitabilmente la partita. Così il Milan si adegua al ritmo del positivo Roque Junior che trotterella al pari di Rivaldo, mentre Brocchi e Gattuso macinano gioco e palle a centrocampo. Il Como si sforza, cerca l'affondo, sfiora con Stellini e niente di più.Fascetti modifica qualcosa nella ripresa, togliendo Allegretti e Anaclerio per Pecchia e Greco; obiettivo dare più potenza e fantasia al centrocampo e all'attacco. Ma il tecnico di Viareggio non fa i conti con la difesa del Milan, nel senso che l'arma letale, vista la latitanza di Sheva, diventa Nesta. Impeccabile l'ex laziale: non una sbavatura, tocchi di classe, tunnel da brividi e gol di piatto destro su assist di Pippo. Standing ovation come quella che accoglie Seedorf chiamato a rimpiazzare Ambrosini, incontrista implacabile. Si giochicchia, è nella logica. Milan che si distende e rilassa, contenendo e avanzando, E che, finalmente, regala una perla di Rivaldo. Qualcosa di brasiliano e di magico: fuga centrale, dribbling e lob morbido che una maledetta traversa rispedisce in campo. Non un caso, perché il brasiliano dà il meglio di sé grazie all'ingresso di Seedorf, abile ad aprire varchi al funambolo e in perfetta sintonia con lui. Niente di più; quasi una rifinitura. Adesso è tempo di derby.

Fonte Gazzetta dello sport 03|05|2003

Chievo tris, Piacenza disperato

Accade tutto nella ripresa: emiliani in vantaggio (meritato) con Di Francesco, rimonta dei veneti con De Franceschi (doppietta) e Bjelanovic.

VERONA, 3 maggio 2003 - Il Piacenza fa la partita, il Chiedo la vince. Una sconfitta incredibile quella rimediata da biancorossi al Bentegodi. La squadra emiliana, infatti, ha dominato per un'ora, trovando un meritato vantaggio (in apertura di ripresa) con Di Francesco, ma sbagliando in due circostanze il raddoppio. Chi non ha fallito le sue occasioni, invece, è stato il Chievo. I veneti hanno realizzato tre gol in quindici minuti, con una percentuale al tiro (per usare un paragone cestistico) del 100%. Tre punti utili ai gialloblù per continuare la rincorsa Champions. Il Piacenza, invece, vede la retrocessione molto vicina.E pensare che gli emiliani sapevano di giocarsi una buona fetta di serie A (se non tutta) e per questo motivo decidevano di non concedere spazio al Chievo. Il pressing era portato da tutta la squadra e anche Hubner si sacrificava. I risultati non tardavano: gli emiliani recuperavano palloni su palloni e Orlandoni praticamente non doveva mai intervenire per tutto il primo tempo. Non poteva dire la stessa cosa il suo collega Ambrosio: dalle sue parti gli attaccanti biancorossi sbucavano da tutte le parti tanto che in meno di mezz'ora il Piacenza collezionava ben sette corner. Cagni era il dodicesimo uomo in campo: sempre in piedi e pronto a incitare i suoi giocatori. Nonostante il caldo (temperatura vicina ai 30 gradi) i biancorossi tenevano alto il ritmo e trovavano anche il vantaggio (con Hubner) al 28'. L'esultanza, però, durava pochi secondi perché Messina annullava su segnalazione del guardaline.Il primo tempo si chiudeva così in parità, ma il Piacenza trovava il gol proprio in apertura di ripresa con De Francesco pronto a sfruttare una respinta difettosa di Ambrosio. Era la rete della speranza per gli emiliani. Logico difenderla con i denti, ma quando poi i biancorossi sbagliavano due volte il raddoppio (gravi errori per Marchionni e Hubner) scattava puntuale la legge del calcio. Il Chievo, fino a quel momento inesistente, trovava tre gol in quindici minuti, grazie a un doppio De Franceschi (subentrato a Perrotta) e Bjelanovic. La partita finiva qui e per il Piacenza forse anche la permanenza in serie A.
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.Fonte Gazzetta dello sport 03|05|2003