Il mio nome è Zeaf, e al tempo in cui i giovani si giravano al mio passaggio per ammirarmi, ero considerata un'umana.
Ora...ora è rimasto solo il ricordo di quell'umanità e l'oblio ricopre come un manto la verità dei miei anni.
Non sono stata sempre sola.
Il calore di mani dolci e gentili che accarezzano il mio viso e di braccia che cingono con affetto la mia vita è ancora forte nel mio cuore.
Ma ora... ora un vento impetuoso ha spazzato lontano da me quelle mani e quelle braccia lasciandomi al mio destino di solitudine.
Ho vissuto molte avventure.
La mia spada era sempre pronta alla pugna e non si tirava indietro in una sfida, ho versato molto sangue per una giusta causa.
Ahimè ora...ora quella causa non è più balsamo lenitivo per la mia anima e nel mio ricordo quanti volti tornano ad accusarmi.
La mia dimora era li per accogliermi.
Ricchi saloni e comode camere erano per me rifugio e castello, tra le cui pareti risuonavano le risa e i canti del mio popolo amato.
Ah! ora... ora rovina e cenere si fondono nel mio ricordo, e più non è possibile per me ritrovare la strada di casa.
La mia vita era lieta.
Mai ebbi a lamentarmi di un singolo giorno che mi fu donato, ma col sorriso e con animo allegro festeggiai ogni spuntar del sole celato dietro quei monti.
Ma perché ora... ora non ho che la disperazione nel cuore e anche il ricordo di quei raggi dorati mi ferisce l'anima?
E' questo il prezzo della caduta nelle tenebre?
Esse ora sono per me compagne e scopo e rifugio e diletto, emergo da esse un istante appena, per lasciare questo scritto alla mostra di chi è bramoso di conoscerle.
Sarà esso monito? Sarà forse invito?
Ciò avrebbe riguardato la creatura che ero ma non me, e così torno a dissolvermi nel ricordo.
Raccontare stanca.

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Corsara 25/01/2000

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