4. SACRIFICIO

L'Alchimia Spirituale

Nella Visione di Giovanni Dastin, uno dei più precoci scritti alchemici a carattere allegorico, la perfezione metallica viene ottenuta attraverso una complicata vicenda di messa a morte del 're' dei metalli, l'oro personificato, il quale addirittura scompare, surriscaldandosi e liquefacendosi, nel corpo della sposa per lui predisposta, riducendosi cioè alla materia prima in un processo che produce informità e nerezza (nigredo), come avviene nello stadio di dissolvimento dei composti materiali che precede la distillazione alchemica. Le successive operazioni che portano alla produzione dell'elixir sono indicate attraverso la narrazione delle vicende del re, dove i mutamenti di colore (dal nero al bianco, alla 'porpora regale') costituiscono i punti di contatto con le descrizioni contenute in testi non a carattere allegorico, per esempio il coevo Codicillus attribuito a Raimondo Lullo. Il sacrificio o mortificazione, tema già presente nell'ellenistica visione di Zosimo, consiste nella separazione del corpo dall'anima e nel loro successivo ricongiungimento (coniunctio) attraverso un'entità intermedia, lo spirito, raffigurato operativamente nella materia sottile o quintessenza che rigenera i corpi. Si evidenzia, in questo tema dello spirito, la profonda incompatibilità dell' alchimia con ogni forma di dualismo. La dicotomia corpo/anima costituisce infatti, per gli alchimisti, solo l'imperfetta realtà visibile, che dev'essere disintegrata per poi essere resa perfetta attraverso la produzione dello spirito, vero medio reale che rende stabile l'unione e dunque costituisce il fattore essenziale della reintegrazione cosmica e antropologica.

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di Michela Pereira
html di Francesco Di Pietro