1. LA PERFEZIONE
DEI METALLI

L'Alchimia Metallurgica
L' idea che esistano metalli imperfetti e metalli perfetti è legata alla constatazione del fatto che, dei sette metalli classificati sin dall' antichità, cinque (piombo, ferro, stagno, rame, mercurio) sono soggetti alla corruzione, mentre due (argento, oro) sono incorruttibili, cioè non soggetti al decadimento fisico prodotto dal tempo. La spiegazione di questa differenza viene tentata fin dai tempi più antichi, nell' ambito della cultura metallurgica studiata in relazione all' alchimia da M. Eliade, e si fonda su una concezione di carattere vitalistico per cui i metalli sono (come) embrioni, di cui è gravido il ventre della terra, e la maggiore o minore perfezione dipende dallo stato di maturità da essi raggiunto. Solo l' argento e l' oro sarebbero così metalli completamente formati (paragonabili al feto al termine di una gravidanza regolare). L' abbinamento fra i metalli e i pianeti, di tradizione antichissima (risale, si ritiene, alla cultura babilonese), è all' origine della simbologia di cui gli alchimisti si servivano, e rafforzò questa lettura gerarchizzante delle caratteristiche pratiche dei metalli. L' abbinamento dell' oro e dell' argento col sole e con la luna (con i cui nomi vengono spesso indicati nella letteratura alchemica), rafforzò il loro impatto immaginale sulla vita umana, aprendo la strada a quello che sarebbe stato lo sviluppo dell' idea di oro potabile. Tuttavia stabilire che i metalli si collocano sui diversi gradini di una scala di perfezione non significa ancora affermare la loro possibilità di accedere al gradino più alto. Perché sia possibile pensare questa possibilità è necessaria una teoria dei metalli che, garantendone l' omogeneità strutturale, permetta di pensarli come stadi diversi di un' unica specie: solo su questa base, infatti, è possibile concepire l' idea della trasmutazione. Ben presto, però, l'idea che sia possibile produrre la perfezione dei metalli dà luogo all'idea dell'agente concreto di tale perfezione, l'elixir, mentre il manifestarsi di tale perfezione nell'oro ripropone il richiamo, già presente nell'alchimia ellenistica, ad una salvezza di cui l'opus alchemico sarebbe assieme metafora e veicolo. La definizione di alchimia pertanto si arricchisce, ma anche si fa assai più complessa.

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di Michela Pereira
html di Francesco Di Pietro