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CONTENUTI

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LE ORIGINI DI GIOIA DEL COLLE

Sulle origini ed il nome di Gioia, eruditi locali ed insigni studiosi non hanno detto nulla di storicamente valido, non esistendo infatti alcun documento veramente attendibile. C’è stato chi ha creduto di identificare il nome di Gioia con un antico culto a Giove Appulo, chi lo ha fatto discendere dal colle Sannace, dalla leggenda di una preziosa collana (la “gioia del collo”) smarrita e poi ritrovata da una misteriosa principessa; ma queste sono solo leggende e nulla di veramente attendibile.

Di storicamente vero c’è solo una cronaca, per altro poco attendibile, del Protonotabilissimo, ed un diploma normanno del 26 febbraio 1180, che parlano di una località designata rispettivamente “castellum montis Joviae” e “Monte Joe”, cioè Monte Gioia, questo fa supporre quindi che esisteva un luogo che si chiamava così.

Nevio Degrassi, già sovrintendente alle antichità della Puglia ritiene che Gioia risalga al 1087,periodo della costruzione del Castello; l’abate Losapio, inizia una sua frase con le parole “Canto di Giove la cittade antica”, il che fa ritenere che le origini della città siano ancora più remote, così come Padre Bonaventura da Lama ritiene che Gioia sarebbe stata ricostruita due volte: la prima durante gli inizi dell’era cristiana e distrutta dalle invasioni barbariche e la seconda, ricostruita di saraceni. Di certo si può supporre che i primi nuclei di Gioia siano da attribuire all’epoca dei Romani, così come fanno ritenere le tombe di tale epoca rinvenute presso l’Appia Antica.

Altra certezza sono tre diplomi normanni, il primo del 1087, in cui si parla di una via che da Monte Sannace conduceva a Gioia e quelli del 1108 e del 1196 che parlano dell’inserimento di Gioia e di Monte Sannace nella rete viaria che da Bari conduceva a Taranto.

Inoltre se si aggiunge il rinvenimento, quasi ai margini del centro medievale gioiese di una moneta bizantina della seconda metà del secolo X, sotto l’intonaco di una casa, è chiara l’esistenza di Gioia in quel secolo.

Da un’attenta rilettura delle fonti diplomatiche gioiesi, già dal 1180 sembra esistere nella Città una volontà distinta dal feudalesimo, una specie di affrancamento amministrativo e, man mano che rileggiamo i documenti successivi fino alle fine del secolo XII, scorgiamo che questa volontà è divenuta concreta ed operante attraverso i suoi rappresentanti, i così detti “Boni Homines”, vale a dire gli autorevoli gioiesi liberamente eletti tra i concittadini per il governo amministrativo della città.

Gioia comincia ad esistere come collettività sociale, con una sia pur tenue volontà propria, e si inserisce con cosciente responsabilità nella storia.