Palestinese

Israeliano

I cristiani scendono in piazza con rami d’ulivo


Dopo che la rappresentanza italiana in Israele si è mossa per liberare i giornalisti, Farina si fa questa domanda: perché la diplomazia italiana non si preoccupa di portare in salvo anche quelle tre suore, che sono rimaste nel complesso della Basilica della Natività? «(…) hanno avuto la vocazione grandiosa di curare la grotta dov’è nato Gesù, e non contano niente (…)».

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Renato Farina,
Libero, 4 aprile 2002
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Commento:

 

Stampa e televisione enfatizzano la sofferenza del popolo palestinese e l’attacco ai luoghi santi.


Il popolo palestinese vive due tragedie: quella della guerra e quella di avere capi che disprezzano la vita al punto di inviare giovani che, per uccidere altri, si suicidano. Il popolo israeliano ha le sue ragioni, derivanti dalla necessità morale e fisica di sopravvivere. I cristiani sono in mezzo, indifesi. Nessuno sembra in grado di fermare uno scontro che, anzi, potrebbe dilatarsi con conseguenze ancora più atroci. La posizione del Papa, per quanto apparentemente ingenua, è l’unica vera perché richiama i contendenti a ritrovare il motivo della propria esistenza come persone e come popoli.


Il Papa ha detto: «Di fronte alla caparbia determinazione con cui da una parte e dall’altra si continua ad avanzare sulla strada della ritorsione e della vendetta, si apre di fronte all’animo angosciato dei credenti la prospettiva del ricorso alla preghiera accorata a quel Dio che solo può cambiare i cuori degli uomini, anche dei più ostinati» (Giovanni Paolo II, “Chiediamo al nostro Dio di cambiare i cuori ostinati, Avvenire - 5 aprile 2002). È quel Dio che ha lasciato la sua traccia in una terra così insanguinata e contesa apparentemente nel Suo nome, ma in realtà nella dimenticanza di Lui: «In quella terra Cristo è morto e risorto e ha lasciato, come muta ma eloquente testimone, la tomba vuota. Distruggendo in se stesso l’inimicizia, muro di separazione tra gli uomini, Egli ha riconciliato tutti per mezzo della Croce, ed ora impegna noi, suoi discepoli, a rimuovere ogni causa di odio e di vendetta» (Giovanni Paolo II,Il mondo ferito ritrovi speranza, Avvenire - 2 aprile 2002).


Questo è il nostro impegno e ancora di più la nostra domanda di cambiamento a cui la vicenda della Palestina ci costringe, così che possiamo recitare una vecchia preghiera ebraica della Pasqua: «(…) dalla casa degli schiavi ci riscattasti, nella carestia ci alimentasti, nell’abbondanza ci provvedesti, dalla spada ci salvasti, dalla mortalità ci preservasti e da malattie gravi e numerose ci rendesti immuni».

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  • Giovanni Paolo II
    Chiediamo al nostro Dio di cambiare i cuori ostinati
    Avvenire - 5 aprile 2002

  • Giovanni Paolo II
    Il mondo ferito ritrovi speranza
     Avvenire - 2 aprile 2002

  • I cristiani scendono in piazza con rami d’ulivo
    Corriere della Sera, 3 aprile 2002
    A Gerusalemme, frati francescani di tutte le nazionalità, e molti preti ortodossi hanno organizzato una manifestazione pacifica, guidata da un vescovo anglicano e dal palestinese patriarca latino.

  • Renato Farina
    Cronisti salvi, le suore no
    Libero, 4 aprile 2002
    Dopo che la rappresentanza italiana in Israele si è mossa per liberare i giornalisti, Farina si fa questa domanda: perché la diplomazia italiana non si preoccupa di portare in salvo anche quelle tre suore, che sono rimaste nel complesso della Basilica della Natività? «(…) hanno avuto la vocazione grandiosa di curare la grotta dov’è nato Gesù, e non contano niente (…)».

  • Vivere in guerra
    La Stampa, 5 aprile 2002
    Molti villaggi palestinesi sono isolati. L’esercito israeliano che li ha invasi, per ostacolare le vie d’ingresso, o ha ammassato mucchi di terra, o ha steso catene con lucchetti, le cui chiavi sono tenute dagli ufficiali. Di più: «Attivisti palestinesi dei diritti civili riferiscono di persone colpite all’interno di abitazioni, che non possono ricevere assistenza medica perché il transito di ambulanze è proibito».

  • Enrico Franceschini
    Spari sulla Chiesa della Natività
    la Repubblica, 5 aprile 2002
    «(…) il colpo di un cecchino israeliano uccide il palestinese che da trenta anni suonava le campane per la messa e che ieri ha provato incautamente a raggiungere i frati all’interno».