Famiglia

 

Il giudizio delle CEI sui DiCo

Nota dei vescovi del Consiglio Permanente della CEI


«Non abbiamo interessi politici da affermare; solo sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune, sollecitati oltretutto dalle richieste di tanti cittadini che si rivolgono a noi. Siamo convinti, insieme con moltissimi altri, anche non credenti, del valore rappresentato dalla famiglia per la crescita delle persone e della società intera. Ogni persona, prima di altre esperienze, è figlio, e ogni figlio proviene da una coppia formata da un uomo e una donna. Poter avere la sicurezza dell’affetto dei genitori, essere introdotti da loro nel mondo complesso della società, è un patrimonio incalcolabile di sicurezza e di fiducia nella vita. […] Il fedele cristiano è tenuto a formare la propria coscienza confrontandosi seriamente con l’insegnamento del Magistero e pertanto non “può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società”».

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Commento
 

 

Nota dei vescovi del Consiglio Permanente della CEI,
Avvenire, 29.03.07



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Famiglia: Il giudizio delle CEI sui DiCo «Nota dei vescovi del Consiglio Permanente della CEI» «Non abbiamo interessi politici da affermare; solo sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune, sollecitati oltretutto dalle richieste di tanti cittadini che si rivolgono a noi. Siamo convinti, insieme con moltissimi altri, anche non credenti, del valore rappresentato dalla famiglia per la crescita delle persone e della società intera. Ogni persona, prima di altre esperienze, è figlio, e ogni figlio proviene da una coppia formata da un uomo e una donna. Poter avere la sicurezza dell’affetto dei genitori, essere introdotti da loro nel mondo complesso della società, è un patrimonio incalcolabile di sicurezza e di fiducia nella vita. […] Il fedele cristiano è tenuto a formare la propria coscienza confrontandosi seriamente con l’insegnamento del Magistero e pertanto non “può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società”», Avvenire, 29.03.07


 
Rassegnina   Una Chiesa Politicamente Scorretta
  • «Nota dei vescovi del Consiglio Permanente della CEI», Avvenire, 29.03.07
    «Non abbiamo interessi politici da affermare; solo sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune, sollecitati oltretutto dalle richieste di tanti cittadini che si rivolgono a noi. Siamo convinti, insieme con moltissimi altri, anche non credenti, del valore rappresentato dalla famiglia per la crescita delle persone e della società intera. Ogni persona, prima di altre esperienze, è figlio, e ogni figlio proviene da una coppia formata da un uomo e una donna. Poter avere la sicurezza dell’affetto dei genitori, essere introdotti da loro nel mondo complesso della società, è un patrimonio incalcolabile di sicurezza e di fiducia nella vita. […] Il fedele cristiano è tenuto a formare la propria coscienza confrontandosi seriamente con l’insegnamento del Magistero e pertanto non “può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società”».
     

  • «Sono solo prediche nostalgiche: così dimostra la sua debolezza», La Repubblica, Paolo Berizzi intervista Massimo Cacciari, 25.03.07
    «Il monito di Ratzinger? “Niente di nuovo né originale” […], ci sarebbe bisogno di una “Chiesa autorevole che sappia parlare alla gente”. Senza “insistere” e “bacchettare” sull’identità cristiana, che è “un concetto in continua trasformazione”.[…] “Di questo dovrebbe tenere conto la Chiesa. E dire al suo popolo: parliamone, confrontiamoci. Ma senza predicozze”.[…] “Si avanza la pretesa che soltanto aderendo ai valori predicati dalla Chiesa si può avere un atteggiamento coerente, rigoroso e disinteressato a tutto ciò che non rientri nell’interesse dei cittadini. Io, da laico, faccio politica, e credo di operare nell’interesse dei cittadini senza asservirmi al potere”».
     

  • «Essere cattolici non è obbligatorio», Il Foglio, 30.03.07
    «Su questo materia la Chiesa chiede obbedienza ai suoi fedeli, compresi quelli che rivestono cariche politiche. […] L’argomento più ripetuto è che in questo modo i vescovi italiani ledono la libertà di coscienza dei credenti e l’autonomia della politica. […] La coscienza è libera, libera di aderire o no a una religione, ma se lo fa assume liberamente un impegno. Essere cattolici non è obbligatorio, ma il cattolicesimo non è un supermarket nel quale si prende quel che serve e si lascia il resto. […] Una libertà di coscienza che implica la disobbedienza ai vescovi e al Papa non è una novità, si chiama protestantesimo, e com’è noto non fa parte del cattolicesimo».
     

  • «Quale autonomia nelle questioni antropologiche?», Avvenire, Francesco D’Agostino, 30.03.07
    «Non è necessario un grande sforzo concettuale, ma solo la capacità di una lettura senza pregiudizi, per percepire che queste considerazioni della “Nota” sono profondamente laiche e si rivolgono quindi a tutti gli uomini di buona volontà, come peraltro è reso evidente dal fatto che mai nella “Nota” si fa richiamo alla dimensione sacramentale (essa sì confessionale) del matrimonio. […] Non si tratta di una richiesta di fedeltà cieca ed ottusa al magistero della Chiesa; è una richiesta di fedeltà consapevole e intelligente al bene dell’uomo, della cui promozione, in questo come in ogni altro caso, i vescovi si fanno carico».


 

Commento:

 

Dopo tante discussioni sui DiCo, la CEI, con una nota del Consiglio Permanente, ha espresso il proprio giudizio in maniera chiara ed inequivocabile, suscitando ovviamente numerose reazioni. Alcuni vedono nella nota un attacco alla “sacra” laicità dello Stato, un tentativo di imporre un’egemonia sul mondo politico e sociale. Altri, cattolici, vorrebbero che i vescovi non si spingessero fino a questi dettagli relativi alla vita civile, rispetto ai quali solo i politici di professione possono dire la loro e decidere.

Ora, la Chiesa parla senz’altro ai cattolici, i quali però, in quanto cattolici, dovrebbero essersi liberamente impegnati a seguirne gli insegnamenti, anche quando fanno politica. Questo appartiene, fino a prova contraria, alla natura stessa dell’essere cattolici.

La Chiesa tuttavia si rivolge anche e soprattutto alla ragione dell’uomo. E legittimamente. Oggi si discute moltissimo se la Chiesa possa o debba parlare in uno Stato laico. Pochissimo si discute di quello che dice, col risultato che nessuno entra nel merito delle questioni, fornendo argomenti.

Ma una Chiesa che se ne stesse zitta sugli interrogativi più profondi e cruciali che riguardano la vita dell’uomo, che Chiesa sarebbe? A che servirebbe? Quando è in gioco il destino dell’uomo, la Chiesa non può che essere in prima linea. Forse che i “santoni” della laicità dello Stato vorrebbero, come diceva Andrea Emo, una Chiesa “cortigiana della storia”, zerbino del potere? Mai come oggi – è vero – il giudizio della Chiesa è “politicamente scorretto”, ultimo punto di resistenza contro un pensiero a senso unico. Non perché sia un’“agenzia” di giudizi e valori morali, ma in quanto essa è una proposta viva di verità e di bellezza che si gioca nella storia e ferisce il cuore di ogni uomo che cerca. È per questo che, contrariamente a certi proclami, tanti ancora la seguono.
 

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