senza frontiere

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Sei il viaggiatore n.

Ed ora qualche accenno sulla mia cara Santa Francesca.
Roma la festeggia il 9 marzo come Protetrice dei Viaggiatori.
Fino ad una trentina di anni fa (quando ancora avere un mezzo proprio era una rarita'), davanti al suo convento (che si apre al pubblico una sola volta all'anno e che custodisce gelosamente dei preziosissimi affresci che narrano dei suoi miracoli), si procedeva alla benedizione delle macchine, delle carrozze, dei furgoni, delle biciclette e di ogni altro mezzo di trasporto che i viaggiatori riuscivano a portarvi. Questa tradizione ormai purtroppo e' desueta.




Tratto da libro di Angelo Montonati
LE MANI CHE GUARIRONO LA CITTA’: storia di Santa Francesca Romana
Edizioni Paoline

Presentazione
L’invito a presentare questo libro mi ha procurato una sincera emozione perche’, io stesso romano, ho una grande devozione per Santa Francesca. Ella, piu’ di chiunque altro, merito’ l’appellativo di Romana, non solo perche’ nell’Urbe trascorse tutta la sua vita, ma per l’universalita’ dei valori che ne ispiravano pensiero e azione nel suo amore verso il prossimo, e per il suo volersi considerare sempre profondamente al servizio del romano Pontefice. Nata da buona famiglia nel 1384, sposo’ un nobile del casato dei Ponziani. Non era dunque affatto povera. Eppure, quando nella citta’ comincio’ a dilagare la malattia e la miseria, lei vendette tutti i suoi vestiti e gioielli, e andava a mendicare per le strade del suo quartiere, trasformandosi cosi’ nella “poverella di Trastevere” -per usare un’espressione da lei stessa coniata-. Il popolo soffriva e lei non si dava pace. Siamo ancora nel Medioevo, ed erano tempi in cui c’era proprio bisogno di eccezionali figure cristiane, ognuna con la propria santita’ ben diversa da quella delle altre. Non per nulla la Provvidenza ha voluto quasi contemporanee, Francesca Romana, Caterina da Siena, Giovanna d’Arco e altre grandi sante concretamente e metaforicamente battagliere. Da principio, intorno a Francesca non manco’ qualche diffidenza: gli stessi familiari erano frastornati (e spesso veramente irritati) dai suoi slanci di generosita’, tanto che anche il marito cominciava seriamente a preoccuparsi delle sue gesta. E persino il suo parroco, che aveva senza dubbio stima e ammirazione per lei, era a volte un po’ scettico sul suo operato. Era infatti assolutamente insolito per una donna (e lo sarebbe tutt’oggi!), correre qua e la’ a portare aiuto e conforto a tutti, da sola, in giro per una citta’ grande come Roma, dove i guai di certo non mancano. I poveri erano veramente tanti, e non erano nemmeno ben disposti. Il susseguirsi di guerre e pestilenze aveva esasperato al vita di molti, e la fame aveva trasformato l’Urbe in un agglomerato informe che (come ci dicono le cronache dell’epoca) non aveva nemmeno piu’ l’aspetto di una citta’. In questo quadro cosi’ drammatico, contrasta ancora di piu’ lo splendente esempio di Francesca Romana: dolce sposa, amorevole madre, ma anche una donna forte e instancabile, dalla personalita’ certamente singolare e sconcertante. Una missionaria “ante litteram”, salda nella fede, gioiosa nella speranza, operosa nella carita’. Una creatura che, dal rapimento delle sue estasi mistiche, passava all’azione, tanto che gia’ in vita veniva chiamata “Advocata Urbis” e considerata una santa (anche se la Chiesa tardo’ ben duecento anni prima di riconoscerla come tale). Il suo insegnamento e’ di indiscutibile modernita’: per conseguire la pace, occorre suscitare un amore che entri nella vita di tutti i giorni, nella politica e nei rapporti internazionali. Un amore che trasformi la nostra azione quotidiana in un servizio alla societa’, per cambiarla in meglio. Il misticismo di Santa Francesca Romana non e’ chiuso in se stesso, dimentico del mondo, e quindi, contrariamente a quanto avveniva nella sua epoca, non la sottrae alla vita dei comuni mortali, anzi la rende partecipe della vita di tutti. Francesca infatti e’ una mistica che si getta nell’azione, che s’impegna a ricostruire la sua citta’, per salvarla e santificarla nell’amore verso Dio. (Giulio Andreotti)

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affrescoSantaFrancescaRomana


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