Scheda bibliografica:

Argomenti filosofici sulla
DEMOCRAZIA

Quello che segue è un elenco parziale di libri e testi che ritengo di segnalare alla lettura e che mi propongo di integrare via via con altri titoli, evidenziando per ciascuno i concetti secondo me piu' rilevanti. Altri riferimenti sono presenti nelle schede bibliografiche in questo stesso sito.


1.
La democrazia integrale, sostiene Norberto Bobbio nel libro Il futuro della democrazia, e' un continuum fra gli estremi della democrazia diretta e della democrazia rappresentativa, che non sono pertanto alternative ma entrambe necessarie a seconda delle diverse esigenze e situazioni (pag.41).
Il processo di democratizzazione non consiste nel passaggio dalla democrazia rappresentativa alla democrazia diretta, bensi' dalla democrazia politica alla democrazia sociale (la societa' civile "nelle sue varie articolazioni, dalla scuola alla fabbrica", pag.44).
La democrazia diretta richiede condizioni molto particolari: stati piccoli, costumi semplici, eguaglianza, austerita'. Il cittadino totale di Rousseau e' l'altra faccia dello stato totale; da due diversi punti di vista (del popolo e del principe) il principio e' infatti lo stesso: "tutto e' politica, ovvero la riduzione di tutti gl'interessi umani agli interessi della polis, la politicizzazione integrale dell'uomo, la risoluzione dell'uomo nel cittadino, la completa eliminazione della sfera privata nella sfera pubblica, e via dicendo" (pag.31).
Il principio della democrazia rappresentativa implica due tipi di domande:
a) come rappresentare: come delegato (portavoce) o come fiduciario (senza vincolo di mandato);
b) che cosa rappresentare: interessi generali o interessi particolari (fazioni e corporazioni, pag.130).
Di solito, vanno insieme la figura del rappresentante come delegato e la rappresentanza degli interessi particolari (politici di professione che vivono di politica e non solo per la politica, pagg.35-36).
Inoltre, il principio della democrazia rappresentativa puo' essere applicato in piu' modi, repubblica presidenziale, stato parlamentare (che puo' essere non democratico, per cui e' plausibile criticare lo stato parlamentare senza per questo dover criticare la democrazia rappresentativa, pag.33), ed esteso ad altre sedi (comuni, province, ecc.).
Democrazia e pluralismo non hanno la stessa estensione: la societa' feudale era pluralistica ma non democratica, la democrazia degli antichi non era pluralistica (pag.48). La teoria pluralistica contrappone il potere distribuito al potere monocratico, mentre la teoria democratica contrappone il potere dal basso al potere autocratico. Sono tipi ideali di stato (pag.50):
- lo stato democratico e monocratico (la repubblica di Rousseau);
- lo stato autocratico e policratico (la societa' feudale);
- lo stato autocratico e monocratico (la monarchia assoluta);
- lo stato democratico e policratico (la democrazia dei moderni).
Fra dispotismo puro e pura democrazia possono esistere forme intermedie, a seconda dello spazio (maggiore o minore) riservato al dissenso, che e' necessario in una societa' pluralistica (pag.54).
Sulle promesse non mantenute della democrazia, si veda in questo stesso sito la scheda bibliografica del libro.
Nel libro Stato, governo, societa' (vedere anche qui la relativa scheda bibliografica), Norberto Bobbio propone varie distinzioni nel concetto di democrazia (pag.127):
- democrazia degli antichi e democrazia dei moderni; quest'ultima implica l'associazionismo (funzione pubblica dei partiti politici, pag.143);
- democrazia rappresentativa e democrazia diretta;
- democrazia politica e democrazia sociale;
- democrazia formale e democrazia sostanziale.
Inoltre: forme buone e cattive di governo; forme di governo determinate dal numero dei governanti.
Le deliberazioni a maggioranza sono a somma zero, quelle prese attraverso accordi sono a somma positiva (pag.109).
Argomenti a favore della democrazia sono (pag.137):
- l' argomento etico: la democrazia e' l'attuazione politica del valore supremo della liberta';
- l' argomento politico: la democrazia e' una difesa da abusi e prevaricazioni (legislatore e destinatario coincidono);
- l' argomento utilitaristico: la democrazia coinvolge gli interpreti dell'interesse collettivo.
Lo sviluppo della democrazia oggi e' la sua estensione alla sfera sociale ed alle sue forme di potere ascendente, dalla scuola alla fabbrica (padre/figlio, coniuge, imprenditore/dipendente, insegnante/studente, genitore/studente, medico/malato, ufficiale/soldato, amministratore/amministrato, pag.147): "puo' benissimo darsi uno Stato democratico in una societa' in cui la maggior parte delle sue istituzioni, dalla famiglia alla scuola, dall'impresa ai servizi pubblici, non sono governate democraticamente" (pag.148).
Indice di sviluppo democratico e' il numero di sedi in cui si esercita il diritto di voto, oltre a quelle politiche: dove si vota piuttosto che chi vota (pag.148).

2.
Nel libro Quale socialismo ? Norberto Bobbio definisce la democrazia come una pratica (pag.47): "un insieme di regole (le cosiddette regole del gioco) che consentono la piu' ampia e piu' sicura partecipazione della maggior parte dei cittadini, sia in forma diretta sia in forma indiretta, alle decisioni politiche, cioe' alle decisioni che interessano tutta la collettivita'" (pag.42).
In quanto metodo, la democrazia cosi' definita ha un valore strumentale o estrinseco (pag.81).
La democrazia moderna presenta alcuni paradossi:
- si richiede sempre piu' democrazia in condizioni sempre piu' sfavorevoli (pag.46): la democrazia assembleare e' ingannevole (ratifica decisioni prese da esecutivi la cui investitura e' carismatica); non bisogna confondere il governo del popolo con il governo per il popolo (pag.71);
- piu' democrazia finora ha sempre voluto dire piu' burocrazia (pagg.46-47);
- tecnocrazia (governo dei competenti) e democrazia (governo di tutti) sono incompatibili; scrive Bobbio: "il protagonista della societa' industriale e' lo scienziato, lo specialista, l'esperto; il protagonista della societa' democratica e' il cittadino qualunque, l'uomo della strada (...) la democrazia si regge sull'idea-limite che tutti possano decidere di tutto" (pag.49);
- il processo democratico (la politica e' azione e non strumento o opinione, pag.51) contrasta con la societa' di massa, caratterizzata da conformismo generalizzato (pag.50) e da manifestazioni di massa (pagg.51-52).
Il potere autocratico e' molto piu' diffuso del potere democratico, anche nelle societa' democratiche: e' significativo, sottolinea Bobbio, "che le richieste di maggiore democrazia che oggi vengono fatte dai piu' diversi movimenti vadano tutte nel senso di promuovere l'occupazione di spazi riservati sinora all'esercizio di un potere autocratico" (pag.100).
I giudizi assiologicamente positivi sul metodo democratico possono essere ricondotti a tre prospettive fondamentali (pag.77):
- la prospettiva etica presuppone la liberta' positiva o liberta' come autonomia (pag.78), che e' insieme un valore ultimo (indeducibile) ed un valore-limite (la sua realizzazione concreta e' sempre inadeguata, pag.78);
- la prospettiva politica argomenta che la democrazia e' il piu' importante rimedio all'abuso di potere (pag.78), ed il potere politico, chiarisce Bobbio, "e' il massimo potere (...) di cui un uomo, o un gruppo, possa disporre in una determinata societa'" (pag.78);
- la prospettiva utilitaristica, infine, si basa sulla considerazione che i diretti interessati siano i migliori interpreti dell'interesse collettivo, ed e' la prospettiva piu' contestata, come osserva l'Autore a pag.79: "e' sin troppo facile obiettare infatti che il singolo non vede al di là del proprio naso, e che l'interesse collettivo non e' mai la somma degli interessi individuali (posto che questa somma si possa fare)".
Il problema della partecipazione e' essenzialmente un problema di forme (pag.19); i "vizi congeniti" ad ogni forma di partecipazione democratica (pag.102) sono la partecipazione manchevole (apatia politica) e la partecipazione distorta (manipolazione del consenso).
La democrazia e' sovversiva (pag.53): "se l'emancipazione politica non e' sufficiente, e' pur sempre necessaria (...) non vi puo' essere emancipazione umana che non passi attraverso l'emancipazione politica. La quale richiede lo sviluppo, l'estensione, il rafforzamento di tutte le istituzioni da cui e' nata la democrazia moderna" (pag.65).
Secondo Bobbio, i momenti di statu nascenti rientrano nella categoria dello stato di necessita' o di emergenza, per la quale il metodo democratico non vale (pag.74).

3.
La parola Stato, osserva Maurice Duverger (I sistemi politici), ha due significati: stato-governo e stato-nazione.
L'Autore distingue il sistema politico, che e' il sistema sociale nei suoi aspetti politici, dal regime politico, che comprende le istituzioni politiche, le quali a loro volta si distinguono dalle organizzazioni, che sono istituzioni non ufficiali (pagg.14-15). I regimi politici sono classificabili in sistemi liberali e sistemi autoritari (pag.21); l'Autore distingue varie forme di regimi autoritari:
- monarchie tradizionali (antiche: assolute o aristocratiche);
- monarchie contemporanee, moderniste (il re non governa, oppure vi e' dispotismo illuminato) o arcaiche (laiche o teocratiche, pag.404 e seguenti);
- dittature capitaliste, riformiste (pag.442) o conservatrici;
- dittature militari: conservatrici, di tipo pretoriano, riformiste, pronunciamiento (pag.449; vi e' una progressione fra l'esercito neutrale, l'esercito come gruppo di pressione, il pronunciamiento, la tutela mitare e la dittatura militare);
- dittature socialiste (pag.461 e seguenti), fra cui vi e' anche il socialismo militare (eserciti tradizionali o popolari, pag.558 e seguenti).
Le dittature per Duverger sono risposte ad una crisi del sistema sociale, che solitamente e' una crisi di legittimita' (pag.414 e seguenti); in esse le elezioni sono sempre plebiscitarie, elezioni-ratifica di candidati scelti per cooptazione (pag.509 e seguenti).
Il modello democratico ha un'origine storica (borghesia, parlamento) e valori politici che ne fondano la legittimita' democratica: suffragio universale, uguaglianza, riconoscimento di diritti fondamentali. E' in realta' un modello plutocratico, fondato sul popolo ma anche sulla ricchezza (pag.39).
Nel periodo 1870-1939 il modello si caratterizza come "democrazia liberale", che sotto il profilo economico e' "capitalista", e si fonda sui principi della sovranita' popolare, le elezioni (che sono anche momenti rituali, pag.72), i parlamenti (immunita' parlamentari, pag.127), l'indipendenza dei giudici (pag.165 e seguenti), le liberta' civili, il pluralismo dei partiti (pag.38 e 45).
Nel post-1945 assistiamo allo sviluppo della "tecnodemocrazia" (tecnostruttura politica), caratterizzata dai partiti di massa, dal rafforzamento dell'esercito e da strutture pubbliche di scala (pag.46 e seguenti).
Costituzioni e leggi apparentemente democratiche, osserva l'Autore, possono convivere con regimi autoritari (partito unico, comunismo, pagg.59-60). Sono elementi del modello democratico il principio della rappresentanza popolare (teoria del mandato rappresentativo, teoria del mandato imperativo in Rousseau, pag.66), il principio della separazione dei poteri (Locke, Montesquieu, pag.124), il principio di legalita' (le decisioni amministrative e governative sono subordinate alle leggi vigenti, pag.176 e seguenti).
Per poter funzionare, la democrazia diretta richiede paesi piccoli e problemi semplici (pag.73); sono procedure di democrazia semidiretta la petizione, il referendum, l'opzione (pag.74).
Anche in democrazia funzionano molte procedure autocratiche di designazione dei governanti, da parte della grande industria, della finanza, di trusts: fra queste, eredita', cooptazione, burocrazia, potere economico, conquista violenta.
I partiti politici possono essere di quadri (tradizionali: di notabili, aventi prestigio o mezzi economici; moderni: di tecnici) o di massa (anche di tipo comunista o fascista, pag.80). I partiti politici svolgono il duplice ruolo di inquadrare ideologicamente gli elettori e di selezionare i candidati; la selezione puo' avvenire per cooptazione, con congressi (pag.85), con elezioni primarie aperte, chiuse, "non di parte" (pag.372; lobbying, pag.383 nota). I partiti di massa sono rigidi (disciplina di voto) ed impongono la sottomissione dei parlamentari ai dirigenti interni (pag.88).
Il suffragio puo' essere universale o ristretto (per censo, istruzione, sesso, eta', razza), diretto o indiretto (grandi elettori), il sistema elettorale puo' essere a voto singolo, plurimo, multiplo (pag.95), preferenziale (pag.264); le procedure del segreto elettorale e del contenzioso giurisdizionale o politico hanno lo scopo di eliminare le deformazioni elettorali (pressioni sui candidati, sugli elettori, manipolazioni materiali, pag.100 e seguenti).
Il sistema elettorale puo' essere maggioritario (semplice o a due turni), proporzionale (uninominale o plurinominale, quest'ultimo con piu' candidati per ogni circoscrizione), o misto (semimaggioritario o semiproporzionale, pag.267 e seguenti); la rappresentanza proporzionale (che a differenza di quella maggioritaria e' compatibile solo col suffragio plurinominale) puo' determinarsi col sistema del quoziente elettorale (dividendo voti espressi per numero di candidati eleggibili) o con un numero uniforme determinato in anticipo (pag.107 e seguenti).
Il regime politico delle democrazie liberali puo' essere parlamentare o presidenziale. Il pluralismo partitico che caratterizza le democrazie liberali (regimi parlamentari, pag.143, pag.149 e seguenti) puo' essere bipartitismo (sistemi maggioritari, pag.118), pluripartitismo ("democrazie mediate" ossia governi di coalizione, pag.114), a partito dominante (pag.153), "direttoriale" (pag.299).
I poteri del parlamento sull'esecutivo possono essere di delimitazione, controllo, rivendicazione, opposizione (pag.131 e seguenti); le seconde Camere possono essere democratiche, federali, aristocratiche, economiche (pag.135 e seguenti). Il voto di sfiducia e' l'elemento fondamentale dei regimi parlamentari (pag.144).
I regimi presidenziali possono essere puri (presidente eletto a suffragio universale, bonapartismo, pag.289) o semipresidenziali (pag.158 e seguenti).
Si vedano altre considerazioni dell'Autore negli argomenti filosofici sui diritti e sulla liberta' in questo sito.

4.
Bertrand Russell (Storia della Filosofia Occidentale, cit.) evidenzia come democrazia, nell'antica Grecia, fosse il governo di tutti i cittadini, esclusi pero' gli schiavi e le donne; il "tiranno" era invece colui che governava con potere non ereditario (pag.32). Il sorteggio era, per i greci, il metodo democratico per eccellenza (pag.264).
Il periodo "moderno" si caratterizza per il ruolo della scienza rispetto alla Chiesa e per la sostituzione graduale delle monarchie con democrazie o tirannidi (pag.647). L'Autore osserva come il rifiuto in politica del principio ereditario non abbia avuto effetti in economia (il principio ereditario si applica al potere economico ma non a quello politico, pag.814); ai tempi di Robert Filmer e di John Locke un regno era l'equivalente di una proprieta' terriera.
La democrazia moderna, sostiene Max Weber ne La societa' burocratica, non puo' essere amministrata da non-professionisti; essa implica lo sviluppo del funzionario professionale e di una vasta burocrazia. La democrazia moderna in un grande Stato e' democrazia burocratica, essa sostituisce le cariche onorifiche e nobiliari col funzionariato pagato (anche all'interno dei partiti, osserva Weber).

5.
La vera democrazia, secondo Jean-Jacques Rousseau (Il contratto sociale), e' contro l'ordine naturale (pag.118) e soggetta ad agitazioni e guerre civili (pag.119); d'altro canto la monarchia e' incostante, perche' legata al carattere di chi regna (pag.127).
Lo stato civile richiede la sovrapproduzione, chi governa infatti non produce ma consuma, e deve ricorrere alla tassazione (pagg.130-131).
Il governo degenera quando si restringe (da democrazia ad aristocrazia a monarchia) e quando si dissolve (la democrazia degenera in oclocrazia, l'aristocrazia in oligarchia, la monarchia in tirannia, pagg.137-138). Il patto sociale allora si rompe e i cittadini non sono piu' tenuti ma costretti all'obbedienza.
Rousseau distingue il tiranno dal despota, che e' un tiranno che governa al di sopra delle leggi (pag.139).
Il buon governo richiede che ciascun cittadino voti in assemblea (pag.145), la sovranita' non puo' essere ne' rappresentata ne' alienata (democrazia diretta, pag.146), "nel momento in cui un popolo si da' dei rappresentanti non e' piu' libero" (pag.148).
Qualsiasi legge o patto fondamentale e' sempre revocabile se vi e' accordo fra tutti i cittadini (pag.154), il patto sociale richiede un consenso unanime, chi si oppone e' uno straniero: "il consenso sta nella residenza: abitare un territorio e' sottomettersi alla sovranita' " (pag.159).
Una "repubblica cristiana" secondo Rousseau e' impossibile, perche' un termine esclude l'altro (pag.191), inoltre la tolleranza religiosa e' necessaria al corpo sovrano (pag.193).

6.
C.B.Machperson (La vita e i tempi della democrazia liberale) individua un doppio significato della parola liberale:
1) liberta' del piu' forte secondo le reogle dle mercato ("liberale" come "capitalista");
2) eguale liberta' di ciascuno per sviluppare le proprie capacita' (liberali etici).
La democrazia liberale tenta di conciliare i due significati, che pero' sono in contrasto fra di loro (pag.12).
La democrazia stessa viene intesa talvolta come procedura (per scegliere governi, fare leggi e prendere decisioni politiche), talvolta come una qualita', come un tipo di societa' e di relazioni sociali (democrazia partecipativa, pag.6). L'Autore distingue anche la democrazia utopistica (adattata ad una societa' senza classi: Rousseau, Thomas More, Winstanley, pag.12 e seguenti) dalla democrazia liberale, sorta a partire dal XIX secolo (pag.12); diversamente dalle teorie democratiche anteriori al XIX secolo, le teorie liberal-democratiche sottintendono il rapporto di tipo capitalistico, e quindi la divisione in classi della societa' (pag.22). Fino al XIX secolo, peraltro, le donne erano escluse dalla societa' civile e dall'idea stessa di classe sociale (pag.20).
Machperson individua tre modelli consecutivi di democrazia liberale, cui aggiunge un quarto modello "di prospettiva" (pag.23).
Il modello di democrazia protettiva (Jeremy Bentham, James Mill, pag.26 e seguenti) fu caratterizzato dall'estensione del diritto di voto come garanzia contro l'oppressione dei governanti e dalla subordinazione delle rivendicazioni di eguaglianza a quelle di sicurezza (della proprieta'); l'altalena di Mill sulla discrepanza fra il principio del suffragio universale e quello dell'esclusione dal voto (di donne, poveri, ecc.) e' discusso a pag.43 del libro di Machperson: le sole giustificazioni della democrazia furono in questo modello la protezione degli individui e la promozione della produzione capitalistica.
Il modello di democrazia di sviluppo fu introdotto da John Stuart Mill a seguito dell'attivismo crescente della classe lavoratrice (pag.47) e prevedeva come obiettivo della democrazia il miglioramento dell'umanita', un modello morale secondo cui la societa' democratica e' insieme mezzo e risultato di un progresso verso una societa' piu' libera e piu' giusta (pag.49). L'uomo non e' solo un consumatore ed un appropriatore, ma ha proprie capacita' che solo la democrazia gli consente di sviluppare (confronto democrazia-totalitarismo, pag.50). Percio' la societa' esistente non andava accettata come tale, e Mill auspico' lo sviluppo di cooperative di produttori ma propose anche un sistema di voto plurimo che dava pesi politici diversi a cittadini diversi, per impedire una legislazione classista (pagg.59-61).
La funzione pratica di un sistema partitico, osserva l'Autore, e' anche quella di ridurre il conflitto fra classi sociali, sia nel bipartitismo come nel pluripartitismo, attraverso la ricerca di compromessi da parte del governo sui conflitti d'interesse nel paese (pag.67; partito come mediatore fra interessi opposti, pag.70).
l modello fu ulteriormente sviluppato da Dewey, con una visione umanistica (democrazia come modo di vita) e pragmatica (pag.77).
Il modello di democrazia d'equilibrio o di "equilibrio elitario pluralistico" (pag.79) descrive il processo democratico come un equilibrio fra domanda ed offerta di beni politici; formulata nel 1942 da Joseph Schumpeter, considera la democrazia come un meccanismo di mercato di competizione fra elites, senza contenuti morali (votanti=consumatori,politici=imprenditori), un mercato politico (uomo politico=uomo economico) il cui successo deriva dalla sua natura "mercantile" (mano invisibile, pag.84).
Il sistema mercantile politico, osserva Machperson, produce un equilibrio di disuguaglianza ed una sovranita' del consumatore che e' illusoria; inoltre, poiche' il potere d'acquisto politico e' dato dal denaro, la disuguaglianza economica e sociale crea sovranita' non democratiche ed apatia politica (pagg.88-89). Tale sistema e' inoltre oligopolistico, essendo costituito da due o pochi partiti che possono in tal modo creare la propria domanda (pag.91).
Il modello di democrazia partecipativa nasce negli anni Sessanta dalla constatazione che vi e' uno stretto collegamento fra ingiustizia sociale e bassa partecipazione (pag.96). Una maggiore partecipazione comporta un problema di dimensioni, la formulazione di domande non incongruenti, il ruolo dell'iniziativa popolare (un sistema fondato sui referendum non e' una vera democrazia, che ha bisogno invece di politici eletti e responsabili, pagg.98-99).
I movimenti svolgono un ruolo importante nel favorire la partecipazione attiva (pag.105); la democrazia partecipativa si configurerebbe come un sistema piramidale alla cui base vi sarebbe la dmeocrazia diretta ed ai livelli superiori quella delegata (pag.111). Tale sistema pero', osserva l'Autore, non eliminerebbe differenze di potere e sarebbe incompatibile con l'apatia politica (pag.114).
Occorre allora combinare il sistema piramidale con quello partitico competitivo (pag.115; partecipazione piramidale all'interno dei partiti, pag.116).
Il capitalismo ai tempi di Marx e di Mill, osserva infine Machperson, godeva i vantaggi dell'espansione interna e del colonialismo, inflazione e disoccupazione non potevano coesistere (pag.108).
Si vedano altre considerazioni dell'Autore negli argomenti filosofici sul metodo in questo sito.

7.
La definizione pratica di democrazia, secondo Schumpeter (Capitalismo, socialismo, democrazia), e’ quella di metodo politico, ovvero uno strumento per decidere affidato a singoli individui "attraverso una competizione che ha per oggetto il voto popolare" (pag.231 e 257): il popolo non governa, ma ha l’opportunita’ di accettare o rifiutare i propri governanti; pero’ le qualita’ di un buon candidato, osserva Schumpeter, non concordano necessariamente con quelle di un buon amministratore (pag.275).
Le condizioni per il successo del metodo democratico sono (pag.276 e seguenti): qualita’ elevata degli uomini politici, che implica una sorta di carriera professionale; raggio limitato delle decisioni politiche, supportate dal verdetto degli specialisti; utilizzo di una burocrazia esperta, forte e di buona tradizione; autocontrollo democratico, con l’opposizione che non cerca ogni volta di rovesciare il governo e gli elettori che devono dare fiducia ai governanti per un tempo sufficiente e nel contempo diffidare dalle lusinghe; tolleranza e rispetto per le opinioni altrui.
L’ideologia borghese ha prodotto tanto la moderna democrazia quanto l’ideologia socialista (che ha bisogno dell’intellettuale di estrazione borghese, pag.297, nota e pag.299), le quali non sono fra loro ne’ necessarie ma neppure incompatibili (pag.271); si vedano anche, in questo sito, altri argomenti dell’Autore sul socialismo e sul capitalismo.
Le virtu’ della democrazia, secondo Sen (Sviluppo e' liberta'), sono tre: e’ importante intrinsecamente, ha una utilita’ strumentale (crea possibilita’ e previene catastrofi economiche, pag.183 e seguenti), svolge un ruolo costruttivo nel creare valori e norme (“governo attraverso la discussione”, pag.273); la democrazia acquista un fondamentale valore pratico nelle situazioni critiche (pagg.161-162; si vedano altre considerazioni dell'Autore negli argomenti filosofici sulla poverta' in questo sito).

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