Scheda bibliografica:

Argomenti filosofici sul
CAPITALISMO

Quello che segue è un elenco parziale di libri e testi che ritengo di segnalare alla lettura e che mi propongo di integrare via via con altri titoli, evidenziando per ciascuno i concetti secondo me piu' rilevanti. Altri riferimenti sono presenti nelle schede bibliografiche in questo stesso sito.


1.
Il successo del capitalismo, osserva Schumpeter (Capitalismo, socialismo, democrazia), consiste nel produrre di piu’ e a costi decrescenti (pag.65), ed e’ un processo evolutivo: il capitalismo consiste in un processo di distruzione creatrice (pagg.78-79).
Le onde lunghe dell’attivita’ economica, provocate dalle rivoluzioni industriali (che producono innovazione ed espansione) e dal loro assorbimento (con conseguente fase depressiva caratterizzata da disoccupazione), portano al ringiovanimento dell’apparato produttivo: nuovi metodi di produzione, nuove forme organizzative, nuove merci, nuovi mercati, ecc. (pag.65). Il processo appare come continuo, sebbene le rivoluzioni procedano a sbalzi, con discontinuita’ (pag.79, nota).
Il capitalismo non amministra le strutture esistenti, ma le crea e le distrugge in un processo in cui sia il monopolio che la concorrenza perfetta sono un’eccezione e la concorrenza non riguarda tanto i prezzi quanto la novita’: nuova merce, nuova tecnica, nuova fonte di approvvigionamento, nuova forma di organizzazione (pagg.75, 80, 94, 100); questo tipo di concorrenza funziona anche come minaccia: “l’uomo d’affari si sente in situazione concorrenziale anche se e’ solo nel proprio campo” (pag.80). La pressione del Nuovo, come fatto e come minaccia, rende inutile limitare la produzione per massimizzare i profitti (pag.83).
L’impresa in regime di concorrenza perfetta e’ meno efficiente al suo interno e piu’ debole verso fattori esterni di disturbo, di quanto non lo sia la grande impresa che, peraltro, realizza economie di scala in grado di abbassare i prezzi (pagg.96 e 101).
Schumpeter contesta (da pag.108) la tesi del declino delle opportunita’ di investimento: la domanda effettiva dei consumatori non coincide con i loro bisogni, le frontiere economiche non coincidono con quelle geografiche, il risparmio di lavoro e capitale che caratterizza i nuovi processi tecnici non pregiudica le opportunita’ di investimento. La razionalita’ viene sviluppata dal capitalismo, che da un lato trasforma l’unita’ monetaria in unita’ di calcolo razionale (costi, profitti, partita doppia), e dall’altro attrae uomini e mezzi verso l’economia ma anche verso la scienza e la tecnica, che nelle epoche precedenti avrebbero fatto carriera nella chiesa, nell’esercito, nelle cancellerie (pag.120).
La stessa legislazione sociale presuppone il successo del capitalismo (pag.66); una caratteristica del capitalismo, e della vita borghese, e’ di identificare il successo col successo economico (funzione condizionante e selettiva, pagg.70-71 e 197, nota).
La scienza razionale, l’ospedale moderno, l’arte e lo stile di vita moderni, liberta’, democrazia, tolleranza derivano dal capitalismo che, a detta di Schumpeter, “e’ stato la forza propulsiva della razionalizzazione della condotta umana” (pag.121). Il libro a buon mercato, la stampa, l’istruzione di massa presuppongono un pubblico borghese (pag.144 e 146, nota); anche il femminismo e’ un fenomeno conseguente al capitalismo, che e’ fondamentalmente antieroico e pacifista (pag.123).
Il giudizio sul capitalismo e’ positivo nel lungo termine, negativo nel breve periodo in cui predominano invece i profitti e le inefficienze (pag.140).
Il ruolo dell’imprenditore e’ quello di riformare o rivoluzionare un processo produttivo o distributivo, non inventa nulla ma provvede “affinche’ certe cose siano fatte” (pagg.127-128); diversamente dal signore feudale, l’imprenditore non e’ un condottiero e i suoi mezzi sono razionalistici ed antieroici (pag.133).
Il governo cittadino, osserva Schumpeter, presenta molte analogie con l’amministraziona aziendale (pag.133); il processo capitalistico si caratterizza storicamente come processo di distruzione delle istituzioni protettive (la societa’ feudale) ed insieme come processo di distruzione delle proprie istituzioni, attraverso la eliminazione della piccola impresa e lo svuotamento dei concetti di proprieta’ e di libera contrattazione nella grande impresa: la grande industria non ha bisogno dell’imprenditore e rende con cio’ possibile il socialismo (pag.130). Si vedano anche gli argomenti dell’Autore sul socialismo in questo sito.
La forma mentis capitalistica e’ critica: critica alle istituzioni feudali, critica anche alle proprie istituzioni (pag.139). La nascita dell’umanesimo coincide con quella del capitalismo (pag.143); gli intellettuali, la burocrazia, l’istruzione di massa, coi fenomeni conseguenti della disoccupazione settoriale e dell’occupazione insoddisfacente, producono ostilita’ crescente verso l’ordine capitalistico, che a sua volta non e’ in grado di controllarli (pag.146 e seguenti).
Anche l’evaporazione della "sostanza della proprieta’ " e la disintegrazione della famiglia sono cause (interne) che contribuiscono alla decomposizione della mentalita’ borghese (pag.151 e seguenti).

2.
Il capitalismo, osserva Heilbroner (La prospettiva dell'uomo), e' un ordine economico (proprieta' privata dei mezzi di produzione concentrata nelle mani di una minoranza) ed un ordine sociale (cultura borghese, corsa alla ricchezza individuale). Gli Stati Uniti, si domanda l'Autore, sono la realizzazione pura del capitalismo o una sua variante deformata? presupporre infatti che gli Stati Uniti siano l'archetipo del capitalismo significa estenderne taluni attributi (razzismo, militarismo, ecc.) in modo endemico a tutte le nazioni capitalistiche. Le capacita' di adattamento del capitalismo e del socialismo non si possono infatti analizzare limitandosi a considerare difetti e meriti di singoli esempi dell'uno e dell'altro sistema.
Cause di inquietudine negli Stati Uniti derivano dall'incapacita' di appagare lo spirito dell'uomo da parte di una civilta' orientata verso il miglioramento materiale, ed anche dalla consapevolezza di un declino anche rovinoso delle stesse condizioni materiali di esistenza sia nel caso in cui la crescita si arresti (crisi energetica), sia nel caso in cui non si arresti affatto (disfacimento ambientale, effetti collaterali gravi, consapevolezza dei limiti della razionalita' nel pianificare cambiamenti sociali).

Argomenti filosofici

Schede bibliografiche

Menu' principale