Mussolini dal mito alla morte

 Il Duce è quel mirabile architetto che fu pur muratore e manovale ....
Mussolini multiforme: la famiglia, i giovani, lo sportivo, l'italiano nuovo, il cinema e la televisione...

MUSSOLINI PAPA o MUFTI' ? (in calce)

 http://www.radiomarconi.com/marconi/marcia/giovinez.html

I nostri generali, anche i migliori, sono rimasti all'800. Credono ancora che vincere una guerra sia una questione di mezzi. Ignorano l'elemento psicologico e gli effetti di quella superarma che si chiama fede. I carri armati sono pezzi d'acciaio. Ma la storia non si fa con l'acciaio. Si fa con lo spirito. (1939: citato in Guerra d'Albania di Gian Carlo Fusco notorio contaballe, Sellerio, 2001, p. 19) 

L'INIZIO

Era cominciata così per il maestro di Dovia di Predappio con una foto segnaletica, da cartellino della polizia, per la protesta antimilitarista all'epoca della prima avventura libica del 1911. Lui e Nenni avevano occupato i binari ed erano finiti dentro per diversi mesi. I pasti in carcere li portava una giovane di nome Rachele. Saranno stati i "turtlein" o qualcos'altro, i due decisero di andare a vivere da soli con una miseria nera. Il futuro Duce qui avrebbe detto "se Rachele non mi vuole, ho la pistola con sei colpi, uno per lei, cinque per me" (Edda era gia nata, ma non si capiva perchè a lui servissero 5 colpi). Ma Rachele volle e, come quel prete che al terzo figlio portato al fonte battesimale esclamò  - non pensate che sia ora di sposarvi -, nel 1925 venne celebrato anche il matrimonio religioso, dopo quello civile del dicembre 1915. Problemi con la giustizia Mussolini ne aveva già avuti: alla prima chiamata di leva era renitente trovandosi fuori dai confini. Al rientro, come era d'uso, i carabinieri lo presero e lo portarono direttamente al distretto e in caserma. Non ci è dato sapere se l'assegnazione al corpo dei bersaglieri fu casuale o una punizione, come spesso succedeva per alcuni battaglioni di disciplina che erano la raccolta nazionale della feccia del paese come diceva il Col. De Rossi  "gente arruolata .. ché nulla di buono è stata capace di fare nella vita civile, un branco di..... " ed altri epiteti che non riportiamo per decenza.  Mussolini per la vita militare non era tagliato. Anche dopo quando lo vedrete sempre in divisa  ha una idea tutta sua della forza e forma militare. Esibizionismo: <<< Riporto qui a fianco a puro titolo esemplificativo una sua enunciazione attribuitagli dal giornalista Fusco!!!

Mussolini, classe '83, venne richiamato alle armi alla fine di agosto del 1915. Dalla Riserva Mobile e Territoriale, passò in 13 giorni dal 12° al 7° poi al 11° reggimento Bersaglieri operativo (definitivamente). Dopo due violente offensive (le famose spallate) già attuate, Mussolini era sul fronte dell’alto Isonzo (Plezzo, Vrsic, Javorcek) per la terza (18 ottobre-4 novembre 1915), ma defilato dall’epicentro dei combattimenti. Si trovava nelle retrovie per un corso di allievo ufficiale, che poi non ebbe seguito, anche per la quarta offensiva dal 10 novembre al 2 dicembre 1915, mese questo in cui lui e Rachele pronunciano il fatidico sì (civile) all'interno dell'ospedale militare di Treviglio. Mussolini era qui ricoverato per paratifo (Le malattie in trincea uccidevano più delle pallottole). In questo lasso di tempo anche il suo diario di guerra personale si interrompe. E’ di nuovo in licenza ordinaria durante la quinta offensiva (11-19 marzo 1916) dopo la battaglia del Rombon-Cukla di febbraio. Dal 25 marzo al 10 maggio 1916, lui stesso ammette che non sa cosa scrivere sul diario. Durante la Strafexpedition austriaca (15 maggio-16 giugno 1916), poi durante la conquista italiana di Gorizia di agosto (sesta battaglia dell’Isonzo), e, infine, durante le tre spallate autunnali dello stesso anno (14-16 settembre; 10-12 ottobre; 1-4 novembre 1916), Mussolini era dislocato in val Dogna, fronte marginale alla lotta. La Carnia e la Val Dogna erano spesso la destinazione in cui riciclare anche le tossine di guerra (una specie di Sanatorio) che si accumulavano nei soldati: si chiamava turnazione della prima linea e la sua mancanza, come quella delle licenze era fra le cause scatenanti di insubordinazioni e ammutinamenti. Si sa comunque che, in quella estate del '16 (18 luglio), lui stesso partecipa a un assalto alle cime che sovrastano la Val Canale, Jof Miezegnot (e Schwarzenberg ) compiuto da un gruppo di esploratori volontari Alpini e Bersaglieri. Il duro combattimento porterà al reggimento l’argento di campagna a fine conflitto !!!. A fine anno è invece nell'occhio del ciclone e qui in Carso non si scherza. Questa volta sarà solo la fortuna a tirarlo fuori a Doberdò, se quella di prima si poteva chiamare diversamente.  A gennaio del '17 gli viene proposto il corso di Bombardiere lancia torpedini, che lo allontana quel tanto dalla trincea da poter salvare le penne. Mussolini non era un sconosciuto qualsiasi, era oltremodo famoso sia ai piani bassi che alti della società militare. Da quelli alti, come interventista, gli era riservato un occhio di riguardo. Veniva spesso chiamato a discutere con ufficiali e visitare "Case del Soldato" o arsenali. Un po’ come se oggi Emilio Fede, richiamato, venisse spedito in Libano o Afghanistan e passasse gran parte del tempo fuori servizio a fare Public Relations. Sarà ferito durante una esercitazione alla torpedine e in trincea non lo si vedrà più. 

io mi considero, al mio tavolo di Capo del Governo ora, come quando sullo Javorcek e a Quota 144 (carso) ero comandato di vedetta o di pattuglia: ubbidivo come obbedisco oggi alla coscienza della Nazione

Mussolini multiforme

Come andò a finire lo sapete tutti. Si appropriò di ogni errore dell'avversario e cavalcò il malcontento postbellico che aveva visto l'Italia relegata all'ultimo posto del tavolo della pace e con una montagna di debiti che i nostri alleati prestatori reclamavano. Il paese era stato chiamato a salvare il c...  a Inglesi e Francesi e si ritrovò a pagare (avevamo debiti fino al 1988 in cambio di miraggi). Per far fronte ai debiti non avremmo vinto neanche i campionati del mondo di calcio per dirottare le entrate del Coni al debito di guerra). La violenza, che qualcuno avrebbe comunque messa in campo, non fece che accelerare questo processo.

NENNI: "Il Re e la Regina sono al balcone, con i generali, sotto sfilano 70.000 camice nere. In testa il Duce, ieri capo di bande insorte, oggi presidente del Consiglio. Grida come gli altri, Viva il Re! Passano le sue squadre che hanno seminato terrore nel Paese e gridano anche loro, Viva il re! Passa la squadra della Lomellina con in testa una contessa che ha diretto le squadre punitive e ora manda baci sulla punta delle dita, alla Regina. In Via Seminario una catasta di libri brucia, sono quelli di Marx e di Lenin. Hanno sfilato per sei ore e quarantasei minuti in tutti gli angoli di Roma. Da stasera, intanto, ogni provincia ha il suo Mussolini, ogni villaggio ha il suo ras.   

Per incoraggiare l'identificazione a livello delle masse più vaste e numerose, Mussolini si riduceva di continuo alle immagini più modeste ed umili, delle varie classi sociali italiane, facendo conoscere in questa abilità una capacità spettacolare: si trasformava continuamente in muratore, contadino, autista, aviatore, camicia-nera, maestro, artista, burocrate, poliziotto, giornalista, dottore honoris causa, enciclopedico professore, presidente, operaio, e tantissimo altro. Dopo dieci anni di trasformazioni mussoliniane, ogni italiano poteva tranquillamente identificarsi in lui, riconoscendovisi come una piccola immagine del padre universale.

Nel disegno cerca un posto per la Tiara, dopo che si è candidato a fondare una nuova religione cattolica, vedi a fondo pagina 

- Le bombe scoppiano, ma Mussolini rimane tranquillo al suo posto, di fronte a qualsiasi nemico, di fronte a qualsiasi pericolo, perchè questo è il suo preciso dovere -

Violet Albina Gibson (1876 - 2 maggio 1956), figlia di Edward Gibson, primo Barone di Ashbourne, lord cancelliere d'Irlanda.

Il 3 gennaio 1925 nell'assemblea dei gran capi massonici, il generale Capello (quello di Caporetto) condannava i “Fratelli” che avevano tradito i loro ideali di libertà, aderendo al Fascismo. Il generale era molto attivo tanto da essere considerato come il capo ideale di eventuali iniziative militari contro il regime. Ebbe molti incontri con gli oppositori di Mussolini e, tra questi, come accertò la polizia, parecchi con l’ex capitano degli Alpini, Tito Zaniboni. Questi, il 4 novembre 1925, veniva arrestato mentre si apprestava a sparare a Mussolini. Il Tribunale Speciale fascista condannò a trent’anni Tito Zaniboni, il generale Capello e altri a pene minori.

Gli attentati

Violet Albina Gibson  il 7 aprile 1926 attentò alla vita di Benito Mussolini a Roma mentre parlava in Campidoglio. Mussolini fu sfiorato dal colpo di pistola, che lo colpì di striscio al naso. La Gibson, sottratta al linciaggio, fu condotta in questura; interrogata, non rivelò la ragione dell'attentato. Si è supposto che l'attentatrice, allora cinquantenne, fosse pazza e istigata al gesto da qualche sconosciuto. La Gibson comunque fu espulsa dall'Italia e rimandata in Irlanda, non scontando pene detentive per espresso volere di Mussolini. Mussolini si mostrò in giro con un vistoso cerotto sul naso. Nel settembre dello stesso anno l'anarchico Gino Lucetti lanciò una bomba contro l'auto del capo del fascismo; l'ordigno scivolò sul tetto della vettura ed esplose a terra ferendo lievemente soltanto un passante. Non venne fucilato. Sempre in quell'anno, in ottobre, un altro attentato fu attribuito a un giovane, Anteo Zamboni, che avrebbe sparato, senza successo, sfiorando appena il bersaglio, e che fu subito dopo pugnalato a morte dai legionari fascisti. Altri attentati progettati non andarono in porto perché sventati come quelli di Schirru e Sbardellotto che finirono comunque fucilati dopo la reintroduzione della pena di morte. Morto Mussolini, il fascismo sarebbe crollato" questa la teoria che stava dietro gli attentati. Per difendersi il regime fascista promulgò quindi una "Legge per la difesa dello Stato" che introdusse la pena di morte per gli attenti al capo del Governo e dello Stato e per i delitti contro lo Stato, istituendo anche il cosiddetto Tribunale Speciale, formato con giudici appartenenti alle Forze Armate o alla Milizia su designazione personale di Mussolini (25 novembre 1926). Le condanne a morte pronunciate da questo Tribunale erano state aperte il 18 ottobre 1928, con la fucilazione dell'operaio comunista lucchese Michele Della Maggiora, responsabile dell'uccisione di due fascisti che da tempo lo perseguitavano. In totale, il Tribunale Speciale (ne esisteva anche uno per le colonie) avrebbe comminato 42 condanne a morte, delle quali 31 eseguite.

   

The National Memorial is a huge mountain sculpture of 4 US Presidents, located near Keystone, South Dakota. The Presidents depicted are: George Washington, Thomas Jefferson, "Teddy" Roosevelt, and Abraham Lincoln. The work was designed and sculpted by John Gutzon Borglum (March 25, 1871- March 6, 1941)  with (about) 400 stone workers. Construction began on August 10, 1927. The monument was completed in 1941 (after Borglum's death).

Mt. Rushmore National Memorial

Ce l'avevano loro ma l'avevamo anche noi (ad Adua) il testone

oltre le sbarre per Time: è Mussolini che è dentro o è il leone che è fuori ?

 

 

 

 

Meglio vivere un giorno da leone,
che cent'anni da pecora

 

       

Mussolini, i bambini e i giovani

- I bambini: sono essi la primavera della nostra stirpe, l'aurora della nostra giornata, il segno infallibile della nostra fede -. Gran consiglio di Venezia 4 giugno 1923.
-Noi creeremo attraverso un'opera di selezione ostinata e tenace, la nuova generazione. 22/6/1925
-Noi siamo la generazione che tramonta, i giovani sono l’alba che sorge. Che cos’è una generazione? E quanto dura? Ve lo dico subito. Vent’anni. Il tempo sufficiente perché l’uomo generi figli. E i figli, generalmente, vengono a contrasto coi padri. La storia ha sempre dimostrato la fatalità di questa lotta. Come fare, allora, per trasmettere una fede alla nuova generazione, per ottenere anzi la saldatura? Bisogna passare il comando ai giovani. Subito-

 

Sfilata sulla nuova via dell'impero al ColosseoIO CREDO CHE LA DONNA NON ABBIA GRANDE POTERE DI SINTESI E CHE QUINDI SIA NEGATA ALLE GRANDI CREAZIONI SPIRITUALI

MUSSOLINI E LA FAMIGLIA
Dopo la battaglia del grano, ci fu un’altra “guerra” che si protrasse per anni: la demografica. L’Italia come gli altri paesi europei (ma in misura minore), era stata falcidiata dalle perdite di giovani nel grande conflitto. Le nuove mode, le rivendicazioni femminili post belliche (durante il conflitto le donne erano subentrate agli uomini nelle catene di montaggi e nei servizi e il loro ritorno a casa era stato visto come una degradazione) poi avevano pesato su quello che tutte le democrazie considerano il fulcro della società; la famiglia. L’attenzione a questa funzione sociale andava d'accordo anche con la chiesa ed era la base comune non solo delle dittature fasciste, etc.. (la Russia che vantava un regime come il nostro ebbe gli stessi problemi). Dopo che ci eravamo fatti una colonia "di sabbia" l’intenzione di riempirla c’era. Se l’Italia non fosse divenuta un impero sarebbe certamente diventata una colonia (D'altri ripeteva spesso). La preoccupazione era diventata grande quando i dati statistici del 1932 diedero una natalità (vivi) sotto il milione, per la prima volta dal 1876 (28,0 %° ca. su una popolazione di 40 milioni fino al 1931. Oggi in Italia ne nasce la metà !!!). In attesa che il regime prendesse provvedimenti si tassavano intanto i celibi a favore di un ente sorto in quegli anni dal nome Opera Nazionale Maternità e Infanzia rimasto in piedi fino al 1975L'ONMI organizzava corsi di formazione per il personale che si doveva occupare dell'assistenza alle gestanti e ai neonati e opere di sensibilizzazione in tema di alimentazione, sessualità e igiene, cose che in Italia non s'erano mai viste. Sempre in attesa di provvedimenti si celebravano i matrimoni di massa con bomboniera del Duce o regali da parte degli Enti locali in occasione della nascita del sesto !! figlio (Milano stanziava 1000 lire e la stessa cifra si dava per metà al matrimonio e metà alla nascita del primo figlio alle nuove coppie).  I movimenti femministi naturalmente diranno che la donna era una macchina per fare figli ma se pagavano il congedo per maternità voleva anche dire che molte donne entravano nel processo produttivo industriale perchè in quello contadino c’erano già da molto tempo.  Dopo la seconda colonia dell'A.O.I. i risultati della natalità erano ancora sconfortanti tanto che a fine decennio si ridurrà al 20 %° (pari a 800.000 nascite). La convinzione che la guerra la facessero le braccia non aveva si vede attecchito molto. Il 21 agosto 1937 con l’autarchia arrivò anche il decreto "Provvedimenti per l'Incremento Demografico della Nazione".

 

 

   
L’Unione fascista fra le famiglie numerose era già operante però da 2 mesi (bisognava avere 7 figli). I provvedimenti, tutti a sostegno della famiglia numerosa, prevedono condizioni di priorità nei lavori e impieghi ai capi famiglia, una politica del reddito proporzionata agli oneri di famiglia.

(gli assegni familiari nascono l'11 ottobre 1934 per un accordo fra la Confederazione fascista degli Industriali e quella dei Lavoratori dell'Industria. Ne avevano diritto gli operai capi-famiglia che lavoravano per 40 ore settimanali ed avevano a carico figli di età inferiore ai 14 anni compiuti ed ancor oggi sono un pilastro delle conquiste del socialismo così come la Cassa nazionale di assicurazione per gli incidenti sul lavoro che aveva iniziato la sua vita nel 1883: i regolamenti emanati dal regime a partire dal 1926 e l'obbligatorietà ebbero un’impronta nettamente statalistica e di regime. La Cassa nazionale per le assicurazioni sociali fu trasformata nel 1933 in Istituto nazionale fascista della previdenza sociale (INPS), e nello stesso anno la Cassa nazionale infortuni fu trasformata in Istituto nazionale fascista per l’assicurazione infortuni sul lavoro (INAIL). Pochi anni dopo vide la luce anche la Cassa Integrazione guadagni ) .

Il regime si era poi anche fatto carico del dopo famiglia con diverse istituzioni rivolte ai giovani (“Piccole Italiane” “Giovani Italiane” “Figli della Lupa” “Balilla” e “Avanguardisti”), con le colonie al mare o elioterapiche sui fiumi puliti e i campi Dux. Si incentivò la presenza femminile nei pubblici impieghi e la si parificò (non nello stipendio) allo stesso livello di quella maschile. Venne fissato un termine massimo di ore di lavoro giornaliere, una copertura assicurativa infortunistica e una sanitaria tanto per gli uomini quanto per le donne e gli assegni familiari già detti. L’analfabetismo, ancora molto diffuso, ebbe un calo generalizzato che investì prevalentemente la componente femminile, retaggio delle precedenti ingiustizie sociali. Le nuove generazioni crebbero forti e sane tanto che l’Italia è oggi il paese con la percentuale più alta di anziani. Molte saranno le iniziative promosse dall'ONMI, come il Raduno Nazionale delle Levatrici, la cui prima edizione si svolgerà a Roma il 25 e 26 giugno 1937, o come la Giornata della Madre e del Fanciullo. In questa occasione tutti gli anni si procederà alla distribuzione dei premi assegnati dagli Enti Locali di nuzialità, natalità e i compensi alle massaie per il buon allevamento dei figli, alle madri povere per provvedere al sostentamento della prole e a quelle ricche che hanno diligentemente frequentato i consultori e siano risultate meritevoli per l'educazione igienica dei loro figli.

   

Pilota d'aerei. Mussolini si spostava in maniera esasperata da un posto all'altro tanto da dare l'impressione d' essere onnipresente come i santi

HA DETTO

- Io rispetto i calli alle mani. Sono un titolo di nobiltà. Io stesso li ho avuti, poiché nobile è veramente colui che lavora, nobile è veramente colui che produce, colui che porta il suo sasso anche modesto all'edificio della patria -

-La battaglia del grano, significa liberare il popolo italiano dalla schiavitù del pane straniero. La battaglia della palude significa liberare la salute di milioni di italiani dalle insidie letali della malaria e della miseria. E' l'aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende- Littoria '34

   
MUSSOLINI E L'ACCIDENTE Franco Cardini.....se Benito Mussolini fosse morto di un accidente all’età di una 50ina d’anni, una volta ristrutturato lo stato e firmata la conciliazione con la Chiesa, oggi avrebbe una statua in tutte le piazze d’Italia come vero Pater Patriae, piu di Cavour e di Garibaldi. Invece l’accidente non gli è venuto ....
   

HANNO DETTO

“In Italia, compagni, c’era un solo socialista capace di guidare il popolo alla rivoluzione: Mussolini! Ebbene voi lo avete perduto e non siete stati capaci di recuperarlo!”.Lenin

Pio XI: "Costui è l'uomo della Provvidenza"
Winston Churchill: "il più grande legislatore" vivente"
Luigi Pirandello: "Mussolini recita, da protagonista, nel teatro dei secoli"
G.B. Shaw:"Mussolini non é soltanto un uomo, ma una situazione storica"
"Entrate nella sala dinamo d'una officina di forza motrice e il vostro cuoio capelluto comincia a crepitare sotto l'effetto dell'elettricità di cui l'aria é satura. Trovarsi in presenza di Mussolini produce sullo spirito un effetto identico, egli spande energia come una stufa il calore". G. Ward Price, I Know these dictators, 1938

Mussolini è stato un gigante; considero la sua carriera politica un capolavoro. Se non si fosse avventurato nella guerra al fianco di Hitler, sarebbe morto osannato nel suo letto. Il popolo italiano era soddisfatto di essere governato da lui: un consenso sincero. (da Lui, Mussolini di Enzo Biagi)

Mussolini il grande timoniere

   

“La Francia e la Gran Bretagna restarono immobili quando Mussolini inviò le sue Divisioni al Brennero [per fermare il tentativo di annessione dell’Austria da parte di Hitler] Nè Daladier nè Chamberlain nè Stalin osarono dire no a Hitler: Mussolini fu il solo che fece questo e lo fece retrocedere”. André Brissaud, storico (1976).
“Se nel 1935 la Francia e l’Inghilterra fossero state disposte a imitare Mussolini [nella politica estera europea], sarebbe scoppiata la guerra [contro la Germania] e per Hitler sarebbe stata la catastrofe”. André François-Poncet, diplomatico francese (1951).
“Nessun rilievo si può fare alla correttezza di Mussolini nella gestione finanziaria dello Stato”. Giulio Andreotti, statista italiano (1971).
“Personalmente Mussolini non trasse dal potere alcun illecito profitto. La famiglia Mussolini condusse sempre una vita relativamente modesta”. Renzo De Felice, storico (1974).
   

Dio ti manda all'Italia, come manda la luce: Duce! Duce! Duce!

MUSSOLINI E LA RAZZA

G. Sale - "Hitler, la Santa Sede e gli Ebrei"-1933 - -in un cifrato pervenuto alla segreteria di Stato. Capo del Governo italiano ha fatto pervenire prima un'esortazione orale e poi scritta a Hitler scongiurandolo di non lasciarsi trasportare ad una campagna antisemitica. Il messaggio venne letto ad Hitler 1/2 ora prima dell'approvazione di una legge che metteva al bando dagli impieghi statali tedeschi chi non era di razza Ariana.

Il concetto di Razza Ariana superiore alla Italiana e alla Gialla (Giapponese) suoi alleati non andava giù al Duce.- Renzo De Felice "Storia degli Ebrei italiani sotto il fascismo". "Le razze esistono e al di sotto delle razze, le stirpi e al di sotto delle stirpi, le genti .. io ho sempre considerato il popolo italiano un mirabile prodotto di diverse fusioni etniche sulla base di una unitarietà geografica, economica e specialmente spirituale. E' lo spirito che ha messo la nostra civiltà sulle strade del mondo !"

   

Governare gli italiani non è impossibile, è inutile. (attr. per errore a Mussolini)

- La libertà non è solo un diritto: è un dovere. Non è una elargizione: è una conquista. Non è una uguaglianza: è un privilegio- Roma 24/3/1924

"LA CINEMATOGRAFIA E'

L'ARMA PIU' FORTE"

Dopo due anni di lavoro, il 21 aprile 1937 il Duce inaugurò Cinecittà, coniando lo slogan "La cinematografìa è l'arma più forte". E il cinema come si comportò? Partecipò alla campagna contro gli ebrei? i giornali LUCE si allinearono agli altri mezzi di informazione nella propaganda antisemita? Vista la loro diffusione, che superava tutti gli altri mezzi propagandistici, e l’importanza e l’attenzione che dava loro il regime ... è facile attendersi delle risposte affermative. Tuttavia, dalla ricerca condotta nell’Archivio Storico emerge un fatto sorprendente: l’Istituto LUCE, tanto caro a Mussolini, non si occupò della questione ebraica. da istituto Luce
 

... i film del ventennio furono raramente di propaganda, e nei pochi casi dichiarati - "Camicia nera" di Forzano, "Vecchia guardia" di Blasetti, oppure i kolossal come "Scipione l’Africano" - risultarono scarsamente efficaci e senz’altro poco graditi al dittatore. Prosperò invece un buon cinema di genere, la commedia in particolare, con Camerini e il giovane Mattoli, la cui lezione - insieme a quella di Blasetti e Alessandrini - sarebbe passata ai registi del rinnovamento... da romacivica Anpi - assoc. naz. partigiani

I MOTTI  
- Meglio vivere un giorno da leoni che cent'anni da pecora
- Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi

- Molti nemici, molto onore
- Le radici profonde non gelano mai
- Siam fatti così, siam quello che siamo
- Boia chi molla
- Noi tireremo dritto
- Vincere e vinceremo
- Chi si ferma è perduto.
- Meglio morire in piedi, che vivere una vita in ginocchio.
- Libro e moschetto Fascista perfetto.
- Me ne frego.
- Perché la luna e' pallida? Perché sta alzata tutta la notte!
- Si stava meglio quando si stava peggio
- Quella che chiamano dittatura è basata su molto entusiasmo popolare
- L’Italia agli Italiani
- Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare
- L'individuo non esiste, se non in quanto é nello Stato e subordinato alle necessità dello Stato. Man mano che la civiltà assume forme sempre più complesse, la libertà dell'individuo sempre più si restringe.

Da Time - 4 luglio 1938-

A battalion of Bersaglieri, crack, sharpshooting troops of the Italian Army, was trudging along a dusty road near the town of Faenza one day last week when it was overtaken by an official automobile. At the head of the column the car stopped. Out stepped Premier Mussolini, nattily decked in a snow-white uniform of the Fascist militia. The 54-year-old Duce took his place in front of the battalion, challenged the soldiers to a one-mile trot into town. The Bersaglieri are famed for their ability to move for hours at a steady trot. However, no nimble-footed sharpshooter was brash enough to forge ahead and when the startled populace at Faenza rushed into the streets to welcome Il Duce, he was stili in the lead. Congratulating the Bersaglieri on their condition, he gave their commander 3,000 lire ($157) to buy them special mess kits.

 

 

IL DUCE È...

Il Duce è quel mirabile architetto
che fu pur
muratore e manovale
e costruì su l’armonia sociale
la Casa ove ciascun trova il suo tetto.
Egli è pur l
’ortopedico perfetto,
il
calzolaio senza alcun rivale
che raddrizzò l’italico stivale
togliendogli con garbo ogni difetto.
Maestro e servitor della Nazione
egli il
medico è pur pieno d’amore
che tanti ricondusse alla ragione,
E l’agile
nocchier che non si spezza
né flette, ed è l’accorto
agricoltore

che seminò per l’Itala grandezza.

Mussolini sportivo - il duellante

"Penso di avere buone qualità come spadaccino, e sicuramente non mi manca il coraggio; grazie a entrambe le virtù, sono sempre uscito piuttosto bene dai combattimenti che ho sostenuto. Avendo un carattere incline alla cavalleria, in questi scontri mi sforzo di dare buona prova del mio valore”

La prima volta che Benito si batté a duello, gli comperai una camicia nuova e mi presi un grosso spavento. Quei padrini vestiti di nero come se andassero a un funerale, quell'aria di opprimente congiura che circondava l'incontro e quei misteriosi preparativi mi tennero sveglia per tutta la notte. Tanto più che mio marito non sapeva usare la spada e aveva dovuto prendere, in fretta e furia, qualche lezione dal maestro Ridolfi. In seguito, però, egli divenne bravissimo a tirare di scherma. Diceva che era un riposo per lui, un piacevole svago e io, preoccupata, ribattevo che avrebbe potuto scegliere uno sport un po’ meno pericoloso e un po’ più a buon mercato. Non si deve credere, infatti, che i duelli costassero poco. Bisognava pagare il medico, il "piantone" di guardia e ricompensare i padrini con un regalo, per il loro disturbo. Inoltre si poteva finire in prigione perché la legge italiana non ammetteva il duello: come adesso, del resto”... Dopo il primo duello, con il T. Colonnello Cristoforo Baseggio (marzo '21, 3 medaglie d'argento ex maggiore degli arditi e ex capo di S.M. del Csieo (Cina 1918), Benito tornò a casa con un gattino randagio che aveva trovato per strada. Mi disse che gli aveva portato fortuna ed ebbe sempre una particolare predilezione per i gatti di qualsiasi specie." "Benito il mio uomo" di Rachele Guidi Mussolini, p. 72f.

Appassionatosi "per forza" a questo sport  Mussolini ne divenne un entusiasta sostenitore, specialmente quando salito al potere si ritrovò un allevamento di campioni che in Europa non aveva eguali. Dal 1919 al 1935 gli italiani vinsero fra olimpiadi e competizioni internazionali 24 medaglie d'oro, 27 d'argento, 14 bronzi e 17 quarti posti. Praticamente avevano vinto tutto quello che c'era da vincere.

"Oggi si mangia spaghetti" così diceva il duce alla moglie quando doveva affrontare un nemico in duello. Fra il 1915 e il 1922 Mussolini ebbe 5 sfide a duello e la più famosa, almeno quella che viene ricordata per la sua stranezza, è quella con Francesco Ciccotti Scozzeze fondatore del quotidiano Paese di Roma suo ex compagno di fede politica (lo sostituisce dal 21 ottobre 1911 al 16 marzo 1912 alla direzione di  “La Lotta di Classe” poiché Mussolini è in carcere per le manifestazioni contro la guerra di Libia) Per un diverbio di cui non si ricorda nemmeno più la natura (succedeva sempre così nei duelli) nell'ottobre del '21 Mussolini lo sfida. La notizia giunge alla polizia di Milano che ne vuole impedire lo svolgimento. I due allora si mettono in macchina (con tutta la carovana del seguito) cercando un'altra località, ma la polizia li tallona e solo in Toscana riescono a  far perdere le tracce. Ad Antignano presso Livorno si fermano e danno inizio al duello. Anche qui sono scoperti e dopo un ulteriore girovagare (27 ottobre) possono affrontarsi ma il dottore interrompe presto la sfida perchè Ciccotti che è malato di cuore, ha una crisi.

Dalle sue memorie: “Ho avuto un duello di un certo rilievo con Ciccotti-Scozzese, un mediocre giornalista. [.!!!..] Fra i suoi vari difetti si potrebbe includere anche il timore dello scontro fisico. Ne è stata prova la nostra sfida. Dopo numerosi assalti i medici furono costretti a sospendere l’incontro a causa di un presunto attacco di cuore. In altre parole, stava tremando dalla paura”.

- Tutti i nodi furono tagliati dalla nostra spada lucente e la vittoria africana resta nella storia della Patria, integra e pura, come i Legionari caduti e superstiti la sognavano e la volevano. (dal discorso per la proclamazione dell'impero, 9 mag. 1936)

Cristoforo Baseggio Ardito

   

"Sul mare come nel cielo, la giornata del Duce è sempre un trionfo luminoso di fresca e virile giovinezza. Dominatore della storia, Mussolini è anche dominatore del proprio organismo, che risponde ai suoi ordini come un sicuro e perfetto motore: dai più importanti e delicati affari di stato, la giovinezza di Mussolini passa alle più multiformi manifestazioni di sana e gioviale attività sportiva. Sempre fresco, sempre agile, con una vivacità sorprendente. A Villa Torlonia pratica ogni giorno uno sport: il lunedì marcia,  il martedì nuota e il mercoledì divora in auto le belle strade che si snodano nella campagna romana. Il giovedì egli salta tutti gli ostacoli con facilità da perfetto e audace cavaliere e il venerdì vola. Il sabato è consacrato a una lunga seduta di scherma, seguita da una di pugilato. Anche in ciò Mussolini prova che il suo corpo ha un’agilità sorprendente. Infine se talvolta di domenica accade al Capo del Governo di prendere un’ora di riposo complementare egli non dimentica l’indispensabile educazione fisica". (libro di scuola

Nei fatti, Mussolini si manteneva in forma mangiando poco e facendo lunghe passeggiate: aveva un fisico possente e ben sollecitato. Qualcuno dice che oltre gli sci ai piedi non andava e non gli concede nemmeno l’uso della bici e del nuoto, ma anche questa è propaganda inversa di un ignorante, di cui forse vi dirò il nome, che non sa che in Romagna si impara ad andare in bicicletta prima che a piedi e nuotare prima che mangiare. Scoprì anche il tennis, un po’ in ritardo, ma non era proprio uno sport virile, troppo anglosassone. Giocava al mattino d’estate e alle due del pomeriggio d’inverno con Belardinelli futuro maestro di Panatta.

Il problema erano le sfide (a tennis). Per autorizzare qualcuno a giocarci e a batterlo non sarebbe bastato nemmeno il via libera del Gran consiglio del fascismo. Il figlio Bruno che assisteva alle partite arbitrate partigianamente diceva: «Oh, qui ti danno sempre ragione perché siamo in Italia e te sei il Duce; se stavamo in Inghilterra ed eri Chamberlain, col cavolo che vincevi!».

Un problema complesso si presentò quando Starace, segretario del PNF pretese che, se faceva sport il duce, lo dovevano fare anche i gerarchi. Lui non aveva problemi essendo uno sportivo nato. Fu così che Starace, in occasione del rapporto del Direttorio nazionale (1938), comunicò ai Segretari Federali che dovevano sostenere tre prove di carattere sportivo: una di salto radente al trampolino, una di equitazione e una di nuoto. Nelle prove di salto radente saranno superati ostacoli di varia natura, come siepi, carri armati, cavalli isolati e in pariglia !! Anche il salto nel caratteristico circolo formato dai moschetti con le baionette inastate sarà compreso nella prova. Quest’ultimo esercizio per Starace rappresentava già un compromesso, perché la sua idea originaria era quella del salto nel cerchio di fuoco del corpo dei bersaglieri da cui proveniva. Fu il panico.

Starace al salto

Profilo continuo

 

Bastava far girare la scultura e la testa di Mussolini si materializzava davanti a voi.
- Noi siamo contro la vita comoda-
- Le mie parole vengono dopo i fatti-
-La scienza moderna é riuscita a moltiplicare le possibilità della ricchezza; la scienza, controllata e pungolata dalla volontà dello Stato, deve risolvere l’altro problema: il problema della distribuzione della ricchezza in modo che non si verifichi più l’evento illogico, paradossale ed al tempo stesso crudele, della miseria in mezzo all’abbondanza- (Dal discorso pronunciato a Milano, il 6 Ottobre 1934). - IX, 130.

   
- Non si può governare ignorando l'arte e gli artisti.
L'arte è una manifestazione essenziale dello spirito.
Cominciò con la storia dell’umanità e seguirà l’umanità fino all’ultimo giorno.
E, in un Paese come l’Italia, sarebbe deficiente il Governo che si disinteressasse dell’arte e degli artisti.
È chiaro che è lungi da me l’idea di incoraggiare qualche cosa che possa assomigliare all’arte di Stato. L’arte rientra nella sfera degli individui e lo Stato ha un solo dovere: quello di non sabotarla e di fare condizioni umane agli artisti, di incoraggiare i punti di vista artistici. da Mussolini “il Duce” BELTRAMELLI ANTONIO
 

Mussolini e il lavoro

-Il lavoro è la cosa più alta, più nobile, più religiosa della vita- Alla Fiat il 25 ottobre1923

-Se il secolo scorso fu il secolo della potenza del capitale, questo ventesimo è il secolo della potenza e della gloria del lavoro- Milano 6 ottobre 1934.

-Operai! chi è testimonio immediato della mia fatica sa che non ho che una passione: quella di assicurarvi del lavoro, di aumentare il vostro benessere e di elevarvi moralmente e spiritualmente- 28 aprile 1928 agli operai milanesi

- É l'aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende. E il vomere e la lama sono entrambi di acciaio temprato come la fede dei nostri cuori. (18 dic. 1934)

   

Mussolini sul tavolo dell'autopsia

- Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto si da al popolo l'illusione di essere sovrano. ... l'aggettivo di sovrano applicato al popolo è una tragica burla. Il popolo tutt'al più delega, ma non può certo esercitare sovranità alcuna-
- La disciplina deve cominciare dall'alto se si vuole che sia rispettata in basso-
- Chi ha del ferro ha del pane, ma quando il ferro è ben temprato trova probabilmente anche l'oro-
- I popoli che non amano portare le proprie armi finiscono per portare le armi degli altri-
- Solo la giovinezza sa morire. La vecchiaia si aggrappa alla vita con disperata tenacia-
- Non mi processeranno, perchè sanno che da accusato diventerei pubblico accusatore-

     

 MUSSOLINI  E  L'ITALIANO NUOVO

Già aveva detto dopo un anno d guerra: ”Ho poca fiducia nella nostra razza: al primo bombardamento che distruggesse un campanile famoso o un quadro di Giotto, gli italiani si faranno prendere da una crisi di sentimentalismo artistico ed alzeranno le braccia" (Mussolini a Ciano, 6/7/'41)
A disfatta in corso nel gennaio del 1943 Mussolini così si esprime: "Il problema è molto grave per noi. Si tratta cioè di domandarsi se venti anni di regime fascista abbiano modificato le cose nella superficie, lasciandole presso a poco uguali nella profondità. Lo vedremo entro il 1943"Opera Omnia La Fenice 1960
     

Roma: 1939. Prime immagini sperimentali TV del tecnico dell'EIAR Manlio Bonini, trasmesse dal trasmettitore di M.Mario (quartiere di Roma) e ricevute su teleschermo situato nel Circo Massimo nei pressi del Colosseo. L'immagine è riprodotta su ricevitore Fernseh a specchio a 441 Linee, sullo sfondo appare la sigla EIAR (antica RAI). Nel dicembre del ’38 l’ufficio stampa dell’Eiar comunicava entusiastica che nei primi mesi del ’39 sarebbero iniziati servizi regolari di televisione da Roma con trasmettitori a M. Mario e da Milano, dalla stazione di Torre Littoria. "Ieri (31/10) il Duce ha assistito a Villa Torlonia, per la prima volta, ad una ricezione di trasmissioni radiovisive effettuate dalla stazione di televisione dell'EIAR di Monte Mario. Il Duce ha seguito con un apparecchio Radio Marelli l'intero programma allestito negli studi dell'EIAR interessandosi ai particolari della trasmissione che ha giudicato attraente e suggestiva" (Il Popolo d'Italia e il Corriere della Sera 1/11/39, Radiocorriere 5-11/11/39). Di apparecchi ce n'erano tre in tutta Roma, forniti dall'Ingegner Bacchini: uno lo aveva Vincenzo Germini, uno il Ministero degli Interni e uno, come si è visto, il Duce a Villa Torlonia (...). Il commendator Germini aveva messo a disposizione dei curiosi il proprio apparecchio, collocandolo in una sala del secondo piano del suo negozio in Piazza Santi Apostoli. Per quanto queste pagine siano ora dimenticate Achille Starace, il gerarca che volava sulle baionette, s’inarcò anche sulle parabole inaugurando alcune trasmissioni sperimentali alla "Mostra del Leonardo" il 4 giugno 1939. La Tv di Mussolini aveva già dei palinsesti, produsse dei varietà, delle aspiranti Nicolette Orsomando, scritturò le stelle del momento fra cui Nicolò Carosio. Sul Radiocorriere apparivano i programmi e persino le pubblicità di alcuni paleolitici apparecchi televisivi. L’uomo di punta della squadra giornalistica portava un nome che oggi evoca l’idea della modernità televisiva: Vittorio Veltroni padre scomparso di Walter Veltroni, futuro segretario dei Ds, futuro esperto di emittenza, un uomo cresciuto sulle gambe di Mike Bongiorno ma a quanto pare già segnato nel Dna da una predisposizione catodica. Ma cosa fermò dunque il progetto che aveva affascinato Marinetti e affascinato i gerarchi del regime? Cosa impedì ai circuiti chiusi che trasmettevano i programmi sperimentali di diventare Tv di massa e teleschermo in camicia nera? Semplice, la guerra.

http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/schede/telebenito.htm

LA CHIESA FASCISTA

- MUSSOLINI PAPA o MUFTI' ?

MUSSOLINI, LA TV E LA RADIO

http://www.radiomarconi.com/marconi/cronologia.html 

 

Mussolini e la Spada dell'Islam - E' dunque nel corso degli anni trenta che il rapporto tra il Fascismo e l'Islam si consolida notevolmente. La pubblicistica fascista di quegli anni ci mostra infatti tutta una serie di prese di posizione che vanno dal filoislamismo pragmatico e determinato da ragioni geopolitiche fino all'affermazione di una affinità dottrinale tra Fascismo e Islam. A tale proposito, accanto ad alcuni fatti isolati ma significativi, quali la comparsa di un libro in cui Gustavo Pesenti (ex comandante del contingente italiano in Palestina) assegna all'Italia una funzione mediterranea di "potenza islamica", vanno segnalati soprattutto i numerosi e continui interventi della "Vita Italiana" (diretta da Giovanni Preziosi) a favore di una stretta solidarietà tra Fascismo e Islam. Sulla rivista di Preziosi, Giovanni Tucci rilancia la formula di Essad Bey, secondo cui "il Fascismo può, in un certo senso, essere chiamato l'Islam del secolo ventesimo", e aggiunge: "l'offerta della Spada dell'Islam al Duce è il documento più probatorio che l'Islam vede nel Fascismo un qualcosa d'assomigliante, un certo punto conclusivo con le proprie vedute. (...) Il Fascismo ha orientato la propria politica verso un indirizzo di sana e vigile consapevolezza, rispettando e tutelando credenze, tradizioni, usi, costumi. (...) Saggia politica che a poco a poco ha conquistato la simpatia e l'attenzione di tutto il mondo islamico (...) L'Islam s'indirizza verso la luce di Roma convinto come è della potenza e della saggezza della nuova Italia fascista per un desiderio dell'anima, riconoscente della grande comprensione che è il rispetto delle leggi del Profeta, della tradizione degli avi".

   

L'esigenza di non avere una fede contro, è cosa che ha sempre percorso ogni regime, non dissimilmente oggi. Per il mondo arabo è automatico, per altri (Cina) è combattuto o contestato come in Italia. Per far questo ........DON TULLIO CALCAGNO     http://www.romacivica.net/ANPIROMA/FASCISMO/fascismo12a.htm

Che la Germania scomparisse dalla carta d'Europa ci mancò poco

Mussolini is always right - Mussolini ha sempre ragione
I promised that Germany would be erased from the new map of Europe (and so it was). I will keep my promise (e così andò a finire)

“Le chef fasciste (Mussolini, Ndr) – precisa François Furet – n’a pas pris le pouvoir, grâce à un mélange de pression et de ruse, pour consolider ou sauver le régime (demo-libéral, Ndr), mais pour l’anéantir. Loin d’être intégré dans les partis parlementaires, c’est lui, muni des pleins pouvoirs, qui les intègre à son combat”-  traduzione: “Il capo fascista non ha preso il potere, grazie ad un miscuglio di pressione e di astuzia, per consolidare o salvare il regime (demo-liberale, Ndr), ma per annientarlo. Lontano dall’integrarsi nei partiti parlamentari, è lui, munito di pieni poteri, che li integra alla sua battaglia” (Le passé d’une illusion - Essai sur l’idée comuniste au XX siècle, Ed. Robert Laffont/Calman-Lévy, Paris, 1995, pag. 297).  http://www.abmariantoni.altervista.org/storia/f_Le_responsabilita_del_disastro.pdf 

Con Fascismo e Islamismo, pubblicato a Tripoli di Libia nel 1938, Gino Cerbella ripropone la stessa tesi. E nel settembre del 1938, nel messaggio da lui rivolto all' "Internazionale fascista" di Erfurt, il presidente dei CAUR Eugenio Coselschi si richiamava tra l'altro alla "saggezza del Corano" in opposizione alle "nefaste dottrine che propongono l'assoggettamento di tutte le nazioni e di tutte le razze alla tirannia di un'unica razza sottomessa alle prescrizioni del Talmud"... http://www.italiasociale.org/Storia_articoli/storia260705
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… A Roma ritrovai molti amici. Uno di essi era diventato segretario federale e sembrava avviato a un grande avvenire. Dirigeva anche una rivista perché a quel tempo Starace non era riuscito ancora a recidere del tutto gli esili legami che tuttavia univano alla cultura, o a una parvenza di cultura, la nuova classe dirigente. Ancora c'era qualche gerarca che, per controbilanciare la propria ignoranza, teneva a circondarsi di giovani intellettuali. Un giorno il segretario in questione mi convocò nella sede della sua rivista e mi disse a bruciapelo: « Senti, tu che hai già scritto della roba a questo proposito, mi dovresti stendere il piano per una riforma religiosa. » « Una riforma religiosa? » - « Si, una nuova religione, insomma. Cosa vuoi, con questo cattolicismo non si può mica andare avanti. È vecchio ... » da Qui non riposano di Indro Montanelli prima edizione 1945
 

...«La maggioranza del clero ha dimenticato i suoi obblighi verso il popolo e lo stato. Non ci credete? Interrogate i giovani che sono fuggiti sulle montagne, domandate loro chi li ha spinti a quella decisione, la gran parte di essi vi dirà un nome solo: il prete! »5. Di fronte alla palese ostilità del clero e del mondo cattolico, i fascisti ricorsero all'arma della minaccia e della repressione. Sintomatica, ad esempio, è una circolare telegrafica « riservatissima - urgentissima » . del prefetto Pansera ai Podestà e ai Reggenti dei Fasci con cui invitava ad « intensificare la vigilanza, intervenendo tempestivamente se occorre» nei riguardi della « stampa religiosa cattolica », nella previsione che questa, «avvicinandosi ricorrenze quaresimali et pasquali », trovasse « occasione per manifestazioni non intonate Repubblica Sociale aut proseguimento guerra con alleati germanici » 6. Nell'adunata fascista del 23 marzo 1944 a Palazzo Littorio si arrivò perfino a parlare di una « Chiesa nazionale» in contrapposizione a quella di Roma: « Noi avemmo nel '29 la gioia di vedere un Papa uscire a benedire per la prima volta i soldati italiani che gli presentavano le armi. Il sentimento che determinò quella gioia ci fa ancora sperare che lo stesso erede del trono di Pietro da quella loggia benedica non soltanto i morti della ferocia anglosassone, ma bolli con l'arma potente che il Papa manovrò per tanti secoli, con tanto vigore e con tanta intelligenza, la scomunica, l'inumanità dei nostri nemici che violano e offendono le norme più elementari degli umani sentimenti... Se questa parola non venisse e gli atteggiamenti persistessero essere quelli che purtroppo sono, noi avremmo sbagliato nel 1929, ma qualcheduno sbaglierebbe oggi. Noi avremmo allora il diritto di pretendere per le nostre donne, per i nostri figli, per i nostri camposanti, una Chiesa che benedica e santifichi e non troveremmo nessuna difficoltà a concepire per l'Italia il diritto di avere una Chiesa e un Primate italiano» 7. A più concrete minacce ricorse la « Valanga Repubblicana» del 15 aprile 1944: « Sospendere tutte le prebende a tutti quei poco reverendi sacerdoti che, specialmente nei paesi di montagna, fanno un po' la pioggia e il sole ... dell'avvenire », E il 15 agosto successivo: « È giunto il momento di parlar chiaro a tutti i preti e di individuare fino a qual punto ciascheduno di essi sia nemico della Repubblica Sociale e valutare l'entità dell'efficacia demolitrice delle loro azioni ... Come mai è possibile che gli organi dello Stato tollerino ancora un incancrenirsi di questo microbo roditore delle coscienze? Per questo occorre chiarire e subito la posizione di ogni singolo sacerdote ed agire ». da "La Repubblica di Montefiorino" di Ermanno Gorrieri pag 228/9
 

....... anche Mussolini, coi Patti Lateranensi, aveva "normalizzato" o normato i rapporti col Vaticano, confidando in una "maggiore" considerazione per la sua crociata di destra. In Germania la prima cosa che fece Hitler nel 1933 era similare. Ma Hitler, oltre ad essere lui una religione, non gradiva voci anche solo dissenzienti. La chiesa protestante riscrisse la Bibbia a sua immagine e somiglianza e se la cavò, la cattolica con l'ambasciatore Pacelli non altrettanto. Latini poi che dessero ordini "morali" in Germania non stava ne in cielo ne in terra, una riforma c'era già stata riguardo all'Ordine. Il concordato rimase quindi, se non "morto", in coma. Farinacci, coi suoi amici tedeschi teorici di una Chiesa nazionale tedesca, ne propugnava in Italia una copia nel modello "Chiesa nazionale cattolica italiana", svincolata dalla sudditanza alla Santa Sede (sorella di quella inglese) e dedita al regime. Questa idea si alimentava poi maggiormente nei settori dove i religiosi erano più vicini alle strutture del regime come i cappellani della Onb (Opera Naz. Balilla), della Gil (Gioventù italiana del Littorio), della Milizia o dei campi Dux. Una serie di provvedimenti gerarchici della chiesa, avvallati dal Pnf stesso e l'ascesa al soglio di Papa Pacelli, accantonarono questo disegno, nel momento che il conflitto stava per deflagrare e non era certo tempo di creare ulteriori divisioni. Dal 1936, con la Spagna e l'Etiopia, si erano create anche varie situazioni che ne consigliavano il ripensamento. Dopo il 25 luglio '43, forse nella consapevole speranza di salvare il Nord repubblicano da una eventuale pace, la pressione sulla chiesa si fece più stringente e non furono poche le voci dell'alto clero a pronunciarsi per l'obbedienza laica e civile ( a differenza di oggi). Se nel '43 pochi preti stavano dalla parte dei partigiani, l'anno dopo più del 50% si erano, se non apertamente, dichiarati nei fatti e nei comportamenti per la lotta di liberazione. Di fatto i partigiani delle "Fiamme Verdi" erano di emanazione curiale. Ed è proprio nel gennaio '44 che esce una Rivista "Crociata Italica" che rispolvera le vecchie tesi di Farinacci e arruola Don Calcagno e diversi altri ecclesiastici, immediatamente sospesi "a divinis" dalla lontana Roma. A Cremona si formò il vuoto intorno al movimento che qui stampava la rivista. All'alba del 28 aprile 1945 Don Calcagno veniva fucilato a Milano in via Zara. Al gruppo avrebbero fatto riferimento, Don Solero cugino del federale di Torino e Don De Amicis cappellano della GNR entrambi uccisi. Dissociato il cardinale Fossati, di ben altro convincimento qualche anno prima.

da http://www.italia-rsi.org:80/religiosi/religiosi.htm 
DON TULLIO CALCAGNO
«CROCIATA ITALICA» Coscienza del Vangelo e fedeltà ai valori della Patria

Il dramma degli eventi politico-militari dell'estate 1943 colsero don Calcagno in Umbria, dove era parroco della cattedrale di Terni .... Dinanzi a così grave scempio morale e materiale, il parroco della cattedrale ternana, sentendo nell'animo la rudezza di Bernardino da Siena e conservando la mitezza di Francesco d'Assisi, si aprì alla focosità di Domenico da Guzmàn con la robustezza di fede appartenente ad Ignazio di Loyola, divenne testardo come G. Galilei di fronte al Sant'Uffizio e non si arrese ai messi papali quanto Gerolamo Savonarola, lasciò la città bagnata dal Nera e salì nella Valle Padana per trovare a Cremona il fulgore coerentemente innovativo di Roberto Farinacci, l'incisività critica del quotidiano Il Regime Fascista, l'ardore combattivo delle SS italiane per la realizzazione costruttiva ed operosa dei punti fondamentali del Pfr, sincronizzati nel «Manifesto di Verona». E qui, dopo la notte dei tradimenti, dà vita a Crociata Italica che si aprì anche all'assidua collaborazione dei Cappellani volontari della Rsi. E’ vero che per la continua incisività di Crociata Italica e per le relazioni settarie inoltrate alla Santa Sede dalla Curia cremonese e di Milano, presto don Calcagno venne sospeso «a divinis» da Bolla pontificia, ma è doveroso rammentare che il sacerdote di Terni non dissentì mai con il Pontefice Pio XII in materia di Fede, ma con il Sant'Uffizio che, appellandosi al Codice Canonico esigeva l'astensione di questo religioso dall'esercizio giornalistico della politica, mentre in quel tempo - tra i cortei schiamazzanti al seguito degli invasori «alleati» dove erano riusciti ad arrivare - si evidenziavano sempre più molti preti che, con il fazzoletto rosso al collo... celebravano la cosiddetta liberazione, cantando Bandiera rossa ... Quando nell'aprile '45 pervenne il tracollo militare, il massacro di Dongo, il ludibrio di piazzale Loreto e la carneficina spietata di fascisti o presunti tali, nessuno dei monsignori estensori delle relazioni per la sospensione del sacerdote-direttore di Crociata Italica nutrì un po' di pietas almeno latina per impedire che venisse trascinato da Crema al carcere di San Vittore a Milano e poi buttato in piazzale Susa per rabbiosa fucilazione. Troppi non capivano che, come Petrarca, don Calcagno - in politica seppe scrivere «per ver dire, non per odio d'altrui, né per disprezzo».

http://tabularasa.altervista.org/1995/5_Padova.htm oltre novecento ministri ecclesiastici aderirono quali Cappellani Volontari nelle varie Forze Armate repubblicane dopo l'8 settembre 1943 ....

Degli Ebrei si sa come andò a finire, mentre una relativa neutralità si ebbe dai Valdesi, "liberati" coi predetti, nel 1848. Il C.P. Rocco del 1930 stabilì implicitamente la superiorità del culto cattolico, proteggendolo con il reato di vilipendio, depenalizzato solo recentemente da Berlusconi. Il primo articolo della legge del 1929 sui culti ammessi afferma: «Sono ammessi nel Regno culti diversi dalla religione Cattolica Apostolica e Romana, purché non professino principi e non seguano riti contrari all’ordine pubblico e al buon costume». Con la guerra d’Etiopia ed il clima di crescente fascistizzazione la vigilanza del regime conosce una nuova stagione. Se i pentecostali, i cui riti vengono giudicati «... nocivi alla salute fisica e psichica della razza..**.», sono quelli che subiscono maggiormente (ma anche testimoni di Geova ed Esercito della Salvezza), pure la Chiesa valdese non viene risparmiata ed i suoi dirigenti diventano oggetto di un’inchiesta di polizia perché: « restii ad assumere un netto atteggiamento patriottico nei riguardi delle attuali divergenze italo-inglesi (L'uso del francese dovette sparire nelle loro conversazioni e scritti)».

Nel clima quindi euforico dell'Impero, si crearono i cappellani d'assalto che avrebbero dovuto ricondurre il vecchio paese copto africano (Abissinia) nel solco della chiesa cattolica, oltre la soluzione politica già prevista. Il 12 dicembre 1935 monsignor Giorgio Maria Del Rio, arcivescovo di Oristano, sul “Bollettino dell’Arcidiocesi”, denigrava l’infimo livello religioso e morale delle popolazioni abissine e aveva parole di esaltazione per la “generosità” dell’Italia, che portava loro, insieme al pane, alle strade, alla liberazione dalla schiavitù, “gl’insegnamenti e gli aiuti della Religione cattolica, apostolica, romana”. La “vera guerra”, “ingiusta, incivile, insensata”, era quella aperta dalla Società delle nazioni, vale a dire dai paesi protestanti con le sanzioni (contro di noi). **La scomunica fascista ai Pentecostali verrà ritirata dalla "Repubblica Italiana" solo nel 1955 !!!.

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