ponte di Goito

Il ponte di Goito 

 Griffini, Curtatone e Montanara, Silvestro Lega, Goito e il Capitano Prola

 

La prima fase della prima guerra di indipendenza

arlo Alberto ha concesso lo statuto l'8 febbraio 1848. La pressione dell'apparato di polizia austriaco, causa dei moti che vanno scoppiando in diverse parti dell'impero, si allenta temporaneamente. A Milano scoppia la rivolta che porta alle "5 giornate" (dal 18 al 23 marzo 1848). Pur incerti tra le diverse anime della rivolta, si invoca l'intervento del Piemonte contro l'Austria. E' il 26 marzo quando, Carlo Alberto con due corpi d'armata (CdA), varca il Ticino. A Milano sono morte circa 1.000 persone per cacciare gli uomini del Radetzky verso il Quadrilatero (fortezze di Peschiera, Verona, Mantova e Legnago). Le compagnie bersaglieri in quel momento sono solo 4, di cui una di stanza in Sardegna che affluirà al più presto. La 1a e la 4a compagnia sono addette al I° CdA di Ettore Gerbaix De Sonnaz e la 2a al II CdA di Bava. Sono in arrivo altre due compagnie sovrannumerarie, appena costituite, con volontari lombardi comandati da Griffini, e una mezza compagnia composta da studenti universitari di Torino al comando del luogotenente Cassinis. In questa presta servizio come semplice bersagliere Costantino Nigra, futuro ambasciatore a Parigi. A Torino anche i giovani, ebrei partono per il fronte, esortati dal rabbino stesso e insieme ad altri, provenienti da altre città, formano la VII Compagnia bersaglieri Ebrei, che prende parte alla battaglia della Bicocca. A Marcaria, sul fiume Oglio, avviene il primo scontro fra un'avanguardia di bersaglieri e gli imperiali. Muore Giuseppe Bianchi primo caduto del Risorgimento. La mattina dell'8 aprile, la 2a compagnia di Giuseppe Muscas, assalta la locanda Giraffa presso il ponte di GOITO dalla quale si sparava sui nostri. Mezza compagnia, col luogotenente Lions, urta contro uno dei tanti distaccamenti che il nemico (in questo caso cacciatori tirolesi Schuetzen di Wohlgemuth) aveva lasciato sul Mincio in corrispondenza dei ponti per ritardare l'avanzata dei Piemontesi. Di tante battaglie esiste una 1a e una 2a sugli stessi luoghi, così per GOITO; la 2a avrà maggiore risonanza alla fine di maggio come grande battaglia campale vinta dagli italiani. Gli austriaci in questa "prima" cercano di difendere l'abitato dall'assalto dei bersaglieri e degli equipaggi delle "Real Navi" (gli attuali fanti di marina). Nell'impossibilità di difendere il ponte lo fanno saltare dopo che le case del paese sono state occupate dal capitano Muscas. Resta in piedi fortunosamente il parapetto e lungo questo il bersagliere Guastoni e il capitano Saverio Griffini passano il fiume, seguiti dall'intero reparto. A questi andrà la 1a medaglia d'oro del risorgimento.

L'ufficiale porta la fascia azzurra in vita per l'ultima voltaGiuseppe Muscas di Luigi e Giovanna Armerino Bonorino, nato il 25 marzo 1808 a Cagliari
Guardia meno anziana nella 3a Compagnia delle Guardie del Corpo di S.M., 10/2/1824 - Guardia anziana in detta, 16/3/1827
Sottotenente nella 3a compagnia delle Guardie del Corpo di S.M., 19/3/1828 - Sottotenente nel battaglione Cacciatori della Regina, 4/2/1829
Tale nel 2° reggimento della Brigata Savona il 1 gennaio 1832 - Tale nel 2° reggimento della Brigata Pinerolo, 2 agosto 1832
Tale nel Corpo dei Bersaglieri, 21 giugno 1836 - Capitano con riserva di anzianità in detto, 14 maggio 1842
Maggiore in detto, 13 aprile 1848  (promosso sul campo) - Dispensato da ulteriore servizio in seguito a sua domanda per circostanze di famiglia colla conservazione del grado di maggiore nel Regio Esercito insieme alla facoltà di vestire la divisa di questo corpo, 9 dicembre 1848. Nel ruolo degli ufficiali dei bersaglieri è al terzo posto dopo La Marmora.


Nell'attacco, Alessandro La Marmora in prima fila fra i soldati, è centrato da una palla che gli spezza la mandibola per uscire poi dietro l'orecchio. Soccorso, rientrerà dopo un mese con la guancia immobilizzata e con difficoltà di parola. Il 30 aprile i bersaglieri sono a Pastrengo e il 6 maggio a Verona S. Lucia (2 med. bronzo) dove il Radetzky, fatto uscire il grosso delle forze, impegna lo stesso Carlo Alberto. Il mese trascorre in piccoli scontri all'assedio di Peschiera, a Calmasino e Dossobuono. I volontari toscani e napoletani tenevano in parziale assedio Mantova. Qui il Radetsky, fatti affluire rinforzi da Verona, muove il 29 maggio per puntare su Curtatone e Montanara con 20 battaglioni e circa 40 cannoni per aggirare il fianco sud dei Piemontesi e colpire poi il corpo d'armata che sosta a Goito.  Per 7 ore gli studenti toscani opporranno una feroce resistenza, mandando in fumo l'effetto sorpresa. Questa resistenza ad oltranza, del tutto inaspettata, fece credere agli Austriaci di trovarsi di fronte all’esercito regolare piemontese e questo, forse, li fece agire con maggior cautela, tanto da favorire i difensori.Silvestro Lega: ritratto Invano il De Laugier aveva a più riprese chiesto l’intervento dei Piemontesi, dislocati a non tantissima distanza dal fronte ed il Generale Bava aveva più o meno velatamente promesso d’intervenire, ma senza mai farlo per tutta la giornata, sacrificando quei valorosi alla ragion di Stato. Quando verso le 4 il comando tosco-napoletano prese finalmente atto che non sarebbe giunto nessuno in aiuto da coloro che s'era andati ad aiutare e che ogni resistenza era ormai divenuta impossibile, diede l’ordine di ritirarsi. La ritirata non fu una rotta disordinata ma protetta. I Bersaglieri toscani del Malenchini con atti di grande eroismo trattennero per oltre un’ora le quadrate compagnie croate, boeme e tirolesi. Fra gli studenti il pittore romagnolo Silvestro Lega. Il giorno dopo, alle 15,30, a Goito a forze equilibrate inizia il grande attacco austriaco. I bersaglieri impegnati sono quelli delle compagnie del Lions, Cart e De Biller. Al calar del sole gli austriaci sono in ritirata, pur lasciando solo 68 morti sul campo. Il 2 giugno, raccolti i volontari delle province mantovane, reggiane e modenesi, La Marmora organizza una nuova linea di difesa sull'Oglio. Nonostante fossimo in vantaggio strategico e psicologico, l'alto comando non fece nulla per oltre un mese, rimanendo confinato al di qua dell'Adige e del Mincio. Peschiera cade sì in mani piemontesi, ma dalla Carinzia sta scendendo un corpo di spedizione per riportare gran parte delle città venete sotto il controllo imperiale. Cadono Vicenza (11), difesa dai pontifici del Durando, Padova, Mestre ma non Venezia e Osoppo in Friuli.  Il 18 giugno ritroviamo i bersaglieri a Monte Baldo (bronzo) e il 18 luglio a Governolo (bronzo). Qui il 18 luglio il Generale Bava ingaggia la battaglia che si estende presto furiosa dal ponte sul Mincio fino a Garolda e dopo 2 ore di aspro combattimento, le truppe Austriache sono in rotta. La vittoria a Governolo, commentano gli storici mantovani, fu possibile per il pronto intervento delle barche mercantili sul fiume Mincio. Furono 200 i bersaglieri spediti con queste barche ad assalire alle spalle i tedeschi. Con l'arrivo di tutti i volontari e dei primi caduti, si dovette mettere mano all'organigramma. I Luogotenenti passarono capitani come Lions e De Biller, o addirittura Colonnelli. Questa crescita improvvisa (ufficiali anche da altre armi), come vedremo tante altre volte, oltre che snaturare l'addestramento, la specificità e specialità, creava il presupposto di truppa di largo impiego in concorrenza con la fanteria cosa, che non era nelle intenzioni del fondatore. volontariIl 22 luglio a Rivoli, esaurite le munizioni, il capitano Prola lancia i suoi bersaglieri contro i cacciatori Tirolesi. Ferito a morte, mentre questi si ritirano, resta esangue sul terreno. Il suo subalterno Vicarini incarica un trombettiere di dargli soccorso, ma anche questo cade ferito. Raccolti più uomini possibili e contrastando il fuoco austriaco, i sergenti Rossetti e Lantasco, i caporali Cassino e Bianco ed altri 5 bersaglieri riescono a recuperare il loro capitano e a trasportarlo nella chiesa di Rivoli dove esalerà l'ultimo respiro e sarà sepolto.

Dal 24 luglio, manovrando nei settori più deboli (congiunzione del corpo di armata), gli austriaci, in una serie di scontri vittoriosi in più località, riescono a prevalere in quella che poi fu chiamata la battaglia di Custoza. Il 27 luglio Carlo Alberto si ritira su Milano fra il generale disappunto dei Lombardi.

 

 


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