Il contrasto anglo-arabo-ebraico e la risoluzione dell’ONU nel 1947

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Dopo la fine della guerra, gli interessi dell’Inghilterra si trovarono a confliggere con la promessa fatta nel 1917 al Sionismo dal Ministro Balfour, senza dubbio troppo frettolosamente ed in contrasto con gli accordi anglo-arabi.

 

Con la Conferenza della Pace del 1920, l’Inghilterra ottenne il Mandato amministrativo sulla Palestina, nei limiti degli impegni presi dalla Dichiarazione Balfour con il Sionismo.

 

Nel 1923, dietro forti spinte internazionali, la Società delle Nazioni[1] dovette riconoscere definitivamente il Mandato britannico sulla Palestina. Questa fu una grande vittoria del Sionismo e dette il via alla costituzione dell’Agenzia Ebraica per la Palestina, interlocutore ufficiale del Sionismo con l’Amministrazione della Palestina a nome di tutta la Nazione ebraica.

 

“... Un illustre ebreo inglese, Sir Herbert Samuel ... che aveva ricoperto un certo numero di importanti cariche politiche, tra cui quella di Ministro dell’Interno, fu nominato primo Alto Commissario. Un Ebreo governava di nuovo la Terra Santa e l’avrebbe governata, si pensava, nell’interesse dei suoi fratelli ... nel mondo intero pii Ebrei si preparavano a passare l’anno prossimo a Gerusalemme”[2]

 

C’era tuttavia una difficoltà, cioè il popolo arabo residente in Palestina, il patriottismo religioso del quale si era risvegliato per muovere contro gli Ebrei “invasori” già dall’esito poco promettente della Conferenza della Pace.

La Dichiarazione Balfour aveva tentato di temperare il suo schieramento marcatamente filo-Sionista inserendo una clausola di salvaguardia dei diritti dei Palestinesi (in grassetto nella Figura 2). Questo elemento di equilibrio precario aveva già indotto a porre dei freni all’immigrazione ebraica in Palestina (Churchill, 1922), compatibilmente con la pressione del Sionismo in direzione di Gerusalemme; nondimeno, la Dichiarazione restava e gravava con tutto il suo peso sia sull’amministrazione britannica sia sulla Società delle Nazioni, come una cambiale scaduta.

Il flusso degli Ebrei verso la Palestina continuava, nonostante tutte le contromisure.

 

Intanto, l’organizzazione militare e paramilitare ebraica in Palestina aveva continuato a crescere e ad organizzarsi. Già prima della fine della I G.M. era attivo il gruppo armato dell’Haganà, per la difesa dei territori ebraici dagli Arabi.

Tra il 1936 ed il 1939 vi fu una prima rivolta palestinese, repressa duramente dagli Inglesi.

Nel 1938 l’Haganà istituì una “Organizzazione per l’immigrazione clandestina”, il Mossad (Istituto), in seguito Ha Mossad le Moiin ule Tafkidim Meyuhadim, cioè il Servizio di Intelligence israeliano, per azioni di spionaggio, copertura ed anti-terrorismo.

L’Inghilterra, dal canto suo, trovando impossibile dividere la Palestina in due parti, di cui una per gli Ebrei immigrati e l’altra per i Palestinesi, nel 1939 intraprese ufficialmente la strada della composizione dei due popoli in un’unica realtà geografica, pianificando di realizzare lo Stato Sovrano di Palestina nell’arco di 10 anni. Furono poste severe limitazioni all’immigrazione ed alla vendita di terreni agli Ebrei, come parte di un accordo con i governi arabi limitrofi, pronti ad usare gli Arabi di Palestina come arma di contrattazione nei confronti di Inglesi e Sionisti.

Questa decisione, vista come oggettivo rifiuto di ottemperare agli impegni presi con la Dichiarazione Balfour per mero opportunismo politico, provocò l’immediata reazione degli Ebrei.

Dallo stesso Haganà emerse così un gruppo estremistico dedito al terrorismo e detto Irgùn Zvaì Leumì, al quale si aggiunse il Gruppo Stern per la Libertà d’Israele (Lochamé Cherùth Israel).

Iniziarono attentati che corruppero definitivamente l’amicizia anglo-ebraica, provocarono repressioni da parte dell’autorità inglese e fecero perdere credibilità al Sionismo, andandosi ad aggiungere all’AntiSemitismo europeo,  di matrice reazionaria, che identificava l’Ebraismo con una specie di Anticristo sociale, responsabile della Rivoluzione Bolscevica e quant’altro si sollevasse per scuotere l’ordine costituito (Karl Marx in definitiva era un  ebreo, rinnegato ma sempre ebreo).

Hitler e la Germania nazista peggiorarono progressivamente le cose. L’eliminazione sistematica dell’Ebraismo europeo fu l’epilogo parossistico di un’Apartheid durata 1600 anni.

Dopo la fine della II G.M., l’Haganà ed il suo reparto scelto, la “Brigata d’Assalto” (Pelugòth Machaz, abbr. in Palmach), dettero vita ad un periodo di terrorismo intenso contro Arabi ed Inglesi, i quali reagirono con le consuete azioni repressive[3].

 

Dopo un ultimo tentativo, tanto opportunista quanto infruttuoso, di divisione della Palestina in 4 Province, di cui una per gli Ebrei ed una per i Palestinesi (Piano Morrison), l’Inghilterra rimise la questione nelle mani dell’ONU[4].

Alla fine del 1947, il nuovo piano di spartizione, che prevedeva l’internazionalizzazione di Gerusalemme e l’assegnazione agli Ebrei del 56% dell’intero territorio (vedi Figura 3), fu approvato con la maggioranza prescritta di almeno i 2/3 dell’Assemblea, ottenuta di stretta misura, grazie alle pressioni politiche esercitate sui rappresentanti di Haiti, Liberia e Filippine, precedentemente contrari, da rappresentanti ufficiali e da privati cittadini degli Stati Uniti, favorevoli alle istanze sioniste. Tra i 56 rappresentati, URSS ed USA si espressero a favore, la GB si astenne per ovvie ragioni politiche, l’Arabia, la Turchia, l’Afghanistan, il Pakistan, l’India, Cuba e la Grecia votarono contro.

Il piano sarebbe diventato esecutivo alla scadenza del Mandato Britannico, ma prima ancora della sua esecutività cominciò una stagione di scontri sanguinosi, dovuti essenzialmente alla contrarietà con cui la spartizione era stata accolta dai paesi arabi.

Il 9 Aprile del 1948 l’Irgùn compì un massacro di Palestinesi a Deir Yassin, un villaggio sulle colline pochi chilometri a Sud-Ovest di Gerusalemme, nella zona assegnata ai Palestinesi.

Tiberiade fu presa il 18 Aprile; poi fu la volta di Haifa, Safed, Giaffa.

Gli Inglesi fecero da spettatori.

 

ONU 1947

Figura 3 - Prima spartizione della Palestina, 1947[5]

 



[1] La Società delle Nazioni fu voluta dall’allora Presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, alla fine della I G.M.. Ne fecero parte i 32 Paesi vincitori della guerra ed era diretta da un Consiglio di 9 membri, 5 dei quali avevano carattere permanente: Francia, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti d’America. La sede del Consiglio era a Ginevra. La Società delle Nazioni, in quanto entità al di sopra delle parti, avrebbe dovuto dirimere i conflitti internazionali, favorendo gli scambi pacifici tra le Nazioni, cosa particolarmente interessante per gli Stati Uniti D’America. L’esperimento si rivelò fallimentare. L’anno successivo alla costituzione di quest’organismo, gli Stati Uniti si ritirarono, lasciandone il controllo a Francia ed Inghilterra, i cui interessi contrastanti non consentivano di rispettare il ruolo super-partes che avrebbe dovuto caratterizzare una Società delle Nazioni.

[2] “Storia del popolo ebraico”, C. Roth, Silva Editore, Milano, 1962, pagina 626.

[3] Il  29 Giugno 1946 (Il “Sabato Nero”) Yitzhak  Rabin fu arrestato dagli inglesi insieme con altri leader ebrei e fu rinchiuso nel campo di prigionia inglese di Rafah per 6 mesi.

[4] L’Organizzazione delle nazioni Unite (ONU) ncque il 1° gennaio 1942 a San Francisco con la dichiarazione delle Nazioni Unite, leaders gli Stati Uniti d’America, la Gran Bretagna, l’URSS, la Cina ed i paesi facenti parte del Commonwealth.

[5]  www.illaboratorio.net/rin_04.html , con modifiche.

 

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