L’evoluzione ha dotato l’uomo (privo di armi di difesa naturali quali lunghi denti - forti unghie ecc…) di un cervello “nuovo” creativo per inventare protesi –armi- e per elaborare strategie di difesa, senza questo basilare strumento l’uomo sarebbe quasi sicuramente estinto invece, esso, si è trasformato nel predatore più grande di tutto il pianeta.

Si deve però considerare il fatto che forse non è stata la creatività a far sopravvivere l’uomo quanto la sua iper-aggressività quasi patologica, infatti esso risulta essere l’unico animale che uccide la propria specie anche se non ha un estremo bisogno di cibo.

L’uomo destinato a vivere pacificamente in quanto privo di “armi” naturali è il predatore più aggressivo ed implacabile presente in natura: mangia tutto, uccide tutto per nutrirsi, per imporsi, per il piacere, per interesse, gelosia o vanità; è l’unico animale ad aver modificato la superficie del pianeta.

Senza eccezione l’uomo è congenitamente e profondamente aggressivo, questa aggressività si esprime in diversi modi e può essere netta o sfumata; esistono 9 tipi di gruppi aggressivi:

3 tipi di aggressivi offesivi

3 tipi di aggressivi difensivi

3 tipi di aggressivi passivi questi ultimi esprimono il loro tipo di aggressività in modo diverso dai primi due gruppi: sono insidiosi ed in alcuni casi rivolgono la propria aggressività contro se stessi (turbe psicosomatiche)

risulta molto difficile capire a quale gruppo si appartiene in quanto non si vede mai se stessi come si è realmente.

La vita è similarmente una giungla, ove ci si deve battere (e bisogna saperlo fare); la vita è anche una boscaglia ove la maggioranza delle persone si comportano da "bestie" senza altro fine se non quello di faticare il meno possibile per nutrirsi e riprodursi.

Per riuscire nella vita si deve non cadere nella trappola delle nostre illusioni e si deve essere in grado di eludere le disinformazioni e le mistificazioni di cui siamo circondati; bisogna essere in grado di giocare d'anticipo per fare quel che serve ove serve come serve ed al momento giusto in relazione alla situazione.

L’uomo è abbastanza intelligente da affrontare come predatore solo i suoi simili, più si conoscono le proprie armi naturali e meglio le si sanno usare più si avrà possibilità di sopravvivenza: non si deve quindi restringere il campo di applicazione della difesa al solo pugno.

L'arte dei punti vitali si distingue soprattutto perché ricerca una precisione del colpo inferto e non "potenza" nell'impatto (come nella arti del pugno), questo la rende un'arte a sé stante vicina all'arte della guerra e non ad un combattimento civile.

La filosofia dell’arte dei punti vitali risiede nel non perdere la vita per il proprio ego, il denaro ecc.. se si ha possibilità di fuga si scappa senza esitazione ma se questo non fosse possibile (o se l’aggressore è un predatore pronto ad uccidere) si deve attaccare sottoforma di esplosione di aggressività; le arti marziali tradizionali per non essere considerate “violente” trascurano tutta quella serie di esercizi che mettono nella condizione mentale IMMEDIATA in caso di aggressione sia per la fuga che per la difesa senza ritegno: l’Arte dei punti vitali è più una reazione “animale” che non umana –intellettuale- perché meno vulnerabile alle trappole illusorie: sopravvivere non è un ruolo intellettuale.

 

 

LA STORIA

 
DIM MAK   AFFRONTI RIATUALI E SOPRAVVIVENZA
 

PRINCIPIO DELL'ATTACCO

 
CERVELLO TRIUNICO   LIMITI DI REAZIONE NEL COMBATTIMENTO
  STATI MODIFICATI O ALTERATI DI COSCIENZA