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******DANTE******     

Ne li occhi porta la mia donna amore

Tanto gentile e tanto onesta pare

Paolo e Francesca

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       Ne li occhi porta la mia donna amore

Ne li occhi porta la mia donna Amore,

per che  si  fa  gentil  ciò  ch 'ella  mira;

ov 'ella  passa, ogn 'om ver  lei  si  gira,

e  cui  saluta  fa  tremar  lo  core,

sì  che, bassando  il  viso, tutto  smore,

e  d' ogni  suo  difetto allor  sospira:

fugge  dinanzi  a  lei superbia  ed  ira.

Aiutatemi, donne, farle  onore.

Ogne  dolcezza, ogne  pensero  umile

nasce  nel  core  a  chi  parlar la  sente,

ond' è  laudato chi  prima  la  vide.

Quel ch 'ella  par quando  un  poco  sorride,

non  si  pò  dicer nè  tenere  a  mente,

sì  è  novo  miracolo  e  gentile.

Dante Alighieri

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Tanto gentile e tanto onesta pare

Tanto  gentile  e  tanto  onesta  pare

la  donna mia  quand ' ella  altrui  saluta,

ch 'ogne  lingua  deven  trremando  muta,

e  li  occhi  no  l' ardiscon di  guardare.

Ella si  va, sentendosi  laudare,

benignamente  d ' umiltà  vestuta;

e  par  che  sia  una  cosa  venuta

da  cielo  in  terra  a  miracol  mostrare.

Mostrasi  sì  piacente  a  chi  la  mira,

che  dà per  li  occhi  una  dolcezza  al  core,

che 'n  tender  no  la  può  chi  no  la   prova:

e  par  che  de  la  sua  labbia  si  mova

un  spirito  soave  pien  d'amore,

che  va  dicendo  a  l'anima: sospira.

"

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Paolo e Francesca

da

<La Divina Commedia>

 

Quali colombe dal disìo chiamate, con l'ali alzate e ferme al dolce nido vegnon per l'aere dal voler portate: cotali uscir de la schiera ov'è Dio, a noi venendo per l'aere maligno, si forte fu l'affettuoso grido. <<O animal grazioso e benigno che visitando vai per l'aere perso noi che tignemmo il mondo di sanguigno, se fosse amico il re de l'universo, noi pregheremmo lui de la tua pace, poi c'hai pietà del nostro mal perverso. Di quel che udire e che parlar vi piace, noi udiremo e parleremo a vui, mentre che l'vento, come fa, si tace. Siede la terra dove nata fui su la marina dove 'l Po discende per aver pace co' seguaci sui. Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese di costui piacer si forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte: Caina attende chi a vita ci spense> Queste parole da lor ci fur porte. Quand'io intesi quell'anime offese, chinai 'l viso, e tanto il tenni basso, fin che 'l poeta mi disse:<<Che pensate?>> quando rispuosi, cominciai:<<Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disìo menò costoro al doloroso passo!>> Poi mi rivolsi a loro e parla'io, e cominciai: <<Francesca, i tuoi martìri a lacrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi : al tempo de' dolci sospiri, a che e come concedette amore Che conosceste i dubbiosi desiri?> e quella a me:<<Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore. Ma s'a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, farò come colui che piange e dice. Noi leggevamo un giorno per diletto di

Lancialotto come amor lo strinse:

soli  eravamo  e  sanza  alcun  sospetto. 

Per  più  fiate li  occhi  ci  sospinse  

quella  lettura, e  scolorocci  il  viso;

ma  solo  un  punto  fu  quel  che  ci  vinse.

Quando  leggemmo  il  disiato  riso  

esser  baciato  da  cotanto  amante,

questi , che  mai  da  me  non  fia  diviso,

la  bocca mi  baciò  tutto  tremante.

Galeotto  fu  il  libro  e  chi  lo  scrisse:

quel  giorno  più vi  leggemmo  avante ".

Mentre  che  l'uno  spirto  questo  disse, 

l' altro  piangèa; sì  che  di  pietade 

io  venni  men  così com ' io  morisse;

e caddi come corpo morto cadde. 

( Da INFERNO, Canto V ,82-142)


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