******DANTE****** |
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Ne li occhi porta la mia donna amore Ne li occhi porta la mia donna Amore, per che si fa gentil ciò ch 'ella mira; ov 'ella passa, ogn 'om ver lei si gira, e cui saluta fa tremar lo core, sì che, bassando il viso, tutto smore, e d' ogni suo difetto allor sospira: fugge dinanzi a lei superbia ed ira. Aiutatemi, donne, farle onore. Ogne dolcezza, ogne pensero umile nasce nel core a chi parlar la sente, ond' è laudato chi prima la vide. Quel ch 'ella par quando un poco sorride, non si pò dicer nè tenere a mente, sì è novo miracolo e gentile. Dante Alighieri Tanto gentile e tanto onesta pare Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand ' ella altrui saluta, ch 'ogne lingua deven trremando muta, e li occhi no l' ardiscon di guardare. Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d ' umiltà vestuta; e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sì piacente a chi la mira, che dà per li occhi una dolcezza al core, che 'n tender no la può chi no la prova: e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d'amore, che va dicendo a l'anima: sospira. " da <La Divina Commedia>
Quali colombe dal disìo chiamate, con l'ali alzate e ferme al dolce nido vegnon per l'aere dal voler portate: cotali uscir de la schiera ov'è Dio, a noi venendo per l'aere maligno, si forte fu l'affettuoso grido. <<O animal grazioso e benigno che visitando vai per l'aere perso noi che tignemmo il mondo di sanguigno, se fosse amico il re de l'universo, noi pregheremmo lui de la tua pace, poi c'hai pietà del nostro mal perverso. Di quel che udire e che parlar vi piace, noi udiremo e parleremo a vui, mentre che l'vento, come fa, si tace. Siede la terra dove nata fui su la marina dove 'l Po discende per aver pace co' seguaci sui. Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese di costui piacer si forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte: Caina attende chi a vita ci spense> Queste parole da lor ci fur porte. Quand'io intesi quell'anime offese, chinai 'l viso, e tanto il tenni basso, fin che 'l poeta mi disse:<<Che pensate?>> quando rispuosi, cominciai:<<Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disìo menò costoro al doloroso passo!>> Poi mi rivolsi a loro e parla'io, e cominciai: <<Francesca, i tuoi martìri a lacrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi : al tempo de' dolci sospiri, a che e come concedette amore Che conosceste i dubbiosi desiri?> e quella a me:<<Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore. Ma s'a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, farò come colui che piange e dice. Noi leggevamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse: soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fiate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso esser baciato da cotanto amante, questi , che mai da me non fia diviso, la bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: quel giorno più vi leggemmo avante ". Mentre che l'uno spirto questo disse, l' altro piangèa; sì che di pietade io venni men così com ' io morisse; e caddi come corpo morto cadde. ( Da INFERNO, Canto V ,82-142)
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