Gli Arabi e l'astronomia

 

 

 

Gli Arabi che avevano diffuso la teoria di Tolomeo furono essi stessi astronomi ed esercitarono una particolare influenza sullo sviluppo degli studi astronomici tra il 180 d.C. e il XVI secolo. Centro culturale di rilievo era la città di Baghdad (nell'odierno Iraq). Nell'VIII secolo venne tradotto in arabo l'Almagesto di Tolomeo. Il modello tolemaico fu poi perfezionato da al Battani (850-929), il più famoso astronomo arabo, furono anche perfezionati alcuni strumenti inventati dai Greci, come l'astrolabio: ciò rese possibile una determinazione molto più accurata della posizione delle stelle.

Diversi osservatori molto ben equipaggiati vennero fondati in varie parti del mondo arabo. Tra questi bisogna particolarmente ricordare quello di Bagdad (inizi del IX secolo), quello del Cairo (fine del X secolo), e quello di Samarcanda (inizi del XV) dotato dei migliori strumenti disponibili a quel tempo, tra cui un sestante di 40 m montato al muro. ( I sestanti servono per misurare l'altezza sull'orizzonte di un oggetto celeste.) Benché questi osservatori restassero attivi solo per brevissimo tempo, per pochi decenni ciascuno, tutti diedero un significativo contributo all'astronomia del periodo.
Considerando dapprima il problema della forma della Terra, troviamo divergenze notevoli tra l’Europa e l’Asia. Nel mondo soggetto al dominio islamico non c’era traccia di quell’ostilità alla scienza che contraddistinse l’Europa durante la prima metà del Medioevo. Non c'è notizia di Arabi che siano stati perseguitati per aver affermato che la Terra è una sfera e che può essere abitata da tutte le parti. Se ciò si debba al fatto che i guerrieri dei califfi avevano portato le loro armi sino al cuore della Francia da un lato e sino ai confini della Cina dall’altro, mentre i loro mercanti viaggiavano a sud fino al Mozambico e a nord fino al centro dell’Asia, è un’altra questione; in ogni modo il fatto che la Terra è una sfera di dimensioni molto piccole in confronto alle dimensioni dell’Universo fu accettata senza opposizioni da ogni dotto arabo e la prima opera scientifica intrapresa dopo il sorgere dell’astronomia nei loro paesi fu la determinazione delle dimensioni della Terra.

Un'altra importante scoperta degli astronomi arabi fu la determinazione della lunghezza dell'anno, che l'astronomo al-Battani valutò agli inizi del X secolo con un errore di circa 2 minuti sul valore vero. Infine essi valutarono la costante di precessione, che stabilirono essere di un grado in settant'anni agli inizi dell'XI secolo, mentre il valore corretto è di un grado in 71,2 anni.
In questo periodo furono anche compilati importanti cataloghi stellari e tavole planetarie. Intorno al 950 fu elaborata la prima revisione critica del catalogo stellare pubblicato nell'Almagesto di Tolomeo, e una revisione anche delle stime delle magnitudini stellari. Molti altri astronomi arabi stilarono nuove tavole planetari.

Gli astronomi arabi di epoca medievale non dedicarono molta attenzione alle comete, che ritenevano essere prodotte da vampate di calore nell'alta atmosfera e quindi poco interessanti dal punto di vista astronomico. La registrazione di comete è più frequente in cronache di storici che ne parlano in maniera poco precisa e che più che altro mostrano attenzione agli aspetti spettacolari della loro comparsa. Per gli astronomi moderni, fra tutti i resoconti antichi di osservazioni di comete il più interessante è quello che si riferisce alla cometa di Halley, le cui apparizioni sono ricordate nelle storie islamiche a partire dall'anno 760.

Anche le meteore, come le comete, venivano considerate fenomeni atmosferici, un'idea che fu inizialmente formulata da Aristotele. Queste concezioni portarono gli astronomi mussulmani a trascurare l'osservazione degli sciami meteorici, nella convinzione che si trattasse di eventi sporadici, impossibili da prevedere. Questi eventi furono considerati come fenomeni di buon auspicio. Per finire è da ricordare che tra le osservazioni celesti condotte dagli astronomi arabi forse le più interessanti si riferiscono alla supernova che esplose nell'anno 1006 la cui luminosità è stimata come "di poco superiore ad un quarto di luna", aggiungendo che "il cielo risplendeva della sua luce". Tutto ciò si accorda con le osservazioni cinesi in cui si dice che di notte gli oggetti potevano essere chiaramente scorti alla sua luce.

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