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docche ha scritto: ma allora a quale valico si fa riferimento nella documentazione ufficiale?
al passo della Greppia, con una rilevazione della quota 1164 da sommaria lettura della vecchia IGM? abbiamo poi visto che ci sono precedenti autorevoli di assegnazione del nome <passo del Pitone> a codesto valico al piede degli Uncini...vedi pag.106 ASdL
al passo del Pitone alias Foce Capraia, con un errore di rilevazione della quota forse dovuto a un errore cartografico? ...sempre che non si tratti di una soluzione...salomonica per non scontentare...nè <pitonisti> nè <greppisti>...
e se invece valesse la prima opzione, ecco come potrebbe apparire , con qualche ritocco in più, il disegno di Pegollo:
qui sì che calza l'espressione la Via della Libertà o il Sentiero della Libertà, mentre abbiamo fatto notare, e non sono sofismi, che non è proprio così per la versione originaria: e direi non è un caso che Pegollo e la Armanini si siano espressi diversamente.
anche se abbiamo visto più di una volta ricorrere il nome <passo del Pitone> per il valico al piede dell'Altissimo, quello più calzante, anche a scanso di equivoci, mi pare proprio: <il Passo>, come alle volte mi è capitato di sentirlo chiamare. a favore di questa dicitura al maiuscolo, che si sposa con la sua primaria importanza storica, giocherebbero fattori come il carattere alpinistico e soprattutto la sua alterità/separazione da quella che era la tradizionale area vitale delle formazioni partigiane, vedi anche a pag.94 ASdL: l'altipiano Carchio-Focoraccia, di fatto una rete di vie comunicanti, da cui era isolato da una pressocché inaccessibile fascia di <terra di nessuno>.
alterità/separazione fisica che è anche storica: finché fu centrale l'area di transito Carchio-Focoraccia, l'utilizzo di questa o quella via di valico era entro un certo margine opzionale. ma quando, in seguito agli importanti mutamenti nello scacchiere territoriale e nei rapporti di forza che vengono a definirsi tra il novembre e il dicembre del '44, l'asse di controllo e di transito partigiano si spostò sul meno familiare passo al piede dell'Altissimo, la via, praticamente obbligata, fu questa e solo questa: questa che fu chiamata la Via della Libertà.
una messa a fuoco di questo aspetto di alterità/separazione pare si possa ravvisare anche nello scritto di Cipollini:
[Giovanni Cipollini, Montignoso nella Resistenza, pag.177] Come già ricordato, nella prima metà di settembre, durante l'avanzata degli Americani in Versilia, parecchie persone passarono dalla zona di Porta e dalle colline di Palatina e Strettoia, approfittando anche di una certa tolleranza da parte di alcuni militari tedeschi. Dopo il consolidarsi della Linea Gotica, però, il transito divenne impossibile per la presenza di numerose postazioni tedesche ed allora furono utilizzati prima sentieri più a monte e poi la "via della Libertà" tenuta aperta dai Patrioti Apuani. [Giovanni Cipollini, Montignoso nella Resistenza, pag.124] ”In un primo tempo il passaggio si effettuava nelle parti di Palatina - scrive in una relazione il sacerdote montignosino don Giuseppe Vagli - ma quel sentiero fu minato dai tedeschi. Allora si scelse un altro sentiero dietro il Carchio, ma anche questo alla fine, anzi alla metà di dicembre, fu minato. Si aprì allora un passaggio vicino al monte Altissimo e questo fu usato fino alla Liberazione. Il passaggio del fronte era una cosa diventata comune non soltanto per noi, ma anche per altri che venivano dall’Alta Italia ed erano accompagnati oltre la linea del fronte dalle nostre guide al momento opportuno. In un primo tempo si fermavano da noi poi, quando il passaggio si spostò verso il monte Altissimo, si riunivano nelle frazioni di Antona, Pariana ed Altagnana”. ciao Luca
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